MANZONI, Giacomo
Nacque a Lugo, in Romagna, il 24 ott. 1816 da Giambattista, proprietario terriero appartenente a una distinta famiglia dell'aristocrazia locale, e da Caterina Monti, nipote del poeta Vincenzo.
Ricevuta una prima formazione da due ecclesiastici, nel 1830, un anno dopo la morte del padre, fu inviato nel collegio Carlo Ludovico di Lucca, dove acquisì una solida preparazione nelle materie letterarie frequentando al contempo lezioni di matematica, tedesco ed ebraico. Emerse inoltre in maniera prepotente quella passione per il collezionismo librario (a Lucca il M. assemblò la sua prima biblioteca) che lo avrebbe accompagnato negli anni avvenire. Nel 1835, cedendo alle insistenze della madre, che voleva farne un avvocato, il M. si trasferì a Roma ma, agli studi universitari (peraltro mai portati a termine), preferì quello dell'ebraico sotto la guida di monsignor N. Wiseman. Tra il 1837 e il 1839 compì alcuni viaggi, utili soprattutto ad accrescere le sue collezioni librarie, a Bologna, Napoli e Venezia. Nel 1840 fece ritorno a Lugo e, dopo la divisione dei beni con il fratello Domenico, cominciò a occuparsi direttamente del patrimonio familiare, riuscendo in pochi anni, grazie a una gestione dinamica e spregiudicata, a ingrandirlo notevolmente.
Nel 1841 il M. ottenne un mandato al Consiglio comunale di Lugo e, dalla primavera del 1842, la cattedra di insegnante di greco presso il locale collegio Trisi. Nello stesso anno pubblicò una memoria - Della necessità di riparare Lugo dal pericolo d'innondazioni (Lugo) -, in cui dimostrava una acquisita consapevolezza della funzione sociale derivante dal suo ruolo di aristocratico proprietario terriero.
Dopo il matrimonio con la cugina Luigia Lugaresi (1843) dalla quale ebbe due figli, prese parte, nel 1845, alla fondazione della Cassa di risparmio di Lugo assumendone la presidenza. Profondamente convinto che i tempi della beneficenza fine a se stessa fossero ormai tramontati, il M. ravvisò in tale istituto un utile strumento teso, attraverso la raccolta e la difesa del risparmio (soprattutto popolare), alla crescita civile ed economica della sua terra. Fiducioso in un progresso ordinato e senza scosse, il M. prefigurava un sistema in cui avrebbero convissuto armonicamente la proprietà fondiaria, anche media e piccola, l'artigianato urbano e la nascente industria. Manifesto del suo pensiero fu il Rapporto in risposta della circolare 24 ag. 1846 dell'eminentissimo signor cardinale segretario di Stato… (Ferrara 1847), dal M. redatto in qualità di consigliere provinciale di Ferrara e ricco di riferimenti alle tesi di R. Owen, L. Blanc, Fr. Guizot.
Al momento dello scoppio rivoluzionario del marzo 1848, il M., attingendo generosamente al proprio patrimonio personale, contribuì alla costituzione di un gruppo di circa trecento volontari romagnoli che prese il nome di Battaglione del Senio. In qualità di quartiermastro e segretario del comandante C. Ferrari, veterano delle campagne napoleoniche, visse da un osservatorio privilegiato la vicenda, a tratti farsesca, del corpo di spedizione inviato con poca convinzione da papa Pio IX per partecipare alla guerra contro l'Austria. Costituiscono preziosa testimonianza di quella convulsa fase le missive inviate dal M. - tra marzo e maggio 1848 - alla cugina urbinate Anna Staccoli. Nonostante il negativo andamento della campagna militare nel Veneto, restò viva in lui la speranza che, sfruttando opportunamente gli spazi aperti dalla concessione dello statuto, nello Stato della Chiesa potesse avviarsi un processo di modernizzazione.
