CERRETANI (de Carretanis, De Cerretanis, de Cerratanis), Giacomo
Nacque probabilmente nella seconda metà del secolo XIV. È il personaggio meglio conosciuto della sua famiglia, che derivava il proprio nome molto verosimilmente dalla località di Cerreto a est di Teramo e deteneva feudi nel Teramano sin dall'anno 1144 circa, anche se alcuni membri della famiglia risultano iscritti come proprietari terrieri nel catasto della chiesa di S. Maria a Bitetto, località nei pressi di Teramo.
Il C. studiò diritto, senza però arrivare a conseguire un titolo accademico qualificato infatti come iurisperitus, e come tale probabilmente entrò al servizio pontificio. È ricordato per la prima volta il 9 maggio 1414 quando il re dei Romani Sigismondo lo nominò, insieme al nipote Mario Mariucci de' Cerretani, conte palatino. Il conferimento di questa onorificenza al C., qualificato nel documento di nomina come "litterarum apostolicarum scriptor", lascia supporre che egli abbia partecipato alle trattative tra papa Giovanni XXIII e il re svoltesi nell'autunno del 1413 a Como. La supposizione è avvalorata dalla circostanza che, insieme con lui, ricevette il titolo di conte palatino anche Manuele Chrysoloras, uno degli ambasciatori del papa presso Sigismondo. Del resto il C. stesso nel suo Liber gestorum ricorda esplicitamente queste trattative che si conclusero con la convocazione del concilio a Costanza per il 1° nov. 1414.
Al concilio il C. compare per la prima volta il 5 nov. 1416, quando furono protocollati gli atti dell'antipapa Benedetto XIII. Poco più tardi lo troviamo alla corte di Benedetto in Spagna, insieme agli ambasciatori ufficiali del concilio, ai quali l'antipapa il 16 genn. 1417 concesse il salvacondotto. Tornato a Costanza, il 10 marzo successivo riferiva al concilio, insieme agli ambasciatori, sulla missione che non aveva ottenuto il risultato sperato. Con il suo viaggio in Spagna si spiega anche la lacuna nel Liber gestorum che inizia nell'ottobre del 1416. Decisiva per lasua carriera curiale risultò l'elezione di Martino V, avvenuta l'11 nov. 1417 a Costanza. Il nuovo papa non solo lo confermò nella carica di "litterarum apostolicarum scriptor", ma gli concesse anche nuovi benefici e favori.
Fino ad ora lo iurisperitus era stato familiare pontificio e "cantor" della Chiesa di Torino; adesso risulta anche in possesso di un canonicato con prebenda nella chiesa di S. Valentino extra muros a Teramo e di benefici semplici sine cura nelle chiese di S. Salvatore, S. Lorenzo e S. Agata, sempre a Teramo. In una supplica del 23 nov. 1417 si era dichiarato disposto a passare i benefici minori al nipote Mario se il papa gli avesse concesso il suddetto canonicato del valore di sedici fiorini annui. Deve averlo ottenuto effettivamente prima del 16 dic. 107, data in cui chiese nuovamente un beneficio, e precisamente un canonicato (con una prebenda dall'entrata annua di cinquantacinque fiorini d'oro) a Bordeaux, vacante dal 28 genn. 1415 quando il referendario e auditore pontificio Iacopo de Camplo, che lo aveva detenuto in precedenza, fu nominato vescovo di Penne, ma non sappiamo quando la sua richiesta sia stata accolta. Il documento ci dà informazioni anche sulle sue entrate: il beneficio torinese e il canonicato di Teramo gli fruttavano insieme ventiquattro fiorini d'oro l'anno. Chiese la dispensa per poter conservare i due benefici anche nel caso che avesse ottenuto il canonicato a Bordeaux, dichiarandosi invece disposto a rinunciare alla parrocchia di Piobesi d'Alba, probabilmente perché con questo beneficio erano connessi obblighi riguardanti la cura delle anime. Durante il soggiorno a Torino nel corso del suo viaggio di ritorno a Roma, Martino V, il 26 sett. 1418, lo nominò collettore e commissario pontificio nella diocesi di Alba con l'incarico di esaminare e attuare donazioni a favore della Camera apostolica, fatte nella città e nella diocesi. Più tardi lo troviamo a Roma, dove fece carriera al servizio della Cancelleria pontificia: tra il settembre 1420 (o dal gennaio 1421) e il febbraio 1423 era attivo come collazionatore, tra il novembre 1421 e il gennaio 1426 come registratore, per salire in seguito alla carica di "super regestris magister deputatus", nella quale è ricordato per la prima volta il 6 luglio 1426.
