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DI CHIRICO, Giacomo

di Maria Antonietta Picone Petrusa - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DI CHIRICO, Giacomo

Maria Antonietta Picone Petrusa

Nacque a Venosa (Potenza) il 27 genn. 1844 da Luigi e da Caterina Savino. Il padre morì quando egli era ancora piccolissimo, nel 1848. Il primo apprendistato nel disegno avvenne con il fratello Nicola (Venosa, 23 febbr. 1824), che era scultore; nel 1865 ottenne dal Municipio di Venosa una pensione per studiare pittura a Napoli nei due anni successivi. A Napoli si iscrisse all'accademia di belle arti e frequentò lo studio del pittore T. De Vivo che, con il suo orientamento di attardato neoclassicismo, era rigidamente accademico. Nel 1868 si recò a Roma, dove rimase tre anni; tornato a Napoli, aprì uno studio e cominciò a frequentare D. Morelli, che incise profondamente sulla sua formazione. Ugualmente importante, come per la maggior parte dei pittori storici e realistici napoletani del periodo, fu la conoscenza del pensiero di Francesco De Sanctis (De Niccolò, 1884).

Cominciò con dipinti di soggetti storici, ma alla metà dell'ottavo decennio dell'Ottocento passò ad interessarsi di soggetti di genere. Il suo primo lavoro raffigurava Mario Pagano che legge la sentenza di morte in carcere, mentre quello che gli diede notorietà in Italia e all'estero fu il dipinto Buoso daDuera (ora a Napoli, Museo naz. di Capodimonte), soggetto tratto dall'Inferno dantesco e analogo a quello realizzato dal Morelli. Fra i suoi primi importanti quadri storici c'è Orazio Flacco, che egli donò al Comune di Venosa, dove è tuttora conservato presso gli uffici. All'Esposizione di Ferrara, tenuta in occasione del centenario della nascita dell'Ariosto nel 1874, fu premiato con medaglia d'argento per il quadro Domenica delle palme; alla mostra di Torino del 1875 espose Ilsindaco del villaggio, Il laureato, Viatico, I nomadi; alla Promotrice di Genova del 1876 espose Icontadini abruzzesi (cfr. Illustr. ital., 31 dic. 1876, p. 481). Sempre nel 1876 entrò in contatto con il mercante francese J.-A. Goupil che comprò molte sue opere per rivenderle in Francia. Un dipinto che ebbe particolare successo, ma che suscitò anche alcune polemiche, fu Uno sposalizio in Basilicata (Amministrazione della Provincia di Potenza), minuziosamente descritto da Maresca di Serracapriola (1936, p. 70; vedi anche Illustr. ital., 19 ag. 1877, pp. 114 ss.).

Presentato all'Esposizione nazionale di belle arti di Napoli nel 1877 e successivamente anche a Vienna nel 1879 e a Monaco nel 1882, il quadro entrò in competizione con La processione del Corpus Domini di F. P. Michetti e, nonostante le insistenze di Morelli perché Goupil acquistasse quest'ultimo, il mercante parigino preferì l'opera del D., soggetto di genere anche essa, ma più finita nei particolari e quasi "fotografica". In questa occasione il D. non raccolse le simpatie di A. Cecioni che, nel recensire la mostra napoletana, osservava che la sua pittura era "commerciale" e presentava "tinte sfacciate"; paragonando inoltre Michetti al D., diceva: "nel primo c'è gioventù e spensieratezza, nell'altro c'è una presunzione che urta" (1905, p. 189; cfr. anche De Zerbi, 1877, pp. 40 s.).

Nonostante le critiche il D., rispondendo al gusto ufficiale e commerciale del tempo, guadagnò un premio d'onore dal giurì della mostra napoletana del 1877 e due medaglie d'oro dal Municipio di Venosa e dalla Provincia di Basilicata e fu infine decorato della croce di cavaliere della Corona d'Italia. Nell'anno 1877-1878 risultò fra i professori onorari dello Istituto di belle arti di Napoli (R. Istituto di belle arti in Napoli. Premiazione dell'anno 1877/78, Napoli 1878, p. 22).

Appassionato di soggetti di genere attinti alla storia dei costumi locali, il D. trattò temi pittoreschi con lo scrupolo filologico del pittore di storia. Si ricordano, oltre a Una balia, esposta nel 1881 a Milano, altre opere del D. di ubicazione ignota: La prima uscita della sposa, Sequestro, Chi va e chi viene, L'Angelus della sera, Passa il Santissimo, La figlia del colono, Mamma mia dammi la mano.

Più limitata è la produzione di ritratti, fra cui ricordiamo quello del Comm. A. Sacco, direttore di Casa Reale, il Ritratto del duca d'Aosta con la famiglia - commissionatogli dal duca dopo l'acquisto del dipinto Ilprimo figlio all'Esposizione nazionale di Torino del 1880 (cfr. Illustr. ital., 28 nov. 1880, pp. 329 s.) - e iritratti di Lutio Maranta (Comune di Venosa) e quello del pittore G. Capone (coll. priv., Napoli), esposti alla Mostra dei tre secoli (1938).

