MARALDI, Giacomo Filippo
Nacque il 21 apr. 1665 a Perinaldo (Pec Rignault) presso San Remo, allora nella Contea di Nizza, primo degli otto figli di Giovanni Francesco, capomastro e architetto e di Angela Caterina Cassini, sorella di Giovan Domenico, famoso astronomo e direttore dell'Osservatorio reale di Parigi durante il regno di Luigi XIV.
Il padre, maggiorente della Comunità di Perinaldo, pur non essendo titolato, viveva more nobilium, avendo ottenuto, in virtù del matrimonio, i beni e la qualifica nobiliare dei Cassini, cedutigli dal cognato. L'agiata condizione familiare consentì al M. di iniziare il suo curriculum studiorum nella cittadina natale, presumibilmente presso il convento di S. Sebastiano dei minori riformati. Non abbiamo notizie di ulteriori periodi di studio presso istituti di altre città, né tanto meno del conseguimento di gradi accademici. È però probabile che già negli anni dell'adolescenza e della prima giovinezza, il M. si sia dedicato allo studio dell'astronomia e delle scienze preliminari, nutrendo per esse una passione che fu condivisa anche dal fratello minore, Giovan Domenico senior, buon astronomo dilettante, che, qualche anno più tardi, nel 1702, osservò per primo il passaggio della luce zodiacale attraverso le costellazioni della Balena e di Eridano.
Nel 1687 il M. fu chiamato a Parigi da Cassini, allora più che sessantenne. In Francia, dove fu trattato con il rango e il titolo di "écuyer" attribuito ai nobili non titolati, approfondì la conoscenza dell'astronomia cartesiana dei tourbillons, giungendo così a condividere quello che era il "paradigma" che allora dominava tra i fisici e gli astronomi della Académie des sciences parigina e che condizionò il complesso delle sue osservazioni successive. Ciò non toglie che a esse si debba attribuire un buon rilievo, anche perché in diversi casi eliminarono dubbi e incertezze su dati astronomici, validi a prescindere dal modello di universo a cui intendevano fornire conferma sperimentale. Così, fin dai primi tempi della residenza oltremontana e per oltre quarant'anni, si dedicò al progetto di realizzare un catalogo della volta celeste, rimasto incompiuto e mai pubblicato, forse per non essere riuscito a calcolare il parallasse stellare, sebbene le sue misurazioni fossero proficuamente utilizzate da altri noti astronomi, come Eustachio Manfredi e Joseph-Nicolas Delisle. Fu nel corso delle osservazioni notturne relative a tale progetto che scoprì, nel 1695, la tipologia della stella R Hydrae come stella variabile del tipo Mira, seguendone per una ventina d'anni i cambiamenti di splendore e giungendo a uno dei risultati più considerati, e tutt'oggi ritenuti validi, della sua attività di astronomo.
Intanto, il 28 ag. 1694 era stato ammesso alla Académie royale des sciences come "élève astronome", il primo grado di associazione, in seguito a richiesta dell'influente zio, il quale, dovendo lasciare temporaneamente la Francia per recarsi in Italia (settembre 1694 - primavera 1696), intendeva fornirgli un ruolo stabile anche per coinvolgerlo con continuità in un progetto a cui teneva: il M. avrebbe dovuto riscontrare con gli strumenti dell'osservatorio i numerosi rilevamenti astronomici che Cassini, con la collaborazione del figlio Giacomo, avrebbe compiuto da varie località italiane. Il lavoro, finalizzato al calcolo delle longitudini, fu svolto assai scrupolosamente dal M., tanto da essere molto apprezzato da Cassini, che così intravide nel nipote il suo miglior allievo.
Da allora lo zio divenne la principale fonte d'ispirazione per gli interessi scientifici del M.; lo dimostrano anche gli studi e le osservazioni da lui condotte a margine dell'attività astronomica, tra il 1696 e il 1698, attorno ad alcuni insetti - bruco del genere bombyx - e alla loro metamorfosi che, ricalcando nella metodologia le celebri ricerche dello zio sulle galle delle querce (1668), fornirono dati e argomenti contro la teoria della generazione spontanea.
