BIANCANI TAZZI, Giacomo
Nato a Bologna il 27 ott. 1729 da una famiglia ben reputata tra gli uomini di cultura e con discreti interessi anche nel governo cittadino, si formò essenzialmente alla scuola di Giovan Luigi Mingarelli, lettore di greco nell'università, e di Gian Battista Bianconi, custode del Museo di antichità dell'Istituto di Bologna.
L'epistolario, conservato nei fondi manoscritti della Biblioteca dell'Archiginnasio assieme ai testi di molte sue dissertazioni e note, consente di intuire che tra il 1748 e il 1755 maturarono quegli interessi per le scienze fisiche e biologiche che si concretarono in un filone marginale dell'attività scientifica del B., esemplato peraltro dalle numerose memorie da lui presentate all'Accademia delle scienze dell'Istituto a partire dal 1759, anno della sua ammissione. Si ricordano gli studi meteorologici sull'influsso stagionale sulle coltivazioni rustiche, contributi di zoologia e botanica, ed infine la memoria più cospicua, quella sugli insetti, letta nel 1782. Il B., per quanto attiene alle ricerche naturalistiche, diede alle stampe solo due memorie, peraltro significative perché le più prossime agli interessi antiquari: De quibusdam animalium exuviis lapidefactis e l'Iter per montana quaedam agri Bononiensis loca, poiripresa nel saggio De itinere per montosam agri Bononiensis partem suscepto ad corporum fossilium,quae in ipso occurrunt historiam illustrandam, edite tutte nei Commentari dell'Accademia predetta (IV [1760], pp. 133-138, e V, 2 [1761], pp. 151-168).
Verso il 1755 il B. riprese con vigore gli studi antiquari, iniziando ad interessarsi delle antichità conservate nel Museo, e adoperandosi per ottenere la nomina a sostituto del Bianconi: giunse allo scopo nel 1759, e gli subentrò definitivamente nel 1762. Lo avevano accolto intanto fra i loro membri varie accademie: quale la Ravennate, l'Etrusca di Cortona, quella di Foligno, quella di Cassel, quella dei Georgofili di Firenze. All'Accademia folignate lesse una memoria degna della massima considerazione, forse l'opuscolo più insigne da lui licenziato,De diis topicis Fulginatium (Fulgini 1761), contenente acute considerazioni sulla definizione e sulla fisionomia delle divinità "locali", con particolare riguardo ai culti fluviali, Apono, Clitunno, Tiberino e Beleno, nonché alla nota dedica folignate Supunne. Nel 1764 il B. ottenne la cattedra di greco nell'università, e nel 1779 divenne professore di antichità nell'Istituto, dignità che cominciò effettivamente ad esercitare due anni più tardi, quando tenne la prima lezione sul tema usuale De antiquitatis studio (pubbl. Bologna 1781, Lucca 1783).
Vi si esalta soprattutto la funzione della numismatica per la conoscenza dell'antichità, ed in particolare delle genealogie, delle prosopografie, dei nomi delle istituzioni, dei provvedimenti di munificenza pubblica, dei nomi di luogo. Si fa cenno anche al significato delle contemporanee scoperte pompeiane ed ercolanesi, nonché all'importanza della conoscenza degli oggetti e dei monumenti d'arte etrusca, beninteso inseriti nel generale contesto dell'antiquaria classica.
Delle non comuni conoscenze etruscologiche del B. è specchio l'opera monumentale De pateris antiquorum, pubblicata in realtà solo nel 1814 a Bologna da Filippo Schiassi, custode del Museo di antichità, che ricopiò pressoché fedelmente le schede manoscritte del B., tuttora conservate. aggiungendo all'eruditissimo apparato alcune sue considerazioni linguistiche sulle letture dei nomi incisi sulle patere e su qualche interpretazione mitografica, e utilizzando maggiormente le fonti letterarie, ma senza apprezzabili variazioni.
Il B. morì il 9 nov. 1789 e fu sepolto in S. Bartolomeo, ove la tomba si riconosce tuttora dall'iscrizione sovrapposta. La sua fisionomia fu raffigurata in una medaglia incisa dal genero Guido Zanetti.
