GIACOMINO da Verona
Rimatore vissuto nella seconda metà del sec. XIII, del quale nulla sappiamo con certezza se non che apparteneva all'ordine dei frati minori.
Sono suoi due poemetti in strofe tetrastiche di alessandrini monorimi, De Ierusalem celesti e De Babilonia civitate infernali, fantastiche descrizioni del Paradiso e dell'Inferno. Nella tradizione delle visioni dell'Oltretomba, che metterà capo alla Divina Commedia, questi poemetti spiccano per il grossolano, ma energico realismo popolaresco, la cui efficacia è in qualche codice accresciuta dalle miniature, preziosi cimelî dell'iconografia popolare del Medioevo italiano. Dubbia l'attribuzione a G. di una Passione e di una Risurrezione, e di alcuni componimenti lirici, che accompagnano in un manoscritto i due poemetti certo suoi.
Bibl.: A. Mussafia, Monumenti antichi dei dialetti italiani, in Sitzungsber. d. philo. hist. kl. d.k. Akademie d. Wissensch, Vienna, XLVI (1864), pp. 136-158; C. Avogaro, L'opera di Giacomino da Verona nella storia letteraria del secolo XIII, Verona 1901; E. Barana, La Gerusalemme celeste e la Babilonia infernale di Giacomino da Verona, Verona 1921; E. I. May, The De Jerusalem celesti and the De Babilonia infernali, Firenze 1930. - Per la Passione e la Risurrezione, cfr. L. Biadene, La Passione e la Risurrezione, poemetto veronese del sec. XIII, in Studi di Filol. Romanza, I (1884), pp. 215-275.