MALVEZZI, Giacomo
Di origini bresciane, come egli stesso afferma nel Chronicon Brixianum (col. 823), nacque intorno al 1380, giacché in un documento del 1433 (Provvisioni, 483) dice di esercitare la professione medica da trent'anni.
Il padre Bartolomeo, anch'egli medico, figura nel Liber vitae del monastero di S. Giulia di Brescia tra i benefattori del cenobio e come teste in un'investitura del 1382. Un fratello (o forse cugino) del M., Francesco, fu cancelliere del Comune di Brescia dal 1426 al 1456. Il contesto familiare era dunque quello di professionisti impegnati in diversi campi (notai, uomini di legge, giudici, medici): "è accertato [che la famiglia Malvezzi è] da molto tempo venerabile e precipua presso i più onorabili cittadini di questa città, e che da quando era in vita il mio bisnonno fino a questi giorni non ebbe minor fortuna, anzi, continuamente feconda di uomini celeberrimi, ebbe preminenza tra le varie cospicue famiglie bresciane anche per le sue ricchezze" (Chronicon Brixianum, col. 823); ciò permise loro di stringere rapporti parentali con altri gruppi dell'aristocrazia locale.
Nel 1404 il M. si addottorò in medicina, forse a Bologna, e quale artium et medicine doctor è ricordato nei documenti. Non ha riscontri la notizia secondo la quale nel 1412 si sarebbe rifugiato presso il lago di Garda per sfuggire alla peste dilagante in città. Il 18 nov. 1422 comparve come testimone in un atto di riscossione vescovile, dal quale si apprende che possedeva dei beni nelle "chiusure" nordoccidentali della città e il 14 nov. 1423 fu respinta la sua domanda di entrare a far parte dei medici stipendiati dal Comune. Nel secondo semestre del 1427 e ancora a gennaio del 1428 ricoprì la carica di consigliere del Comune di Brescia e in questa veste risulta più volte fra i presenti alle sedute del Consiglio municipale.
In particolare, in una di queste riunioni - tenutasi il 4 nov. 1427, dove è registrato al primo posto tra gli intervenuti -, di fronte al diffondersi di focolai di peste, si discusse la proposta di costruire un grande ospedale cittadino sul modello di quello senese. Il M. fece osservare che il progetto dell'unico hospitale magnum richiedeva tempi lunghi, mentre era urgente intervenire per dare soccorso agli infermi, e la sua proposta raccolse la maggioranza dei consensi.
Nel 1430 il M. vendette al capitano Francesco Bussone, detto il Carmagnola, il suo palazzo in contrada S. Agata. Il 14 ott. 1431 il suo nome figura tra i firmatari della petizione presentata al Comune dal Collegio dei dottori in medicina per limitare la pratica medica solo agli autorizzati dal Collegio stesso, ma la richiesta fu respinta dal Consiglio. Il 13 dic. 1433 fu invece accolta la sua richiesta di entrare a far parte dei medici salariati dal Comune - secondo una prassi in uso fin dal tempo di Gian Galeazzo Visconti, che prevedeva la provvigione di 144 fiorini d'oro a carico del Comune per due medici a servizio pubblico - e gli fu attribuita la pensione annua di 72 fiorini, percepita dal M. fino alla morte.
Questa richiesta alle autorità municipali dà conto della sua attività professionale, "esercitata con liberalità a favore di poveri e ricchi, e del bene dei suoi concittadini e del popolo bresciano", e del fatto che aveva una famiglia e numerosi figli da mantenere: "In passato si usava assegnare almeno ad un medico un congruo stipendio. Io esercito la mia arte lodevolmente da trent'anni, con carità fraterna, ed ho a carico figli ancora piccoli e ragazze numerose" (Provvisioni, 483, c. 84r). Da una supplica del 3 giugno 1437, presentata per ottenere una derivazione idrica a uso domestico, si apprende che la sua abitazione era allora in contrada delle Pescherie.
Nel luglio 1440 fu inviato ad assistere Lionello Sforza, fratello del duca Francesco, che era stato ferito in un combattimento nei pressi di Caravaggio. Un atto contabile del 10 febbr. 1445 documenta il pagamento arretrato del salario per il mese di gennaio.
Il 24 febbr. 1448 il M. affidò il suo testamento a un notaio; dell'atto si ha solo notizia indiretta poiché vi si fa riferimento in un documento patrimoniale relativo a due dei suoi figli, Baldassarre e Bernardino, mentre in un analogo documento si ricorda il nome di altri tre figli: Giovanni Battista, Domenico e Michelangelo. Incerta resta pure la data di morte, variamente indicata dalla storiografia locale, che tuttavia va posta nel 1454 e prima del 16 ottobre, all'età di circa 74 anni; Lonati (1936, p. 56) ipotizza che sia avvenuta il 9 aprile, poiché una delibera comunale di quel giorno lo ricordava in tono laudativo come defunto.
Il nome del M. è noto soprattutto per il Chronicon Brixianum, la prima cronaca che dà "un ordine cronologico e narrativo alle tradizioni leggendarie e alle memorie storiche di Brescia" (Guerrini, p. 20). La cronaca fu pubblicata sulla base di un manoscritto del 1461 posseduto dal nobile bergamasco Giovanni Giacomo Tassi: J. Malvezzi, Chronicon Brixianum ab origine urbis ad annum usque 1332, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIV, Mediolani 1729, coll. 774-1004. Il manoscritto, ritenuto dall'editore il più vicino all'archetipo, conferma la bontà della filologia muratoriana che, a distanza di quasi tre secoli, non è ancora stata superata da una nuova edizione. L'opera è attestata da un discreto numero di manoscritti, da volgarizzamenti e continuazioni per il XV secolo, nonché da testimoni che recano titoli diversi (Storie bresciane, De rebus Brixianorum chronicon, Chronica Brixiae), o sono privi di riferimenti diretti al Malvezzi.
