GIACOMO da Viterbo
Nacque a Viterbo o nel suo territorio, intorno al 1255, da genitori a noi ignoti. Non abbiamo notizie circa la sua famiglia e la sua condizione sociale.
L'appartenenza al casato dei Capocci, attribuitagli dall'erudito agostiniano Maurizio Terzo da Parma (m. circa 1594) nella biografia di G. scritta dal Mazzocchi, non trova riscontro in testimonianze anteriori.
G. entrò intorno al 1270 nell'Ordine degli eremitani di S. Agostino, vestendone l'abito nel convento viterbese della Ss. Trinità, uno dei quattro della provincia romana. Poco dopo la professione religiosa e una prima formazione nel convento della sua città, all'inizio dell'anno scolastico 1278-79, G. fu inviato a Parigi, probabilmente dal suo convento e non dalla sua provincia, per proseguirvi gli studi teologici frequentando i corsi di maestri secolari, vittorini o mendicanti (sino al 1285 gli agostiniani non ebbero maestri). Rientrato da Parigi dopo un quinquennio, alla fine dell'anno scolastico 1282-83, ricevette nel capitolo provinciale di Corano (1283) il titolo di lector. Ricoprì poi alcuni incarichi all'interno della provincia romana dell'Ordine: primo definitore nel 1283, visitatore nel 1284 e ancora primo definitore nel 1285. Contemporaneamente esercitò con ogni probabilità anche le funzioni di lettore in conventi della stessa provincia, probabilmente a Viterbo.
Secondo l'Ypma (1975) fra il 1283 e il 1285 si colloca la composizione dell'Abbreviatio I Sententiarum Aegidii Romani, che il Gutiérrez assegna invece al periodo napoletano.
Prima dell'anno scolastico 1285-86 G. fu nuovamente inviato a Parigi per riprendere e completare gli studi teologici. Divenuto baccelliere, prima biblico, poi sentenziario, infine formato, conseguì il dottorato nella Pasqua del 1293 (29 marzo). Nel settembre dello stesso anno, su designazione del priore generale dell'Ordine, Egidio Romano, fu incaricato di dirigere lo studium parigino degli agostiniani. Maestro reggente sino al 1296 o al 1297, proseguì l'insegnamento come maestro non reggente.
Secondo il Gutiérrez, contrariamente a quanto sostenuto dal Denifle, dallo Scholz e da autori più antichi, non vi sono dubbi circa la sua continua presenza a Parigi dal 1286 al 1299.
A questo periodo parigino vanno ricondotte numerose opere di G.: la Lectura super quatuor libros Sententiarum, opera scarsamente originale, attribuibile agli anni 1288-92; le trentaquattro Quaestiones disputatae de praedicamentis in divinis (1293-95), la Quaestio de animatione caelorum (1293-96), le Quaestiones disputatae de Verbo (1293-94), opere da riferire tutte all'inizio del suo magistero; i quattro Quodlibeta, da collocarsi fra l'avvento del 1293 e la quaresima del 1299 secondo il Gutiérrez, fra il 1293 e il 1297 secondo l'Ypma.
Nel capitolo generale di Siena del 1295 G. fu incaricato di dedicarsi in particolare allo studio della Sacra Scrittura. Compose pertanto Expositio in Evangelium s. Matthaei; Interpretatio in Evangelium s. Lucae e una Expositio in Epistolas s. Pauli; Recollectiones seu Catena Patrum in easdem Epistolas s. Pauli. Si tratta di opere a noi non pervenute, ma citate dal Terzo nell'elenco degli scritti di Giacomo.
Tornato in Italia, G. partecipò nel maggio 1300 come definitore della provincia romana al capitolo generale di Napoli, nel corso del quale ebbe un serio scontro con il priore generale, Agostino Novello, a proposito della disciplina dell'Ordine, e fu designato a insegnare nello studium napoletano dell'Ordine. Il 3 sett. 1302 fu creato da Bonifacio VIII arcivescovo di Benevento. Il 12 dicembre dello stesso anno, in seguito a sollecitazione del re di Napoli, Carlo II d'Angiò, fu trasferito alla sede di Napoli. Da questa data il nome di G. compare frequentemente sia in lettere di Carlo II e di suo figlio Roberto, sia in documenti di Bonifacio VIII, di Benedetto XI, di Clemente V. Quest'ultimo pontefice lo nominò, nel maggio 1306, primo inquisitore nel processo di canonizzazione di Pietro del Morrone (papa Celestino V). G. assolse a questo incarico ascoltando, fra il maggio e il giugno 1306, quasi trecento testimoni a Napoli, a Capua, a Castel di Sangro, a Sulmona, nel monastero dello Spirito Santo e a Ferentino.
