ZOBOLI, Giacomo Filippo
ZOBOLI (Zobboli), Giacomo (Jacopo) Filippo. – Nacque a Modena da Giambattista e da Lucrezia Panara (Tiraboschi, 1786, p. 359), secondo Girolamo Tiraboschi il 23 maggio 1661 (ibid.), e per Antonino Bertolotti nel 1681 (Bertolotti, 1882). Tuttavia nel suo autoritratto a disegno, oggi al Nationalmuseum di Stoccolma (Clark, 1967), si professa nato nel 1682. Nel 2008 Maria Barbara Guerrieri Borsoi ha pubblicato la sua data di battesimo, avvenuto il 28 maggio 1681 (2008, p. 101 nota 4).
Sin dalla primissima giovinezza fu protetto dal marchese Taddeo Rangoni, grazie al quale entrò nella bottega di Francesco Stringa per tre anni (Tiraboschi, 1786, p. 359; Pio, 1724, 1977, p. 148). Si ipotizza anche un ulteriore periodo di formazione presso Bonaventura Lamberti (Zoboli, Jacopo, 1947) o Sigismondo Caula (Negro, 1998, p. 172). In seguito si trasferì a Bologna, dove rimase sei anni nella bottega di Giovan Gioseffo dal Sole, sotto la cui supervisione studiò in modo particolare gli affreschi e i dipinti di S. Michele in Bosco (Pio, 1724, 1977, p. 148; Guerrieri Borsoi, 1983, p. 11; Negro, 1998, p. 172).
Una volta tornato a Modena, lavorò soprattutto per la corte ducale, realizzando affreschi e dipinti oggi distrutti o dispersi (Roli, 1990), eccezion fatta per la coppia non datata delle Gallerie Estensi costituita da Giuditta con la testa di Oloferne e Salomè con la testa del Battista (Guerrieri Borsoi, 1983, p. 11, e 2008, p. 90): per le evidenti caratteristiche emiliane e reniane, Guerrieri Borsoi ipotizza che risalga proprio alla fase giovanile di Zoboli (ibid.), mentre Emilio Negro la data al suo periodo romano (1986, p. 251).
Secondo Nicola Pio, l’artista si trasferì a Roma a trentun anni (1724, 1977, p. 149), ma già nel 1714 ritornò in patria per dipingere la Madonna col Bambino e i ss. Geminiano e Antonio abate su commissione della Confraternita di S. Maria degli Angeli di Spilamberto (Guandalini, 1986, pp. 279 s., n. 196; Guerrieri Borsoi, 2008, pp. 89 s.).
Stabilitosi a Roma, Zoboli dovette acquisire rapidamente un certo prestigio, giacché il 9 ottobre 1718 divenne membro dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon (Zoboli, Jacopo, 1947; Roli, 1990). La prima evidenza nota della sua attività romana, tuttavia, è l’incisione di Arnold van Westerhout cavata dal suo ritratto di Francesco Maria d’Este, nel 1722 (Bodart, 1976).
Nel 1724 realizzò la Morte di Cesare, firmata e datata, oggi in collezione Buitoni a Perugia, e la Comunione di s. Francesca Romana, nella cappella Bussi di S. Maria in Trastevere (Roli, 1990; Guerrieri Borsoi, 1983, p. 12).
Il 30 settembre 1725 fu ammesso anche all’Accademia di S. Luca, alle attività della quale partecipò attivamente fino al 1758 (Zoboli, Jacopo, 1947).
L’anno seguente fu chiamato a eseguire una serie di dipinti in occasione della canonizzazione di Luigi Gonzaga e di Stanislao Kostka, tutti dispersi tranne sedici disegni acquerellati, oggi a S. Andrea al Quirinale (Pio, 1724, 1977, p. 149; Tiraboschi, 1786, p. 359; Casale, 1982, pp. 39 s.; Guerrieri Borsoi, 1983, p. 12), dai quali fu poi tratto un libretto di incisioni (Guerrieri Borsoi, 2008, pp. 92 s., 102 nota 24). Fece anche una coppia di dipinti su tela raffiguranti S. Stanislao Kostka comunicato da un angelo e S. Luigi Gonzaga tra gli appestati, acquistati da Benedetto XIII e donati da Pio IX alla chiesa dei Ss. Ambrogio e Carlo al Corso (Guerrieri Borsoi, 2008, pp. 92 s.): in entrambi, il modello di Guido Reni acquisisce la massima evidenza; si noti, infine, l’originale scelta iconografica di ambientare una sacra conversazione all’interno di un ospedale (Barker, 2005).
