SICHIROLLO, Giacomo
– Nacque ad Arquà Polesine (Rovigo) il 17 aprile 1839 da Andrea e da Maria Piva. Il padre era muratore.
Studiò nel seminario di Rovigo, un istituto periferico, reso allora vivace dalla presenza di autorevoli professori rosminiani come i filosofi Francesco Angeleri, Giuseppe Calza e il lessicografo latinista Vincenzo De Vit, che fu anche direttore della locale Accademia dei Concordi dal 1844 al 1849, prima di trasferirsi a Stresa, dove entrò nell’Istituto della Carità fondato da Antonio Rosmini e ne divenne bibliotecario. Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1861, Sichirollo rimase in seminario in qualità di docente. Da allora e fino alla morte il seminario fu la sua dimora e il suo centro d’azione. Insegnò di tutto, ma soprattutto teologia, sopperendo alle molteplici esigenze dell’istituto e rivelando un’attitudine enciclopedica non infrequente nel clero colto d’un tempo. Le cure scolastiche non gli impedirono però di dedicarsi a severi approfondimenti scientifici, dai quali nacque l’edizione, con traduzione e commento, del De legibus di Cicerone. Il libro, pubblicato in successivi fascicoli con paginazione progressiva tra il 1874 e il 1885, ebbe lusinghieri giudizi sulla Nuova Antologia (1874, vol. 27, p. 509) e su La Civiltà cattolica (s. 9, 1874, vol. 4, p. 84; s. 12, 1885, vol. 11, pp. 715-719). Entrambe le riviste giudicarono il lavoro, tanto per la traduzione quanto per l’apparato critico, il migliore allora disponibile sull’argomento.
Come conoscitore e insegnante delle lingue classiche Sichirollo doveva essere particolarmente versato se i due fratelli Pais, Alfredo ed Ettore, entrambi destinati a una grande carriera scientifica, il primo come latinista e il secondo come storico del mondo antico, che furono suoi allievi a Rovigo, ne conservarono un incancellabile ricordo, testimoniato dalle lettere che sono rimaste nella biblioteca del seminario di Rovigo e dalle dediche di loro opere. Ettore Pais lo aveva avuto come professore di latino, greco e filosofia nel periodo 1872-74 e ancora nel 1907, più che cinquantenne, quando era ormai una celebrità internazionale, gli scriveva chiamandolo «venerato maestro». Per le necessità dell’insegnamento scrisse anche un manuale di storia italiana del Medioevo e poi, entrando nel pieno della controversia culturale del momento, un volume di filosofia teso a illustrare il suo passaggio dalla filosofia rosminiana, per la quale aveva nutrito forti simpatie in gioventù, alla filosofia tomista (La mia conversione..., 1887). Questo studio ricevette caldissimi elogi dai gesuiti (La Civiltà cattolica, s. 13, 1887, vol. 8, pp. 573-582) e durissime critiche dalle riviste Il Rosmini e Il nuovo Rosmini. L’animata polemica ebbe un seguito nel 1912, dopo la morte di Sichirollo, con un intervento di Giuseppe Morando sulla Rivista Rosminiana, e addirittura nel 1939, in occasione della pubblicazione della biografia di Sichirollo di Fortunato Giavarini (cfr. Muratore, in Chiesa e società..., 1991). Oltre a questi lavori di maggior mole, scrisse anche opere di critica letteraria (in particolare su Dante), di filosofia, di teologia, di spiritualità e di apologetica cattolica.
Divenne rapidamente la figura egemone del clero rodigino, ben noto anche fuori dalla sua diocesi, ma ebbe poco in comune con gli atteggiamenti reazionari tipici della protesta cattolica ottocentesca. La sua intransigenza non è assimilabile a quella pregiudiziale che troviamo in personaggi veneti a lui coevi come i fratelli Scotton, Jacopo, Andrea e Gottardo, