GUERRINI, Giacomo (Mino)
Nacque a Roma il 16 dic. 1927, figlio primogenito di Giulio, ufficiale di carriera, e Lola Cohen, ebrea di origine tunisina. Tra il 1943 e il 1945 la famiglia si trasferì a Milano, dove, in contatto con l'ambiente artistico dell'Accademia di Brera, il G. realizzò i primi disegni di matrice picassiana. Rientrato a Roma dopo la Liberazione, al liceo Giulio Cesare strinse con A. Perilli e P. Dorazio una duratura amicizia. Con loro creò la rivista L'Ariele, uscita in un solo numero in occasione della mostra tenuta dai tre giovani artisti alla galleria Prora di P.D. Ferrero nell'ottobre 1945, per la quale il G. scrisse la presentazione e un articolo, Pittura: mezzo secolo.
Iscrittosi alla facoltà di lettere dell'Università di Roma, insieme con Dorazio, Perilli, gli artisti di Portonaccio, R. Vespignani, M. Muccini e A. Buratti, e altri, divenne uno dei promotori del Gruppo arte sociale (GAS), che inaugurò l'attività espositiva nel marzo 1946 nella sezione del Partito socialista italiano; e nell'ottobre 1947 allestì la mostra Premio La Fabbrica sui marciapiedi di via Veneto. La nascita del GAS e la collaborazione alla rivista La Fabbrica, incentrata su una tematica di tipo sociale e uscita in un unico numero nell'agosto 1946, segnarono per il G. il momento di maggiore adesione alla politica del Partito comunista italiano (PCI), testimoniata anche dalla presenza ricorrente della testata dell'Unità nelle contemporanee nature morte e nelle prime composizioni astratte (Natura morta con l'Unità, 1946: Roma, collezione A. Perilli).
Nel 1947 entrò con una borsa di studio al Centro sperimentale di cinematografia, dove seguì il corso di costume e, attraverso lo slavista A.M. Ripellino, studiò l'avanguardia russa. Il 15 marzo firmò il manifesto Forma 1 insieme con Dorazio e Perilli, il veneziano G. Turcato e i siciliani Carla Accardi, U. Attardi, P. Consagra e A. Sanfilippo, conosciuti nello studio di R. Guttuso sin dal 1946.
In polemica con la politica culturale del PCI, i firmatari del manifesto - pubblicato nel primo numero della rivista omonima - si proclamavano "formalisti e marxisti", affermando il valore estetico della forma pura quale fine dell'opera d'arte (Forma, I [1947], 1). In quegli anni egli realizzò soprattutto opere su carta; mentre limitata fu la produzione pittorica, formata da tecniche miste e pastiche in cui sperimentò smalti, vernici d'automobile e materiali extra pittorici per raggiungere effetti di texture (Il sariga, 1947: Roma, collezione A. Perilli).
Nel 1947 si recò a Parigi unendosi a una comitiva del Fronte della gioventù comunista. Nella capitale francese ritornò a novembre, dopo aver vinto il premio Italia per la pittura, grazie a una borsa di studio del governo francese, giungendo, sulla scorta dell'opera di A. Magnelli, a una scomposizione del reale secondo meccanismi astratti. A luglio si recò a Praga per partecipare al Festival mondiale della gioventù, dove allestì con Perilli e Dorazio una mostra di arte astratta e una sulla Resistenza. Tornato a Roma, prese parte alle iniziative dell'Art Club realizzando con P. Consagra i costumi per Corteo di donne astratte, una kermesse messa in scena il 12 luglio 1947; nell'ottobre di questo stesso anno, alla mostra Forma 1 presentata da E. Villa alla galleria-ritrovo dell'Art Club in via Margutta, espose alcune "vetrate dipinte con una tecnica ancora impressionistica, addirittura cézanniana" (G. Bassani, Due mostre all'Art Club e all'Obelisco, in Il Mondo europeo, 15 nov. 1947). Nel dicembre, nuovamente a Parigi con un premio d'incoraggiamento del ministero della Pubblica Istruzione, entrò in contatto con l'ambiente surrealista. Risale sempre al 1947 la sua partecipazione alla mostra "Arte astratta in Italia" ospitata dalla Galleria di Roma, dove espose alcune opere su carta e una scultura in fil di ferro, e alla V Rassegna nazionale di arti figurative di Roma e del Lazio con due dipinti, Composizione e Pittura n. 8. In contatto con il Movimento arte concreta (MAC) di Milano, partecipò alla mostra "Arte concreta" presentata da Palma Bucarelli alla galleria romana di T. Chiurazzi nel gennaio 1949, e in marzo fu premiato alla III Mostra annuale dell'Art Club tenutasi alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. A luglio, con Dorazio, Perilli e un gruppo di allievi dell'Accademia nazionale d'arte drammatica, fece parte della delegazione italiana all'incontro internazionale del teatro organizzato dall'Università di Cambridge presso il castello di Leopoldskron, a Salisburgo.