Martino V si servì del C. anche per missioni diplomatiche. Il 26 ag. 1421 gli rilasciò una lettera di salvacondotto con destinazione "ad nonnullas Italie partes". Come risulta dalla commissione pontificia del giorno successivo il C. aveva l'incarico di consegnare al condottiero Attendolo Sforza la città di Manfredonia. Nel documento è qualificato come "canonicus Burdegalensis"; doveva dunque aver ottenuto il canonicato a Bordeaux.
All'inizio del 1424 il C., insieme al referendario pontificio Gérard Faidet, fa mandato a Siena con una missione particolarmente delicata. Si trattava di informare il Concistoro della Repubblica di Siena della ferma decisione del papa di sciogliere il concilio ivi riunito e poco frequentato, e di ottenere possibilmente il consenso senese. Siena tuttavia si dimostrò poco incline ad accondiscendere ai desideri pontifici dichiarando di voler concedere al concilio una "fine onorevole". Davanti a questa presa di posizione gli inviati decisero di ricorrere alla via dei fatti compiuti, dopo essersi accordati con i tre presidenti del concilio, i quali, mentre il popolo senese e i partecipanti stranieri si dedicavano ai piaceri del carnevale, pubblicarono il decreto di scioglimento del concilio retrodatato al 26 febbr. 1424. Poi abbandonarono in tutta fretta la città, lasciando il concilio senza guida. Questa abile manovra di sorpresa, che suscitò lo sdegno di Siena, assicurò invece ai suoi autori, e dunque anche al C., la particolare benevolenza del papa.
Quanto Martino V avesse apprezzato l'operato del C. risulta anche dal fatto che nel 1426 (la lettera di salvacondotto porta la data dell'11 maggio) gli affidò una nuova missione a Bologna e a Venezia. Ma la prova maggiore del favore del papa nei suoi confronti, fu la nomina a vescovo di Teramo, il 7 genn. 1429, come successore di Benedetto Guidalotto, vicecamerlengo pontificio, trasferito a Recanati. Nel documento di nomina il C., ancora "in diaconatus ordine constitutus", è qualificato come canonico di Bordeaux e segretario, scrittore e familiare pontificio. Non sappiamo se e quando ricevesse gli ordini maggiori. Il 16 marzo il neoeletto s'impegnò a pagare alla Camera apostolica 300 fiorini per il vescovato di Teramo. Nello stesso periodo, pare, Martino V lo nominò anche rettore delle città di Fermo e di Ascoli Piceno con i rispettivi contadi. In questa veste risiedeva sino alla fine dell'agosto 1429 ad Ascoli, più tardi spesso a Offida. Come suo successore troviamo nel 1430 il vescovo di Ancona, più tardi cardinale, Astorgio Agnesi. Pare che il C. sia rimasto spesso assente dal suo vescovato, dove lo sostituiva il suo vicario Girolamo De Camerini, trattenendosi probabilmente alla Curia pontificia. A Roma infatti il 1° sett. 1429 ricevette la somma di duecentottantasette fiorini di camera per le spese sostenute da lui "eundo pro negociis domini nostri pape Bononiam et Venecias" (Arch. Segr. Vaticano, Intr. Ex. 389, f. 92r).