Consigliere di Carlo II d'Angiò e del figlio di questo, Roberto, intraprese, con l'aiuto dei sovrani angioini, la ricostruzione della cattedrale di Napoli.
A questo periodo della sua vita vanno attribuite diverse opere: il De regimine christiano (marzo-settembre 1302), composto prima della consacrazione episcopale; la Summa de peccatorum distinctione (1300-07), da collocarsi più precisamente o al periodo dell'insegnamento nello studium o all'inizio dell'episcopato; le Concordantiae Psalmorum David (1300-07), dedicate a Carlo II d'Angiò; i due trattati De confessione e De episcopali officio (1302-07); i circa 225 Sermones diversarum rerum (1303-07).
Non conosciamo la data esatta della morte di G., che può essere avvenuta negli ultimi mesi del 1307, dopo il 6 settembre, cioè da quando il suo nome non ricorre più nelle lettere di Carlo II, o nei primi mesi dell'anno successivo, in ogni caso prima del 17 marzo, quando il papa Clemente confermò il suo successore, nella sede di Napoli, Umberto "de Montauro".
Il suo culto - diffuso nell'Ordine e nelle diocesi viterbese, beneventana e napoletana e testimoniato da immagini quasi coeve che lo presentano con le insegne della santità - fu confermato da un decreto della congregazione dei Riti, approvato da Pio X, il 14 giugno 1911 che lo proclamò beato. La festa ricorre il 14 marzo.
Oltre alle opere ricordate, non sono pervenuti numerosi testi citati in liste riguardanti la sua bibliografia: Commentaria in libros Physicorum; Commentaria in libros Metaphysicorum; De naturae principiis; Tabula in libros omnes Thomae Aquinatis; Summa de articulis fidei; De mundi aeternitate secundum fidem catholicam; Quaestiones de compositione angelorum; Quaestiones quinquaginta de Spiritu Sancto; Commentaria in libros Sententiarum; Liber divisionis super eosdem libros Sententiarum; Notabilia in Sententias (le ultime due opere probabilmente sono da identificarsi nella già ricordata Lectura super quatuor libros Sententiarum). Sono invece da considerare spurie quattro opere che la tradizione gli attribuisce: De perfectione specierum; Quodlibeta alia triginta; Quaestiones s. theologiae; Quaestiones de visione beatifica. La fama di G. - ai suoi tempi noto come "doctor inventivus", "doctor gratiosus", "doctor speculativus" - fu presto oscurata da quella di Egidio Romano (nella cui scuola le opinioni di G. furono spesso discusse) e dalla prima metà del sec. XIV declinò al punto che prima del XX secolo nessuna sua opera venne data alle stampe. Cionondimeno l'influsso del suo scritto più celebre, il De regimine christiano, appare evidente in scritti ecclesiologici di autori agostiniani, come Alessandro di Sant'Elpidio (m. 1326), Agostino d'Ancona (m. 1328), Guglielmo da Cremona (m. 1356), francescani, come Alvaro Pelagio (m. 1349), che inserì interi brani del testo nel suo De statu et planctu Ecclesiae, e domenicani, come il card. Giovanni de Torquemada (m. 1468) nella sua Summa de Ecclesia (ma attraverso la mediazione del Pelayo).
G. fu uno dei più autorevoli rappresentanti della scuola egidiana. Inizialmente piuttosto ostile al tomismo, ne accettò poi l'aristotelismo moderato ma conservando una libertà di giudizio nei confronti sia dell'Aquinate sia del proprio maestro Egidio Romano. Così, ad esempio, nel primo Quodlibetum, G. non ammette tra l'essenza e l'esistenza la distinzione proposta da Egidio, mentre contro Tommaso d'Aquino pare accentuare l'indipendenza dinamica della volontà nei confronti dell'intelletto. Nella sistemazione morale, a proposito della connessione delle virtù, pur avendo sotto gli occhi il testo tomista, tiene a rifarsi direttamente alla tesi aristotelica, avanzando qua e là precisazioni personali.