La fama del B. resta affidata a pochissimi scritti a stampa, nonché ad un amplissimo giro di corrispondenza con numerosi studiosi del tempo, che costituiscono indubbiamente un orizzonte di cultura assai elevato: sono tra essi Giovanni Fantuzzi, Gaetano Marini, Annibale Abati Olivieri, Mauro Sarti e Girolamo Tiraboschi. In realtà i moltissimi manoscritti da lui lasciati giustificano e forse ampliano tale fama, e rivelano aspetti quasi ignorati della sua personalità scientifica. Nei dodici cartoni dell'Archiginnasio esistono tra l'altro gli schemi delle lezioni da lui pronunciate all'università ed all'Istituto, segnatamente in quest'ultimo. Fuor che per alcune note archeologiche e toponomastiche (per esempio sul nome Camars), il nerbo dei fondi del B. è costituito da carte di numismatica e di epigrafia; le prime consistono essenzialmente in recensioni di opere a stampa ed in cataloghi di collezioni cittadine (Beccari, Oretti, Spada, Trombelli), nonché in descrizioni della consistenza monetale del medagliere dell'Istituto; le carte epigrafiche rappresentano l'autentico monumento consacrato dal B. allo studio dell'antichità. Il materiale si suddivide in due categorie: le iscrizioni bononiensi, o comunque conservate nel Museo di antichità (anzi il B. dedicò le ricognizioni più estese proprio ai testi di provenienza urbana, di numerose collezioni acquisite allora da pochi decenni, come quella del Museo Cospi e la raccolta Bevilacqua), e le iscrizioni latine di altri luoghi, ma soprattutto di Roma, che il B. conobbe prevalentemente dai testi del Grutero e del Muratori. È degno di nota il fatto che il B. si occupò assai poco di iscrizioni cristiane, fuor che di alcune catacombali conservate a Bologna, e solo eccezionalmente di iscrizioni greche, dedicando solo una memoria, assai nutrita, alla dedica di Kaphisodoros ad Asclepio, che egli rettamente considerò di provenienza egea, a differenza dell'opinione allora prevalente di un'origine dall'Italia meridionale o tutto al più da Epidauro.
Nel commento delle iscrizioni bononiensi, ad uso degli uditori delle lezioni presso l'Istituto, il B. seguì l'ordine che i monumenti avevano nel Museo di antichità; il testo è corredato da buone riproduzioni (anche a stampa), da disegni che rispecchiano la forma del monumento, ed è accompagnato da note assai minuziose di carattere antiquario, soprattutto per quanto concerne gli aspetti religiosi: il B. dedicò gran parte delle sue lezioni all'illustrazione del significato del puteale di Maccaretolo per il culto augusteo, alla sistemazione del culto dei Lari e del genius Augusti, ai formulari delle iscrizioni sepolcrali dei militi, rivelando una non comune competenza di fatti paleografici. Il B. era anche buon conoscitore dell'instrumentum, edin particolare dei bolli doliari e delle iscrizioni degli anelli signatorii. Di eccezionale interesse anche topografico è la lunga memoria dedicata dal B. alle impressioni sulle fistole plumbee dell'acquedotto romano di Bologna, con accurati disegni ed un'ampia dissertazione sulle attribuzioni dei vilici pubblici. Ricerche particolari egli condusse su testi di Claterna e di Fano.
Tra i manoscritti relativi ad altre discipline sono meritevoli di considerazione le "effemeridi delle osservazioni meteorologiche", saggi sugli effetti del caffè, sulle foglie, sui fossili, sulla carie del frumento. Il B. ebbe anche qualche interesse letterario come dimostrano le note da lui poste alle poesie pubblicate nella miscellanea I riti nuziali degli antichi Romani (Bologna 1762) e le Cinque iscrizioni latine per la Sala di Residenza della Ven. Confraternita di San Giobbe (nel volume Nell'aprimento dell'Oratorio... di San Giobbe, Bologna 1788). La biblioteca del B. andò dispersa poco dopo la morte, ma ne resta un catalogo a stampa da lui curato e pubblicato postumo (Bologna 1790), che rivela la consistenza e l'ampiezza degli orizzonti e degli interessi colti del Biancani Tazzi.
Bibl.: G. Fantuzzi,Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790, pp. 103-105; A. Sorbelli, Di G. B. T. e dei manoscritti di lui che si conservano nella Bibl. Com. di Bologna. Not. e catal., in L'Archiginnasio, I(1906), pp. 215-224, 270-280; F. Schiassi,Guida del forestiere al Museo delle Antichità della R. Univ. di Bologna, Bologna 1914, p. 13; U. Dallari, I rotuli dei lettori,legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, III, 2, Bologna 1919 (per gli anni dal 1765-66 al 1790-1791); L. Simeoni,Storia della Univ. di Bologna. II L'età moderna, Bologna 1947, p. 134.