Nel 1727 eseguì una Visitazione per l’altare sinistro del transetto di S. Eustachio, il cui schema compositivo deriva dalle due versioni dello stesso soggetto dipinte da Carlo Maratta a Roma e a Siena (Guerrieri Borsoi, 1983, p. 13). Due anni dopo, dipinse anche la pala per l’altro altare, raffigurante S. Girolamo ascolta la tromba del Giudizio Universale, molto apprezzata dai suoi contemporanei: è noto infatti che fu replicata diverse volte (Tiraboschi, 1786, p. 360; Lanzi, 1795-1796; Guerrieri Borsoi, 1983, p. 13; Banca popolare..., 2006; Guerrieri Borsoi, 2008, p. 105).
Al 1731 risale il completamento della coppia di dipinti storici oggi Buitoni, con la Morte di Pompeo, la cui serie quasi completa dei disegni preparatori fu pubblicata da Renato Roli nel 1981: lo studioso ha elogiato la vitalità del ductus dell’artista, contrapponendola alla compostezza accademica del quadro finale, la cui struttura compositiva rimane comunque di chiara matrice dalsoliana.
Fra il 1732 e il 1735 Zoboli eseguì la pala, raffigurante l’Assunzione, per l’altar maggiore del duomo nuovo di Brescia, diocesi del cardinale Angelo Maria Querini: essa manifesta l’eclettismo dell’artista, capace di combinare Annibale Carracci, Guido Reni e persino Francesco Bassano il Giovane. Per gli eruditi bresciani, gli apostoli furono realizzati sotto la direzione di Sebastiano Conca, o direttamente dallo stesso, che avrebbe addirittura dipinto l’intera pala (Sala, 1834; Odorici, 1853; Passamani, 1981).
Prima del 1733 (Negro, 1998, pp. 174 s.), inoltre, Zoboli partecipò alla decorazione della chiesa di S. Matteo a Pisa, insieme a Conca e a Francesco Trevisani (Guerrieri Borsoi, 2008, p. 95): inviò un quadro orizzontale rappresentante S. Matteo conferisce il velo a Ifigenia, la cui interpretazione «ineloquente» – dal metallico chiaroscuro – delle forme del marattismo e delle composizioni del Veronese (Sicca, 1990, p. 249) fu accolta in maniera negativa dagli eruditi locali (da Morrona, 1816).
Nel 1737 partecipò agli apparati decorativi per la canonizzazione di s. Vincenzo de’ Paoli con la Predica del santo, che fu poi donata a Clemente XII, il quale la regalò al suo cardinal nipote, Neri Maria Corsini – collezionista e protettore dell’artista –, ed è ancora oggi presso la Galleria Corsini di Roma (Magnanimi, 1980, pp. 107, n. 223, 116, n. 131, 119, nn. 5- 21, 123, sez. 3; Loda, 2018, pp. 36, 76 s. note 74-80, 209 e ss., nn. 11-13). Nello stesso anno eseguì la Morte di s. Giovanni Francesco Régis, oggi nella sagrestia del Gesù a Roma, come parte degli apparati per la sua canonizzazione: l’opera gli è stata attribuita grazie a un’incisione anonima che lo indica come inventore e mostra minime varianti rispetto alla pala (Galassi Paluzzi, 1922, pp. 123-126). Le sue caratteristiche stilistiche hanno spinto Guerrieri Borsoi dapprima a legarla alla beatificazione di Régis, avvenuta nel 1716, e quindi a esprimere dubbi sull’autografia (2008, p. 91).
Nel 1742 a Zoboli furono commissionati i cartoni per la volta della cappella della Madonna della Colonna in S. Pietro in Vaticano, oggi presso il Museo della Reverenda Fabbrica. L’impresa fu portata a termine nel 1748 (Guerrieri Borsoi, 1983, pp. 17 s.; Cornini, 2012, pp. 408 s. nota 100).
