FANTUZZI, Giacomo
Nacque a Ravenna il 9 maggio 1616 da Cornelia Preti Pompili e dal nobile Monte, che nel 1612 era stato magistrato dei Savi.
Discendente dal ramo ravennate dell'antica e nobile famiglia bolognese, ricevette un'ottima educazione, tanto che, dopo esser stato avviato agli studi letterari, conseguì una laurea in utroque e un'altra in discipline umanistiche. Trasferitosi a Roma presso la corte pontificia, fu destinato da Innocenzo X - in giovane età e non ancora ordinato sacerdote - a uditore della nunziatura di Polonia; nel 1645 il nunzio G. De Torres lo nominò protonotario apostolico. Il soggiorno polacco durò circa sette anni, dal 15 ag. 1645 al 22 maggio 1652. A questa data risale l'inizio di un avventuroso viaggio di ritorno a Roma, che fu segnato da numerose tappe e che lo portò a percorrere un iter geografico-culturale estraneo alla sua conoscenza della realtà religiosa, ma in grado di fornirgli un approccio più concreto a una parte d'Europa sconvolta dalla guerra dei trent'anni. Il viaggio si svolse nell'arco di cinque mesi dal 22 maggio 1652, giorno in cui partì da Varsavia, fino all'8 ottobre, quando finalmente giunse a Roma. Benché il lungo percorso tracciato attraverso molti paesi nordici fosse disseminato e caratterizzato da rischi, disagi e difficoltà d'ogni sorta, il F. raggiunse Danzica il 29 maggio e, quindi, Stettino, Lubecca, Amburgo, Brema; successivamente Oldemburgo, Groninga, Amsterdam e Rotterdam. Dal 15 luglio al 7 agosto si trattenne ad Anversa, proseguendo poi per Bruxelles, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Francoforte, Augusta, Monaco, Innsbruck. Il 25 settembre arrivò in Italia a Bolzano per poi concludere il viaggio a Roma.
Diario di questo viaggio è il manoscritto Itinerario di me Iacomo Fantucci da Ravenna nel partirmi di Polonia del 1652 (Arch. segr. Vaticano, Misc. Arm. XV, 80), redatto al di fuori dei condizionanti schemi di un qualsivoglia genere letterario e altresì estraneo allo stile ufficiale delle relazioni diplomatiche. A questo diario il F. affianca un manuale, sempre manoscritto, dal titolo Istruttione, et avvertimenti per far viaggi lunghi fatta ad istanza del sig. conte Angelo Ranuzzi dall'abbate G. Fantuzzi da Ravenna del 1653 (ibid.), che non nasce da un obbligo professionale, bensì dalla curiosità di informazione e di osservazione diretta. Profondo conoscitore della realtà polacca, il F. non esaurisce il narrato in un'ispezione censoria della vita religiosa di quei popoli, ma, uomo della Controriforma in viaggio attraverso paesi protestanti, è particolarmente interessato a cogliere nelle manifestazioni delle diverse confessioni fermenti e dissensi da cui a tratti deriva la percezione di un'evoluzione che non è soltanto religiosa. Certamente il manoscritto fu redatto dopo che il viaggio si era concluso e, sebbene lo spirito scientifico sia scarso o del tutto assente, la lettura è interessante per una spiccata panoramica sui costumi, l'arte, le condizioni economico-sociali delle città visitate, nonché per un attento studio demografico. Ed infatti di ogni città visitata, che si tratti di un piccolo centro o di una capitale, il F. indica il numero degli abitanti, distinguendo in taluni casi la popolazione dei borghi circostanti e attribuendo l'eventuale calo demografico alla guerra e alle pestilenze.
