BRACELLI (Bracello, Bracellio, Bracellus, Bracelleus, de Bracelleis), Giacomo (Iacopo)
Nacque nel 1390, forse a Sarzana, da una famiglia oriunda della Spezia. Fu "iuris utriusque consultus" e se, come è facile credere, studiò a Pavia, è probabile che si sia formato anche negli ambienti umanistici di Milano. Dai registri Diversorum e Litterarum dell'Archivio di Stato di Genova risulta che, già nel 1411 esercitava la funzione di cancelliere della Repubblica, ufficio che tenne con dignità per più di cinquant'anni, rifiutando persino l'invito di papa Niccolò V di andare a Roma come segretario apostolico (1447). Prese parte a varie missioni politiche in un periodo particolarmente difficile dei rapporti tra Genova, Milano, la Chiesa e la Spagna, e si acquistò reputazione di abile diplomatico.
Nel 1428 andò con sei ambasciatori a Milano a felicitarsi con Filippo Maria Visconti per le nozze con Maria di Savoia; nel 1434 fu di nuovo presso il duca a trattare il possesso di Tagliolo e di altri luoghi, contrastato dai Del Carretto. L'anno seguente vide una grave crisi nei tradizionali rapporti di dipendenza tra Genova e Milano, culminata nella sollevazione antiviscontea dei Genovesi. Il B. fu allora mandato a Firenze e a Bologna per trattare accordi con la Repubblica e con papa Eugenio IV (1435-36); così come più tardi, nel 1445, fu mandato a Milano per trattare col Visconti il ristabilimento delle relazioni diplomatiche. Nel 1447 il B. andò anche ambasciatore a Napoli presso Alfonso d'Aragona; nel 1454, nominato console di Caffa, rifiutò l'incarico per l'età avanzata.
Il B. aveva sposato, non si sa quando, Nicoletta, figlia del nobile genovese Onofrio Pinelli, da cui ebbe vari figli, uno dei quali, Stefano, gli succedette nell'ufficio di cancelliere nel 1466. La data della morte del B. non è nota, ma si suppone avvenuta in quell'anno o poco dopo.
Durante la lunga carriera civile e diplomatica, il B. coltivò assiduamente gli studi e godette la stima e l'amicizia di molti letterati e umanisti del tempo. Oltre alle numerose lettere ufficiali (giacenti nell'Archivio di Stato di Genova; di esse, otto sono pubblicate nell'edizione parigina del De bello hispaniensi del B. a cc. 54v-55, 57-62)accumulò un copioso carteggio privato, che costituisce la principale fonte della sua biografia. Ebbe rapporti con l'Aurispa, conosciuto a Bologna nel 1436, a cui nel 1452 raccomandò Giovanni Andrea de' Bussi; con Poggio Bracciolini, che gli scrisse intorno al sacco di Genova da parte dei Saraceni nel 935; con F. Barbaro, G. M. Filelfo, Ciriaco d'Ancona, Flavio Biondo, col Panormita; con Bartolomeo Fazio e con molti altri conterranei, tra cui spiccano Eliano Spinola, Biagio Assereto e Andreolo Giustiniani. Degne d'interesse sono anche una lettera a Raffaele da Pornassio, inquisitore generale dei domenicani, in cui il B. dà prova del suo atteggiamento critico umanistico sostenendo contro l'opinione del suo corrispondente il carattere non profetico della IV egloga di Virgilio, e un'altra giocosa (pubblicata dal Belgrano sul Giornale ligustico) in cui manda consigli nuziali in versi "A le done de la spoza".
Il B. ha importanza nella storia dell'umanesimo ligure del sec. XV non solo per i rapporti cui si è accennato e per lo spirito umanistico che portò nelle cariche ufficiali, ma anche per le sue opere storiche e geografiche, strettamente legate a Genova e frutto non solo di carità patria, ma anche di studi e di esperienze personali. L'opera storica maggiore del B. è il De bello hispaniensi libri V, per cui gli va assegnato un posto non insignificante nella storiografia umanistica del sec. XV; essa riguarda particolarmente la guerra di Genova contro Alfonso V d'Aragona fino al 1444, ed è abilmente condotta con spirito critico sulla diretta conoscenza dei fatti e dei documenti a cui il B. poteva facilmente attingere.
