FOLCHI, Giacomo
Nacque a Roma il 25 dic. 1789 da Salvatore, commerciante, e da Agnese Meli. Pur orientandosi verso la medicina (nel luglio 1811, infatti, si laureò in tale disciplina e divenne subito assistente medico presso l'ospedale di S. Spirito), seguitò a coltivare con passione le scienze fisiche: nel 1814 fu nominato professore di scienze fisiche e matematiche presso il Collegio Romano, carica che gli fu confermata anche nel 1824, quando il Collegio fu restituito ai gesuiti.
Frattanto nel 1815 aveva vinto il concorso di medico primario all'ospedale S. Spirito (carica che tenne per trentaquattro anni e che ricoprì anche al Fatebenefratelli), e un anno più tardi quello di supplente a diverse cattedre universitarie. Nel 1818 gli fu affidato l'insegnamento di materia medica alla "Sapienza", al quale nel 1823-24 fu aggiunto quello di igiene e terapia generale.
Il 28 ag. 1824 Leone XII con la bolla Quod divina sapientia istituiva la Congregazione degli studi e riformava gli studi superiori e le istituzioni di cultura dello Stato pontificio. Nel piano di studi di farmacia fu incluso, tra gli altri, l'insegnamento di igiene, terapeutica generale e materia medica e la nuova cattedra venne assegnata al F., che la tenne sino alla morte.
Il 16 ag. 1831 il F. fu chiamato a partecipare insieme a D. Morichini e a P. Carpi al "primo congresso generale sanitario per il cholera morbus" organizzato presso la segreteria di Stato della Consulta a seguito del quale furono emanate importanti nonne di prevenzione igienico-sanitaria. Il regolamento, particolarmente innovativo in materia di igiene pubblica, prevedeva la costituzione di una rete di polizia sanitaria e coinvolgeva i responsabili delle magistrature locali per il rispetto delle norme; disponeva, inoltre, che le commissioni sanitarie locali preparassero rapporti dettagliati da trasmettere, in via definitiva, alla Consulta (A.L. Bonella, pp. 234-235). Fu in tale ambito che il F. ebbe modo di recarsi in quelle zone dello Stato pontificio in cui alle già difficili condizioni del territorio, bonificato solo in parte, si aggiungeva il rischio della diffusione del colera.
Il 20 luglio 1834, in un clima ormai di emergenza dovuta all'intensificazione dell'epidemia nella fascia costiera meridionale, fu emanato l'editto istitutivo della congregazione di Sanità di cui il F. divenne consigliere, sostenendo, in più occasioni, la necessità di mantenere alta la vigilanza sui porti. Fu, quindi, particolarmente attivo nella Commissione straordinaria di pubblica incolumità costituita a Roma nel 1836.
Autore di numerosi studi riguardanti soprattutto l'uso di rimedi vegetali, il F. analizzò in modo particolare la composizione e le possibili applicazioni della corteccia di china (Descrizione degli esemplari della China-china conservati nel gabinetto dell'università di Roma, fatta ad uso de' farmacisti e droghieri, Roma 1830). Agli studi teorici affiancò una intensa esperienza medica svolta in modo continuativo nelle campagne dell'Agro romano per lo studio delle cause delle febbri intermittenti. Nel 1819 assunse, poi, la direzione della Commissione medica che ebbe l'incarico di verificare la diffusione del tifo esantematico nella zona pontina. Nel 1826la partecipazione alla commissione Olgiati sulla riforma delle risaie abusive nel Piceno costituì una ulteriore occasione di studio non solo degli aspetti medici delle epidemie di febbri, ma soprattutto di quelli igienico-territoriali. Fu quindi dalla osservazione sistematica dei sintomi manifestati dai pazienti e dalla intensa attività di anatomopatologo che nacque nel F. la convinzione della infondatezza della corrente teoria dei "miasmi" quale causa principale della diffusione delle affezioni febbrili sia nei centri urbani sia nelle campagne. Lo studio analitico delle variazioni delle condizioni atmosferiche (accuratamente descritte nei diari compilati per 13anni nel corso dei viaggi nelle zone rurali) in rapporto all'insorgenza delle febbri indusse il F. a sostenere la tesi che le cause della propagazione delle infezioni fossero da ricercare nel complesso delle condizioni ambientali in cui vivevano i pazienti osservati: "... si cerca nelle acque stagnanti un principio particolare generatore delle febbri periodiche, non si avverte abbastanza alle condizioni del nostro suolo, della nostra atmosfera nei mesi estivi, al sistema di coltivazione delle nostre campagne, alle abitudini de' contadini, e ad altre circostanze, dalle quali si potrebbe per avventura trarre una più probabile spiegazione di que' morbi" (Sulla origine delle febbri periodiche in Roma e sua campagna, Roma 1845, p. 20).
La pubblicazione di numerosi lavori di sintesi concernenti argomenti di materia medica e di igiene consentirono al F. di farsi apprezzare anche in altre università, sia in Italia, nel Regno di Sardegna, sia all'estero: Hygienes et therapiae generalis compendium in usum auditorum Archigymnasii Romani, Roma 1830; Materiae medicae compendium in usum auditorum Archigymnasii Romani, ibid. 1833-35, in tre volumi; Exercitatio pathologica seu multorum morborum historia per anatomen illustrata, ibid. 1840-43, in due volumi.
Nel 1848 fu nominato membro dell'Alto Consiglio (la Camera alta) fin dalla prima legislatura del 13maggio; di spirito liberale, partecipò assiduamente alle sedute, intervenendo spesso con proposte nelle discussioni.
Socio delle accademie di medicina di Parigi e San Pietroburgo, il F. divenne, inoltre, membro dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna; aggregato al collegio medico-chirurgico di Roma, ne fu nominato presidente nel 1842. Fu anche un distinto umanista e in giovane età fu ammesso all'Accademia di religione cattolica, all'Accademia dei Lincei e dell'Arcadia, dove fu accolto con il nome di Crisauro Nedeo. In relazione con i più illustri medici del tempo, tra i quali F. Puccinotti, M. Bufalini, nel 1849 gli fu offerto il trasferimento presso la prestigiosa università di Bologna, ma la morte lo colse a Roma il 12 ag. 1849.
Fonti e Bibl.: G. Brugnoli, Cenni biografici intorno al socio corrispondente G. F. di Roma, in Bull. delle scienze mediche, s. 3, XIX (1850, pp. 166-174; M. Stella, Un medico arcade di cent'anni fa (G. F.), in Atti dell'Accad. degli Arcadi e scritti dei soci, n.s., XII (1928), pp. 233-238; N. Spano, L'Università di Roma, Roma 1935, pp. 115, 139; A. Pazzini, Storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, I, pp. 305, 307, 323; II, p. 490; L. Colapinto, La riforma leonina degli studi di farmacia nell'Archiginnasio romano (1824), in Miscellanea. Collana di storia della medicina, VIII (1963), pp. 5-19; J. Vernacchia-Galli, L'Archiginnasio romano secondo il diario del Prof. G. Settele (1810-1836), Roma 1984, p. 213n. 587; A.L. Bonella, In attesa del colera. Istituzioni pontificie e politica sanitaria nell'età della Restaurazione, in Roma dalla Restaurazione all'elezione di Pio IX, Atti del Convegno di studi, Roma 29 nov.-2 dic. 1995, Roma 1997, ad Indicem.