GRIFFONI, Giacomo
Nacque probabilmente a Bologna, in data imprecisata ma verosimilmente intorno alla metà del XIV secolo, figlio del dottore di legge Alberto e di Beatrice di Nicolò Castelli. Le prime notizie indirette sul suo conto vengono dal Memoriale historicum del più noto cronista - e suo parente - Matteo Griffoni, che informa come il G., insieme con lo stesso Matteo, facesse parte del gruppo di maggiorenti bolognesi che nel 1373 si trasferì temporaneamente a Venezia per sfuggire a un'epidemia che infuriava in Bologna.
Il G. appare già molto impegnato nella politica e nell'amministrazione in un anno cruciale per Bologna come il 1376; il 20 marzo, infatti, una insurrezione (che M. Griffoni condanna come "destructio Bononiae") cacciò il legato pontificio e ristabilì, almeno formalmente, il Comune di Popolo: il G. era invece sicuramente organico al gruppo di potere rappresentante delle famiglie di maggiorenti cittadini che fu protagonista della cacciata del legato, e infatti figura nello stesso anno come membro del Consiglio dei quattrocento e ricoprì la carica di gonfaloniere.
Verosimilmente anche il G. si muoveva con opportunismo all'interno delle dinamiche di lotta fazionaria che erano state soltanto temporaneamente abbandonate, per poi tornare quasi subito a manifestarsi, con tutte le ambiguità e i tornaconti personali che ne derivavano. Infatti, quando nel novembre 1376 Bernardo Bentivoglio sollevò la piazza contro Ugolino Balduini (che era stato uno fra i promotori della sommossa del 20 marzo ma che ora era accusato di voler favorire il ritorno in città dei Pepoli), questi si rifugiò proprio presso la casa del G., "ubi erat magna multitudo gentium populi armatarum", e dove si aspettava di trovare appoggio, che gli fosse stato promesso o meno. Balduini incitò il G. "quod […] iret cum confalone ad plateam" (Griffoni, p. 74), mentre gli Anziani gli ingiunsero invece di non muovere i suoi armati, pena la morte. Il G. evidentemente non si sentiva di assumere rischi eccessivi, o non si fidava troppo della propria forza, e la crisi venne così temporaneamente smorzata: il podestà prelevò Balduini dalla casa del G. e lo trasferì nel palazzo pubblico, dove fu condannato al bando, potendo però così partire incolume dalla città.
Dati questi precedenti, si spiega appunto nell'ottica dell'ambiguità della politica e dei contrasti di parte il fatto che, nell'aprile del seguente anno 1377, proprio il G. sia stato uno dei due ambasciatori che il Comune di Bologna inviò al castello di Pianoro per trattare una possibile pacificazione con i Pepoli e con i loro aderenti là insediati, tra cui figura lo stesso Balduini (che morì poi in esilio a Verona nel 1381).
Negli anni seguenti si hanno del G. notizie abbastanza distanti fra loro nel tempo, ma che concorrono tutte a confermare l'immagine di una persona stabilmente inserita tra i maggiorenti della vita cittadina e attivamente partecipe, a fianco degli Zambeccari, alle lotte di parte che tormentavano Bologna con continui capovolgimenti di fronte: alle sue ripetute e intense sollecitazioni viene attribuita la decisione, presa nel 1384, di rinnovare radicalmente il palazzo della società dei notai, cui tutti i principali membri della famiglia Griffoni erano professionalmente legati. Dopo che nel settembre 1393 la fazione di Carlo Zambeccari era stata temporaneamente esclusa dal potere a opera di Nanne Gozzadini, in novembre il G. fu tra i "multi […] privati consilio et aliis honoribus et officiis" proprio perché aderenti a Carlo Zambeccari e a Ugolino Scappi (Griffoni, p. 85), prima di una nuova alleanza tattica che li portò a muoversi di nuovo insieme già dal dicembre seguente.
L'ultimo atto significativo della vita pubblica del G. si ha il 6 maggio 1398, quando fu tra i sostenitori di Carlo Zambeccari che, accusando di nuovo Nanne Gozzadini di tramare per prendere il potere, invasero in armi la piazza e bruciarono pubblicamente i registri degli estimi e delle provvisioni redatti nel bimestre precedente sotto l'anzianato dello stesso Gozzadini. Gli insorti mostrarono di fidare nell'appoggio di Matteo Griffoni, che allora era gonfaloniere di Giustizia in carica, ma questi assunse una posizione di equilibrio, prendendo Nanne sotto la propria personale protezione a garanzia della sua incolumità e favorendo l'ennesima rappacificazione, che sperava di rendere meno effimera con patti matrimoniali tra le due fazioni. Tra quelli conclusi in quell'occasione figura infatti anche il matrimonio di una figlia di Bonifacio Gozzadini, fratello di Nanne, con il figlio secondogenito del G., Giovanni.
Il G. morì a Bologna poco più di un anno dopo, il 6 sett. 1399, vittima della peste che allora infuriava in città.
Dalle Memorie autentiche della casa Griffoni si ricava che il G. si sposò con Chiara di Antonio Preti ed ebbe due figli: Alberto e Giovanni, nati in epoca non precisamente nota, ma comunque intorno al 1380.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Archivio Fantuzzi - Ceretoli, bb. 160; 167: Memorie autentiche della casa Griffoni che cominciano l'anno 975. Così pure la genealogia di detta casa Griffoni; M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 2, pp. VI, VIII, XXVIII, LVIII, 70, 74 s., 79, 85, 87-89, 114; G. Borselli, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononiae, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXIII, 2, p. 65; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, ibid., XXXIII, 1, vol. III, pp. 88, 249; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670 (rist. anast. Bologna 1990), p. 409; G. Cencetti, Il palazzo dei notai, in Notariato medievale bolognese, Roma 1977, I, pp. 364 s.; G. Ortalli, Notariato e storiografia in Bologna nei secoli XIII-XVI, ibid., II, p. 165 n. 34.