Anche il nuovo papa Eugenio IV si dimostrò ben disposto nei suoi confronti: il 21 marzo 1431 lo confermò nella carica di registratore autorizzandolo a fare amministrare questa carica da un chierico di sua scelta, e lo nominò lo stesso giorno governatore di Campagna e Marittima. Il 16 ag. 1436 il C. ottenne la facoltà di testare. Nel 1438 partecipò al concilio di Ferrara. Una delle ultime testimonianze della sua attività è il contributo dato alla compilazione degli statuti di Teramo del 1440.
Morì probabilmente a Teramo prima del 24 luglio 1440, data in cui la cattedra vescovile risulta vacante.
Il C. è l'autore di un diario del concilio di Costanza (Liber sive regestrum omnium gestorum, tam ante pro Sacri Concilii generalis celebratione, quam in ipso Sacro Concilio Constanciensi), pubblicato da H. Finke in Acta Concilii Constandensis, II,Münster 1921 pp. 171-348. L'opera, di scarso valore letterario, ma interessante come testimonianza oculare, di un uomo di Curia, di vedute per la verità piuttosto anguste, è preziosa soprattutto per il fatto che sono inseriti nel testo numerosi documenti (atti, lettere, sermoni) che non si sono conservati altrove.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Reg. Lat. 289, ff. 144v-145v; 302, ff. 195r-196r; 336, f. 176r; Reg. suppl. 106, ff. 48r, 265rv; Reg. Vat. 352, f. 169rv; 353, ff. 230r, 232r; 354, ff. 231v, 281r, 292r; 355, f. 282v; 375, f. 15r; 381, ff. 1r-2r; H. von der Hardt, Rerum magni concilii Constantiensis, IV,Francofurti et Lipsiae 1699, pp. 968, 970, 1148, 1175, 1211; F. Marcucci La primogenitura difesa col suo paregora, Teramo 1766, App., pp. CCCXXII s.; Cronache della città di Fermo, a cura di G. de Minicis-M. Tabarrini, Firenze 1870, p. 61; H. Finke, Forsch. und Quellen zur Gesch. des Konstanzer Konzils, Paderborn 1889, pp. 243-266 (ediz. parziale del Liber gestorum); F. Savini, Statuti del Comune di Teramo del 1440, Firenze 1889, p. 3; Regesta Imperii, XI,a cura di W. Altmann, Innsbruck 1896-97, n. 976; Acta Concilii Constantiensis, II-III, Münster 1923-26, ad Indicem; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I,Venetiis 1717, col. 368; Catal. di uomini illustri... dalla città di Teramo, Teramo 1766, pp. 47 ss. (sub voce Giacomo da Teramo); G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, XXI, Venezia 1870, p. 451; E. von Ottenthal, Die Bulienregister Martin V. und Eugen IV., in Mitth. des Instituts für oesterr. Geschichtsforsch., Supplemento, I (1885), pp. 500 s.; N. Palma, Storia eccles. e civile di Teramo, II,Teramo 1891, pp. 167 s., 177, 186; V, ibid. 1894, p. 56; C. Pinzi, Storia della città di Viterbo, III,Viterbo 1899, pp. 556-563; B. Capogrossi Guarna, Il vescovato di Teramo, Roma 1905, p. 18; F. Savini, Septem dioeceses aprutienses, Romae 1912, ad Indicem; Id., Le famiglie feudali della regione teramana nel Medio Evo, Roma 1917, p. 57; Id., Le famiglie del Teramano, Roma 1927, p. 47; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, II, Viterbo 1938, pp. 59 s.; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, pp. 99, 182 s.; Das Konzil von Konstanz, a cura di A. Franzen-W. Müller, Freiburg-Basel-Wien 1964, ad Indicem; W.Brandmüller, Das Konzil von Pavia-Siena 1423-1424, Münster 1968-1974, ad Indicem; Rep. fontium historiae medii aevi, III, p. 219; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I,Monasterii 1913, p. 95; II, ibid. 1914, p. 90.