BADIALE, Giacomo
Dottore in leggi e commediografo, nacque a Napoli nella seconda metà del sec. XVII e visse tra Napoli e Roma non si sa fino a quale anno del secolo successivo.
Appartenente a diverse accademie, degli Infecondi, del Platano e degli Addormentati di Roma, degli Spensierati di Rossano, dei Coraggiosi di Bari; a Roma fu anche promotore della Consulta degli accademici Peregrini, col nome di Lindamoro del Sebeto, e qui sembra abbia avuto qualche screzio con un altro dei Peregrini, il commediografo napoletano e poeta vernacolo, Andrea Perrucci, il quale, secondo quanto scrive il Melzi, per rintuzzare la maldicenza del B., gli mosse contro una satira. Il titolo di tale satira, Biageide, ad imitazione della Cicceide, si riferisce allo pseudonimo Biagio de(l) Calamo, usato dal B. in alcune delle sue commedie e nella prima stampa del Clorimondo, probabilmente - stando a quanto scrive l'editore napoletano C. Troyse nella presentazione de L'eco verdadiero - mancandogli il tempo necessario per rivederle e rifinirle come avrebbe potuto e voluto.
Sulla base della identità, ignorata nei repertori dell'Allacci, del Minieri-Riccio e dei D'Afflitto, e impugnata senza fondamento dal Padiglione, tra il B. e de(l) Calamo, e tenendo conto di alcuni componimenti scritti a Roma per il teatro del collegio Nazareno, e parimenti ignorati dai repertori, l'elenco delle opere, teatrali e non, del B. risulta il seguente: 1) I giorni festivi, fatti per la presa di Buda dall'armi austriache nella fedelissima città di Napoli dall'ecc. Sig. Marchese del Carpio, Viceré e Capitan generale... l'anno 1686, Napoli 1687 (B. del Calamo); 2) L'eco verdadiero, ovvero Dalla piaga l'amore, altrimenti detta La moglie del fratello, commedia, Venezia 1687 (B.d.C.); 3) Il Clorimondo, ovvero i figli sconosciuti, tragicommedia, Venezia 1687 (B.d.C.); Napoli 1690; ivi, 1738; 4) Il trionfo della Croce,Napoli 1690; 5) Giuditta trionfante, scherzo drammatico, Napoli 1690; 6) L'Umanità ristaurata dalla grazia nella nascita del bambino Gesù, dramma sacro, Napoli 1691; 7) La regina Ester, dramma per la vittoria di D. Giovanni d'Austria contro i Turchi, Napoli 1691; 8) Il Campidoglio festivo per la canonizzazione del glorioso S. Pasquale Baylon, panegirico poetico, Napoli 1691; 9) La forza delle stelle, ovvero Amore e destino, tragicommedia, Napoli 1693; 10). Il finto don Luigi, ovvero L'onore difeso dall'amore, tragicommedia, Napoli 1696; ivi, 1719; 11) Per il trionfo di N. S. Gesù Cristo, celebrato in Roma dagli alunni del Collegio de' Maroniti nella domenica delle Palme, sonetto, Roma 1697; 12) Sonetto, in fine delle Egloghe di Domenico Andrea de Milo, Napoli 1698; 13) Il Lino generoso, ovvero la Tirannide vinta dal valore, melodramma da rappresentarsi al Collegio Nazareno in quest'anno 1699 (la musica fu di Francesco Minissari), Roma 1699; 14) Il Mario Fabrizio, opera scenica da rappresentarsi nel Collegio Nazareno da' Signori Alunni e Convittori in quest'anno 1699, Roma 1699; 15) I prodigi della Vergine del Carmelo, dramma sacro, Napoli 1699; 16) Il trionfo della penitenza, prologo in versi della Teodora pentita di Giuseppe Castaldo, stamp. con la stessa, Napoli 1702; 17) Il medico, ovvero Faccia ognuno ciò che deve, scherzo sesto comico burlesco, altrimenti detto Intermezzo VI, Napoli 1714; 18). Elmira, ovvero Non è sposo perché è padre, commedia, Napoli 1718; ivi 1750; 19) Amor guerriero, ovvero Buda conquistata, tragicommedia, Napoli 1719 (B.d.C.); 20) Amar è fingere, commedia, Napoli 1720 (B.d.C.). Autore particolarmente esperto in tutti gli accorgimenti del mestiere teatrale, il B. sa elaborare con vivacità e piacevolezza, anche se talora con troppa fretta, i temi e le forme del teatro napoletano di derivazione spagnola: ambientazione in corti fantastiche, intrecci complicati e inverosimili, soluzioni sorprendenti, doppi sensi, scene e controscene buffonesche, inserti dialettali o in lingua pedantesca o parodisticamente madrigalistica. Tra i personaggi, per lo più privi di consistenza psicologica, spicca l'immancabile servo sciocco napoletano (Scatozza, Nardocchia, Svernacchia, Moscione, Tartufo, Spaccatruono, ecc.), tradizionale portavoce del pedestre buon senso e della rassegnazione degli umili di fronte alle sventure e alla sopraffazione, cui il B. affida non di rado il suo personale commento che tocca volentieri, un po' in tutte le commedie, il tasto della satira politica (la cattiva sorte dei cortigiani, la corruzione dei ministri, la fatalità della ragion di Stato), naturalmente abbastanza generica da riuscire tollerabile.
Bibl.: L. Allacci, Drammaturgia, Venezia 1755, coll. 42, 60, 202; E. D'Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1782, II, p. 1; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II,1, Brescia 1758, p. 26; G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, I, Milano 1848, p. 161; C. Minieri-Riccio, Catalogo di Commedie, Drammi, Tragedie, Rappresentazioni sacre, Favole, Pastorali, Cantate... e di Libri riguardanti il Teatro, Napoli 1865, p. 5; C. Padiglione, La Biblioteca del Museo nazionale nella Certosa di S. Martino in Napoli ed i suoi manoscritti esposti e catalogati, Napoli 1876, pp. LXVIII-IX; A. F. Ademollo, I teatri a Roma nei secoli XVII e XVIII, Roma 1888, p. 207.