MATTEI, Giacomo
– Nacque a Barbara, presso Ancona, il 4 dic. 1813. Rampollo di una famiglia di recente nomina comitale, completati gli studi si dedicò all’attività commerciale e finanziaria. Trasferitosi a Pesaro, si avvicinò agli ambienti liberali, mantenendo un orientamento moderato e decisamente lontano dai circuiti democratici. Nel 1847 divenne consigliere della Cassa di risparmio pesarese e, l’anno seguente, ricoprì i primi incarichi pubblici.
Mentre il riformismo di Pio IX, sull’onda delle insurrezioni quarantottesche, si stava raffreddando, il M. venne chiamato, il 23 giugno 1848, a far parte di un comitato di guerra presieduto dal prolegato di Pesaro E. Fabbri e, qualche mese dopo, fu designato capitano della guardia civica. Ma, dopo la fuga del pontefice e l’acuirsi del processo di democratizzazione che avrebbe portato alla Repubblica Romana, si defilò dalla scena pubblica. Criticò la Repubblica del 1849 e solo con la restaurazione tornò ad assumere incarichi pubblici.
Nel luglio 1851 riprese il suo posto nel consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio presieduta da G. Perticari. Seguì gli sviluppi patriottici degli anni Cinquanta, riconoscendosi gradualmente nella politica del Piemonte cavouriano. Il 12 sett. 1860 il M. fu tra i membri, a Pesaro, della Commissione municipale provvisoria che, capeggiata da L. Tanari, sciolse la rappresentanza pontificia e assunse il potere in nome di Vittorio Emanuele II. Il 14 ottobre successivo venne nominato da L. Valerio vice commissario del distretto di Senigallia.
Così il M. entrò a far parte della piccola «corte» di collaboratori (G. Finali, C. Parlotti, Z. Cesari, T. Ciani) di cui si circondò Valerio, il quale, insediatosi a Senigallia nel palazzo del duca (allora proprietà dei principi Castelbarco Albani), pose mano a una prima serie di decreti che abbatterono le vecchie strutture teocratiche dello Stato pontificio, riformarono l’amministrazione, concessero la libertà di culto e la parità di diritti civili e politici.
Nel clima delle settimane che precedettero la proclamazione del Regno d’Italia, il M. fu designato dai grandi elettori del circondario senigalliese – con in testa il conte F. Marzi, eletto nel marzo 1861 sindaco della città – al Parlamento nazionale cosicché il 3 febbr. 1861 fu eletto primo deputato di Senigallia al Parlamento italiano, dopo aver superato al ballottaggio O. Regnoli, già ministro di Grazia e giustizia nel governo provvisorio delle Romagne.
Alla Camera, nel corso dell’VIII legislatura, non prese mai la parola. A Torino strinse relazioni con gli altri parlamentari marchigiani e in particolare con C. Marcolini che, rappresentante di Fano, non avrebbe, al suo pari, portato a termine il mandato: il 26 apr. 1864 il M. si dimise infatti da deputato per motivi di salute.
Notabile di larghe influenze, fu consigliere comunale di Pesaro dal 1860 fino alla morte (risultando peraltro spesso assente alle sedute), assessore municipale per breve tempo (1873) e sindaco (1874-76). Fu inoltre membro e presidente del Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino, e restò a lungo nei vertici della Camera di commercio, della Cassa di risparmio e dell’Accademia agraria. Fu anche amministratore generale dei beni dei principi Castelbarco Albani.
In questa veste diresse la fondazione e la gestione della fabbrica di maioliche artistiche di Pesaro – i cui prodotti furono premiati con la medaglia d’oro all’Esposizione di Milano (1881) – e di quella di terraglie di Urbania: quest’ultima, che iniziò le lavorazioni nel 1879, già nel 1881 impiegava oltre 100 operai e alternò prodotti duri per uso comune con sobrie decorazioni a terraglie di tipo inglese e a porcellane di uso industriale. In questa attività il M. profuse studi e ricerche, coadiuvato da tecnici quali P. Gai e il ceramologo G. Raffaelli, e chiamò il giovane scienziato L. Guidi a collaborare con l’azienda. Si occupò, inoltre, anche di miniere sulfuree, fonderie e fabbricazione di spille, di coltivazione e macinazione di cereali nonché di molitura con il sistema americano, contribuendo allo sviluppo delle industrie pesaresi e dando lavoro a migliaia di operai. Alla morte del M., il principe Carlo Castelbarco Albani avrebbe lasciato Milano, assumendo in prima persona le redini dell’azienda e stabilendo a Pesaro anche il proprio collegio elettorale.
Nel 1867 il M. tornò in Parlamento eletto nel collegio di Cagli, che gli confermò il mandato per tre legislature consecutive sempre al ballottaggio e con ampio margine. Tutt’altro che assiduo ai lavori parlamentari, il M. fu uno fra i numerosi notabili marchigiani che, nell’età della Destra storica, sedettero alla Camera come tutori di interessi corporativi e cetuali, mantenendo un costante orientamento moderato e filoministeriale.
Il M. non portò a termine la XII legislatura in quanto intervenne la nomina a senatore del Regno il 28 febbr. 1876.
Morì a Pesaro il 25 marzo 1886.
Fonti e Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana, Arch. stor. del Comune di Pesaro, Atti consiliari, I-4, 7, 8-26 (1860-86); Arch. di Stato di Pesaro, Delegazione apostolica, Titolo XI, bb. 24-25 (1848-49); Ibid., Sezione di Fano, Fondo Marcolini, bb. 2.3, 9.4; Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, legislature VIII, X-XII, e Senato del Regno, legislature XIII-XV, Roma 1865-86, ad indices; I funerali del senatore M., in L’Ordine - Corriere delle Marche, 28-29 marzo 1886; G. Finali, Le Marche. Ricordanze, Ancona 1897, pp. 67 s.; L. Nicoletti, Di Pergola e dei suoi dintorni, Pergola 1899, p. 408; R. Paci, Il commissario Valerio a Senigallia, in Senigallia 1831-1860, a cura di S. Anselmi, Senigallia 1960, pp. 139-146; Gli Archivi dei governi provvisori e straordinari, 1859-1861: inventario, Roma 1962, p. 430; N. Antonetti, Il dibattito sulla nomina dei senatori, in Il Parlamento italiano. Storia parlamentare e politica dell’Italia 1861-1988, II, 1866-1869, La costruzione dello Stato, Milano 1988, pp. 108 s.; R.P. Uguccioni, Le origini della Cassa di risparmio di Pesaro, Pesaro 1991, pp. 52, 77; Da S. Pietro in Calibrano a Pesaro. Una storia lunga un secolo, a cura di G. Pedrocco, Pesaro 1992, pp. 120 s.; M. Severini, Protagonisti e controfigure. I deputati delle Marche in età liberale (1861-1919), Ancona 2002, ad nomen; Camillo Marcolini. Un progetto liberale dopo l’Unità, a cura di M. Severini, Fano 2006, ad nomen; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale…, Terni 1890, p. 253; Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori d’Italia dal 1848 al 1922, II, p. 354; ibid., A. Minghetti, Ceramisti, p. 352.