MACCARI, Giacomo
MACCARI (Macari), Giacomo. – Nacque probabilmente a Roma, intorno al 1690.
Mancano notizie certe sulle origini familiari e la formazione musicale di questo cantante. È presumibile che il M. si sia recato a Venezia nel 1705 insieme con le sorelle Costanza e Antonia: proprio per il carnevale di quell’anno Costanza era stata scritturata dagli impresari del teatro di S. Angelo per l’Artaserse di A. Giannettini. Il viaggio dei tre per l’Italia può essere immaginato come quello di una piccola compagnia di cantanti: Costanza era specializzata nelle parti serie, Antonia nelle parti buffe degli intermezzi e il M. cominciava a interpretare ruoli dell’uno e dell’altro tipo.
Antonia debuttò nel ruolo di Lesbina – la dedica del libretto è firmata proprio da lei in questo ruolo – nei Nuovi intermedii per musica del Paride in Ida, rappresentato nell’autunno del 1706 nel teatro di S. Angelo; è del tutto probabile che anche il M. e Costanza fossero ancora a Venezia in quell’anno.
È certa invece la presenza del M. a Ferrara nel 1708, anno in cui è testimoniato il suo esordio come cantante nel teatro del conte Borso Bonacossi, dove con Antonia interpretò la coppia buffa di Elpino e Dorilla ne La virtù in trionfo o sia La Griselda. Dal libretto risulta l’origine romana del M. («Giacomo Macari romano») e, considerando che la parte buffa da lui interpretata veniva affidata a cantanti con registri vocali naturali, si può dedurre che all’epoca egli avesse già raggiunto il registro di tenore e avere, quindi, superato i quindici anni.
Per la stagione di carnevale del 1710 i tre fratelli Maccari furono chiamati al teatro Mantica di Udine a interpretare l’Armida abbandonata di G.M. Ruggieri e i relativi intermezzi: Costanza interpretò la parte seria di Armida, Antonia la parte buffa femminile e il M. quella seria di Filomaco nonché quella buffa maschile negli intermezzi. Nel maggio del 1712 il M. impersonò il ruolo di Forba nella Peribea in Salamina di C.F. Pollarolo al teatro delle Grazie di Vicenza. Nella stessa opera cantarono interpreti della levatura di Margherita Durastanti (Peribea) e G. Boschi (Eaco).
Mentre fino al 1723 la sorella Antonia si esibiva nei teatri di Ferrara, Milano, Padova e Verona, è probabile che il M. fosse ritornato a Venezia intorno il 1715, presso la sorella maggiore Costanza, la quale era diventata famosa in quella città per le capacità canore, oltre che per la bellezza e le avventure amorose. Tra il 1715 e il 1718 il M. cantò infatti nei drammi per musica di F. Chelleri, T. Albinoni, G. Boniventi e A. Vivaldi nei teatri di S. Angelo e di S. Moisè. Probabilmente fu proprio in quegli anni che il M. conobbe Vivaldi, con il quale avrebbe in seguito collaborato.
Il 15 dic. 1720 il M. concorse per il posto di tenore nella Cappella ducale di S. Marco. Fu assunto con un salario di 80 ducati l’anno e il 4 marzo 1731 ottenne un aumento di stipendio di 10 ducati. La presenza del M. a Venezia è documentata fino al 1748: il 24 marzo di quell’anno il suo salario presso la Cappella ducale raggiunse i 100 ducati annui.
Il M. concorse due volte per il posto di vicemaestro della Cappella ducale: il 31 luglio 1740 il ruolo vacato per la morte di A. Pollaroli fu però assegnato a G. Saratelli, preferito al M. e ad A. Pacello; dopo che Saratelli era diventato maestro della Cappella ducale (24 sett. 1747), B. Galuppi venne eletto vicemaestro con soli due voti di scarto rispetto al M. il 24 marzo 1748. In quello stesso giorno – quasi a compenso per la mancata nomina – fu accordato al M. un ulteriore aumento di salario. Dal 1727 il M. risulta attivo a Venezia anche come compositore: durante il carnevale di quell’anno nel teatro di S. Moisè fu rappresentato l’Adaloaldo furioso, con musica del «Macari musico della ducal capela di S. Marco», come riportato nel libretto di A.M. Lucchini.
A questo proposito Ch. Burney scrisse: «The next year, 1727, the composers were Porta, Porpora, Albinoni, Vivaldi, Buini, and three new candidates for theatrical honours: Giac. Macari, Salvator Apollonj, and Gio. Reali, for whose works it would now be in vain to enquire».