Eletto al Consiglio dei deputati il 19 maggio 1848 dal collegio di Castelbolognese, il M. giunse a Roma l'8 giugno e fu ricevuto la sera stessa in udienza privata da Pio IX, che gli parve del tutto inadeguato alla gravità del momento. Nella neonata Assemblea legislativa degli Stati romani, il M. sedette accanto ai deputati radicali (C.L. Bonaparte principe di Canino, G. Galletti, C. Armellini, P. Sterbini). Più che da motivazioni ideologiche, la sua scelta era dettata dalla convinzione che soltanto l'adozione di profonde riforme avrebbe sbarrato il passo alla rivoluzione. Le competenze in campo economico gli assicurarono, il 14 luglio 1848, l'elezione a segretario della commissione di Finanza, incarico che culminò con la presentazione all'Assemblea (27 nov. 1848) di un rapporto sul bilancio preventivo del 1849, centrato sul miserevole stato delle finanze pontificie. Il precipitare degli eventi seguito all'assassinio del primo ministro P. Rossi, con il quale aveva collaborato in maniera assai stretta, e alla fuga di Pio IX a Gaeta, non indusse il M. all'abbandono della vita politica: prevalsero il senso del dovere, la volontà di non lasciare campo libero agli elementi più esagitati e, soprattutto, la convinzione che, venuta meno la soffocante tutela pontificia, le nuove istituzioni avrebbero potuto finalmente sprigionare le loro potenzialità riformatrici. Nominato all'inizio del dicembre 1848 sostituto del ministro delle Finanze G. Lunati, il M. fu eletto deputato del collegio di Ravenna alla Costituente romana con oltre 8000 voti di preferenza, e nella seduta del 9 febbr. 1849 votò a favore della decadenza del potere temporale dei papi e per l'instaurazione della Repubblica. Nei due mesi seguenti, dapprima come sostituto del ministro delle Finanze I. Guiccioli, quindi, dall'8 marzo 1849, come titolare del dicastero, ebbe la responsabilità della politica economico-finanziaria della Repubblica Romana.
Operando in circostanze eccezionalmente difficili, il M. cercò di contemperare legislazione di emergenza e correttivi di più ampio respiro: così, a provvedimenti quali l'emissione di biglietti della Banca romana garantiti dallo Stato e il prestito forzoso di oltre 3.000.000 di scudi (imposto ai patrimoni più consistenti), affiancò una revisione nel settore del pubblico impiego (che permettesse un'esatta verifica delle spese per il personale) e la conversione delle quattro categorie di buoni in circolazione in un'unica categoria infruttifera (legge che garantiva alle casse dello Stato un risparmio pari a 250.000 scudi). Per contro, nonostante fosse sollecitata da alcuni deputati, il M. non ritenne praticabile una radicale riforma monetaria, centrata sulla creazione di una banca nazionale. Su questioni come il bilancio preventivo per il 1849, l'abolizione dei dazi doganali con la Toscana (verso cui si mostrò nettamente contrario) e il giuramento di fedeltà alla Repubblica da parte degli impiegati, entrò in forte contrasto con i deputati più radicali, che mostrarono crescente insofferenza verso la politica pragmatica e scevra da condizionamenti ideologici adottata dal Manzoni. Poco in sintonia anche con i componenti del Triumvirato, in particolare con G. Mazzini (che lo riteneva non adatto ai momenti d'emergenza), all'inizio dell'aprile 1849 il M. accettò di buon grado l'incarico di verificare, a Parigi e Londra, se esistessero le condizioni per contrarre un prestito a favore delle esangui casse della Repubblica. Dopo un brevissimo e infruttuoso soggiorno in Francia, il M. giunse nel maggio 1849 a Londra, dove ebbe colloqui con uomini politici e banchieri (incontrò, tra gli altri, R. Cobden). Nessuno però volle concedere crediti al governo repubblicano di Roma. Durante la permanenza in Inghilterra, il M. dovette inoltre difendersi dalla calunnia, lanciata dal giornale romano La Speranza, ripresa dal londinese Times e da alcuni politici inglesi, che oggetto della missione fosse, tra l'altro, la vendita di manoscritti sottratti alla Biblioteca Vaticana. L'accusa nasceva forse dal lavoro di ricerca compiuto dal M. nel marzo 1849 (insieme con l'amico S. Gherardi, fisico e storico della scienza) nell'Archivio del S. Uffizio, presso la chiesa romana di S. Apollinare. In quel frangente, furono effettivamente prelevati documenti della disciolta Inquisizione relativi ai processi a P. Carnesecchi e a G. Galilei. Le carte furono riconsegnate al S. Uffizio dal M. nel 1875 e dal figlio Luigi nel 1890.
Caduta la Repubblica Romana, il M. si trasferì da Londra a Losanna. Si spostò poi a Genova, Lucca, Firenze (sotto i falsi nomi di Edmondo Dibbdin e William Hillfine) e, nella primavera del 1850, a San Marino, ospite dello zio B. Borghesi, epigrafista e numismatico. Nell'estate del 1851, temendo le mene della polizia pontificia, si trasferì a Corfù, quindi a Malta da dove declinò i pressanti inviti di Mazzini a entrare nel Partito d'azione. All'inizio del 1854 poté finalmente stabilirsi a Torino, dove rimase, alternando soggiorni in Svizzera e in Romagna, per circa dieci anni.
