GRIMALDI, Giacomo
Nacque a Bologna nel novembre 1568, da Domenico e Maddalena Gallinaria, primo di dieci figli. Poco dopo la sua nascita i genitori si trasferirono a Roma. Qui, fin dalla prima giovinezza, la vita del G. fu legata alla basilica di S. Pietro. Nel 1581 o 1582 divenne accolito della sacrestia della basilica; il 31 dic. 1585 il padre morì e venne sepolto nella cappella nuova di S. Pietro; il 1° maggio 1586 fu nominato decano degli accoliti. A vent'anni divenne chierico soprannumerario e il 16 marzo 1591 fu scelto dal capitolo quale mansionario, cioè vicario del coro, al posto del defunto Pietro Ugonio.
Nel 1585 il G. fu testimone oculare della distruzione del complesso medievale del Laterano e questo fu forse per lui un avvenimento significativo, se in seguito si impegnò a registrare e documentare tutto ciò che esisteva nell'antica basilica di S. Pietro quando questa venne progressivamente demolita per la costruzione di una nuova basilica. Nel 1592, in occasione della distruzione dell'abside, fu forse il G. a preparare una descrizione notarile dell'evento. Il 16 marzo 1594 fu testimone alla stesura - e il 23 sett. 1596 anche alla lettura - del testamento di Tiberio Alfarano, i cui scritti (lasciati inediti al capitolo di S. Pietro) sarebbero stati tra le sue maggiori fonti per la descrizione dell'antica S. Pietro. Del 16 genn. 1595 è un contratto vitalizio di affitto a un canone annuo di sei scudi tra il capitolo di S. Pietro e il G., relativo a una casa situata tra il camposanto e le mura, tra la strada maestra detta "vicolo de Cavaligeri" e il "vicolo […] detto del Perugino".
Il 6 marzo 1595 il G. ricevette dal capitolo tre scudi per copie di documenti dell'Archivio di S. Pietro. Il 18 dicembre dello stesso anno il capitolo lo nominò "minor sacrista". Il 14 genn. 1596 egli si impegnò a compilare un inventario degli oggetti preziosi della sacrestia (tessuti, argenti, ori), per il quale impiegò sei anni e sei mesi. A queste funzioni si accompagnò quella di bibliotecario e archivista del capitolo, che tenne per dodici anni.
In questa veste il G. si applicò senza posa a trascrivere e classificare i documenti, indicizzando quasi tutto l'archivio. Compilò i seguenti indici, tutti giunti a noi in copia autografa: Index omnium scripturarum archivi sacrosanctae basilicae, dell'anno 1599; Inventarium omnium et singulorum librorum bibliothecae sacrosanctae basilicae, del 1598; Index instrumentorum et scripturarum archivi sacrosanctae basilicae… ex protocollis et transumptorum libri, del 1602; Index omnium et singulorum librorum bibliothecae sacrosanctae Vaticanae basilicae, del 1603. Questi volumi, caratterizzati dalla scrittura ampia e facilmente riconoscibile del G., si trovano oggi nella sala dei cataloghi dei manoscritti della Biblioteca Vaticana.
Il G. non si occupava soltanto di documenti, ma estendeva i suoi interessi e le sue ricerche anche a suppellettile sacra, sarcofagi, medaglie, iscrizioni, papiri, argille, bassorilievi, affreschi. Fu, in sostanza, uno dei maggiori studiosi e divulgatori dell'epoca di antichità della Roma cristiana e si impegnò per tutta la vita a trascrivere, analizzare, descrivere (l'elenco dei manoscritti da lui compilati che si trova in G. Grimaldi, Descrizione…, pp. XVII s.). Inoltre, il G., divenuto presto punto di riferimento per chiunque intendesse indagare negli archivi basilicali, eseguiva spesso ricerche a pagamento su personaggi sepolti nella basilica.
Il 20 maggio 1598 il G. divenne notaio pubblico, anche se i suoi documenti ebbero sempre a che fare con la basilica vaticana (il suo timbro notarile era una T iscritta in un cerchio). Il primo strumento noto da lui rogato è del 30 dic. 1598. Del 1598 è anche l'inventario del G. della Biblioteca del capitolo. Nel 1599 divenne canonico di S. Maria in Portico. Una bolla di Clemente VIII del 31 maggio 1600 lo autorizzò a compilare transunti di tutti i documenti della basilica e ne riconobbe l'autenticità. Nel 1600 terminò anche il suo Diarium anni iubilei…, nel quale narra gli avvenimenti e le cerimonie dell'anno santo (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., E.38, copia del 1628 con aggiunte autografe; Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 2210, autografo).