Secondo T. Wiel, il M. fu uno dei compositori delle arie per il pasticcio La finta schiava su testo di F. Silvani, che fu rappresentato al S. Angelo durante la fiera dell’Ascensione del 1744. È molto probabile che tra il 1734 e il 1743 il M. mettesse in musica una gran parte degli intermezzi scritti proprio in quegli anni da C. Goldoni, poeta della compagnia Imer, per il teatro di S. Samuele. Nel carnevale 1734 il M. e Goldoni collaborarono per la prima volta: nacque così l’intermezzo Il conte Copano, cui fece seguito nel dicembre dello stesso anno La pupilla, intermezzo rappresentato durante la sesta recita del Belisario; La contessina fu messa in musica dal M. nel carnevale del 1743.
Altri intermezzi sollevano questioni di attribuzione: La birba, scritta con buone probabilità da Goldoni e dal M. per la rappresentazione della Rosamunde nel carnevale 1735 e L’ippocondriaco, forse rappresentato con musica del M. tra gli atti della Griselda nell’autunno 1735. Goldoni scrisse per la stagione dell’autunno 1736 L’amante cabala e Monsieur Petiton, presumibilmente rappresentati come intermezzi nel Rinaldo e Don Giovanni, e La bottega da cafè, ma non è sicuro se siano stati messi in musica dal M., da Vivaldi (Strohm, 1976, p. 257), o da entrambi (Mamczarz, pp. 295, 378, 444). Anche nel caso del dramma eroicomico Aristide di Goldoni non è chiaro se a metterlo in musica sia stato il M. o piuttosto Vivaldi: nel libretto, per la musica è menzionato Lotavio Vandini, anagramma di Antonio Vivaldi, che secondo Strohm avrebbe intonato questo testo. P. Weiss invece ritiene improbabile che Vivaldi abbia scritto la musica di questa parodia rappresentata da commedianti nel teatro di S. Samuele nell’autunno del 1735. Secondo Geyer-Kiefl il libretto eroicomico fu messo in musica sia dal M. sia da Vivaldi nello stesso anno.
Il «melolepidodramamusicale» Ottaviano trionfante di Marcantonio, su libretto di P. Miti e musiche del M., fu rappresentato a Venezia nel teatro di S. Salvatore nel carnevale del 1735; il componimento d’occasione La fondazion di Venezia messo in musica dal M., sempre su libretto di Goldoni, fu eseguito al teatro di S. Samuele nell’autunno 1736; la Lucrezia romana in Costantinopoli di Goldoni e del M. (S. Samuele, carnevale 1737), dramma comico, è ancora una parodia che si ispira al dramma per musica. Per quel che concerne Il conte Caramella, forse rappresentato al S. Samuele nell’autunno 1751 dalla compagnia di Imer, N. Pirrotta ha avanzato l’ipotesi che la musica non fosse di Galuppi ma forse del M. o di V. Ciampi, deducendolo tra l’altro dall’ariosità turbolenta dei finali concertati. Il M. morì a Venezia sicuramente dopo il marzo del 1748, e probabilmente prima del marzo 1766.
È verosimile che il M. abbia cantato nella Cappella ducale anche dopo l’aumento di salario ottenuto nel marzo 1748. Che il M. non fosse più attivo a S. Marco è certo solo dal 1766, come dimostra la «terminazione» del 28 febbraio: il suo nome non è elencato nella Nota delli musici che sussistono in capella oltre li giubilati colla terminazione del giorno d’oggi (Arch. di Stato di Venezia, Procuratia de Supra, reg. 156, cc. 94v-98r). I documenti della Procuratia de Supra, in cui si trovano i bandi e le ragioni per i nuovi concorsi, non testimoniano né il suo ritiro dalla cappella, né la sua morte. È probabile che il M. sia stato sostituito da uno dei seguenti tenori: C. dalla Vecchia (26 marzo 1754), D. Negri (14 dic. 1757), P.F. Tomij (12 marzo 1760), P.M. Armellini (9 genn. 1763) o P.S. Padovan (6 giungo 1765).
La musica del M. non è pervenuta, ma considerando che la compagnia Imer era formata da cantanti mediocri, si può dedurre che le arie per loro composte dovessero essere limitate a melodie che permettessero una declamazione semplice, senza difficoltà, e lasciassero spazio al gesto durante l’esecuzione, contando sull’efficacia del dialogo in dialetto. Queste ipotesi sono rafforzate dall’affermazione di Goldoni: «La mia Pupilla era fra le mani del signor maestro Maccari Romano, compositore di musica, il di cui stile facile e chiaro era bene adattato al bisogno di quelli che doveano rappresentarla» (Tutte le opere, I, p. 717). La Borde descrive il M. come un «bon compositeur», mentre F. Caffi lo ritiene un ottimo contrappuntista: «ebbe [Lotti] a superar due competitori di qualche riputazione; il prete Antonio Baccelli cantor della Cappella, ed Antonio [sic] Maccari, ambedue contrappuntisti conosciuti per bene accolte composizioni».
