FARDELLA (Fardella de Calvello), Giacomo
Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore originario della Sicilia, verosimilmente appartenente a nobile famiglia, come attesterebbe la firma usata in vari suoi dipinti "Nobilis Fardella de Calvello" (cfr. Borea, 1977, p. 555).
Si ricorda a questo proposito una Natura morta di frutta (Firenze, Gall. di pal. Pitti), menzionata nell'inventario del Guardaroba mediceo, dipinto che reca questa firma e che è il fondamento per la ricostruzione della sua attività (Borea, 1977).
Operante tra Napoli e Firenze nella seconda metà del sec. XVII, la sua attività fu analizzata per la prima volta nel catalogo della Mostra della natura morta italiana (1964, pp. 81 s.), dove si presentava una sua Natura morta con frutti e funghi (Firenze, Gall. di pal. Pitti), dopo le confusioni derivate dalle precedenti affermazioni del Da Morrona (1787-94; 1798, pp. 184, 227), che lo ritenne "pittore di figura" e gli attribuì, per una errata lettura della firma., l'esecuzione degli affreschi con Le storie della Repubblica di Pisa, nella sala maggiore del palazzo pubblico di quella città, insieme con Pietro Dandini, opere realizzate invece dal pittore napoletano Giacomo Farelli (cfr. Borea, 1977).
La formazione artistica del F. fu senz'altro di impronta partenopea. La Borea (1977) ha proposto, quale suo primo ispiratore, il pittore Luca Forte, forse mediato e conosciuto attraverso l'opera di A. Cicalese.
L'indirizzo successivo del F. deve ricavarsi dall'ambito dei Recco, per spiegare la Natura morta di pesci (o Scena di mercato) del Musée des beaux-arts di Mulhouse ed il quadro di Palazzo Pitti Natura morta di fiori frutta e figure, ritrovato da M. Chiarini e pubblicato dalla Borea (1977, II, fig. 536; cfr. anche Gazzetta antiquaria, n.s., 1989, 7, pp. 64 s., in cui è pubblicata l'opera dopo il restauro).
Le figure stesse di queste tele sono di diversa entità grafica: più rigide, quasi d'un caravaggismo divenuto barocco, quelle del dipinto di palazzo Pitti; maggiormente sciolte e costruite con pennellata larga e corposa quelle del quadro di Mulhouse. Quest'ultimo dipinto presenta una misteriosa firma "Joseph Fardella 1680" che non evidenzia il "nobilis" dei quadri toscani, né il "de Calvello" che solitamente distingue opere oggi a lui riferite. Pensare ad altro generista, a nome Giuseppe, che esiste nella genealogia della famiglia, nato nel 1620, sarebbe cadere nel fiabesco. Vale perciò l'identità culturale del quadro di Mulhouse con le opere fiorentine per chiudere al momento la quaestio.
Al F. vanno ascritti inoltre il tondo con una Natura morta, per evidenti ragguagli di stile con la già ricordata Natura morta, firmata dal F., dell'inventario del Guardaroba mediceo, il tondo pubblicato dal Marangoni (1917, p. 31, fig. 9) attraverso l'identità di mano con altre opere conservate agli Uffizi (nn. 2175, 6544, 6546, 6547, 6549, 6551, 7578, 7579), allogate anche queste dallo studioso alla mano del F. e confermategli dalla Borea (1977); quindi il tondo con Frutta e funghi pubblicato dalla Gregori (1964) e un dipinto datato 1689 con i Pesci (Firenze, Gall. di palazzo Pitti), ritrovato da Chiarini (1975, fig. 45). Nel saggio del 1977 la Borea sottolineò inoltre tutta una serie di tele riferite al F., quasi sempre ovali o tondi, al di là di quelle già indicate dal Marangoni e dalla Gregori. Si potrebbe dire, per concludere, vista la quantità di tele ritrovate, che il F. producesse quadri quasi tutti dello stesso formato, fatta eccezione per le già citate Natura morta di fiori frutta e figure di Palazzo Pitti, Natura morta di pesci della Gall. di pal. Pitti (Chiarini, 1975, tav. 45) e, quindi, Natura morta di pesci con figure di Mulhouse (Borea, fig. 535; cfr. anche Répertoire des peintures..., 1988, p. 139). Un'altra opera attribuita al F. per affini caratteri stilistici con i tondi toscani, di dimensioni notevoli, è una Cascata di frutta (conservata presso il Musée Jeanne d'Aboville di La Fère) alla Ruoppolo, con i chicchi d'uva traslucidi, caratteristici, appunto, dell'opera matura di questo pittore in Toscana (Répertoire, p. 140).
Fonti e Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno 1787-901, Pisa 1812, II, pp. 343 s.; Id., Compendio..., Pisa 1798, pp. 184, 227; M. Marangoni, Valori malnoti e trascurati della pittura italiana del Seicento in alcuni pittori di natura morta, in Rivista d'arte, X (1917), p. 31; M. Gregori, in La natura morta italiana (catalogo della mostra, Napoli-Zurigo-Rotterdam), Milano 1964, pp. 81 s.; M. Chiarini, I quadri della collezione del principe Ferdinando di Toscana, in Paragone, 1975, 301, pp. 78, 115 bis, fig. 45; E. Borea, Farelli e F.: questioni relative a due pittori meridionali in Toscana, in Scritti di storia dell'arte in onore di U. Procacci, Venezia 1977, II, pp. 554-568; L. Salerno, La natura morta italiana, Roma 1984, ad Indicem; Nature morte del '600 e '700, a cura di P. Consigli Valente, Parma 1987, p. 57; C. Innocenti, Gli antiquari adottano una "natura morta" del Seicento, in Gazzetta antoquaria, n. s., 1987, I, p. 94; Musées de France, Répertoire des peintures italiennes du XVII siècle, Paris 1988, pp. 139 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 266 (sub voce Fardella, Giuseppe).