BRESADOLA, Giacomo
Nacque il 14 febbr. 1847, a Ortisè (Trento), da Simone e Domenica Bresadola. Frequentò le scuole tecniche a Rovereto perché il padre voleva avviarlo agli studi d'ingegnena, ma dopo quattro anni passò al seminario di Trento. Ordinato sacerdote, iniziò il suo ministero a Pinè, poi a Roncegno, a Malè e finalmente nel 1878 a Magras, dove rimase cinque anni. Nel 1884 il B. venne nominato amministratore presso Pordinariato del vescovo di Trento, e nel 1887 amministratore del capitolo della cattedrale di Trento. Nel 1910, all'età di 62 anni, si ritirò dalla vita ecclesiastica con una modesta pensione per dedicarsi totalmente ai suoi studi micologici. Per la fama raggiunta in questi studi, nel 1927 venne nominato canonico onorario della cattedrale di Trento. Morì a Trento il 9 giugno 1929.
I primi segni di inclinazione per le scienze naturali, e la scienza delle piante in particolare, si manifestarono già mentre era studente a Rovereto, ma si rivelarono più apertamente quando a Baselga di Pinè trasformò in un piccolo orto botanico il giardinetto del presbiterio; a Roncegno già possedeva un copioso erbario di piante fanerogame. Aveva contratto rapporti con A. Ambrosi, direttore e bibliotecario del Museo civico di storia naturale di Trento, che lo guidò e lo esortò a dedicarsi alle piante crittogamiche indirizzandolo al biologo G. Venturi. Era quello un periodo aureo per le scienze naturali nella regione pur così ricca di tradizioni naturalistiche: vi fiorivano G. Canestrini, E. Gelmi, G. B. Sardagna, i fratelli A. e D. Perini, G. B. Adami, oltre ai già ricordati Ambrosi e Venturi.
Il B. cominciò a dedicarsi ai Licheni e ai Muschi, ma ben presto si volse al mondo dei Funghi. Qualche primo lavoro mal riuscito, perché basato su testi imprecisi, lo spinse a una più profonda informazione critica.
Iniziò, tra l'altro, una intensa e proficua corrispondenza col Quélet, che fu il suo primo vero maestro di scienza micologica. Nel 1880 era già in comunicazione con studiosi nordamericani: J. B. Ellis, Ch. H. Peck, C. G. Lloyd. A 34 anni, nel 1881, poteva già essere annoverato fra i più autorevoli conoscitori di Funghi, e lo dimostrava brillantemente con la pubblicazione dei Fungi Tridentini novi. Sirivelava quell'acuta penetrazione critica che doveva diventare il carattere più saliente della sua opera scientifica: non si contentava di raffrontare le descrizioni dei diversi autori classici, voleva riesaminare i materiali originari custoditi nei musei d'Europa. Crebbe talmente il suo credito negli ambienti scientifici, che senza esitazione gli venivano inviate in esame le più preziose collezioni di Londra, di Parigi, di Uppsala, di Kew, di Liegi, così che il B., pur non muovendosi da Trento, poteva accentrare una quantità enorme di revisioni su materiali di tutto il mondo. Ma gli intensi scambi di corrispondenza e di materiale comportavano una spesa tale che il B. poteva affrontare solo vendendo il frutto dei suoi studi: così le sue più vaste collezioni micologiche sono migrate verso i grandi musei naturalistici di Stoccolma e Washington e altre minori sono disseminate a Uppsala, a Leida, a Parigi e altrove. E mentre da ogni parte del mando affluivano studiosi a chiedergli consiglio e aiuto, il B. era a malapena conosciuto in una ristrettissima cerchia naturalistica nel nostro paese.
Nel 1916 usciva un'opera ancora più significativa della maturità di scienziato del B.: i Synonimia et adnotanda mycologica, seguite nel 1920 e nel 1926 dai Selecta mycologica. Sono lavori che emergono fra molti altri contributi di insigne valore, perché lo pongono fra gli innovatori della micologia, assicurandagli solida fama. Dirà di lui il Gilbert, proprio riferendosi a questo momento culminante della sua ricerca, che, "uno dei primi, si rese conto dell'importanza dei caratteri anatomici dei funghi", proponendo come pecessario fandamento a una più rigorosa scienza micologica un grande numero di nuovi caratteri diagnostici. Non era il B. un cercatore e castruttore di specie nuove, cercava invece piuttosto di eliminare e collocare in sinonimia le troppo numerose specie descritte con eccessiva facilità e iluprovvisazione; si calcola che abbia eliminato in tal modo oltre ottocento specie non valide. E pur tuttavia descrisse ben millediciassette specie nuove per la scienza e ben quindici generi nuovi; si tratta in prevalenza di macromiceti, ma anche di un numero abbastanza rilevante di micromiceti. La scienza micologica, che era fondata su due grandi epigoni - R. E. Fries e C. H. Persoon -, trovava nell'opera del B. un potenziamento di severa solidità critica, un incremento vastissimo di conoscenze.
