CONTI (de Comitibus), Giacomo
Appartenente alla nobile famiglia romana di questo nome, era probabilmente il più giovane dei figli maschi - tre, se non di più - di Grato di Ildebrandino del ramo di Valmontone. Non si conosce la madre. Era quindi fratello di Giovanni arcivescovo di Conza, elevato nel 1483 alla dignità cardinalizia da Sisto IV, e di Andrea, maestro del S. Ospizio. Come Andrea anche il C. fu condottiero al servizio pontificio.
Già in giovane età fu trascinato nelle faide tradizionali della sua famiglia con le altre famiglie nobili romane, soprattutto con i Colonna, ma niente di preciso si sa dei ruolo svolto da lui personalmente. È ricordato per la prima volta il 19 genn. 1455 in un compromesso di vendita relativo al castello di Torrecchia ceduto cinque anni prima da Grato alla sorella Cecca (Francesca) che aveva sposato Ruggero Caetani, per la somma di 3.000 ducati d'oro. Pare che allora Grato fosse già morto, visto che nel documento figurano soltanto i suoi figli. Dal padre il C. deve aver ereditato la signoria di Montefortino (presso Velletri) come signore della quale è ricordato più tardi.
Il C. riappare sulla scena soltanto alcuni anni più tardi, al momento della guerra per la successione al trono napoletano, nella quale il papa Pio II appoggiava Ferrante d'Aragona contro il duca Giovanni d'Angiò. All'inizio del luglio 1460, insieme con il fratello Andrea, mosse in aiuto di Ferrante con 300cavalli e fanti per incarico del papa, ma essi non poterono impedire, a Sarno, la grave sconfitta dell'Aragonese - che aveva attaccato troppo precipitosamente, il 7 dello stesso mese -, in conseguenza della quale numerosi nobili napoletani passarono alla fazione angioina. Dai resoconti di alcuni cronisti si potrebbe forse dedurre che anche il C., ritiratosi con le sue truppe in Puglia, abbia seguito, almeno temporaneamente, il loro esempio. Ma già nella primavera del 1461 lo ritroviamo al servizio pontificio. Insieme con altri baroni romani sosteneva il capitano generale della Chiesa Antonio Piccolomini, nipote del papa, nella lotta contro l'Angiò, il quale nella battaglia decisiva combattuta il 18 ag. 1462 a Troia fu sconfitto dal rivale e dovette abbandonare per sempre il Regno. Dopo la fine delle operazioni militari il C. e il fratello Andrea presero quartiere con le loro truppe nel monastero di Montecassino, prima di tornare nelle loro terre e di licenziare i soldati.
Al tempo del pontificato di Paolo II il C. è ricordato soltanto in un compromesso del fratello Giovanni con i signori dell'Anguillara, in cui fu arbitro Orso Orsini conte di Nola, loro parente acquisito. Più ricche sono le notizie sul suo conto al tempo del pontificato di Sisto IV (1471-84). Insieme con il fratello Andrea lo troviamo tra i partigiani del temuto nipote del papa, Girolamo Riario. Al suo seguito i due fratelli presero parte alle operazioni militari contro il re Ferrante di Napoli, e, temendo un attacco napoletano contro Roma, nell'estate del 1482 si adoperarono per mettere in istato di difesa la città. In occasione di un attacco contro Cave condotto congiuntamente con Giordano Orsini, Giulio Cesare Varano e Giovanni Colonna del ramo di Palestrina, il C. poté catturare circa 200 mercenari al soldo dell'avversario, e quasi contemporaneamente riuscì a infliggere una sconfitta a Federico d'Aragona, secondogenito di Ferrante, nei pressi di Terracina. Si combatteva naturalmente anche contro quei membri della famiglia Colonna che patteggiavano con il re di Napoli.
La vittoria decisiva delle truppe pontificie nei pressi di Campoinorto (21 ag. 1482) pose fine alla guerra con Napoli, ma continuarono gli scontri con i Colonna. In questo conflitto, che in seguito alla cattura e successiva esecuzione dei protonotaro apostolico Lorenzo Colonna assunse gli aspetti di una vera e propria guerra civile, il C. e il fratello Andrea sostennero inizialmente gli Orsini, alleati con il nipote del papa Girolamo Riario. Ma il C. sembra essere passato ben presto dall'altra parte. Infatti, la notte tra il 31 maggio e il 1°giugno 1484, mentre tentava di uscire da Roma presso la porta Ostiense travestito da villano, con i Della Valle, fu riconosciuto e catturato da Paolo Orsini e portato immediatamente nel Castel Sant'Angelo. Il giorno seguente (1°giugno) vi fu decapitato come traditore e "indi sepolto nel Campo ove si trasportano le spoglie delle più vili persone", come riferisce Sigismondo de' Conti (p. 191) il quale ci ha tramandato anche il soprannome dei C., detto "il Grasso".
Dal matrimonio del C. con Elisabetta Carafa nacquero per lo meno tre figli maschi, Giacomo Antonio (morto nel 1496), che sposò Caterina Orsini e al quale fu affidata temporaneamente la difesa del palazzo pontificio dopo la morte di Sisto IV, Giovanni (morto nel 1511), che sposò Margherita Farnose, e Francesco, che nel 1494 diventò arcivescovo di Conza e nel 1517 cardinale. Delle figlie, Caterina (morta prima del 1493) sposò Raimondo Caetani di Maenza. Si conoscono anche due figli illegittimi dei Conti. Cesare e Giacomo.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Arm. XXXIX, 15 f. 49rv (breve pontificio al C. del 27 ott. 1482); S. dei Conti di Foligno, Le Storie de' suoi tempi dal 1475 al 1510, a cura di G. Racioppi, I, Roma 1883, p. 191; A. de Tummulillis da Sant'Elia, Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890, adIndicem;S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini. Roma 1890, ad Indicem; Il Diario romano di G. Pontani, già riferito al "notaio del Nantiporto", in Rerum Ital. Script., III, 2, a cura di D. Toni, pp. 7, 13, 18, 31 s.; Il Diario della città di Roma dall'anno 1480 all'anno 1492 di Antonio de Vascho, ibid., XXIII, 3, a cura di G. Chiesa, pp. 498 s.; Iohannis Burchardi Liber notarum, ibid., XXXII, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem;F. Contelorius, Genealogia foniliae Comitum Romanorum..., Romae 1650, pp. 21 s. (cfr. anche l'albero genealogico); M. Dionigi, Genealogia di casa Conti, Parma 1653, pp. 145 s.; D. A. Contatore, De historia Tirrasinensi libri V. Romae 1706, p. 268; A. Nibby, Analisi storicotopogrfico-antiquaria delle carte de' dintorni di Roma, I, Roma 1837, pp. 271 s.; A. von Reumont, Geschichte der Stadt Rom, III, 1, Berlin 1868, ad Indicem;C. De Cupis, Regesto degli Orsini, Sulmona 1903, p. 640; G. Caccani, Domus Caietana, I, 2, Sancasciano Val di Pesa 1927, ad Indicem; Id., Varia. Documenti dell'Architetto Caetani, Città del Vaticano 1936, ad Indicem, P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, pp. 257, 259, 263, 265, 268; L. von Pastor, Storia dei Papi, II, Roma 1961, ad Indicem; M. Dykmans,D'Innocent III à Boniface VIII. Histoire des Conti et des Annibaldi, in Bullorin de l'Institut historique belge de Rome, XLV (1975), p. 98.