La trattazione del Chronicon è aperta da un Proemio e, a partire dai consueti riferimenti biblici e classici, quale presupposto alla fondazione della città lombarda, giunge attraverso una serie di nove distinctiones, strutturate in capitoli, fino all'anno 1332; i fatti e i decenni successivi, anche se più vicini all'autore, non sono trattati. La compilazione dovette avvenire verosimilmente in momenti diversi, come sembra da talune incongruenze interne e dai problemi che solleva la dedicazione iniziale, forse già al tempo della dominazione malatestiana, ma di sicuro la cronaca fu rivista e completata intorno al 1432 quando Brescia era ormai passata sotto il controllo di Venezia e il suo autore era nel pieno dell'attività e della carriera professionale.
Tra le numerose fonti e i riferimenti che guidano il Chronicon si segnalano almeno i testi biblici, le opere di Paolo Diacono e il Liber potheris (o Registrum Communis) del Comune di Brescia; di impianto ancora medievale, la cronaca è una fonte preziosa soprattutto per la descrizione degli avvenimenti più strettamente connessi con lo sviluppo e la dialettica delle istituzioni comunali tra l'XI secolo e il 1332. Ciò permise all'autore di coniugare l'interesse celebrativo delle antiche famiglie aristocratiche, per le quali scriveva, con i momenti gloriosi della storia cittadina. Erano infatti questi eventi che davano lustro ai protagonisti, che, partecipando in prima persona alla crescita della loro città, traevano dal suo sviluppo le ragioni ideali e storiche per nobilitare le proprie famiglie.
Fonti e Bibl.: Brescia, Arch. storico civico, Provvisioni, 305, c. 23; 483, cc. 12r, 83v-84r; 484, cc. 26, 48r, 49r, 74r, 79r; 485, c. 44; 486, cc. 105v, 116v-117r; 492, cc. 41v, 47v; 496, c. 130v; Ibid., Arch. storico diocesano, Mensa, reg. 15: Episcopatus Brixiae, c. 35r; Ibid., Biblioteca civica Queriniana, Mss., C.i.15: Registro di molte cose seguite da d. Pandolfo Nassino [sec. XVI], c. 346 [658]; C.i.9: B. Faino, Delle famiglie nobili di Brescia [sec. XVII], cc. n.n.; Miscellanea, 28: Della nobile famiglia Malvezzi e delli sancti che di essa riposano in S. Afra, cc. n.n.; Schede Valentini: A. Valentini, Scrittori bresciani, 31, pp. 124-162; G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis commentarii, a cura di G. Soranzo, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, 2, pp. 96, 98; R. Zilioli Faden, Le pergamene del monastero di S. Giulia di Brescia( 1043-1590. Regesti, Brescia 1984, pp. 210, 280, 282, 288, docc. 686, 871, 874, 887; Der Memorial- und Liturgiecodex von S. Salvatore / S. Giulia in Brescia, in Mon. Germ. Hist., Libri memoriales et necrologia, n.s., IV, a cura di D. Geuenich - U. Ludwig, Hannover 2000, p. 154; E. Capriolo, Chronica de rebus Brixianorum, Brixiae 1505, p. 124; O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, pp. 172-175; G.C. De Beatiano, La fortezza illustrata. Discorso araldico, Brescia 1684, p. 123; L. Cozzando, Libraria bresciana, Brescia 1694, pp. 145 s.; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia 1823, p. 208; H. Simonsfeld, Bericht über einige Reisen nach Italien, in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, XVI (1890), p. 479; C. Foligno, Di un ms. della Cronaca di G. M., in Archivio Muratoriano, vol. I, 3, 1906, pp. 144 s.; A Valentini, G. M. da Brescia, medico, filosofo e storico, in Illustrazione bresciana, VI (1907), 91, pp. 1 s.; G. Fornasini, Breve cenno storico intorno alla famiglia Malvezzi, con tavole genealogiche, Bologna 1927; P. Guerrini, La casa del Carmagnola, Brescia 1931, pp. 20-36; G. Lonati, Su un codice bresciano della Cronaca di Iacopo M., in Bull. dell'Istituto stor. italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano, XIV (1936), vol. 51, pp. 65-80; Id., La predicazione del b. Alberto da Sarteano a Brescia (1444-1449), in Miscellanea francescana, XXXVII (1937), 1, pp. 55-76; A. Mariella, Le origini degli ospedali di Brescia, Brescia 1963, p. 197; Storia di Brescia, I, Brescia 1963, pp. 247, 875, 988-995; II, ibid. 1964, pp. 492, 794; III, ibid. 1964, pp. 1029, 1034, 1043; F. Lechi, Le dimore bresciane, III, Brescia 1974, p. 285; IV, ibid. 1974, pp. 278, 446; B. Passamani, Le arti figurative, in Brescia nell'età delle signorie, Brescia 1980, p. 206; Enc. bresciana, VIII, Brescia 1991, pp. 127 s.; M.G. Di Campli, Muratori ed il Chronicon Brixianum di G. M., in Per formare un'istoria intiera. Testimoni oculari( Atti della I Giornata di studi muratoriani, Vignola( 1991, Firenze 1992, pp. 213-217; F. Robecchi, Spedali civili di Brescia. Mezzo millennio di carità e di assistenza sanitaria, I, Brescia 2000, p. 48; P.O. Kristeller, Iter Italicum, A cumulative index, s.v.; Rep. font. hist. Medii Aevi, VII, pp. 419 s.