Nel maggio 1601 il G. divenne "primo sagrestano" della basilica e il 7 maggio 1602 ottenne la cappellania dell'altare dei Ss. Processo e Martiniano. Nello stesso periodo, con l'aiuto del canonico Giovanni Battista Lancellotti, fratello del cardinale Orazio, divenne "clerico beneficiato". Nel 1606 concluse il primo volume del catasto sulle proprietà del capitolo di S. Pietro in città, con esclusione del Borgo. L'anno dopo terminò il secondo volume, molto più vasto del precedente. In occasione della demolizione degli ultimi resti dell'antica basilica di S. Pietro, dopo che il 15 nov. 1609 vi venne celebrata l'ultima messa, il G. insistette e ottenne che venisse eseguito un processo verbale per ricordare il grande mosaico dell'abside, insieme con un disegno eseguito nell'occasione.
Nel novembre 1610 fece da guida al cardinale Federico Borromeo, che si trovava a Roma per la canonizzazione dello zio Carlo Borromeo, avvenuta in S. Pietro il 1° novembre. Con il cardinale fu in corrispondenza e per suo conto copiò documenti d'archivio (alla Biblioteca Ambrosiana sono conservate lettere del G. al Borromeo dal 16 sett. 1617 al 20 sett. 1622: cfr. Niggl, pp. 286-297). Su commissione di Scipione Cobelluzzi nel 1611 iniziò la trascrizione del Liber formularum di Marino da Eboli, vicecancelliere della Curia romana (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 6364-6367, autografo), che terminò nel 1617. Nella acclusa vita dell'autore, che il G. aveva conosciuto, riconobbe gli aiuti offertigli da Domenico Ranaldi, custode della Vaticana. Ancora nel 1611 intraprese la trascrizione dello Speculum sancti Gregorii Magni dal ms. B.45 dell'Archivio del Capitolo di S. Pietro, che terminò in sei mesi circa.
Nel 1617 trascrisse il Sermo Leonis preceduto da note e ricerche su quel papa. Il manoscritto, oggi perduto, era dedicato al neo cardinale Cobelluzzi; una copia fu spedita nel febbraio 1618 al cardinale Borromeo (oggi a Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., A.178 inf.). Nello stesso tempo il G. lavorò anche al suo Catalogus sacrarum reliquiarum almae Vaticanae basilicae (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., H.2, autografo, terminato nell'anno 1617, uno dei primi manoscritti del G. accompagnato da disegni; Roma, Biblioteca Casanatense, Mss., 2421, autografo, datato 1618; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., I.87 inf., autografo, datato 1621, con dedica al cardinale F. Borromeo del 27 febbr. 1621).
Nello stesso anno il G. terminò la trascrizione di alcuni papiri acquistati da Paolo V per la Biblioteca Vaticana, provenienti per la maggior parte da Ravenna (Vat. lat., 6064, autografo). Nel 1618 concluse la prima versione del suo libro sul velo della Veronica, che era custodito in S. Pietro (Opusculum de sacrosancto Veronicae sudario ac lancea, in Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., H.3, datato 3 maggio 1618, contenente numerosi disegni; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., II.III.173, datato 1620; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., A.168 inf.; tutti e tre i manoscritti sono autografi). Il 7 apr. 1619 morì Pompeo Ugonio, amico e consigliere scientifico del G., che gli dedicò un elogio funebre inserito in un volume con altre notizie sull'anno 1619 (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., B.100). Oltre che con l'Ugonio, è noto che il G. intratteneva rapporti con Martino Ferrabosco, architetto del palazzo apostolico, che per il G. realizzò la ricostruzione della pianta dell'antica basilica illustrante il progetto di B. Rossellino.
Il 18 sett. 1619 il G. stese la prima parte degli Instrumenta autentica della traslazione dei corpi santi e delle reliquie nella nuova basilica, con notizie varie su quest'ultima. Il 3 ott. 1605 Paolo V aveva ordinato ai canonici di S. Pietro di redigere una documentazione sulla traslazione dei corpi dei santi e delle reliquie e sugli altari e monumenti delle navate che stavano per essere demolite. Il G. ebbe l'incarico di redigere i protocolli relativi alle opere in demolizione. Il 29 maggio 1620 dedicò a Paolo V il testo degli Instrumenta autentica (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., G.13, autografo; Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 2732, autografo; Barb. lat., 2733, autografo; Vat. lat., 11988; Roma, Biblioteca Corsiniana, Mss., 276, copia del 1706), con la descrizione dell'antica basilica. Per interessamento del suo protettore, il cardinale Cobelluzzi, il G. ottenne per questo e altri lavori una pensione annua di 50 scudi come canonico della chiesa di Urgel in Catalogna. Le fonti del G. sono elencate in G. Grimaldi, Descrizione…, pp. XIII-XVI; di alcune di esse il G. compilò una copia: nel 1603 terminò quella del diario di Antonio Dello Schiavo (1360 circa - 1424 circa), che si trova nell'Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., E.35, autografo.