In esilio, il M. si votò definitivamente alla passione per lo studio e per i libri, mai venuta meno, d'altro canto, neppure nel decennio precedente, pur contrassegnato da un forte impegno civile e politico. Già verso la metà degli anni Quaranta la sua biblioteca aveva raggiunto una ricchezza notevolissima: vi figuravano storie letterarie, cataloghi, annali tipografici, manoscritti, antiche e rare edizioni di classici della letteratura italiana, classici greci e latini, lessici, dizionari, repertori bibliografici, periodici (quali la Bibliothèque de Genève), testi di egittologia, archeologia, letteratura ebraica. Una così frenetica corsa all'acquisto comportò tuttavia il comparire di pesanti esposizioni debitorie, che nel corso degli anni assillarono il M. in maniera sempre più preoccupante. Ciò nonostante, stabilitosi a Torino, il M. fu spesso in contatto con librai di varie città europee per l'acquisto di testi di scienze, geografia e, in particolare, di lingua, dizionari, grammatiche e trattati di filologia. Fu anche mediatore e fornitore di libri al servizio di editori, tipografi, collezionisti e studiosi (come il vecchio amico Gherardi). Tale spasmodica ricerca del libro non era però fine a se stessa, bensì fonte di studio, motivo di ricerca storica e indagine bibliografica. Il M. seppe così essere, oltre che collezionista, editore di testi della tradizione italiana, redattore di annali tipografici, teorizzatore dei principî fondanti della scienza bibliografica. Nel 1856 curò a Torino un'edizione del Tesoro di Brunetto Latini; nello stesso anno, apparvero, nella Rivista enciclopedica italiana, gli Annali tipografici piemontesi del XV secolo (Casale Monferrato), studio suggeritogli da C. Gazzera e D. Promis, completato nel 1863 dagli Annali tipografici torinesi del secolo XV (editi nel quarto volume della Miscellanea di storia italiana).
Ottimo linguista e filologo, il M. firmò nel 1858 un contratto con l'editore L. Pomba per la partecipazione alla redazione del Dizionario della lingua italiana, diretto dall'amico N. Tommaseo, conosciuto ai tempi dell'esilio a Corfù. Nell'estate 1859, il M., giudicando prossimo un rientro nella vita politica, decise di interrompere la collaborazione stabile al progetto. Fu infatti deputato all'Assemblea nazionale delle Romagne fra il settembre 1859 e il marzo 1860, ma non ricoprì alcuna carica istituzionale. In quel frangente entrò invece a far parte della Deputazione di storia patria per le Romagne e della commissione per i testi di lingua istituita a Bologna. Tutti infruttuosi si rivelarono i tentativi (compiuti fra il 1861 e il 1865) d'essere eletto deputato del Regno d'Italia. Ritenuto probabilmente troppo democratico da alcuni, troppo poco da altri, il M. non riuscì più a rientrare in politica.
Nel 1865 fece ritorno a Lugo e riassunse la gestione diretta delle sue proprietà dedicandovisi con particolare energia durante la carestia del 1874 (anno in cui assunse la presidenza della congregazione di Carità di Lugo). Intanto, aggravando la già pesante esposizione debitoria, continuò ad acquistare manoscritti, collezioni a stampa, l'archivio personale del bibliofilo G. Libri e numerosissime edizioni dei tipografi Soncino. Nel 1870, avvalendosi anche del lavoro compiuto nel 1849 sulle carte dell'Inquisizione, pubblicò l'Estratto del processo di Pietro Carnesecchi (edito nel decimo volume della Miscellanea di storia italiana). Il ritorno agli studi valse a impedire che il suo collezionismo portasse al definitivo dissesto del patrimonio familiare: nel maggio 1879 donò i propri beni ai figli, a eccezione della biblioteca (la quale, a quanto sembra, annoverava ormai oltre 30.000 esemplari, concentrati in massima parte a Lugo). Stabilitosi nello stesso anno a Roma, coltivò per alcuni mesi l'illusione di ottenere la direzione della Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II. Quindi, lavorò fino al 1882 per il libraio S. Bocca. Visse a Roma fino all'estate del 1886, e ne approfittò per terminare studi più che ventennali, curando l'edizione della traduzione di D. Albanzani del De claris mulieribus di Giovanni Boccaccio (Bologna 1881), e dando alle stampe i tre tomi degli Annali tipografici dei Soncino, contenenti la descrizione e illustrazione delle stampe ebraiche, talmudiche, rabbiniche, greche, latine ed italiane eseguite dai medesimi nel secolo XV… e nel secolo XVI (ibid. 1883-86). Considerato dal M. pietra miliare di una vita di studi, il lavoro sulla insigne famiglia di tipografi ebrei, sebbene incompleto rispetto al progetto originario, mantiene ancora oggi intatta la propria validità. Al 1882 datano gli Studi di bibliografia analitica. Tomo primo… (ibid.), in cui il M., tirando compiutamente le somme del discorso iniziato negli anni torinesi, fissava le linee guida della scienza bibliografica. Nello stesso lasso di tempo scrisse due articoli, apparsi nel periodico Il Bibliofilo, dedicati alle prime edizioni dell'Orlando furioso e della Gerusalemme liberata.