All'altezza critica, alla instancabile energia di indagine, alla severa metodicità del lavoro il B. univa attitudini iconografiche di notevole finezza ed efficacia. Ne aveva dato prova già nei Fungi Tridentini novi vel nondum delineati, e più tardi nella preziosa opera divulgativa sui Funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media. Ma le tavole che illustrano questi e altri lavori sono soltanto una minuscola parte della grande opera iconografica del B., che si andava man mano accumulando inedita fino a raggiungere la mole di un migliaio di tavole a colori, frutto di cinquanta anni di ricerca e di documentazione. Essa era ben nota all'estero da tempo: nel 1925 alcuni editori stranieri tentarono di impadronirsene, e vi sarebbero riusciti se alcuni studiosi italiani, come G. B. Traverso e L. Fenaroli, con l'aiuto del mecenate M. De Marchi e del Museo tridentino di storia naturale, non avessero costituito un comitato organizzatore per la pubblicazione di una Iconographia Mycologica bresadoliana. Furono raccolte sottoscrizioni numerose in tutto il mondo, e, insieme con contributi in denaro, giunsero anche le testimonianze dell'altissimo livello di stima cui era giunta l'opera del modesto abate trentino; i testi più significativi sono raccolti nella pubblicazione celebrativa curata in tale occasione da G. Catoni. Il Lloyd, micologo statunitense, lo chiama "the most learned in the world"; "tutti i micologi sistematici moderni - soggiunse René Maire - sono poco o molto. direttamente o indirettamente, allievi di Bresadola"; anche M. Kaufmann, dell'università del Michigan, s'inchina a "questo modesto sacerdote, che i colleghi statunitensi considerano come il loro maestro". Molti allievi del B. divennero poi assai noti per le loro opere scientifiche: R. Naveau di Anversa, C. Torrend di Bahia, S. Killermann di Ratisbona, V. Peglion di Roma, K. Starback di Stoccolma, Llyod di Cincinnati, e molti altri. La pubblicazione dell'Iconographia Mycologica, curata assiduamente da G. B. Traverso, L. Fenaroli e G. B. Trener, richiese molti anni; il B. riuscì a vedere prima di morire i primi dodici volumi. Nel 1941 l'Opera era completa, in ventisei volumi; E. J. Gilbert aggiungeva nel 1941 un ventisettesimo volume di supplemento sulle Amanitacee; A. Ceruti nel 1960 un ventottesimo volume dedicato alle Tuberali.
L'università di Padova consegnò al B., per le mani del prof. G. Gola, il giorno dell'ottantesimo compleanno la laurea honoris causa in scienze naturali; l'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei lo volle annoverare fra i suoi soci; Rovereto gli conferì la cittadinanza onoraria. Ma già lo avevano nominato socio onorario la Società micologica britannica, la Deutsche Gesellschaft für Pilzkunde e numerose altre società scientifiche ed accademie italiane e straniere. La Società micologica di Francia lo annoverava fra i suoi fondatori. Continuò fino alla morte con inalterata dedizione le sue ricerche.
Nel 1930si inaugurava un busto al Museo tridentino di storia naturale; nel 1954gli veniva dedicato un altro busto nel Famedio di Trento accanto a quelli del Battisti e del Canestrini; altri busti lo effigiarono nella piazza Dante di Trento e nella nativa Ortisè.
Nel 1955prendeva il nome di Cima Bresadola una vetta per la prima volta raggiunta nel gruppo Adamello-Presanella. Un gruppo micologico "Don Bresadolas" e un comitato bresadoliano opera tutt'oggi nel suo nome alla continuazione e propagazione delle scienze micologiche.
Tra le opere del B. ricordiamo: Fungi Tridentini novi vel nondum delineati,descripti et iconibus illustrati, I-II, Trento 1881-1900; Funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media con speciale riguardo a quelli che crescono nel Trentino, Trento 1898; 2ed., ibid. 1906; 3 ed., ibid. 1952; 4 ed., ibid. 1954;5 ed., ibid. 1965; Synonimia et adnotanda Mycologica, in Ann. micologici, XIV (1920); Selecta Mycologica, I, in Ann. Mycolog., XVIII (1920), 1-3; II, in Rivista della Società di studi trentini, Trento 1926;Società italiana botan. e Museo Civico di storia naturale di Trento, Curantibus, J. B. Traverso, L. Fenaroli, I.Trener, J. Catoni, Iconographia Mycologica, I-XXVI, Mediolani 1917-46; Suppl. I di E. J. Gilbert, Amanitaceae, ibid. 1941; Suppl. II di A. Ceruti, Elaphomycetales et Tuberales, ibid. 1960; I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media, Trento 1899; 2ed., ibid. 1906; 3 ed., ibid. 1932; 4 ed., ibid. 1954; 5 ed., ibid. 1965.
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