L'opera senz'altro più nota di G. è il già ricordato De regimine christiano, dedicata a Bonifacio VIII, il primo dei trattati ecclesiologici composti in occasione del conflitto fra papa Caetani e Filippo il Bello. Diviso in due parti, De regni ecclesiastici gloria, in cui si tratta la Chiesa come regno, e De potentia Christi regis et sui vicarii, in cui propriamente si discutono le tesi del potere universale e temporale del papa, lo scritto è stato considerato nella sostanza "un'estremistica affermazione del potere universale del papa" ma con tattiche concessioni alle tesi opposte (Cancelli). In realtà, inserendo elementi aristotelico-tomistici in una riflessione peraltro dominata da riferimenti agostiniani, G. conferisce al potere temporale un fondamento naturale, che l'intervento della Chiesa non crea ma perfeziona. Si giustifica così la posizione di quegli interpreti (come Arquillière) che ritengono il De regimine il primo scritto teologico che sviluppi una teoria del diritto naturale dello Stato. Appare probabile l'ipotesi secondo cui la deduzione dei due poteri distinti nella Monarchia dantesca si contrapponga piuttosto al De ecclesiastica potestate di Egidio Romano che al De regimine christiano, come ha invece sostenuto il Vossler.
Edizioni e traduzioni: G.L. Perugi, Il De regimine christiano di G. Capocci viterbese, Roma 1915; H.-X. Arquillière, Le plus ancien traité de l'Église. Jacques de Viterbe, De regimine christiano (1301-1302). Étude des sources et édition critique, Paris 1926, pp. 83-310; Il governo della Chiesa - De regimine christiano, a cura di A. Rizzacasa - G.B. Marcoaldi, Firenze 1993; James of Viterbo, On Christian government - De regimine christiano, a cura di R.W. Dyson, Woodbridge 1995.
D. Ambrasi, La Summa de peccatorum distinctione del b. G. da V. dal ms. VII G 101 della Biblioteca nazionale di Napoli, in Asprenas, VI (1959), pp. 47-78, 189-218, 288-308.
La quinta quaestio del primo quodlibet è stata edita a cura di J. Benes, Valor "possibilium" apud s. Thomam, Henricum Gandavensem, b. Iacobum de Viterbio, in Divus Thomas, XXX (1927), pp. 334-346; F. Casado, Quaestiones de quodlibet, de Santiago de V. [Quodlibet I, q. 12], in Archivo teológico agustiniano, II (1967), pp. 109-129; C. Scanzillo, La prima quaestio disputata "de Verbo" del codice A.971 della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, in Asprenas, XIX (1972), pp. 25-61; De episcopali officio , a cura di C. Scanzillo, ibid., XV (1968), pp. 158-199.
P. Giustiniani, Due questioni inedite sullo statuto epistemologico della teologia nella "Abbreviatio in I Sententiarum Aegidii Romani" di G. da V., ibid., XXVI (1979), pp. 23-57; Id., Il problema delle idee in Dio secondo G. da V., in Analecta Augustiniana, XLII (1979), pp. 283-342 (con ediz. dell'Abbreviatio I in Sententiarum Aegidii Romani); Id., La teologia studiata secondo le 4 cause aristoteliche in un'opera inedita di G. da V., in Asprenas, XXVII (1980), pp. 161-188.
Quaestiones de divinis praedicamentis, I-X, a cura di E. Ypma, in Corpus script. Augustin., V, Romae 1983; XI-XVII, ibid. 1986; Quaestiones de divinis praedicamentis, XVIII-XXV, a cura di E. Ypma, in Augustiniana, XXXVIII (1988), pp. 67-98; XXXIX (1989), pp. 154-185; XLII (1992), pp. 351-378; XLIV (1994), pp. 177-208; XLV (1995), pp. 299-318; XLVI (1996), pp. 147-176, 339-369; XLVIII (1998), pp. 131-163.
Le Disputationes, dalla prima alla quarta, sono state edite a cura di E. Ypma, in Cassiciacum, Suppl., I-V, Würzburg 1968-75 (e anche in Corpus script. Augustin., I, 1-4, Romae 1968-75).
