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CAPPELLIN, Giacomo

di Rosa Barovier Mentasti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)
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CAPPELLIN, Giacomo

Rosa Barovier Mentasti

Nato a Venezia il 29 maggio 1887 da Antonio e da Giacomina Trevisan, deve una meritata fama alla esperienza di imprenditore vetrario a Murano, esperienza breve ma intensa non solo per l'alto livello della produzione della sua ditta, cui chiamò a collaborare designer di valore ma anche per la funzione di stimolo che il suo intervento ebbe sull'ambiente vetrario muranese, allora poco aperto alle novità.

Il fortunato ingresso del C. nel mondo vetrario fu dovuto al suo incontro con il pittore muranese Vittorio Zecchin, già cimentatosi come disegnatore di vetri nel decennio precedente, ed il giovane milanese Paolo Venini, laureato in legge e desideroso di mettere alla prova le sue capacità imprenditoriali. Del gruppo avrebbe dovuto far parte come direttore tecnico anche il noto artista vetrario muranese Andrea Rioda, che però morì nell'agosto 1921, mentre la società Cappellin Venini & C. venne fondata nel dicembre dello stesso anno.

Essa rilevò la fornace di Andrea Rioda in fondamenta. dei Vetrai a Murano con parte dei maestri (Giovanni Seguso "Patare", Diego Barovier, Raffaele Ferro, Attilio Moratto, Malvino Pavanello), noti per la loro abilità, e si presentò con successo alla I Esposizione internazionale delle arti decorative di Monza del 1923, proponendo un'arte vetraria rinnovata grazie a un ritorno alla essenzialità e leggerezza rinascimentali e a un rifiuto delle decorazioni ottocentesche che ancora. imperavano, con lineari soffiati dalle lievi sfumature di colore. Alcuni modelli, per esplicitare questo rinnovamento nel recupero della migliore tradizione, erano ispirati a tipi riprodotti in dipinti dei Cinquecento, come il vaso "Veronese" (dall'Annunciazione dell'Accademia) e l'"Holbein" (dal Ritratto del mercante Georg Gisze al Kaiser Friederich Museum di Berlino); altri, pur improntati agli stessi criteri di purezza, di nuovo disegno, come l'elegante coppa biansata o Libellula", di cui è conservato un perfetto esemplare dell'epoca al Vittoriale degli Italiani (Gardone). Presto altre vetrerie seguirono il C. e Venini su questa strada.

Alla grandiosa Exposition internationale des arts décoratifs, tenuta a Parigi nel 1925, il C. si presentò separato da P. Venini con la Maestri vetrai muranesi Cappellin & C. (nella quale il C. era associato ai suoi maestri). Vittorio Zecchin rimase con il C. come direttore artistico, sviluppando le sue ricerche sui soffiati sottili e adottando a volte tecniche raffinate, come la filigrana. Venne sostituito tra il 1927 ed il 1928 dal giovane Carlo Scarpa, il notodesigner ed architetto che aveva curato il restauro della sede della nuova vetreria del C., il gotico palazzo Da Mula in Murano.

Già allora sensibile alla finezza delle tecniche artigianali, ma meno legato alla tradizione muranese, Carlo Scarpa, pur non trascurando i soffiati trasparenti, introdusse nella produzione vetri opachi dalle raffinate colorazioni e dalle decorazioni moderne, spruzzati d'oro o d'argento. Nel 1930, per la Biennale di Venezia e la Triennale di Monza preparò dei vetri olattiginosi e aurati" e "neri e argentati" che ottennero larga approvazione presso i critici.

La produzione del C. (tra il 1925 e il 1931 alcuni vetri recano, impressa ad acido, la sigla "MVM Cappellin & C. Murano") fu sempre caratterizzata da eccezionale accuratezza tecnica e forse proprio la severa selezione dei pezzi, che determinò alti costi di produzione, e la estrema raffinatezza dello stile, che restrinse la potenziale clientela, furono la causa, assieme alla prodigalità dell'imprenditore, delle difficoltà economiche (i maestri cedettero la loro quota nel 1929) e della cessazione dell'attività della vetreria nel 1931. Mentre Scarpa proseguì felicemente la sua attività in campo vetrario presso Venini, il C. abbandonò Murano.

Poco dopo il fallimento della ditta muranese il C. si trasferì a Parigi, dove aprì un atelier nel quale una decina di.operai francesi modellavano a lume flaconi artistici per le case produttrici di profumi più famose, quali Arden e Schiaparelli (per cui non è stato possibile trovare documentazione). Dopo anni di successo, l'impresa cessò malamente dopo la fine della seconda guerra mondiale e il C. ebbe strascichi giudiziari.

Rientrato in Italia, lavorò per un breve periodo nel negozio Richard Ginori di Napoli, fu quindi ospitato da amici a Firenze per poi venire accolto in una casa di riposo per artisti a Forlì. Preferì però ritornare nella sua Venezia, dove trascorse l'ultimo decennio modestamente, grazie agli aiuti di amici e parenti.

