GIORDANI, Giacomo
Nacque e visse ad Ascoli Piceno nel XVIII secolo. Abate, fu ascritto all'Accademia dell'Arcadia con il nome di Ordisto Teoclidense. Della sua produzione letteraria rimangono due componimenti inediti di chiara matrice antisemita, i cui manoscritti sono custoditi presso l'Archivio della Comunità israelitica di Ancona.
Personaggio non privo di ombre, il G. compose nel settembre 1775 il poema in ottava rima L'ebreo esiliato, cui pospose, in appendice, una Lettera di risposta ad un ministro d'uno Stato cattolico sul proposito dell'espulsione de' Giudei, in cui illustrò le ragioni che, a suo parere, avrebbero dovuto indurre i sovrani cattolici a bandire dalle loro nazioni gli israeliti.
L'opera, un "poema comico" (come reca il sottotitolo) in sei canti per complessive 325 ottave, volge contro gli ebrei insolenze e calunnie. Dopo aver accennato nella prima ottava ad altri suoi componimenti di ispirazione virgiliana, dei quali non si ha però traccia, il G. inizia il resoconto di una sua visita nel ghetto di Ancona sotto la guida di un tal Taddeo, conoscitore degli usi ebraici. In realtà l'esile vicenda è lo spunto per esplicitare una visione negativa e banalizzante dei riti e dei costumi del popolo ebraico, che riprende luoghi comuni e pregiudizi popolari. Conclude l'opera l'esortazione al pontefice Pio VI (da pochi mesi succeduto a Clemente XIV) affinché, imitando l'esempio del monarca spagnolo, condanni gli ebrei all'esilio perpetuo dai suoi domini. In appendice segue la citata Lettera, infarcita di citazioni tratte dalla Bibbia e dalle bolle pontificie, e di aneddoti volti a provare la pericolosità di un atteggiamento tollerante verso gli ebrei, in fatto di libertà di culto, da parte dei governanti.
I due manoscritti del G. sono conservati insieme con una serie di documenti che chiariscono la loro genesi e le loro finalità. Dalla loro analisi si evince che il G., fingendo una committenza da parte di autorità straniere, usò tali componimenti per ricattare la comunità israelitica di Ancona. Per la consegna dei manoscritti e la mancata pubblicazione egli chiese infatti un compenso quale parziale risarcimento della cifra promessagli da un misterioso ministro straniero. I rappresentanti della comunità si rivolsero però al pontefice, chiedendo un provvedimento che non tardò a giungere: su richiesta del Sant'Uffizio, il G. fu ammonito dal vescovo di Ascoli, monsignor Paolo Leonardi, e durante una perquisizione nella sua abitazione, secondo quanto risulta da una lettera dello stesso vescovo, fu rinvenuto un contratto stipulato con il tipografo Sartori di Ancona per la stampa del poema.
Non si conosce l'anno della morte del Giordani.
Fonti e Bibl.: C. Cesari, Un antisemita ascolano nel secolo XVIII, Ascoli Piceno 1883; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, p. 687; A.M. Giorgetti Vichi, Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, Roma 1977, p. 200.