Tornato a Lugo, il M. proseguì la collaborazione, iniziata negli anni trascorsi a Roma, con il libraio fiorentino U. Franchi. Nel 1888, insieme con il figlio Luigi, partecipò, con preziosissimi esemplari della sua biblioteca, alla mostra dell'arte tipografica, tenutasi a Bologna nel corso dell'Esposizione cittadina.
Il M. morì a Lugo il 31 dic. 1889.
La ricchissima biblioteca, costruita con tanta tenacia e passione, non gli sopravvisse: dopo infruttuose trattative tra il figlio Luigi e il ministro della Pubblica Istruzione P. Villari, essa fu infatti smembrata e dispersa in aste fra il 1892 e il 1894.
Fonti e Bibl.: La parte più consistente delle carte del M. è conservata nell'Archivio Seganti (raccolta di materiali documentari appartenuta allo storico lughese G. Seganti), depositato dal 1986 presso l'Archivio storico comunale di Lugo (cfr. F. Canepa, La passione dei libri attraverso la corrispondenza di G. Manzoni. Con un'appendice sulla composizione dei carteggi confluiti nell'Archivio Seganti, in G. M.: studi, passioni e vita pubblica di un lughese nell'Italia dell'Ottocento, a cura di A. Pirazzini, Faenza 1999, pp. 238-266; A. Sangiorgi, Ricognizione delle carte manzoniane dell'Archivio Seganti, ibid., pp. 397-419). Autografi del M. sono conservati presso la Biblioteca F. Trisi di Lugo (Inventario dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LXXXIV, pp. 33-140 passim) e a Forlì nella Collezione Piancastelli della Biblioteca comunale A. Saffi (ibid., XCVI, pp. 50 s.). Le lettere del M. ad A. Saffi durante la missione a Londra (conservate in Roma, Museo centrale del Risorgimento) sono pubblicate da M. Menghini, Il conte G. M. e la sua missione a Parigi e a Londra, in Studi e documenti su Goffredo Mameli e la Repubblica Romana (1849), Imola 1927, pp. 142-156. Presso la Biblioteca nazionale di Firenze sono conservate 97 lettere del M. a N. Tommaseo e ad altri corrispondenti (A. Bruni, G. M. e Niccolò Tommaseo nel carteggio della Nazionale di Firenze e in altre lettere inedite, in G. M.: studi, passioni…, cit., pp. 289-326). Le Assemblee del Risorgimento, VI-IX, Roma, Roma 1911, passim; Ed. nazionale degli scritti editi e inediti di G. Mazzini, Indici, II, a cura di G. Macchia, Imola 1973, ad nomen; L.C. Farini, Lo Stato romano dal 1815 al 1850, a cura di A. Patuelli, Roma 1992, pp. 621, 636, 739.
Sul M. economista, uomo politico, studioso e bibliofilo, essenziali i contributi di G. Seganti, G. M. bibliografo e uomo politico, in Studi romagnoli, IV (1953), pp. 123-130; R. Cervigni Troncone, La biblioteca Manzoni e i suoi cataloghi: prime ricerche, in Arch. della Soc. romana di storia patria, CXX (1997), pp. 259-302; L. Lotti, G. M. nella vicenda risorgimentale della Romagna, in G. M.: studi, passioni…, cit., pp. 21-29; R. Balzani, G. M., l'"economia sociale" e le finanze dello Stato romano (1847-1849), ibid., pp. 31-84; R. Cervigni Troncone, G. M.: un esilio bibliografico, ibid., pp. 85-207; G. Tamani, G. M. bibliofilo e ebraista, ibid., pp. 267-288. Sul ruolo del M. nella campagna militare del 1848: G. Seganti, Il battaglione del Senio 1848 nei ricordi di un volontario, in Studi romagnoli, VI (1955), pp. 294-321.
Riferimenti al M. in G. Leti, La Rivoluzione e la Repubblica Romana (1848-49), Milano 1913, ad ind.; M. Cossu, L'Assemblea costituente romana del 1849, Roma 1923, passim; A. Mambelli, La Romagna nel Risorgimento, Forlì 1960, ad ind.; G. Manzoni, "Manzonia gens" di Lugo di Romagna, Bologna 1967, pp. 143-169; S.M. Pagano, I documenti del processo di Galileo Galilei, Città del Vaticano 1984, ad ind.; V. Romani, Della "bibliografia analitica" e dei suoi primi sviluppi nell'Ottocento italiano, in Accademie e biblioteche d'Italia, LVII (1989), pp. 44-54; D. Demarco, Una rivoluzione sociale. La Repubblica Romana del 1849…, Napoli 1992, ad ind.; G. Natalini, Storia della Repubblica Romana del Quarantanove, Roma 2000, passim.