Studiò il teatro espressionista tedesco e la drammaturgia brechtiana e allestì due spettacoli di mimi: un concerto senza strumenti e un collage satirico di sketch tratti da J.-P. Sartre, W. Shakespeare, L. Pirandello, F. Kafka, E. Hemingway e altri. Visitò poi Monaco di Baviera, dove scoprì le opere di P. Klee alla galleria di O. Stangl, conobbe il gallerista G. Franke, sostenitore dell'espressionismo tedesco, incontrò alcuni artisti formatisi alla Bauhaus e il pittore G. Fietz, ex allievo di W. Baumeister. Di ritorno a Roma, pubblicò nel Mondo un articolo sulla situazione artistica in Germania (Il pennello fra i denti, 18 giugno 1949).
Data a questi anni anche l'incontro con l'architetto L. Moretti, avvenuto tramite lo scultore E. Colla, e con A. Canevari, redattore della rivista Spazio sulle cui pagine il G. apparve, insieme con A. Perilli, G. Severini e U. Berbaconi, tra i firmatari dell'articolo Quarant'anni di arte astratta in Italia, che riconosceva il ruolo giocato dal futurismo nello sviluppo dell'arte astratta (II [1951], 4, pp. 45-53). Nel febbraio 1950 lavorò agli allestimenti decorativi per il primo concerto jazz della capitale, tenutosi al cinema teatro Splendore di via del Tritone.
In giugno, con Dorazio e Perilli, aprì in via del Babuino la libreria-galleria Âge d'or, in omaggio al film anticlericale di L. Buñuel, che esponeva riviste d'avanguardia francesi, libri d'arte e architettura, proponendosi come centro attivo per la promozione dell'arte moderna internazionale.
La prima pubblicazione dell'Âge d'or fu un "quaderno tecnico informativo di arte contemporanea" dal titolo Forma 2. Omaggio a W. Kandinskij (Roma 1950), contenente un testo dell'artista russo del 1938, testimonianze dei maggiori protagonisti dell'arte astratto-concreta, litografie del G. e di G. Capogrossi, tavole a colori del Museum of non-objective painting della Solomon Guggenheim Foundation di New York, di cui G. divenne borsista e corrispondente per l'Italia.
Frutto della collaborazione tra l'Art Club e l'Âge d'or fu la mostra Arte astratta e concreta in Italia, ospitata nel febbraio 1951 dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Il G. intervenne in catalogo con una poesia e uno scritto sulla musica moderna ed espose il dipinto Sincreto grande (1950), che già precorreva l'arte informale, secondo una linea di ricerca confermata anche dall'opera Natura viva, viva, viva, realizzata con la tecnica del dripping e della colatura, esposta in aprile alla IV Mostra dell'Art Club (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna).
Interessato a vagliare il rapporto tra arte astratta e architettura, nel maggio 1951 partecipò alla IX Triennale di Milano, decorando, insieme con Dorazio e Perilli, un "angolo di hall di soggiorno" ideato dall'architetto V. Latis per la sezione Edilizia e arredamento alberghiero (catal., Milano, pp. 79 s., 172). Poco dopo l'Âge d'or fu costretta a chiudere per debiti; e la sua ultima mostra, intitolata Tic tac di spazio, venne ospitata dalla Fondazione Origine (nata dopo la chiusura dell'omonima galleria).