Fonti e Bibl.: B. Cantera, Documenti risguardanti il b. G. da V. arcivescovo di Napoli, Napoli 1888; Chartularium Universitatis Parisiensis…, a cura di H. Denifle, II, 1, Parisiis 1891, pp. 62, 85, 106, 109, 112; Sacra Rituum Congregatio, Neapolitana… confirmationis cultus ab immemorabili tempore praestiti servo Dei Iacobo Capoccio Ord. eremitarum S. Augustini archiepiscopo Neapolitano beato nuncupato, Romae 1911; B. Cantera, Due documenti angioini, Napoli 1892, pp. 6 s.; L. Torelli, Secoli agostiniani overo Historia generale del Sagro Ordine eremitano…, V, Bologna 1678, pp. 276-280; D.A. Gandolfo, Dissertatio historica de ducentis celeberrimis Augustinianis scriptoribus…, Romae 1704, pp. 184-188; A.S. Mazzocchi, De sanctorum Neapolitanae Ecclesiae episcoporum cultu, Neapoli 1753, pp. 413-418; J.F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana…, Ingolstadii-Augustae Vindelicorum 1768, pp. 203-205; B. Hauréau, Jacques de Viterbe théologien, in Histoire littéraire de la France…, XXVII, Paris 1877, pp. 45-63; G. Taglialatela, Il b. G. Capocci da V. arcivescovo di Napoli. Memoria letta nell'Accademia napolitana di archeologia e storia ecclesiastica, Napoli 1887; A. Miola, Intorno a un'antica imagine di G. da V. in un codice della Nazionale di Napoli…, in Atti dell'Accademia Pontaniana, XXIV (1894), memoria n. 8; H. Finke, Aus den Tagen Bonifaz' VIII. Funde und Forschungen, Münster i.W. 1902, pp. 163-166; R. Scholz, Die Publizistik zur Zeit Philipps des Schönen und Bonifaz' VIII. Ein Beitrag zur Geschichte der politischen Anschauungen des Mittelalters, Stuttgart 1903, pp. 129-152; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, I, Viterbo 1907-08, pp. 318 s.; V.T. Cogliani, G. Capocci e Guglielmo de Villana, scrittori politici del secolo XIV, in Rivista d'Italia, XII (1909), pp. 430-459; G.A. Galante, Il b. G. da V. arcivescovo di Napoli…, in Rivista di scienze e lettere, IX (1909), pp. 5-17 dell'estratto; B. Cantera, De scriptis b. Iacobi Viterbiensis, in Analecta Augustiniana, IV (1912), pp. 346-355; E. Esteban, De beato Iacobo Viterbiensi…, ibid., pp. 396-407; XIV (1932), pp. 369-372; M. Grabmann, Doctrina s. Thomae de distinctione reali inter essentiam et esse ex documentis ineditis saeculi XIII…, in Acta Hebdomadae thomisticae,… 1924, Romae 1924, pp. 131-190 (alle pp. 164-176, edizione di gran parte della IV quaestio del primo Quodlibet); U. Mariani, Il "De regimine christiano" di G. da V., in Giornale dantesco, XXVII (1924), pp. 108-121; P. Glorieux, La littérature quodlibétique de 1260 à 1320, I, Le Saulchoir Kain 1925, pp. 214-217; II, Paris 1935, pp. 144-147; U. Mariani, G. da V., in Arch. della Soc. romana di storia patria, XLVIII (1925), pp. 137-169; A. d'Alès, Jacques de Viterbe, théologien de l'Eglise, in Gregorianum, VII (1926), pp. 339-353; J. Rivière, Le problème de l'Église et de l'État au temps de Philippe le Bel…, Louvain-Paris 1926, pp. 145-148, 228-251; U. Mariani, Scrittori politici agostiniani del sec. XIV, Firenze 1927, pp. 64-99, 179-217; K. Vossler, La Divina Commedia studiata nella sua genesi e interpretata, I, 2, Bari 1927, p. 180; D.A. Perini, Bibliographia Augustiniana cum notis biographicis. Scriptores Itali, Firenze 1929, pp. 191-196; M. Grabmann, Die Lehre des Jakob von V. († 1308)…, in Id., Mittelalterliches Geistesleben. Abhandlungen zur Geschichte der Scholastik und Mystik, II, München 1936, pp. 490-511; P. Glorieux, Répertoire des maîtres en théologie de Paris au XIIIe siècle, II, Paris 1933, pp. 309-312; J. Madoz, ¿Una nueva redacción de los textos seudo-patrísticos sobre el primado en