GERMIONE (Germonia), Giacomo (Jacopo)
Nacque a Siena nel 1454 da una famiglia del Monte dei dodici. Intraprese gli studi giuridici, presso lo Studio della città natale e a ventisei anni, nel 1480, venne chiamato a insegnare diritto civile. Il 9 luglio 1489 fu tra i cinque lettori che testimoniarono per il conseguimento del dottorato in diritto civile di "Iohannes Franciscus […] de Carbonibus de Sancta Victoria", e il 19 genn. 1491 fu tra i promotori della laurea in diritto civile e canonico del portoghese "Ferrandus Cutignus". Il suo nome è iscritto per gli anni 1492-93 nel ruolo dei lettori di diritto civile nello Studio senese; per il suo incarico era previsto il compenso annuo di 100 fiorini.
A partire dal 22 luglio 1487, quando gli appartenenti al Monte dei nove ("noveschi") guidati da Pandolfo Petrucci, dopo cinque anni di estromissione dal governo della città, ripresero stabilmente il potere, il G. ricoprì una serie di importanti cariche pubbliche. Nel 1487 fu tra i membri della Balia; compì missioni diplomatiche presso la corte francese (la prima volta nel 1497, la seconda, insieme con Pandolfo Petrucci, nel 1503) e presso il duca di Milano; rappresentò la Repubblica senese a Sinalunga e fu podestà di Montepulciano. Il 26 genn. 1499, infine, fu uno dei tre membri eletti dalla Balia per sovrintendere al restauro delle mura di Asciano.
Il G. morì nel 1505, verosimilmente a Siena.
Il suo nome è legato all'introduzione della stampa nella città di Siena, strettamente connessa alle esigenze determinate dalla presenza dello Studio. L'istituzione della prima stamperia fissa si rese necessaria sul finire del XV secolo soprattutto per la forte domanda di testi giuridici proveniente sia dai professori, sia dagli studenti. L'11 maggio 1484 i Priori del Comune deliberarono di accogliere favorevolmente la petizione presentata da Lorenzo Cannicciaro, dal G. e da Luca Martini, che avevano richiesto la licenza di istituire una tipografia stabile nella città e, nell'evidenziare gli utili derivanti alla comunità cittadina dalla loro iniziativa, richiedevano l'esenzione dal dazio sulla carta e la facoltà di esportare liberamente i testi prodotti.
Il 13 maggio 1484 le richieste vennero approvate anche dal Consiglio del Popolo e furono definitivamente ratificate dal Consiglio generale della Campana il 23 dello stesso mese. Le uniche limitazioni imposte riguardavano il divieto di vendere carta non stampata, pena la sanzione di 100 fiorini a testa, e l'imposizione del dazio di importazione qualora i libri stampati a Siena e liberamente esportati, fossero rientrati in città.
La petizione dei tre soci lasciava intendere che essi avevano già avviato l'attività tipografica, ed è verosimile che, in conformità agli usi vigenti, avessero presentato almeno un prodotto finito per ottenere dai governatori il privilegio richiesto. Tuttavia è indubbio che la prima stamperia stabile venne attivata solo nel 1484. È di quell'anno, infatti, la prima edizione impressa nella città di Siena: si tratta della Lectura super sexto libro Codicis di Paolo di Castro (L. Hain, Repertorium bibliographicum [Hain], 4607; Indice generale degli incunaboli [IGI], 7282). L'opera, stampata il 21 luglio 1484, riporta la sottoscrizione di un esperto tecnico: si tratta di Enrico da Colonia (originario di Dalen), attivo dapprima a Brescia, Bologna e Modena, che dal 1484 esercitò l'arte della stampa a Siena, per trasferirsi poi definitivamente in questa città a partire dal 1486. Nel sottoscrivere tale edizione il tipografo tedesco, che verosimilmente era stato invitato a prestare la sua opera proprio dai maestri dello Studio che poi collaborarono alle sue edizioni, menziona genericamente come "soci" i tre cittadini promotori della petizione accolta il 23 maggio 1484: "per magistrum Henricum de Colonia et socios". Non pare lecito dubitare della effettiva collaborazione di questi ultimi con Enrico da Colonia per questa edizione, considerati sia l'accoglimento della supplica, sia le successive esplicite collaborazioni fra lo stampatore tedesco e il G., Lorenzo Cannicciaro e Luca Martini.