Il 28 genn. 1699 il M. divenne "associé astronome" dell'Académie royale des sciences parigina, carica a cui si aggiunse il 4 marzo dello stesso anno, quella di "associé géomètre". Anche in questo caso, il nuovo titolo gli fu conferito in funzione di un progetto di ricerca: un vasto programma di operazioni topografiche e geodetiche finalizzate alla creazione (in linea con la teoria e la pratica del mercantilismo) di una nuova carta geografica della Francia - quella che, una volta completata, fu indicata come Carte de Cassini - e alla determinazione di un'esatta misura della Terra. In particolare, tra il 20 apr. 1700 e l'aprile 1701, il M. partecipò a una spedizione nel Sud della Francia, allo scopo di raccogliere dati metrici per il completamento di quell'arco di meridiano che dalla capitale doveva essere prolungato verso i confini meridionali.
Da Parigi, dove era rientrato nella primavera 1701, partì, poche settimane dopo, per Roma, dove giunse alla fine di luglio. Qui fu accolto con tutti gli onori da papa Clemente XI Albani e coinvolto in alcuni progetti non realizzati, come la riforma del calendario gregoriano, e in altri, come la progettazione e la costruzione, in collaborazione con Francesco Bianchini, della meridiana della basilica di S. Maria degli Angeli, che suscitarono l'ammirazione dei contemporanei e sono da annoverare tra gli strumenti astronomici più precisi tra quelli allora disponibili.
Il soggiorno romano si rivelò proficuo e assai intenso. Infatti, su richiesta dello zio compì regolari osservazioni astronomiche, tra le quali, nel marzo 1702, quelle intorno al passaggio della luce lungo la fascia zodiacale. Inoltre, si incaricò, su richiesta di Manfredi, di prendere accordi con alcuni artigiani romani, in particolare con Domenico Lusverg, per la costruzione di strumenti ottici destinati al nascente osservatorio astronomico bolognese. Si dedicò, infine, allo studio dei fenomeni geologici e tellurici - in particolare dei terremoti avvenuti in quegli anni in Umbria e negli Abruzzi - nonché dei fossili. A questo proposito, nel viaggio di ritorno in Francia - durante il quale visitò anche Bologna, Venezia e Genova - fece volutamente una tappa a Firenze, al fine di visitare la collezione paleontologica del granduca di Toscana Cosimo III, ricavandone una notevole impressione e concependo una ipotesi, errata, di spiegazione della formazione dei fossili, simile a quella di stampo aristotelico del "seme pietrificante". Di tutto ciò inviò dettagliati resoconti a Parigi, pubblicati nei Mémoires de l'Académie royale des sciences.
Al rientro a Parigi nell'estate del 1703, il M. - che dal 1° febbr. 1702 era stato elevato al rango di "pensionnaire astronome" e di "pensionnaire géomètre" dell'Académie - si trovò a disporre di un patrimonio cospicuo di conoscenze e rapporti scientifici, che mise a frutto per realizzare quella continua collaborazione tra astronomi francesi e italiani già vagheggiata dallo zio e finalizzata allo scambio e al confronto di dati, nell'ambito della quale svolsero un ruolo di cerniera Bianchini a Roma, Manfredi a Bologna e Paris Maria Salvago a Genova. Fu così che egli realizzò un vastissimo lavoro, rimasto in gran parte nell'ombra, che ebbe, tra i momenti più significativi, le osservazioni sulla cometa del novembre 1707, di cui calcolò l'orbita utilizzando il metodo proposto da Cassini nel suo trattato sulle comete (Theoria motus cometae…, Romae 1665). Già prima aveva compiuto rilevazioni intorno a Saturno e alla sua "fase rotonda", di cui fornì nuovi dati e preziose verifiche di quanto sul fenomeno era stato affermato dallo zio, in particolare sulla divisione dell'anello del pianeta.