Dagli anni Trenta in poi, insomma, la fama di Zoboli crebbe costantemente: fu riconosciuto membro onorario dell’Accademia Clementina di Bologna, e nel 1747 fu chiamato, insieme a Giovanni Paolo Pannini, a compilare l’inventario della collezione Sacchetti. Inoltre nel 1754, nel 1755 e nel 1758 l’Accademia di S. Luca lo incaricò di sovrintendere per un mese all’Accademia del nudo (Guerrieri Borsoi, 2008, p. 97).
Negli ultimi anni della sua vita, tuttavia, la monumentalità romana pare abbia preso il sopravvento sulla fantasiosità barocchetta che aveva sempre caratterizzato i suoi dipinti, forse a causa della progressiva stanchezza del pittore, che fece testamento qualche anno prima della morte, aggiornandolo più volte (ibid.). Nel Ritratto di Angelo Maria Querini in S. Prassede, datato 1747 (Roli, 1990), sembra invece trasparire ancora la sua formazione rococò, benché espressa ora in chiave più quieta.
Morì il 22 febbraio 1767 a Roma (Zoboli, Jacopo, 1947).
Altre opere note: Autoritratto, 1700-10, Modena, Museo civico (Musei civici di Modena, 2005); La Madonna porge a s. Felice da Cantalice il Bambino Gesù con s. Firmina, 1728-29, Civitavecchia, S. Felice da Cantalice (Tiziani, 2013, pp. 80 s., fig.); S. Michele Arcangelo mette in fuga i demoni che perseguitano s. Antonio abate, 1728-30, Sezze, Gesù Bambino (Negro, 2001; Guerrieri Borsoi, 2008, p. 96); Lapidazione di s. Stefano e Battesimo di Cristo, 1730-49, Bracciano, S. Stefano (Guerrieri Borsoi, 2008, p. 96); Estasi di s. Chiara da Montefalco, 1730-49, Bracciano, Santa Maria Novella (ibid.); S. Andrea Corsini dinanzi alla Vergine, 1733/36-1738, Roma, Gesù Bambino all’Esquilino (Guerrieri Borsoi, 1983, p. 14; Negro, 2001, p. 70; Tiziani, 2013, p. 84); Miracoli di s. Vincenzo Ferrer, 1736, Modena, S. Domenico (Roli, 1990); Madonna col Bambino, s. Agostino e s. Giovanni di Dio che assiste un infermo, 1740, Tivoli, S. Giovanni Evangelista (Guerrieri Borsoi, 2008, p. 96); Ritratto di Benedetto XIV, cartone, 1744, Bologna, Biblioteca universitaria (Roli, 1990); Trionfo della Fede, 1745, Coimbra, S. Cruz, sagrestia (Guerrieri Borsoi, 2008, p. 95); S. Filippo Neri davanti alla Madonna col Bambino, 1745, Brescia, S. Maria della Pace (ibid.); Madonna col Bambino e i ss. Pietro e Paolo, ante 1747, Genazzano, S. Paolo (pp. 96 s.); S. Francesco di Sales e la beata Giovanna Francesca Frémyot de Chantal, 1754, Madrid, Monastero della Visitazione (p. 95); Immacolata Concezione, 1756, Roma, S. Antonio dei Portoghesi (Guerrieri Borsoi, 1983, p. 38).
Fonti e Bibl.: Modena, Archivio storico comunale, Registro dei vivi, 1679-1688, c. 35v; Biblioteca Estense, a.H.I.14: Nota di alcuni quadri dipinti da Giacomo Filippo Zoboli modenese nel tempo che stava a Roma, 1767.
