BOLDÙ, Giacomo (Iacopo)
Figlio di Gerolamo, dei Boldù di San Marciliano, nacque a Venezia verso il 1475. Fu dei Quaranta e nel 1506 fu eletto nella magistratura dei Cinque Savi agli Ordini. Nel novembre del 1508 fu nominato castellano di Belgrado in Friuli, sulla riva sinistra del Tagliamento. Il mandato gli fu prolungato sino al febbraio del 1511, salvo una breve interruzione dovuta alla temporanea cessione della località all'imperatore. Nell'agosto 1511, durante l'offensiva imperiale nel Friuli, il B., come del resto avevano fatto e facevano molti nobili veneziani in altre località, armò a sue spese un gruppo di contadini per contribuire alla resistenza. Seguendo le direttive del provveditore veneto si chiuse in Spilimbergo ma, all'avvicinarsi delle truppe imperiali, poco sostenuto o addirittura osteggiato da alcuni elementi locali, vide fallire i suoi sforzi: con l'aiuto di partigiani interni, i collegati entrarono nella piazza e il B. fu fatto prigioniero. Rimase in prigionia sino al gennaio 1512. Rientrato in patria, sposò nel giugno dello stesso anno una figlia naturale di Bortolo Contarini. L'anno seguente fu nominato provveditore a Legnago e partecipò volontariamente, armando a sue spese dieci uomini, alla difesa di Padova. Nel 1514 ritornò nuovamente a Venezia e fu nominato ufficiale al Cattaver (fisco). L'anno dopo fu dei Dieci Savi. Particolarmente competente in materia finanziaria, nel 1518 fu nominato ufficiale per l'estimo con giurisdizione sul Padovano e fu confermato in tale carica per l'anno seguente. Divenuto capo dei Quaranta, si segnalò per numerosi interventi riguardanti principalmente questioni finanziarie. Nel 1531 fu provveditore in Terraferma con l'incarico dell'esazione dei contributi del clero nella Marca Trevigiana e nel Polesine. Nel 1538, durante la guerra della lega santa contro i Turchi, fu provveditore a Sebenico. Morì nel 1545.
Due orazioni del B. furono pubblicate: Oratio... de laudibusphilosophiae, Venetiis 1499, dedicata all'ambasciatore napoletano Giacomo Palmerio, e Oratio funebrispro Thoma Donatoreverendissimo Venetiarum patriarcha, Venetiis 1504. Una sua lunga relazione presentata il 4 febbr. 1512 al Consiglio dei Dieci, dietro richiesta del Consiglio stesso, nella quale dà ragguagli sulle circostanze e le vicende della sua prigionia e su quanto ebbe occasione di osservare in tale occasione (movimenti di truppe, piani, progetti e umori del nemico) è riportata nei Diarii del Sanuto (XIII, pp. 236-246).
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campid. Veneto, I, col. 170; Venezia, Civ. Museo Correr, cod. Cicogna 378; G. Priuli, Pretiosi frutti del Magg. Consiglio, I, p. 104; Ibid., cod. Cicogna 2996, fasc. Belgrado; Arch. di Stato di Venezia: M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 58; M. Sanuto, Diarii, VII, VIII, X, XI, XIII, XV, XVI, XIX, XXI, XXII, XXIV, XXX, XXXIII, XXXIX, XLIII, XLV, XLVII, XLVIII, LV, Venezia 1879-1903, ad Indices; L. e G. Arnaseo-G. A. Azio, Diarii udinesi, in Deput. ven. di storia patria. Mon. stor., s. 3, II (1884-85), p. 53.