A partire dall'arrivo a Roma, l'attività del F. venne in larga parte assorbita, nel corso di ben sei pontificati, dai frequenti viaggi, imposti dalle cariche diplomatiche ed ecclesiastiche. Nel 1653 fu ordinato sacerdote da papa Innocenzo X, presso cui rimase alcuni anni in veste di agente del conte palatino Filippo Guglielmo, che aveva conosciuto e servito in Polonia. Nel 1657 Alessandro VII lo inviò a Madrid come uditore di quella nunziatura; e il nunzio C. Bonelli ne riconobbe in più occasioni l'abilità e la prudenza che permisero al F. di conquistarsi la "benevolenza e protezione del re, dal quale sperava grazie per sé, e per altri". E di questo periodo la lettera Ragguaglio della forma, che sitiene nell'elettione del re di Polonia (Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 5259) pubblicata dall'abate M. Giustiniani nelle Lettere memorabili (Roma 1667, II, pp. 24-38) ed indirizzata a Francesco Marino Caracciolo, principe di Avellino e gran cancelliere del Regno di Napoli, con la quale lo informava del cerimoniale osservato nel 1648 durante l'elezione a re di Polonia di Giovanni II Casimiro.
Nello scritto il F. rivisita l'evento a circa diciotto anni di distanza, fornendo un prezioso saggio delle sue doti di attento osservatore in pagine permeate da una disincantata visione del fasto e della popolarità che circondavano l'elezione, mettendone a nudo gli intrighi e gli interessi di corte.
È incerto quando fece ritorno a Roma: in ogni caso non prima del 1664 e non dopo il 1666, anno in cui Alessandro VII lo nominò commissario della Reverenda Camera apostolica. Nel 1668 Clemente IX lo elesse referendario della Segnatura di grazia e giustizia e segretario del Sollievo. Nel 1671 fu inviato da Clemente X governatore a Iesi dove, come riconoscimento per aver sopperito alla grande scarsezza di grano, fu onorato, ancora vivente, di un elogio marmoreo. Da questa lapide si desume che il F. aveva rivendicato ed ottenuto la cittadinanza bolognese, notizia peraltro confermata da una sentenza del 1658. Governatore di Todi, nel 1674, il F. fu nominato da Innocenzo XI vescovo di Cesena nel 1677 (Vat. lat. 12340, ff. 113-114) e poi vicelegato a Ferrara. Impegnatosi strenuamente per arginare le piene del Po, contrasse in quell'occasione terribili febbri malariche che lo condussero alla morte il 29 nov. 1679.
Se pare del tutto infondata l'attribuzione dell'uditorato della nunziatura di Portogallo, quale risulta dall'iscrizione sepolcrale che lo ricorda, controversa si presenta invece la datazione della morte, avvenuta, secondo il Pasolini e i registri della cancelleria vescovile di Cesena, il 29 nov. 1678. Il Pasolini attribuisce al F. un altro manoscritto di cui non è stata rinvenuta traccia, dal titolo Istruzioni e avvertimenti morali, canonici e politici molto utili a chi vuol servire la corte romana.
Fonti e Bibl.: G. Fabri, Sagre memorie di Ravenna antica, Venezia 1664, p. 218; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 297; F. Nazzari, in Giornale dei letterati (Roma), 30 apr. 1670, p. 48; S. Pasolini, Lustri ravennati, Bologna 1678-89, VI, pp. 124 s.; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, 401-466; P. P. Ginanni, Mem. storico-critiche degli scrittori ravennati, Faenza 1769, I, pp. 198-204; N. Coleti, Series episcoporum Caesenatium, Cesena 1779, p. 75; S. Ciampi, Bibl. critica delle antiche reciproche corrispondenze dell'Italia colla Russia, colla Polonia, Firenze 1834, p. 325; A. Tarlazzi, Mem. sacre di Ravenna, Ravenna 1852, p. 206; F.F. De Daugnon, Gli Italiani in Polonia, Crema 1907, I, p. 135; II, pp. 115 s.; E. Falconi, Documenti di interesse italiano nella Repubbl. pop. polacca, Roma 1969, p. 48; P. Marchesani, La Polonia nei diari di viaggio di G.F., Warszawa 1977; M.L. Strocchi, Europa 1652, in Studi romagnoli, XXXIII (1982), pp. 227-247; W. Tygielski, G. F. sui viaggi di lunga durata, in Studia Italo-Polonica, III (1987), pp. 55-79; P. R. Ritzler, Hierarchia catholica medii et recentioris Aevi, V, Patavii 1952, p. 134.