Questo lavoro fu però in una certa misura viziato da un radicato cartesianesimo e da una eccessiva devozione nei confronti di Cassini, elementi che a volte lo spinsero a negare l'evidenza dei fatti, come quando, pur avendo effettuato accurate osservazioni atte a valutare certe irregolarità - rispetto ai tempi previsti dalle Tavole di Cassini - nelle eclissi dei satelliti di Giove (1707), raccogliendo dati che avrebbero dovuto convincerlo dell'errore dello zio nel rifiutare l'ipotesi di Olaus Roemer della velocità finita di propagazione della luce che ben spiegava quelle anomalie, si risolse a difendere con alcune sconcertanti argomentazioni il punto di vista di Cassini.
Nel 1711 il M. fu nominato vicedirettore dell'Académie des sciences di Parigi. Nel 1712 raccolse uno dei suoi più importanti successi scientifici, riuscendo a dimostrare che nell'eclissi totali di Sole la corona di luce visibile proviene da questa stella e non dalla Luna. Nello stesso anno pubblicò nei Mémoires i risultati di attenti studi sugli angoli delle celle esagonali degli alveari, nonché sulla riproduzioni delle api, con i quali riconobbe per primo che l'insetto, allora chiamato "re", è quello fecondo.
Scomparso Cassini nel 1712, il M. e il cugino Giacomo ne raccolsero l'eredità scientifica, compiendo, tra l'altro, nel 1718, con Philippe de La Hire, un viaggio geodetico di alcuni mesi nel Nord della Francia. Lo scopo era il prolungamento sino a Dunkerque del meridiano di Parigi, lavoro anche questo viziato da pregiudizi cartesiani tanto da spingere i tre a ritenere di aver rilevato dati che provavano - a dispetto di quelli contenuti nei Philosophiae naturalis Principia matematica (Londra 1713), di Isaac Newton - la forma ovale della Terra.
Trascorse gli ultimi anni di vita nell'Observatoire parigino, dove risiedeva, seguendo a distanza gli studi del nipote, Giovanni Domenico Maraldi iunior - che chiamò presso di sé, a Parigi, nel 1727, per istruirlo nell'astronomia - mentre proseguiva un lavoro astronomico di routine pur se di altissimo livello; nel 1719 compì infatti importanti osservazioni sulla superficie di Marte, determinò con precisione il suo tempo di rotazione e ne scoprì le calotte polari appurando che non coincidono con i poli di rotazione.
Morì a Parigi il 1° dic. 1729 e fu sepolto nella chiesa di St-Jacques-du-Haut-Pas.
Fonti e Bibl.: Le raccolte più cospicue di manoscritti del M. sono conservate a Perinaldo, Castello Maraldi, Collezione Manuel Gismondi, e presso la Bibliothèque de l'Observatoire di Parigi. Per un elenco di quest'ultima collezione, che comprende la maggior parte del carteggio (soprattutto lettere ricevute), v. V.G. Bigourdan, Inventaire général des manuscrits de la Bibliothèque de l'Observatoire de Paris, in Annales de l'Observatoire de Paris, Mémoires, XXI (1895), pp. 1-60, a cui è da aggiungere il ms. 1076, recentemente acquisito, che contiene 12 lettere inviate al M. da vari corrispondenti (sono le lettere 3, 10, 12, 13, 19-23, 127-129). Tuttavia, lettere ricevute o inviate dal M. sono conservate anche a Parigi, Bibliothèque nationale, Nouvelles acquisitions françaises, 6197, cc. 130-172; Roma, Biblioteca Vallicelliana, Fondo Bianchini, U.17, cc. 1159-1244 (minute di risposta di F. Bianchini nei mss. U.20 e U.23); Bologna, Biblioteca universitaria, Marsili, n. 80/B; Pisa, Biblioteca universitaria, Mss., 423; Genova, Arch. stor. del Comune, Raccolta Autografi, Legato Polleri, coll. 1612. C. Desimoni (Notizie di Paris Maria Salvago e del suo Osservatorio astronomico in Carbonara, in Giorn. ligustico di archeologia, storia e belle arti, III [1876], pp. 41-65, in part. p. 48) segnalò la presenza nell'archivio