GIACOMO DI PALESTRINA
Nato a Piacenza verso il 1170, apparteneva alla famiglia "de Pecoraria". Dopo essere stato arcidiacono di Ravenna, nel 1215 entrò nell'abbazia cistercense di Clairvaux. Nel 1223 fu eletto abate dell'abbazia delle Trois-Fontaines in Champagne. Papa Onorio III lo nominò penitenziere e in seguito auditore. Nel settembre 1231 Gregorio IX lo creò cardinale vescovo di Palestrina. Le sue sottoscrizioni, però, iniziano il 7 novembre 1234 e terminano il 26 aprile 1244. Già nel 1232 aveva ricevuto un importante incarico diplomatico, essendo stato inviato come legato pontificio in Lombardia insieme al cardinale Ottone di S. Nicola in Carcere, con lo scopo di riconciliare i lombardi con Federico II. L'esito della legazione fu negativo, poiché G., nato in una città appartenente alla Lega lombarda, anziché portare ai ribelli le condizioni dell'imperatore, fece l'esatto contrario, giungendo alla dieta di Ravenna con le proposte dei federati. Risalirebbe ad allora il fiero risentimento che l'imperatore avrebbe concepito per il cardinale, che non volle mai incontrare.
Durante i primi anni del suo cardinalato, G. si occupò soprattutto delle questioni interne all'Ordine cistercense. Nel 1234 il capitolo generale incaricò G. e Ranieri di Viterbo (v.), anch'egli cistercense, di reagire contro il lusso eccessivo dei vescovi italiani appartenenti all'Ordine. A Paliano, nella diocesi di Palestrina, egli fondò e dotò un monastero di monache cistercensi. I capitoli generali del 1238 e del 1239 deliberarono che il suo nome fosse ricordato, insieme a quello di Ranieri di Viterbo, nella preghiera anniversaria dell'Ordine. Tra i collaboratori e i servitori che fecero parte della sua familia vi furono Ruggero di Torrecuso, autore di un Carmen miserabile super destructione regni Hungarie, e Tedaldo Visconti, il futuro pontefice Gregorio X.
Alla fine di novembre del 1236, dopo i successi di Federico II nella Marca trevigiana, Gregorio IX, che, nonostante l'inasprirsi della contesa, aveva ancora intenzione di trattare con l'imperatore, rimosse G. dalla legazia, inviando in Lombardia due cardinali, Tommaso di Capua (v.) e Rainaldo di Ostia (v.), che erano più graditi alla Corona. Ma il rapporto tra Impero e papato si fece sempre più teso, fino a precipitare. Essendo di provata fedeltà alla causa pontificia (nel corso del tempo rivestì più volte anche l'ufficio di vicario di Roma) e avendo da sempre intessuto stretti legami con la Francia, nel 1238 G. fu incaricato da Gregorio IX di recarsi nel territorio di Albi per togliere la scomunica al conte di Tolosa e fargli promettere di prendere la croce. La missione, peraltro, aveva anche lo scopo d'incontrare il re di Francia Luigi IX per offrirgli la corona imperiale e muoverlo all'azione contro Federico II. L'imperatore, che riteneva il cardinale 'un lupo rivestito di pelle d'agnello', fece di tutto per impedirgli di raggiungere la Francia, ma G., viaggiando per mare e in vesti di pellegrino, riuscì nell'impresa. Incontrò più volte Luigi IX, senza tuttavia riuscire a convincerlo ad accettare la corona imperiale e tantomeno a inviare aiuti militari.
Quando, al principio del 1241, Gregorio IX decise di convocare a Roma un concilio per giudicarvi l'imperatore, G., che si trovava ancora in Francia, riunì un sinodo a Meaux durante il quale intimò ai vescovi francesi di seguirlo fino a Roma. Poiché tutte le vie terrestri erano controllate dagli imperiali (Federico II risiedeva allora a Faenza, appena caduta), molti vescovi francesi, spagnoli e italiani viaggiarono per mare, imbarcandosi a Genova il 25 aprile. Dopo otto giorni di navigazione, il 3 maggio 1241 la flotta genovese fu attaccata da quella siculo-pisana, che si era appostata fra le isole di Montecristo e del Giglio. Due navi colarono a picco, portando in fondo al mare numerosi prelati. Gli altri, oltre cento vescovi, gli abati di Clairvaux, Cîteaux e Prémontré, e i cardinali legati G. e Ottone di S. Nicola in Carcere, furono presi prigionieri e consegnati a re Enzo, che si trovava a Pisa (v. Giglio, battaglia del).