Si conoscono inoltre altre opere con soggetto di genere conservate in collezioni private: Uscita dalla chiesa (ill. in Catalogo Bolaffi dell'arte italiana dell'Ottocento, III, Milano 1974, p. 151), Pastorelle d'Abruzzo e Pastorelli d'Abruzzo (illustrati rispettivamente ibid., V, Milano 1976, p. 112 e VII, ibid. 1978, p. 119), Processione d'inverno (ill. ibid., VIII, ibid. 1979, p. 73), Omaggio dei fiori del 1878 (ibid., IX, ibid. 1980, p. 72). Sono invece di proprietà della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, per acquisto fatto nel 1897, i due olii su tavola Un vecchio mendicante e La lezione in deposito presso l'accademia di belle arti di Ravenna dal 1919. Sono infine conservati negli uffici del Comune di Venosa le seguenti opere: La Sibilla Cumana, Nudo, Il pifferaio, Doge veneziano e il ritratto di F. Frusci.

Il D. ebbe una vita molto intensa e brevissima: dopo un anno di grandi sofferenze, morì il 17 dic. 1883 all'età di appena trentanove anni, nel manicomio Fleurent a Capodichino.

Fonti e Bibl.: Necrologio, in Illustraz. ital., 13 genn. 1884, p. 36; P. Pennisi, Schizzi artistici sulla Esposizione di belle arti in Napoli, Messina 1877; R. De Zerbi, L'arte moderna, Firenze 1877, pp. 36-43; M. Della Rocca, L'arte moderna in Italia, Napoli-Milano 1883, pp. 201-208; N. De Niccolò, D.-De Sanctis, in Rass. pugliese di scienze lettere ed arti, I (1884), 1, pp. 21 s.; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi..., Firenze 1889, pp. 121 s.; A. R. Willard, History of modern Italian art, New York 1900, p. 632; A. Cecioni, Scritti e ricordi, Firenze 1905, pp. 187, 189, 190, 440; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea ital., Roma 1909, p. 218; S. Di Giacomo, Catalogo biografico della mostra della pittura napol. dell'Ottocento, Napoli 1922, p. 57; F. Santoro, G. D., in La Basilicata nel mondo, III (1926), 1, pp. 3-11; A. Comanducci, I pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1934, p. 201; A. Maresca di Serracapriola, Ipittori che ho conosciuto, Napoli 1936, pp. 69-73; F. Netti, Critica d'arte, a cura di A. De Rinaldis, Bari 1938, p. 112; La mostra della pittura napol. dei secc. XVII, XVIII, XIX (catal.), Napoli 1938, p. 333; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1956, p. 762; M. Giardelli, I Macchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, pp. 122, 124, 128; N. Palleggiano, Cinque artisti lucani, Napoli 1958, pp. 17-26; M. Monteverdi, La pittura ital. dell'Ottocento, Milano 1975, I, p. 197; P. Ricci, Arte e artisti a Napoli 1800-1943, Napoli 1981, p. 88; R. Causa, La pittura napoletana dell'Ottocento, in Catalogo dell'arte ital. dell'Ottocento, Milano 1984, p. 248; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 515, s.v. Chirico, Giacomo di; Catalogo Bolaffi dell'arte ital. dell'Ottocento, XIV, Milano 1985, p. 222.

Vedi anche
Migliaro, Vincenzo Pittore, incisore e scultore italiano (Napoli 1858 - ivi 1938). Allievo di D. Morelli; noto per i suoi studî della vecchia Napoli, e per le sue pittoresche scene di genere; si dedicò anche all'acquaforte. Opere nel museo nazionale di Capodimonte e nel museo di S. Martino a Napoli. Iròlli, Vincenzo Iròlli, Vincenzo. - Pittore italiano (Napoli 1860 - ivi 1949). Derivò la sua maniera da A. Mancini, prediligendo i particolari pittoreschi, lo svariare delle tinte vivaci. La sua bravura facile, appariscente, gli procurò notevole successo presso il pubblico. Numerose sue opere a Napoli (museo di Capodimonte) ... Morèlli, Domenico Morèlli, Domenico. - Pittore (Napoli 1826 - ivi 1901). Fu, con F. Palizzi, la figura dominante dell'ambiente artistico napoletano nella seconda metà del sec. 19º; prof. (dal 1870) all'accademia di Napoli, educò tutta una generazione di pittori, tra i quali F. P. Michetti. Allievo di G. Mancinelli, soggiornò ... Robèrto d'Angiò re di Sicilia Robèrto d'Angiò re di Sicilia. - Figlio (n. 1278 - m. 1343) e successore (1309) di Carlo II d'Angiò, si ritrovò a regnare sulla sola Napoli in seguito alla cessione della Sicilia a Federico d'Aragona (1272-1337), secondo quanto stabilito nella Pace di Caltabellotta (1302). Ostile all'imperatore Enrico ...
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Vocabolario
giàcomo
giacomo giàcomo s. m. [voce fonosimbolica, raccostata al nome pr. Giacomo]. – Nella locuz. pop. fare giacomo giacomo, detto delle gambe che tremano, si piegano per paura, per debolezza, ecc.: ho le gambe che mi fanno giacomo giacomo.
òcchio di civétta
occhio di civetta òcchio di civétta locuz. usata come s. m. – Altro nome della pianta primavera (Primula vulgaris).
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