privato Pinelli-Gentile dell'epistolario scientifico del Salvago contenente 274 lettere del M. (1701-23). Tuttavia la localizzazione e la sopravvivenza di tale archivio restano incerte. Notizie sono nel Journal de la vie privée de J.D. Cassini: Parigi, Bibliothèque nationale, Réserve générale, DD.2066. Le memorie a stampa del M. (in totale 112) sono state tutte pubblicate nella Histoire de l'Académie royale des sciences; per l'elenco completo si veda Académie des sciences, Table générale des matières contenues dans l'Histoire et dans les Mémoires de l'Académie royale des sciences, I-III, Amsterdam 1741, s.v.; quasi completo l'elenco in P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana. Dalle origini della stampa ai primi anni del secolo XIX (1870), I, Bologna 1985, coll. 98-102. Tutte le storie dell'Académie royale des sciences parigina e dell'Observatoire di Parigi ricordano il M. e segnalano la sua attività di astronomo non fornendo, però, notizie particolarmente utili. Notizie utili sono in B. Fontenelle, Éloge de Jacques-Philippe M., in Histoire de l'Académie royale des sciences pour l'anné 1729, Paris 1731, pp. 116-120; A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina execellentium qui saeculi XVII et XVIII floruerunt, VIII, Pisis 1781, pp. 293-310; J.J. Bailly, Histoire de l'astronomie moderne, I-III, Paris 1779-82, ad ind.; J.D. Cassini, Mémoires pour servir à l'histoire des sciences et à celle de l'Observatoire de Paris, Paris 1810, pp. 348-357; J.B. Delambre, Histoire de l'astronomie au dix-huitième siècle, Paris 1827, pp. 239-244; G. Rossi, Perinaldo e la biblioteca maraldiana. Lettera al sig. G.P. Vieusseux, in Arch. stor. italiano, s. 2, 1857, t. 6, pp. 151-153; Nouvelle biographie générale (1860), a cura di F. Hoefer, XXXIII-XXXIV, Copenhague 1967, coll. 348 s.; G.B. Toselli, Biographie niçoise ancienne et moderne, II, Nice 1860, pp. 42 s.; F. Boquet, Histoire de l'astronomie, Paris 1925, pp. 403 s., 425 s.; N. Nielsen, Géomètres français du XVIIIe siècle, Copenhague-Paris 1935, pp. 297-300; F. Savorgnan di Brazzà, Gli scienziati italiani in Francia, Roma 1941, pp. 146-152; R. Taton, M. G.F., in Dictionary of scientific biography, a cura di C. Coulston Gillespie, IX, New York 1974, pp. 89-91; A. Birembaut, Geologia, in Storia della scienza, a cura di M. Daumas, III, Bari 1976, p. 279; E. Baida - A. Braccesi, Proseguendo sulla Specola di Bologna, in Giornale di astronomia, IV (1978), pp. 327-350; Index biographique de l'Académie des sciences, Paris 1979, p. 364; A. Braccesi, Gli inizi della Specola di Bologna, in Giornale di astronomia, VI (1980), pp. 5-29; P. Casini, Newton e la coscienza europea, Bologna 1983, pp. 59-65; M. De Zan, L'Accademia delle scienze di Bologna: l'edizione del primo tomo dei Commentarii (1731), in Scienza, filosofia e religione tra Seicento e Settecento in Italia, a cura di M.V. Predaval Magrini, Milano 1990, pp. 251 s.; W. Sheehan, The planet Mars: a history of observation and discovery, Tucson 1996, pp. 70-82; S. Dumont, Sur quelques correspondances reçues par les Cassini et par les Maraldi (1670-1793), in Sur les traces des Cassini: astronomes et observatoires du Sud de la France. Congrès… Nice 1996, a cura di P. Brouzeng - S. Débarbat, Paris 2001, pp. 185-195 (in questo volume il M. è citato in quasi tutti gli altri saggi); S. Giuntini, Il carteggio fra i Cassini e Eustachio Manfredi (1699-1737), in Boll. di storia delle scienze matematiche, XXI (2001), 2, pp. 3-180; A. Cassini, Gio. Domenico Cassini. Uno scienziato del Seicento, Perinaldo 2003, pp. 330, 337, 353 s., 358-362, 365 s., 368-371; Id., I Maraldi di Perinaldo, Perinaldo 2004, pp. 16-41.