Nonostante l'attività discontinua, il G. continuò a esporre fino al 1952. Presentò alcune opere alla Galerie 16 di Zurigo e alla galleria del Cavallino di Venezia (settembre e ottobre 1951); e nell'inverno 1952 si recò a New York per esporre alla Schaffer Gallery con Dorazio, Perilli e A. Savelli. Contemporaneamente, pubblicò in Art d'aujourd'hui un articolo sulla situazione dell'arte astratta in Italia (gennaio 1952, n. 2, pp. 9-13). Insoddisfatto degli esiti della sua ricerca artistica, alla fine del 1952 abbandonò la pittura per il giornalismo, cominciando a scrivere per il Il Mondo una serie di piccoli racconti sull'ambiente dei biliardi, dei piccoli giocatori, dei campi da corse e dei bookmakers clandestini. Dall'ottobre 1955 al febbraio 1960 collaborò con L'Espresso, firmando sin dal primo numero del giornale articoli di moda, costume e società, arte e cinema; quindi passò a scrivere per Il Tempo. Nei primi anni Sessanta, dopo essere stato coinvolto da A. Bini nel film di R. Rossellini Laviamoci il cervello - Rogopag insieme con J.L. Godard e P.P. Pasolini (il G. fu poi sostituito da U. Gregoretti), iniziò a dedicarsi al cinema, cavalcando il filone dei film a episodi e realizzando una ventina di pellicole commerciali a basso costo di cui spesso era anche ideatore e sceneggiatore.
Si ricordano: Il mondo è dei ricchi con Franca Rame e lo stesso G. (secondo episodio del film Extraconiugale, 1964), L'ultima carta (terzo e quarto episodio dell'Idea fissa, 1964-65). Nel 1965, sotto lo pseudonimo di James Warren, diresse Il terzo occhio con F. Nero, film horror d'imitazione anglosassone. Seguirono film di genere poliziesco (Gangsters '70, 1968), e alcune commedie di costume come Oh dolci baci e languide carezze (1970) che prendeva di mira la gioventù hippy. Ai primi anni Settanta risale una serie di film ambientati in epoca medievale, quale Gli altri racconti di Canterbury (1972), che fu il lavoro del G. meglio recensito dalla critica. Fu poi la volta della serie del Colonnello Buttiglione interpretato dall'attore francese J. Dufilho (1974-75 e 1977).
Nel 1981 scrisse per l'inserto dell'Espresso (Enciclopedia politica dell'Italia dal 1946 al 1980) quattro articoli; tra il 1983 e il 1986 portò a termine la sceneggiatura e la regia degli ultimi suoi due film (Quando calienta el sol… vamos alla playa e La miniera del Kilimangiaro). Contemporaneamente lavorò alla cura del libro di F. Fellini, Ginger e Fred: rendiconto di un film (Milano 1986).
Il G. morì, nella comunità di V. Muccioli a Coriano (Rimini), il 9 genn. 1990.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Achille Perilli; L. Fulci, I giovani del Gruppo arte sociale, in La Gazzetta delle arti, 9-15 marz0 1946; G. Di Mila, Forma 1 1947-1986 (catal., Gibellina), Milano 1986, pp. 27-29, 102 s., 107, 132-136, 146; A. Perilli, L'Âge d'or di Forma 1, Mantova 1994, pp. 8 s., 15, 19 s., 22, 27, 63, 69 s., 72, 99, 101-103, 106, 117, 126, 130, 143-145, 155; Forma 1 (catal., Galleria d'arte moderna, Verona), Parma 1994, pp. 11, 164 s.; G. Conte - G. Simongini, Art Club 1945-1964: la linea astratta (galleria d'arte Niccoli), Parma 1998, pp. 7, 39, 52, 61, 63, 74, 81, 221; G. Bonasegale - S. Lux, Forma 1 1947-1951. Atti…, Roma 2001, pp. 17, 29, 33, 37, 39, 41, 50, 63, 68, 91, 113 s., 129; S. Lux - E. Cristallini - A. Greco, Forma 1 e i suoi artisti. Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, Turcato, Roma 2000, pp. 51 s., 73-76, 78; G. Rondolino, Diz. Bolaffi del cinema italiano, 1, I registi, Torino 1979, p. 91; R. Poppi - M. Pecorari, Diz. del cinema italiano, III, I film dal 1960 al 1966, Roma 1992, pp. 36, 117, 204, 227, 254, 371, 373, 499, 541; IV, 1-2, I film dal 1970 al 1979, ibid. 1996, pp. 36 s., 186 s., 227, 233, 266, 296, 362; Diz. dei registi. Tutti i registi e i loro film…, Carnago 1993, p. 75.