BONGIOVANNI, Giacomo
Nacque a Caltagirone il 20 luglio 1772 da Bernardo ed Agata Lajacona, sarti. Fu iniziato all'arte di modellare figurine in terracotta dal fratello maggiore Salvatore. Appena quattordicenne, rimase solo nell'arte, essendosi il fratello trasferito a Roma. Nel 1794 aprì bottega.
Incolto al punto di non saper fare la sua firma, era però dotato di una grande sensibilità artistica e di un acuto e penetrante spirito di osservazione che gli consentivano di cogliere, con eccezionale facilità, gli atteggiamenti e le espressioni più naturali dei personaggi dell'ambiente che lo circondava. Portò nella tecnica tradizionale delle figurine in terracotta una rilevante innovazione che consiste nella resa del panneggio con sottili foglie d'argilla, tagliate e sistemate sul modellato dei corpi ignudi a guisa di autentici vestiti. In ciò gli giovarono le generiche conoscenze del mestiere paterno e l'avere osservato, nel locale convento di S. Bonaventura dei padri riformati, delle statuine di presepio del trapanese Giovanni Matera che erano vestite con vere e proprie stoffe tagliate ad abiti e inzuppate di colla per meglio aderire al modellato del corpo. La naturalezza dei gesti, la vivacità delle espressioni, la sorprendente morbidezza del panneggio, la veristica interpretazione cromatica dei costumi fecero presto apprezzare i suoi gruppi anche fuori dell'ambiente cittadino. Sempre vivendo in patria, egli osservava i crocchi e le liti delle comari, le riunioni pettegole nella bottega del ciabattino e del parrucchiere, i mendicanti ciechi, i suonatori ambulanti, i contadini che rincasavano sugli asini o sui muli, i frati della questua che chiedevano e facevano l'elemosina. Questi sono i soggetti che egli, con mirabile penetrazione psicologica, fermò nei suoi gruppi in terracotta, colorati al vero, con tempere ed olio. Con uguale sensibilità e perizia modellò pastori da presepio, facendo rivivere tipi di contadini e mandriani del suo paese. Istruì e associò nell'arte il nipote Giuseppe Vaccaro, figlio della sorella, nato nel 1809. Così la bottega portò il nome di Bongiovanni-Vaccaro. Nel 1856, già avanzato negli anni, lasciò al nipote il compito di fornire annualmente alla civica amministrazione i gruppi in terracotta promessi in segno di riconoscenza per avergli decretato, ancora vivente, un ritratto da porsi fra quelli degli illustri concittadini.
Morì il 6 dic. 1859.
Nella sua lunga vita produsse molto, ma le sue opere non vanno confuse con quelle del nipote che utilizzò un repertorio di temi più vario, ritraendo spesso soggetti borghesi e dell'aristocrazia del tempo. Diversi gruppi del B. si conservano a Caltagirone nel Museo statale della ceramica e in raccolte private, come pure nel Museo Nazionale di Palermo, in quelli di Siracusa e di altre città italiane, e anche in musei stranieri.
Fonti e Bibl.: G. A. La Rosa, Su'vari gruppi in creta di Bongiovanni - Vaccaro, in Poliorama pittoresco, (Napoli) 1845, n. 4; R. Politi, Cenni biografici sui valentissimi plasticatori da Caltagirone,Bongiovanni e Vaccaro, Girgenti 1859; G. Corona, La ceramica, Milano 1885, pp. 321 s.; L.Loria, Caltagirone,Cenni etnografici, Firenze 1907, pp. 21 ss.; E. Mauceri, Piccola arte siciliana. Le figurine di Caltagirone, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, II (1909), pp. 150 s.; A. Ragona, La ceramica siciliana dalle origini ai giorni nostri, Palermo 1955, p. 74; Id., L'arte dei figurinai di Caltagirone, in Sicilia, n. 52, 1966, pp. 64-73; Id., La bottega B.-Vaccaro, in Arch. stor. siracusano, XII (1966), pp. 157-159.