Il C. mori a Venezia il 14 nov. 1968.

Fonti e Bibl.: Murano, Archivio della Vetreria Venini, Documentazione relativa alla produzione della vetreria Cappellin Venini & C.; Venezia, Museo civico Correr, Disegni della ditta Maestri vetrai muranesi Cappellin & C. (non inventariati); Murano, Vetreria Moretti Carlo, Disegni della ditta MVM Cappellin & C. Si veda inoltre: C. Carrà, L'arte decorativa contemporanea, Milano 1923, p. 67; L. Lorenzetti, L'arte del vetro e del cristallo, in L'Italia alla Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne in Parigi, Roma 1925, pp. 93 ss.; G. Morazzoni, Il palazzo Da Mula di Murano, Venezia 1926, pp. 39 s.; Filigrane di Murano, in Domus, I (1928), n. 7, p. 29; Murano: oggi fatto d'arte, ibid., n. 12, pp. 59-62; Nuovi vetri di C., ibid., II (1929), n-4, p. 35; n. 10, pp. 305.; ibid., III (1930), n. 1, pp. 38 s.; Alla Triennale di Monza, ibid., n. 7, p. 41; C. nella galleria dei vetri d'arte, ibid., n. 9, p. 32; U. Nebbia, Quel che ho portato ad Amsterdam, ibid., IV (1931), n. 5, p. 23; C. A. Felice, I vetri alla Triennale, in Dedalo, XI (1930), pp. 320-322; G. Mariacher, L'arte dei vetro, Venezia 1954, pp. 148 s., fig. 157; A. Gasparetto, Il vetro di Murano, Venezia 1958, pp. 141 s., 144, 1 59, fig. 149; Id., Vetri di Murano 1860-1960, Verona 1960, pp. 18-20, 36, tav. XVIa-b; A. Polak, Modern Glass, London 1962, p. 5 5, tav. 51 B; A. Newman, An Illustrated Dictionary of Glass, London 1963, p. 328 (sub voce Venini & C.); R. Bossaglia, Il Déco italiano, Fisionomia dello stile 1925 in Italia, Milano 1975, pp. 20, 86, fig. 56; R. Barovier Mentasti, Vetri di Murano del '900, Venezia 1977, pp. 6 s., nn. 158-166, figg. 62 s.; G. Veronesi, Stile 1925, ascesa e caduta delle Arts Déco, Firenze 1978, pp. 111 s.; A. Dorigato, in Vetri Murano oggi, Milano 1981, pp. 19, 34-35, nn. 19-24; G. Perocco, Vittorio Zecchin, Milano 1981, pp. 8, 37; R. Barovier Mentasti, Il vetro veneziano, Milano 1982, pp. 248, 253, 265, 306, figg. 252, 253, 259, 261263; Id., in Mille anni di arte dei vetro a Venezia, Venezia 1982, pp. 52 s., 254 s., 262, 264, nn. 499-503, 518-520, 524; Carlo Scarpa 1906-1978, a cura di F. Dal Co-F. Mazzariol, Milano 1984, pp. 99, 186; Mostra del vetro italiano 1920-1940 (catal.), Torino 1984, pp. 70-71, 120-121, 147, 165, nn. 67-85.

Vedi anche
artista Il termine, che definisce chiunque eserciti un’arte, ricorre nella letteratura artistica, dal 14° al 18° sec., parallelamente a quello di artefice (artifex). La definizione di artefice, di origine più antica, comprende il senso della perizia tecnica del mestiere, altrettanto importante dell’idea nella ... Biennale di Venezia Istituzione culturale nata con la prima Esposizione internazionale di arti figurative e applicate (1895). Divenuta ente autonomo nel 1930, la Biennale avviò anche manifestazioni per la poesia, la musica, il cinema, il teatro. Dal 1980 l'architettura è presente in forma autonoma con la Mostra internazionale ... pittura Arte di dipingere, raffigurando qualche cosa, o esprimendo altrimenti l’intuizione della fantasia, per mezzo di linee, colori, masse, valori e toni su una superficie. I procedimenti che permettono di fissare su una superficie (supporto) sostanze coloranti o pigmenti, secondo la volontà e il progetto ... disegno arte Rappresentazione grafica di oggetti della realtà o dell’immaginazione, di persone, di luoghi, di figure geometriche. Momento ideativo o preparatorio di un’opera eseguita con altre tecniche (pittura, scultura) o espressione autonoma, ha come base la linea mediante la quale si fissa l’immagine. ● ...
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giàcomo
giacomo giàcomo s. m. [voce fonosimbolica, raccostata al nome pr. Giacomo]. – Nella locuz. pop. fare giacomo giacomo, detto delle gambe che tremano, si piegano per paura, per debolezza, ecc.: ho le gambe che mi fanno giacomo giacomo.
cappellino
cappellino s. m. [dim. di cappello]. – 1. Piccolo cappello; in partic., cappello da donna. 2. Al plur., cappellini, altro nome delle piante erbacee note come ombelico di Venere.
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