CASTELLI, Giacomo
Nacque a Carbone (Potenza) il 9 febbr. 1688 (la data si desume dalla coincidenza – asserita in un anonimo elogio posto in appendice al suo Ragionamento delle origini della lingua napolitana – col rovinoso crollo di Pisticci in Casentino a causa di una eccezionale nevicata) da Domenico, barone di San Giovanni Guarrazzano e di Buonafede, e da Anna Piccinni dei baroni di Castelsaraceno. Studiò fino al diciottesimo anno nel paese natio e vi acquisì una buona cultura letteraria, che perfezionò poi a Napoli, dove, sotto il magistero del giureconsulto Gennaro Cusano, si addottorò in utroque iure.
Della sua preparazione umanistica rende testimonianza Alessio Simmaco Mazzocchi nella sua Dissertatio historica, mentre della sua preparazione giuridica scrive con molta lode Vincenzo Ariani, il quale per altro ci fa sapere che egli era più adatto a dare approfonditi pareri legali, dei quali era spesso richiesto, che non a trattare cause nel foro, al quale pure accedette sotto la guida di Basilio Giannelli: e ciò per il carattere piuttosto timido e per una nativa ripugnanza a diluire e a colorire di enfasi retorica i concetti, che gli si traducevano in forma limpida e stringata.
Di argomento giuridico pubblicò: Aggiunta al direttorio della pratica civile e criminale del dottor Lorenzo Cervellino, nuovamente composta... (Napoli 1721); Adiectiones novissimae ad Franciscum Carrabam de syndacatu officialium (Neapoli 1741); Per l’eccellentissima città di Napoli del diritto di franchigia de’ Napoletani in Aversa e Casali (Napoli 1754).
A riconoscimento della sua competenza nel campo del diritto, fu nominato nel 1755 giudice della Gran Corte della Vicaria e successivamente, il 27 genn. 1759, alla carica di membro del Consiglio della Corona del Regno di Napoli.
Più numerose e varie sono le sue pubblicazioni di carattere umanistico, che toccano materia linguistica, agiografica, geografica, storica, archeologica e che non di rado non vanno al di là del livello di esercitazioni accademiche nella moda del tempo: una lettera a Bernardino Tafuri con considerazioni storico – geografiche sulla terra Iapigia (Epistola ad eruditissimum virum I. Bernardinum Tafurum, nel tomo XII della Raccolta di opuscoli del Calogerà, Venezia 1735); un saggio, dedicato a Benedetto XIV, sugli Atti di s. Restituta (Acta Divae Restitutae virg. et mart. cum philologicis narrationibus, Neapoli 1742); Memorie biografiche di G. Battista Tafuri, nel tomo I dell’Istoria degli scrittori del Regno di Napoli dello stesso Tafuri, Napoli 1744; Ragionamento delle origini della lingua napolitana, Napoli 1754. saggio di un’opera di più vasto respiro, che probabilmente non fu compiuta o comunque non fu pubblicata; e ancora, in appendice al predetto Ragionamento: Iter Altavillam, Iosepho Aurelio de Ianuario Iud. Mag. Cur. Vic. epistula. De nomine Campani Amphitheatri Berolais ad Philippum fratrem (in merito alla etimologia del nome dell’anfiteatro campano, che Erchemperto nella sua Historia Langobardorum Beneventanorum indica come Berolais e Giovanni VIII nelle sue lettere come Berolasis, termini che risalirebbero, secondo il C., a origine araba con significato di “pozzo forte” ovvero di “rocca di Dio”, equivalente per traslato a “rocca forte”), un breve saggio su capigliature e parrucche in età antica e contemporanea (De capillamentis, et galericulis), una dissertazione sovraccarica di citazioni greche e latine sull’uso della seta presso gli antichi a confutazione, per verità superflua, di antiche leggende sulla derivazione del filo di seta da cortecce o foglie di alberi (De Metaxa, et serico, et bombyce), infine De Alica, altra dissertazione accademica su questo tradizionale alimento campano, che presso alcuni antichi autori è presentato come bevanda, presso altri come cibo e che, secondo il C. poteva essere preparato nell’una o nell’altra forma. Di uno studio sul Campi veteres e di un Itinerario da Carbone a Napoli si hanno notizie incerte, ma non si conoscono edizioni. Si sa invece che rimasero certamente manoscritti uno studio su una statua equestre scoperta negli scavi di Resina e un trattatello di consuetudini napoletane.
Nello stesso anno 1755, in cui il C. veniva nominato giudice della Gran Corte della Vicaria, il re Carlo di Borbone procedeva alla fondazione della Accademia Ercolanese al fine di meglio disdiplinare gli scavi di Ercolano, che dal 1738 si erano molto intensificatì, e nominava quindici accademici, che, come scrive il Maiuri, rappresentavano il “fior fiore della dottrina e della intelligenza napoletana”. Tra i quindici fu inserito il C. probabilmente per la sua fama di uomo colto e per i suoi interessi per le antiquitates, che emergevano dalle dissertazioni su ricordate forse soprattutto per il citato saggio sulla statua di Resina, che si articolava in tre libri (Commentarium tribus distinctum libris de equestri statua Retinae) e che a noi non è pervenuto.
Gli accademici, come è espressamente detto nel rescritto a firma del Tanucci in data 13 dic. 1755, dovevano radunarsi quindicinalmente presso la stessa Segreteria di Stato al fine di identificare e di illustrare i monumenti, che da Ercolano via via venivano alla luce. La prima pubblicazione predisposta con questo sistema di collaborazione collegiale fu quella sulle antiche pitture di Ercolano, di cui nel 1757 fu pubblicato il primo volume, che fu l’unico al quale il C. poté collaborare.
Morì a Napoli il 15 nov. 1759.
Fonti e Bibl.: A. S. Mazzocchi, Dissertatio histor. de cathedralis Ecclesiae Neapolitanae..., Neapoli 1751, p. 48 n. 40; G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli di G. Origlia Paolino..., II, Napoli 1753, p. 393; Le pitture antiche di Ercolano e contorni incise con qualche spiegazione, I, Napoli 1757, p. 181; V. Ariani, Commentarius de claris iureconsultis Neapolitanis, Neapoli 1769, pp. 5658; A. S. Mazzocchi, Opuscula, quibus orationes, dedicationes, epistolae, inscriptiones, carmina ac diatribae continentur, I, Neapoli 1771, p. 118; F. Soria, Mem. storico-critiche degli storici napoletani, II, Napoli 1782, pp. 664 ss.; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, I, Napoli 1787, pp. 228-230; G. Castaldi, Della Regale Accademia Ercolanese... con un cenno biogr. dei suoi soci ordinari, Napoli 1840, pp. 115-120; A. Vitale, Opere edite ed ined. di autori nati nel Lagonegrese, Potenza 1890, p. 13; A. Bozza, La Lucania, studi storico-archeologici, II, Rionero 1890, p. 260; Accademia di architettura, lettere e belle arti e Reale Accademia Ercolanese, Indice generale dei lavori pubblicati dal 1757 al 1802, Napoli 1903, ad vocem; S. De Pilato, Saggio bibliogr. sulla Basilicata, Potenza 1914, p. 28 n. 151; A. Maiuri, Saggi di varia antichità, Venezia 1954, p. 364; T. Pedio, Appunti di miscellanea bibliografica. La vita in Basilicata durante il Risorg., 1700-1870, in Arch. storico per la Calabria e Lucania, XXIII (1954), p. 128 n. 180; Id., Gli studi stor. in Basilicata, ibid., XXXI (1962), pp. 180-185.