L'opuscolo ebbe una certa fortuna presso la stampa: pubblicato la prima volta verso il 1477, fu ristampato a Parigi nel 1520, ad Hagenau nel 1530(insieme col De bello Neapolitano del Pontano), a Roma nel 1573 e a Lovanio nel 1704 (in J. G. Graevius, Thes. antiquitatum..., I, Lugduni Batavorum 1704, coll. 1261-1322); fu tradotto in tedesco da H. Boner (Augsburg 1543) e in italiano da F. Alizeri (Genova 1856).A quest'opera va affiancato, insieme con due brevi scritti del B. sulle famiglie genovesi (il De claris Genuensibus, che esclude personaggi viventi, e una rassegna delle famiglie più illustri, scritta nel 1442 in forma di lettera ad Enrico de Merla, legato di Carlo VII a Genova), un opuscolo storico-geografico intitolato Orae ligusticae descriptio, che descrive la costa ligure da Varo alla Magra. Di quest'ultima opera pare che il B. abbia fatto tre redazioni: una primitiva nel 1418, una seconda che mandò a Flavio Biondo, il quale la riprodusse quasi letteralmente nell'Italia illustrata, e una terza che accompagnava la lettera ad Enrico de Merla. La Descriptio, nella seconda redazione, fu stampata insieme col De claris Genuensibus nelle edizioni parigina e romana del De bello hispaniensi,nell'Italiae illustratae... scriptores (Francofurti 1600, coll. 637-41)e nel citato Thes. antiquitatum del Graevius (I, coll. 4964). La lettera al de Merla fu prima pubblicata, da sola, da J. Mabillon nel Museum italicum (I, Lutetiae Parisiorum 1724, pp. 225-227) e poi, accompagnata dalla terza redazione della Descriptio, nelsaggio che al B. dedicò l'Andriani (pp. 238-43).
Un altro opuscolo del B., intitolato Opus religiosis et saecularibus mulieribus fructuosum, fu stampato a Genova nel 1473-74.
Fonti e Bibl.: G. Balbi, L'Epist. di I. B., Genova 1969 (contenente a pp. 17-170 quanto resta del carteggio privato del B.); P. Giovio, Elogia, Basileae 1577, p. 129; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 1963-66; B. Fazio, De viris illustribus, Florentiae 1745, pp. 19-20; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., VI, Venezia 1795, p. 609; G. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, II, Genova 1824, pp. 63-73; L. T. Belgrano, Usanze nuziali in Genova nel sec. XV, in Giornale ligustico, XIV (1887), pp. 446-51; C. Braggio, G. B. e l'umanesimo dei Liguri del suo tempo, in Atti della Soc. ligure di st. patria, XXIII (1890), pp. 5-295 (su cui v. la recensione di R. Sabbadini nel Giorn. stor. della letteratura italiana, XVIII (1891), pp. 369-72); R. Sabbadini, Come il Panormita diventò poeta aulico, in Arch. stor. lomb., s. 5, XLIII (1916) pp. 20, 23, 25 s.; G. Andriani, G. B. nella storia della geografia, in Atti della Soc. ligure di st. patria, LII (1924), pp. 129-248; B. Nogara, Scritti ined. di F. Biondo, Roma 1927, ad Indicem; M. G.Celle, Classicismo di oggi e di ieri..., in Giorn. stor. e letter. della Liguria, VI (1930), pp. 132-46; R. Sabbadini, Carteggio di G. Aurispa, Roma 1931, p. 130 s., M. G. Celle, I. B. e l'egloga IV di Virgilio, in Giorn. stor. e letter. della Liguria, IX (1933), pp. 173-79; E. Fueter, Storia della storiografia moderna, I, Napoli 1944, pp. 59, 156; G. Resta, A. Cassarino e le sue traduzioni..., in Italia medioevale e umanistica, II (1959), pp. 212 n., 214, 216 n., 218 s.; G. G. Musso, Politica e cultura in Genova alla metà del Quattrocento, in Miscell. di storia ligure in onore di G. Falco, Milano 1962, pp. 315-54; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, IV, nn. 4981, 4982.