La seconda opera stampata "per magistrum Henrigum de Colonia et socios" è Super secunda parte Infortiati di Francesco Accolti (IGI, 22; Hain, *54; Gesamtkatalog der Wiegendrucke [GW], 151), sottoscritta il 2 sett. 1484.
L'esplicita menzione dei nomi dei soci di Enrico è finalmente contenuta nella edizione della Repetitio legis "admonendi" Digesti "De iure iurando" di Giovanni Battista Caccialupi (Hain, *4198; IGI, 2300; GW, 5846), professore di diritto a Siena: nella sottoscrizione si dichiara come l'edizione sia frutto della collaborazione fra "doctorem d. Laurenti Canizari et do. Jacobi Germnoie [sic] nec non Luce de Martinis et magistri Henrici de Colonie sociorum".
Identica sottoscrizione reca una ulteriore edizione senese del 9 giugno 1485: si tratta della Lectura super quarto libro Codicis di Paolo di Castro (Hain, *4603; IGI, 7280). Infine, datata 5 dicembre 1485 è la Lectura super secunda parte Digesti veteris dello stesso autore (Hain, 4621; IGI, 7296). È questa l'ultima opera che nella sottoscrizione reca il nome del G. ("doc. d. Laurentij Canizarij et do. Iacobi Germonie nec non magistri Henrici de Colonia sociorum"), il quale successivamente a questa data si dedicherà con crescente impegno alla carriera politica.
Non è da escludere che il G. abbia tralasciato l'attività editoriale anche per gli scarsi guadagni realizzati, considerato che il suo nome risulta fra quelli che, fra 1483 e 1511, impegnarono al Monte di pietà effetti personali: nel suo caso proprio libri. I nomi dei tre soci senesi collaboratori di Enrico da Colonia si trovano inoltre nei Libri degli allirati, e le denunce dei beni da essi stessi redatte permettono di valutarne il patrimonio: a malapena essi rientrano nella fascia del reddito medio, e il più abbiente è proprio il G., che, nel 1498, dichiarava di abitare nel "popolo" di S. Donato, ed era allirato per 2875 lire, contro le appena 925 lire di Lorenzo Cannicciaro e le 1750 di Luca Martini.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Lira, 108; 229 (1491); L. Banchi, Gli annali inediti della tipografia senese compilati dal conte Scipione Bichi Borghesi, in Il Bibliofilo, II (1881), pp. 4, 116 s.; L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinascimento, Milano 1894, pp. 94 s., 191-193; D. Marzi, I tipografi tedeschi in Italia durante il secolo XV, in Festschrift zum fünfhundertjährigen Geburtstag von Johann Gutenberg, a cura di O. Hartwig, Leipzig 1900, p. 451; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 394; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Ausland, München 1924, p. 154; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1929, pp. 38, 42; G. Fumagalli, Giunte e correzioni al Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1939, p. 68; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker, Stuttgart 1970, II, p. 182; D. Rhodes, The incunabula of Siena, in Essays in honour of Victor Scholderer, Mainz 1970, pp. 337-348; D. Balestracci, I libri impegnati al Monte di pietà senese. Una fonte indiretta per la storia dell'alfabetismo del XV secolo, in Alfabetismo e cultura scritta. Notizie, novembre 1982, p. 15; C. Bastianoni - G. Catoni, Impressum Senis. Storie di tipografi, incunaboli e librai, Siena 1988, pp. 17-21; G. Minnucci - L. Košuta, Lo Studio di Siena nei secoli XIV-XVI, Milano 1989, pp. 58 s., 69 s., 265 s.