Jacobo de V.?, in Gregorianum, XVII (1936), pp. 562-583; H. Rüssmann, Zur Ideenlehre der Hochscholastik unter besonderer Berücksichtigung des Heinrich von Gent, Gottfried und Jakob von V., Freiburg i.Br. 1938; D. Gutiérrez, De b. Iacobi Viterbiensis O.E.S.A. vita, operibus et doctrina theologica, Romae 1939; N. Moccia, Le relazioni in Dio. Questioni inedite del b. G. da V., secolo XIII. Esposizione e valutazione, Napoli 1940; É. Gilson, La philosophie au Moyen Âge, dès origines patristiques à la fin du XIVe siècle, Paris 1947, pp. 548, 550, 576; M. Rigobert, Un traité de l'Église au Moyen-Âge. Étude historique et doctrinale du "De regimine christiano" (1301-1302) de Jacques de Viterbe, Albi 1947; Repertorium commentariorum in Sententias Petri Lombardi, a cura di F. Stegmüller, I, Textus, Herbipoli 1947, pp. 187 s., nn. 390-392; O. Lottin, La connexion des vertus morales acquises au dernier quart du XIIIe siècle, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, XV (1948), pp. 112-121; M. Grabmann, Die Lehre des Erzbischofs und Augustinertheologen Jakob von V. († 1307/8) vom Episkopat und Primat und ihre Beziehung zum heiligen Thomas von Aquino, in Episcopus…, Regensburg 1949, pp. 185-206; O. Lottin, Psychologie et morale au XIIe et XIIIe siècles, III, Louvain-Gembloux 1949, pp. 482-486, 731; IV, ibid. 1954, pp. 557-569, 869 s.; Repertorium biblicum Medii Aevi, a cura di F. Stegmüller, III, Matriti 1951, p. 195, nn. 3876-3879; D. Alighieri, Monarchia…, a cura di G. Vinay, Firenze 1950, ad indicem; F. Casado, El pensamiento filosófico del bto. Santiago de V., in La Ciudad de Dios, CLXIII (1951), pp. 437-454; CLXIV (1952), pp. 301-331; CLXV (1953), pp. 103-144, 283-302, 489-500; U. Mariani, Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del secolo XIV, Roma 1957, pp. 75-88, 151-174; B. Nardi, Dal "Convivio" alla "Commedia" (Sei saggi danteschi), Roma 1960, ad ind.; D. Maffei, La donazione di Costantino nei giuristi medievali, Milano 1964, p. 129; A. Zumkeller, Die Augustinerschule des Mittelalters…, in Analecta Augustiniana, XXVII (1964), pp. 196-199; J. Leclercq, Textes contemporains de Dante sur des sujets qu'il a traités, in Studi medievali, s. 3, VI (1965), pp. 492-495; J.B. Korolec, Les questions quodlibétiques de Jacques de Viterbe dans les manuscrits de la Bibliothèque Jagellone, in Mediaevalia philosophica Polonorum, XII (1966), pp. 107-116; R.W. Carlyle - A.J. Carlyle, Il pensiero politico medievale, a cura di L. Firpo, III, Bari 1967, pp. 94, 433-442; F. Casado, El primero Quodlibeto de Santiago de V., O.S.A., in Estudio agustiniano, IV (1969), pp. 557-565; F. Ruello, L'analogie de l'être selon Jacques de V., Quodlibet I, quaestio I, in Augustiniana, XX (1970), pp. 145-180; E.P. Mahoney, Themistius and the agent intellect in James of V. and other thirteenth century philosophers…, ibid., XXIII (1973), pp. 422-467; J.F. Wippel, The dating of James of V's Quodlibet I and Godfrey of Fontaines's Quodlibet VIII, ibid., XXIV (1974), pp. 348-386; E. Ypma, Recherches sur la carrière scolaire et la bibliothèque de Jacques de Viterbe († 1308), ibid., pp. 247-282; F. Ruello, Les fondements de la liberté humaine selon Jacques de Viterbe O.E.S.A. Disputatio 1a de Quolibet, q. VII (1293), ibid., pp. 283-347; XXV (1975), pp. 114-142; E. Ypma, Recherches sur la productivité littéraire de Jacques de Viterbe jusqu'à 1300, ibid., pp. 223-282; F. Casado, Santiago de Viterbo. ¿Un evolucionista preteilhardiano en el Medioevo?…, in Estudio agustiniano, XI (1976), pp. 115-127; C. Scanzillo, La "via notarum" nel "De regimine christiano" di G. da V.