N. Pio, Le vite de’ pittori scultori et architetti (1724), a cura di C. Enggass - R. Enggass, Città del Vaticano, 1977, pp. 148 s.; G. Tiraboschi, Notizie de’ pittori, scultori, incisori e architetti natii degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena, Modena 1786, pp. 359-361; L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Bassano 1795-1796, p. 279; A. da Morrona, Pregi di Pisa, Pisa 1816, p. 163; A. Sala, Pitture ed altri oggetti di belle arti di Brescia, Brescia 1834, p. 47; F. Odorici, Guida di Brescia rapporto alle arti ed ai monumenti antichi e moderni, Brescia 1853, pp. 32 s.; A. Bertolotti, Artisti modenesi, parmensi e della Lunigiana in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Modena 1882, p. 94; C. Galassi Paluzzi, Quattro statue di Ciro Ferri e una tela di Jacopo Zoboli ignorate nella ven. Chiesa del Gesù in Roma, in La canonizzazione dei ss. Ignazio di Loiola [sic] e Francesco Saverio, Roma 1922, pp. 119-127; Zoboli, Jacopo, in Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler, a cura di U. Thieme - F. Becker, XXVI, Lipsia 1947, p. 537; A.M. Clark, The portraits of artists drawn for Nicola Pio, in Master drawings, V (1967), 1, p. 14, n. 48; D. Bodart, L’oeuvre du graveur Arnold van Westerhout (1651-1725), Bruxelles 1976, p. 82, n. 219; G. Magnanimi, La collezione romana dei principi Corsini, in Bollettino d’arte, s. 6, 1980, n. 7, pp. 91-126; B. Passamani, G. Z., in Brescia pittorica: 1700-1760 (catal.), Brescia 1981, pp. 101-103; R. Roli, Otto disegni di G. Z. per la ‘Morte di Pompeo’, in Paragone Arte, XXXII (1981), 377, pp. 47-51; V. Casale, I quadri di canonizzazione: Lazzaro Baldi, G. Z.; produzione, riproduzione e qualità, ibid., XXXIII (1982), 389, pp. 33-61; M.B. Guerrieri Borsoi, L’attività romana di G. Z., in Antichità viva, XXII (1983), 1, pp. 11-21; Ead., Disegni di G. Z.: catalogo, Roma 1984; G. Guandalini, G. Z., in L’arte degli Estensi: la pittura del Seicento e del Settecento a Modena e a Reggio (catal.), Modena 1986, pp. 279-281; E. Negro, G. Z.: contributi all’opera, in Il Carrobbio, XII (1986), pp. 249-256; R. Roli, Z., G., in La pittura in Italia: Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1990, p. 904; C.M. Sicca, Et in Arcadia Pisae: pittori “eccellenti” e gusto proto-neoclassico a Pisa, in Settecento pisano, a cura di R.P. Ciardi, Pisa 1990, pp. 229-283; N. Saldanha, A pintura em Portugal ao tempo de D. João V (1706-1750), in Joanni V, Magnifico (catal.), Lisboa 1994, pp. 21-43; E. Negro, G. Z., in Cento disegni italiani, secc. XV-XIX (catal.), a cura di E. Negro - N. Roio, Mirandola 1998, pp. 172-179; A. Negro, Indagini sul territorio: il cardinal Corradini committente e la chiesa del Bambin Gesù a Sezze; Z., Evangelisti, Bicchierai e forse Benefial, in Roma, “Il tempio del vero gusto”, Atti del Convegno internazionele di studi, Salerno-Ravello... 1997, a cura di E. Borsellino - V. Casale, Firenze 2001, pp. 71-73; S. Barker, Plague art in early modern Rome, in Hope and healing: painting in Italy in a time of plague, 1500-1800 (catal.), a cura di G.A. Bailey - P.M. Jones, Chicago 2005, pp. 53 s.; Musei civici di Modena. I dipinti antichi, a cura di D. Benati - L. Peruzzi, Modena 2005, pp. 88 s.; Banca popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati - L. Peruzzi, Modena 2006, p. 220; M.B. Guerrieri Borsoi, Disegni di Giacomo Zoboli (1681-1767), in Il museo del barocco romano (catal., Ariccia), a cura di M.B. Guerrieri Borsoi - F. Petrucci, Roma 2008, pp. 89-152; G. Cornini, “Pittura per l’eternità”: lo Studio del Mosaico e la decorazione a S. Pietro da Gregorio XIII a Pio VII, in La basilica di S. Pietro: fortuna e immagine, a cura di G. Morello, Roma 2012, pp. 371-443; G. Tiziani, I dipinti per la chiesa di S. Felice di Civitavecchia, due tele di Fedele da S. Biagio e qualche appunto sulla ‘pittura cappuccina’, in E. Ciancarini - G. Tiziani, I Cappuccini a Civitavecchia: storia ed arte, Civitavecchia 2013, pp. 77-84; A. Loda, L’iconografia di s. Vincenzo de’ Paoli: sviluppi e mutazioni dal Settecento al Novecento, in I colori della carità (catal., Piacenza), a cura di E. Antonello - A. Loda, Roma 2018, pp. 24-83.