DONDOLI, Giacomo
Figlio di Paolo, nacque probabilmente a Verona in una data oscillante, in base a due documenti inediti, fra il 1636 e il 1656 (questa seconda data è più probabile); infatti è segnalato cinquantaseienne (ma forse è un errore per trentaseienne) con moglie (Caterina Conti) e figli, qualificato come "Pittor", nella anagrafe del 1692 della contrada di S. Pietro Incarnario dove viveva almeno a partire dal 1689 (anno in cui è registrata la morte di una sua figlioletta); risulta poi morto, a settantadue anni, il 21 marzo del 1728, e l'anno successivo l'anagrafe della contrada segnala al suo posto le sorelle.
A ricordato anche in un elenco di pittori membri dell'Accademia di Verona del 1671-75 circa (in La pittura a Verona tra Sei e Settecento [catalogo], Verona 1978, p. 294). Il Dal Pozzo nel 1718 (Aggiunta ...) ricordala figlia del D., Maria, anch'essa pittrice, allora quindicenne (in realtà era nata nel 1689 c.) e fa intendere che il pittore era ancora nel pieno della sua attività.
Sempre secondo il Dal Pozzo il D. iniziò a lavorare nella bottega di un pittore veronese, Giovanni Battista Zannoni, di cui nulla si sa e che comunque nel 1718 era già morto (va quindi contraddetto lo Zannandreis [1831-34], che lo identificava con il padovano Giovanni Zanoni, nato nel 1686). Successivamente lavorò nella bottega di Antonio Giarola. detto il Cavalier Coppa: quindi, "frequentate l'Accademie di Verona, e di Venetia, s'essercitò anco sotto il celebre Pietro Ricchi, o Righi, detto il Lucchese, mentre si trattenne in Trento" (Dal Pozzo, 1718). Effettivamente il Ricchi, che dal 1644 in poi fu spesso in rapporti di lavoro con il Trentino, risulta esservi attivo, e probabilmente domiciliato, in particolare nel biennio 1669-1670: ed è legittimo ipotizzare che il D. si sia spostato a Trento per perfezionare la sua arte (Guzzo, 1983, p. 134).
La produzione del D. è oggi andata perduta soprattutto in seguito alle spoliazioni napoleoniche delle chiese di Verona, e può essere ricostruita solo sulla base di testimonianze coeve.
Dal Pozzo (1718) elencava nella chiesa di S. Maria della Ghiara "di là dal pulpito" (p. 235) un S. Carlo portato in cielo dagli angeli, collocato a lato del pulpito; a S. Fermo una grande tela con L'Ultima Cena, appesa sopra l'ingresso laterale (recentemente confusa da S. Marinelli, in La pittura a Verona tra Seicento..., cit., p. 103, con una Cena in casa di Simone Fariseo, ancora nella chiesa, concordemente attribuita, però, a Giambattista Lanceni); a S. Alessio, nel coro, la pala rappresentante la Morte di s. Alessio riconosciuto dal pontefice (p. 190) e il Transito della Madonna (p. 216); infine (Aggiunta...), nel coro di S. Maria Annunciata dei padri carmelitani scalzi, Papa Giovanni XXII concede ai carmelitani la bolla Sabatina con il privilegio per i defunti dell'Ordine, opera dipinta per il coro e spostata già nel 1733 sopra la cantoria.
Lo stesso Dal Pozzo ricordava poi l'attìvità del pittore anche per una committenza laica di indubbio prestigio: "per il Sig. Duca Carlo di Mantova due gran quadri, rappresentando in uno la genealogia di quella Serenissima Casa, e nell'altro eruditi geroglifici per la medesima"; per il nobile veronese Michelangelo Ridolfi l'Incendio di Roma ordinato da Nerone e Giacobbe va incontro al fratello Esaù portandogli doni. Evidentemente l'impegno dei pittore dovette volgersi soprattutto verso la committenza privata considerato anche che, a parte le non molte opere sacre sugli altari cittadini, la sua presenza nelle chiese della provincia veronese dovette essere irrilevante. Unica segnalazione è quella del Lanceni (Divertimento pittorico..., 1720), che in San Rocco di Montagna (paese confuso dallo Zannandreis, 1831-34, con la chiesa di S. Rocco a Montagnana, Padova) ricorda una Immacolata Concezione, angeli e i ss. Rocco e Francesco nel presbiterio e, su un altare laterale, un S. Carlo; ma la prima tela dovette andare perduta nell'incendio del 1782 che distrusse completamente la chiesa, mentre un S. Carlo Borromeo conservato nell'attuale parrocchiale è opera datata 1630 e firmata da un certo Lorenzo Bertafino.
Nella letteratura locale anche la moglie del D., Caterina, è ricordata come pittrice ma non se ne conoscono opere. Era nata fra il 1667 e il 1672 c.; registrata col marito nel 1692, morì pochi mesi dopo di lui, il 21 ott. 1728.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Verona, Anagrafi Provincia, regg. 587 e 588; Ibid., Ufficio Sanità Comune Verona, Morti Città, regg. 60, c. 22, e 67, cc. 185 e 213; Verona, Bibl. civica, ms. 1332: C. Sferini, Album di abbozzi pittorici (1671-1675 c.), c. 176r; B. Dal Pozzo, Le vite de' pittori... et architetti veronesi, Verona 1718, pp. 189 s. (con notizie anche sulla moglie Caterina), 216, 235, 250; Id., Aggiunta alle Vite, Verona 1718, p. 15 (con notizie anche sulla figlia Maria); G. B. Lanceni, Ricreazione pittorica... di Verona, I, Verona 1720, pp. 72, 136, 158 s., 195; Id., Divertimento pittorico ... Parte seconda..., Verona 1720, p. 143; G. B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, I, Verona 1749, p. 35; III, ibid. 1750, pp. 45, 148; IV, ibid. 1752, p. 479; Verona, Bibl. civica, ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture ... in Verona (1803-1804), pp. 85, 197 (nella trascrizione dattiloscritta del 1958 eseguita a cura della Direzione dei Musei civici di Verona); G. B. Da Persico, Descrizione di Verona e della sua provincia, I, Verona 1820, p. 196; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi (1831-1834), a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 322 s. (con notizie anche su Caterina e Maria); P. Brugnoli, Diz. biobibliografico dei pittori veronesi, in Vita veronese, IX (1956), p. 348; L. Magagnato, Commento a B. Dal Pozzo, Le vite, Verona 1967, p. 35; G.P. Marchini, Le origini dell'Accademia di pittura di Verona, in Atti e mem. dell'Acc. di agric. scienze e lettere di Verona, CLII (1975-1976), p. 252; E. M. Guzzo, Pietro Ricchi a Brescia: proposte e precisazioni, in Arte veneta, XXXVII (1983), pp. 134, 137; Id., La chiesa degli Scalzi in Verona, Verona 1984, pp. 12, 42; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 437 (anche per Caterina e Maria); R. Brenzoni, Dizionario di artisti veneti... dal XII al XVIII secolo, Firenze 1972, p. 128.