…, in Asprenas, XXIII (1976), pp. 363-390; P. Giustiniani, Il problema delle idee in Dio secondo G. da V. OESA, in Analecta Augustiniana, XLII (1979), pp. 283-342; E. Ypma, À propos d'un exposé sur Jacques de Viterbe, in Augustiniana, XXX (1980), pp. 43-45; M. Phelps, The theory of seminal reasons in James of V., ibid., pp. 271-283; Id., La méthode de travail de Jacques de Viterbe, ibid., pp. 254-270; J.F. Wippel, James of V. on the essence-existence relationship (Quodlibet 1, q. 4), and Godfrey of Fontaines on relationship between nature and supposit (Quodlibet 7, q. 5), in Sprache und Erkenntnis im Mittelalter. Akten des VI. Internationalen Kongresses für mittelalterliche Philosophie der Société Internationale pour l'Étude de la philosophie médiévale, Bonn… 1977, a cura di J.P. Beckmann [e altri], Berlin-New York 1981, pp. 777-787; M. Damiata, Il pensiero politico di G. da V. nel "De Regimine christiano" e Alvaro Pelagio, in Studi francescani, LXXXI (1984), pp. 639-671; C. Scanzillo, Apostolicità della Chiesa e potere temporale in G. da Viterbo. Introduzione alla seconda parte del "De regimine christiano", in Asprenas, XXXII (1985), pp. 295-310; E. Ypma, Jacques de Viterbe, témoin valable?, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, LII (1985), pp. 232-234; R. Schoenberger, Die Transformation des klassischen Seinsverständnisses. Studien zur Vorgeschichte des neuzeitlichen Seinsbegriffes im Mittelalter, Berlin-New York 1986, pp. 60, 134, 159-162, 340; E. Ypma, Jacques de Viterbe, lecteur attentif de Gilbert de la Porrée, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, LIV (1987), pp. 257-261; L.J. Bataillon, Quelques utilisateurs de textes rares de Moerbeke (Philopon, "Tria opuscula") et particulièrement Jacques de Viterbe, in Guillaume de Moerbeke. Recueil d'études à l'occasion du 700e anniversaire de sa mort (1286), a cura di J. Brams - W. Vanhamel, Louvain 1989, pp. 107-112; E. Ypma, La relation est-elle un être réel ou seulement un être de raison d'après Jacques de Viterbe?, in Lectionum varietates. Hommage à Paul Vignaux (1904-1987), a cura di J. Jolivet - K. Zaluza - A. de Libera, Paris 1991, pp. 155-162; D. Anderson, "Dominus Ludovicus" in the sermons of Jacobus of V. (Arch. S. Pietro D.213), in Literature and religion in the Later Middle Ages. Philological studies in honor of S. Wenzel, a cura di R.G. Newhauser - J.A. Alford, Binghamton 1995, pp. 275-295. B. H., in Nouvelle Biographie générale, XXVI, Paris 1858, col. 264; H.X. Arquillière, in Dictionnaire de théologie catholique, VIII, 1, Paris 1924, coll. 305-309; U. Mariani, in Enc. cattolica, VI, Città del Vaticano 1951, coll. 333 s.; N. Del Re, G. da V., beato, in Bibliotheca sanctorum, VI, Roma 1965, coll. 425-427; Y. Congar, in Catholicisme hier aujourd'hui demain, VI, Paris 1967, coll. 266 s.; P. Glorieux, in New Catholic Enc., VII, Washington 1967, p. 813; P. Stella, in Enciclopedia filosofica, III, Firenze 1967, pp. 124 s.; F. Cancelli, in Enciclopedia dantesca, III, Roma 1971, pp. 149 s.; M. Tilly, in Biographisch-bibliographisches Kirchenlexikon, a cura di F.W. Bautz, II, Hamm 1990, coll. 1492 s.; A. Zumkeller, in Lexikon des Mittelalters, V, München-Zürich 1991, col. 262; W. Eckermann, in Lexikon für Theologie und Kirche, V, Freiburg 1996, col. 732; R. Aubert, in Dict. d'hist. et de géogr. eccl., XXVI, Paris 1997, coll. 769-771; D. Tuniz, in Il grande libro dei santi. Dizionario enciclopedico, diretto da C. Leonardi - A. Riccardi - G. Zarri, II, Cinisello Balsamo 1998, pp. 810 s.; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III, p. 123.