L’unica composizione del M. conservata è la cantata per contralto e basso continuo Non mi si dica più Filli non pianger (Napoli, Biblioteca del Conservatorio di musica S. Pietro a Majella, Cantate, 22, c. 4), che tuttavia J.L. Jackman giudica espressione di un talento mediocre (The New Grove Dict.).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Procuratia de Supra, regg. 152, c. 120v; 153, c. 134r; 154, c. 113v; 155, c. 46(bis)v; C. Bonlini, Le glorie della poesia, e della musica contenute nell’esatta notitia de teatri della città di Venezia, Venezia 1730, p. 204; A. Groppo, Catalogo purgatissimo di tutti li drammi per musica recitatasi ne’ teatri di Venezia dall’anno 1637… fin all’anno presente 1745, Venezia 1741, pp. 210, 240 s., 243; L. Allacci, Drammaturgia. Accresciuta e continuata fino all’anno 1755, Venezia 1755 (ristampa anastatica, Torino 1961), pp. 110, 147, 214, 365, 492, 537, 622, 909; Ch. Burney, A general history of music. From the earliest ages to the present period (1789) (London 1776-89), New York 1957, II, p. 909; J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, Paris 1780, III, p. 200; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia, Venezia 1854 (rist. anastatica, Bologna 1972), I, p. 368; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, pp. 88, 120, 126, 146, 151; Tutte le opere di C. Goldoni, a cura di G. Ortolani, I, Verona 1935, pp. 717, 727; I. Mamczarz, Les intermèdes comiques italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris 1972, pp. 295, 377 s., 392 s., 425, 444, 457; R. Strohm, Italienische Opernarien im frühen Settecento (1720-1730), in Analecta musicologica, XVI (1976), 2, pp. 255, 257; N. Mangini, L’opera comica nei teatri veneziani, in Venezia e il melodramma nel Settecento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1978, pp. 180 s.; R. Strohm, Die italienische Oper im 18. Jahrhundert, Wilhelmshaven 1979, pp. 252 s.; P. Weiss, Venetian Commedia dell’arte «operas» in the age of Vivaldi, in Musical Quarterly, LXX (1984), p. 216; H. Geyer-Kiefl, Die heroisch-komische Oper ca. 1770-1820, Tutzing 1987, I, p. 41; G. Polin, Tradizione e re;ce;zione di un’opera comica di metà ’700: viaggi, trasfor;mazione e fortuna del Filosofo di campagna di Gol;doni/Galuppi nel XVIII secolo, tesi di laurea, Università degli studi di Bologna, a.a. 1994-95, p. 208; D. Goldin Folena, Teatro e melodramma nei libretti goldoniani, in C. Goldoni 1793-1993. Atti del Convegno del bicentenario, a cura di C. Alberti - G. Pizzamiglio, Venezia 1995, p. 258; F. Passatore - F. Rossi, S. Marco: vitalità di una tradizione. Il fondo musicale e la Cappella dal Settecento ad oggi, Venezia 1996, I, pp. 311, 315, 322, 324, 493, 495, 497, 500, 502; N. Pirrotta, Divagazioni su Goldoni e il dramma giocoso, in Riv. italiana di musicologia, XXXII (1997), 1, pp. 101, 107; P.G. Gillio, Cantanti d’opera alla Cappella Marciana (1720-1800), in La Cappella musicale di S. Marco nell’età moderna. Atti del con;vegno internazionale di studi,… 1994, a cura di F. Passatore - F. Rossi, Venezia 1998, pp. 130, 152; E.L. Gerber, Historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, I, Leipzig 1790, p. 843; Id., Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, Leipzig 1812-14, III, p. 281; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens et de la musique, VI, p. 217; O.T. Sonneck, Catalogue of opera librettos printed before 1800, Washington 1914, I, pp. 31, 144, 316, 521, 708, 863; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 2; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, V, p. 262; Enc. dello spettacolo, VII, coll. 1765 s.; The New Grove Dict. of opera, I, p. 925; II, p. 480; III, pp. 114 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 410; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, pp. 448 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart (ed. 2002), Personenteil, VII, coll. 1245 s.