BADOER, Giacomo
Nacque da Sebastiano attorno al 1457. Poco sappiamo della sua giovinezza. Nel 1476 sposò Cristina Marcello di Piero. Lo troviamo operante nella marina veneziana come "patron" di galee impiegate nei traffici con Costantinopoli: probabilmente, secondo il costume del tempo, al comando navale accompagnava l'esercizio per proprio conto di attività mercantili. Successivamente emerge in cariche di maggiore importanza, e le notizie di lui si fanno più sicure e continue.
Nell'aprile del 1496 fu eletto capitano delle galee destinate al viaggio di Alessandria, che partirono con 220.000 ducati, e ritornarono felicemente nel novembre dello stesso anno. Nel 1499 entrò nella Giunta del Senato e nel 1500 andò governatore a Monopoli, donde scrisse più volte al Senato segnalando le deficienze della piazzaforte e i provvedimenti che era urgente attuare per porvi rimedio. Nota il Sanuto che ritornò nel 1501 "con bona fama". Fu subito eletto all'ufficio dei Dieci Savi sopra le decime in Rialto. Nel 1504 fu eletto bailo a Costantinopoli, ma, dopo avere in un primo tempo accettato, finì per rinunciarvi, ed entrò invece senatore ordinario. Il 27 ott. 1504 il Maggior Consiglio lo elesse consigliere in Cipro. Prese possesso di tale carica agli inizi del 1505 e vi rimase tre anni, cedendo il posto al suo successore nel novembre del 1507. Nel 1508, ritornato a Venezia, e poi varie volte negli anni successivi, fu ancora membro del Senato. Nel giugno del 1509, eletto provveditore a Corfù, rifiutò scusandosi perché ammalato. Nell'agosto dei 1510 venne chiamato a far parte di una commissione straordinaria di dieci savi incaricati di tassare la città.
Nel marzo 1513 il B. fu eletto luogotenente della Patria del Friuli, mentre Venezia, alleatasi nuovamente alla Francia, si accingeva ad affrontare un'altra difficile guerra contro l'Impero e la Spagna. Il Friuli divenne ancora una volta campo di battaglia e dovette subire l'offensiva del capitano cesareo Cristoforo Frangipane. Il B. ebbe una parte di primo piano nel coordinare e dirigere le difese del confine orientale dello Stato.
Per alcuni mesi le due parti si fronteggiarono senza intraprendere azioni di grande rilievo. Ma il B., dando notizia al Senato della vittoriosa resistenza di Cormons ad un attacco nemico (giugno 1513), metteva in guardia contro l'offensiva che gli Imperiali, imbaldanziti dalla rotta toccata ai Francesi a Novara, andavano preparando contro il Friuli, e denunciava le misere condizioni in cui versavano le milizie veneziane, soprattutto per insufficienza di vettovaglie; in luglio avvisava che il nemico si stava concentrando a Villaco. Successe invece un periodo di relativa calma: l'offensiva imperiale cominciò soltanto alle soglie dell'inverno, nel tentativo di sfruttare la sconfitta inflitta il 7 ottobre all'esercito veneziano comandato da Bartolomeo d'Alviano. Il 12 dicembre l'importante piazzaforte di Marano cadde per un colpo di mano, per ignavia, secondo il diarista udinese Gregorio Amaseo, del B. e del capitano dei Veneziani, Baldassare Scipione. Mentre la situazione si faceva critica, venne eletto il 30 dicembre un provveditore generale in Friuli, nella persona di Giovanni Vitturi, che venne ad affiancarsi, con maggiore autorità, al Badoer. Pochi giorni dopo il luogotenente doveva annunciare al Senato la caduta di Monfalcone, avvenuta il 2 genn. 1514. Il 12 febbraio, uscito in campagna il forte esercito del Frangipane, il B., il Vitturi, Malatesta Sojano, Girolamo Savorgnan e gli altri capi dell'esercito veneziano, deliberarono di abbandonare Udine, Cividale, Cormons e altre città del Friuli, per concentrarsi a Sacile e preservare le forze venete, troppo disperse, dalla distruzione. A Girolamo Savorgnan fu affidato il compito di difendere l'importante fortezza di Osoppo, dominante l'accesso al Friuli. Se le cose andavano male per i Veneziani, la colpa era, secondo Gregorio Amaseo interprete dello stato d'animo dei suoi concittadini, della viltà e dei "mali portamenti" del B., imputato di aver cercato di coprire le sue responsabilità per la "turpe fuga", accusando i deputati della comunità di essersi segretamente accordati col nemico. In realtà i cittadini di Udine, raccolti in parlamento, avevano dichiarato di non potersi impegnare a cooperare alla difesa della città, adducendo vari pretesti: sicché alle altre considerazioni strategiche, di per sé determinanti, si era aggiunto il sospetto che gli Udinesi fossero disposti ad accordarsi col nemico.
I fatti confermarono poi l'opportunità di questa decisione. Nell'assedio di Osoppo si esaurì l'offensiva degli Imperiali, che furono disfatti dall'esercito veneziano di Bartolomeo d'Alviano, venuto in soccorso. Alla fine di marzo gran parte del Friuli era stata recuperata, e il B. poté rientrare in Udine, riconquistata il 31 marzo, da dove continuò la sua attiva partecipazione alla condotta della guerra. Spettava a lui in particolare il difficile compito di assicurare la cooperazione politica e militare delle popolazioni friulane: ma, non si sa se a causa d'una sua deficienza di senso politico o della turbolenza della provincia, non ottenne troppo successo. I potenti feudatari erano sempre stati inclini ad accordarsi con l'impero, per il quale quasi tutti simpatizzavano; e il favore dei cittadini udinesi non era più così sicuro e generale, com'era stato prima del tradimento di Antonio Savorgnan. Sta di fatto che ritornato il 15 ott. 1514 a Venezia, essendo finito il periodo della sua luogotenenza, il B. nella consueta relazione al Senato sottolineò la infedeltà dei Friulani. Dal canto suo qualcuno, due notti prima, aveva affisso a mo' di saluto sotto la loggia di Udine un "bollettinum maledicum" contro di lui, "magnador co tutta la sua corte e coi fioli ladri".
Il B. continuò ad occupare le principali magistrature della Repubblica. Dal 1518 fece parte più volte del Consiglio dei Dieci, e nel 1521 fu eletto consigliere del doge per il sestiere di Castello. L'anno successivo andò luogotenente in Cipro. Ritornato in patria fu ancora consigliere nel 1525 e nel 1530. Morì il 26 dic. 1537 all'età di circa ottanta anni.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Correr, Cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio...,I, pp. 36 s. (altra copia a Vienna, Oesterreichische Nationalbibliothek, fondo ex Foscarini,cod. 6093); Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti,I, p. 74. Numerose notizie sitrovano sparse nei Diarii di M. Sanuto, Venezia 1879-1903, particolarmente nei voll. XVI-XIX per la sua luogotenenza in Friuli. Suquesta, cfr. anche L. e G. Amaseo, Diarii udinesi,in Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputaz. veneta di storia patria,XI,s. 3, vol. I, Venezia 1884, pp. 237 s.; V. Marchesi, Il Friuli al tempo della lega di Cambrai,in Nuovo arch. veneto,n. s. VI(1903), pp. 532 s.; A. Battistella, Udine nei sec. XVI,in Memorie stor. forogiuliesi,XVII (1922), p. 162.