La prima redazione dell'opera non ci è pervenuta. Nel Barb. lat. 2733 il G. aggiunse, nella prima parte, terminata il 18 sett. 1619, notizie storiche sui monumenti, notizie sulle demolizioni e sulle parti che venivano costruite. Nella seconda, terminata il 15 maggio 1620, il G. inizia con la descrizione di alcune iscrizioni pagane e cristiane trovate durante i lavori, ma poi passa a descrivere ritrovamenti di antichità nella città, abiti religiosi, storie di edifici e di chiese, cerimonie di canonizzazione, cosicché l'opera si trasforma in una miscellanea di varia erudizione, illustrata da numerosissime descrizioni delle opere con disegni, alcuni a colori, quasi sicuramente di mano dello stesso G. (Müntz, p. 11). Tuttavia, anche se la qualità dei disegni non è eccelsa, il loro valore documentario è indubbio.
Tra le altre opere compilate dal G. sono il Catalogus omnium archipresbiterorum Ss. Vaticanae basilicae (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., H.65, anteriore al 1610; H.1, terminato il 25 sett. 1620: entrambi autografi; Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 2719, del 1635, preceduto da una lettera di G.B. Nardoni, che completò l'opera); Liber canonicorum sacrosanctae Vaticanae basilicae… qui diversis temporibus ad summum pontificatum et cardinalatum erecti fuerunt (Vat. lat., 6437, autografo, datato 1622; Capponi, 145, datato 13 giugno 1622); Descendentiae canonicatuum, beneficiatuum et clericatuum sacrosanctae basilicae Vaticanae (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Diari, datato giugno 1622, autografo); Antiquissimae scripturae quae arborum cortice exaratae in Vaticana bibliotheca asservantur… (Vat. lat., 6064; 6438, in parte autografo) più altre citate dal Müntz e dal Niggl. Il Vat. lat. 6038, una raccolta di iscrizioni, ne riporta alcune raccolte dal G. e trascritte di suo pugno. Altri suoi scritti relativi all'epigrafia si trovano in Arch. del Capitolo di S. Pietro, Mss., G.13, cc. 87v, 165, 168v; Barb. lat., 2733, cc. 270, 272; Vat. lat., 6438, cc. 27, 51, 58, in parte autografo; Vat. lat., 11988, cc. 153v, 156v).
Il G. morì a Roma il 7 genn. 1623 e non avendo lasciato beni fu sepolto privatamente nella chiesa della Madonna del Popolo.
Si conoscono tre resoconti della vita del Grimaldi. Due, scritti da lui stesso, si soffermano più che altro sulle cariche raggiunte e sul servizio nella basilica di S. Pietro nel corso di 45 anni, oltre che sull'attività di archivista. La terza, di Andrea Amici, maestro delle cerimonie di S. Pietro, scritta il giorno della morte del G., si spinge di più nella sua vita privata e riferisce di un'eccessiva propensione verso il sesso femminile.
Dell'oscuro ed enorme lavoro del G., che spesso non firmava le sue copie e i suoi regesti e che praticamente non pubblicò nulla a stampa, beneficiarono dopo di lui tutti coloro che scrissero delle antichità di Roma o della basilica (l'elenco in Niggl, pp. 71-78); Giovanni Battista De Rossi riconobbe i suoi meriti quale raccoglitore d'iscrizioni.
La Descrizione della basilica antica di S. Pietro in Vaticano, Codice Barberini latino 2733 del G. è edita a cura di R. Niggl, Città del Vaticano 1972.
Fonti e Bibl.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 306 ss.; E. Müntz, Ricerche intorno ai lavori archeologici di G. G., antico archivista della basilica vaticana, fatte sui manoscritti che si conservano a Roma, a Firenze, a Milano, a Torino e a Parigi…, Firenze 1881; F. Borromeo, Indice delle lettere a lui dirette conservate all'Ambrosiana, Milano 1960, p. 189; A.A. Strnad, G. G.'s Bericht über die Öffnung des Grabes Papst Bonifaz VIII. (1605), in Römische Quartalschrift, LXI (1966), pp. 145 ss.; R. Niggl, G. G. (1568-1623). Leben und Werk des römischen Archäologen und Historikers, München 1971; M. Buonocore, Prime esplorazioni sulla tradizione manoscritta delle iscrizioni greche pagane di Roma antica attraverso i codici della Biblioteca apostolica Vaticana, in Collectanea in honorem rev.mi patris Leonardi Boyle O.P. septuagesimum quintum annum feliciter complentis, Città del Vaticano 1998, pp. 19-91.