L'azione di guerra condotta contro tanti prelati, e la prigionia cui furono sottoposti, suscitarono grande scalpore, da una parte rafforzando la credenza che Federico fosse il precursore dell'Anticristo (v.), dall'altra considerando la vicenda come un pronunciamento divino contro papa Gregorio. L'imperatore liberò quasi subito i prelati francesi, ma considerò gli altri ‒ e soprattutto i cardinali ‒ come pegni preziosi per il negoziato. In cambio del rilascio dei prigionieri egli avrebbe voluto l'assoluzione dalla scomunica. La posizione dell'imperatore era molto forte, anche perché il suo esercito si trovava alle porte di Roma, ma Gregorio IX rifiutò ogni trattativa.
G. fu portato ad Amalfi, dove rimase prigioniero per due anni. Dall'altra parte, anche il più fiero sostenitore dell'imperatore, il cardinale Giovanni Colonna (v.), era stato tratto in prigionia da Matteo Rosso Orsini (v.). La prigionia dei cardinali ebbe un rilievo notevole, poiché impedì fisicamente la riunione del conclave. Morto Gregorio IX (22 agosto 1241), si aprì dunque un lungo periodo di sede vacante, interrotto solo dal brevissimo pontificato di Celestino IV (ottobre-novembre 1241). Dopo lunghe trattative, nell'estate 1242 Federico II liberò il cardinale Ottone, che ormai era divenuto un suo alleato, a patto che ritornasse subito da lui se non fosse stato eletto papa. G., invece, restò segregato fino alla tarda primavera del 1243, quando fu liberato, senza pagamento di riscatto, per intercessione dell'imperatore latino di Costantinopoli Baldovino. Il conclave, finalmente riunito, poté procedere all'elezione del pontefice, che fu scelto il 25 giugno 1243 nella persona di Sinibaldo Fieschi, cardinale gradito a Federico. Innocenzo IV, in procinto di partire per la Francia, scelse G. come vicario della città di Roma. Tuttavia, nel 1244 si trovava anch'egli in Francia, a Lione, dove morì il 25 giugno di quell'anno. Fu sepolto a Clairvaux.
Fonti e Bibl.: M.G.H., Epistolae saeculi XIII e regestis pontificum Romanorum selectae, a cura di C. Rodenberg, I, 1883, p. 589 nr. 692, p. 592 nr. 695, p. 609 nr. 707; Les Registres de Grégoire IX, a cura di L. Auvray, II, Paris 1908, p. 1052 nr. 4398; Statuta capitulorum generalium Ordinis cisterciensis, a cura di J.M. Canivez, Louvain 1934, p. 94 nr. 18, p. 115 nr. 21, p. 131 nr. 22, p. 133 nr. 32, p. 143 nr. 22, p. 154 nr. 8, p. 205 nr. 14, p. 218 nr. 11, p. 276 nr. 14, p. 316 nr. 5. G. Tononi, Storia del cardinale Giacomo Pecoraria, Parma 1877; F. Fehling, Papst Gregor IX. und die römischen Kardinalen in den Jahren 1227-1239, Berlin 1901, passim; D. Willi, Päpste, Kardinäle und Bischöfe aus dem Cistercienser Orden, Bregenz 1912, p. 19; C.-J. Hefele-H. Leclercq, Histoire des conciles d'après les documents originaux, V, Paris 1913, pp. 591, 1511, 1582, 1596, 1603; A. Paravicini Bagliani, Cardinali di curia e 'familiae' cardinalizie dal 1227 al 1254, Padova 1972, ad indicem; E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976, pp. 431, 443, 553, 578; C.D. Fonseca, Federico II e gli ordini mendicanti, in Friedrich II. Tagung des Deutschen Historischen Instituts in Rom im Gedenkjahr 1994, a cura di A. Esch-N. Kamp, Tübingen 1996, p. 172. K. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I, Monasterii 1898, p. 36; Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, XXVI, Paris 1997, coll. 718 s.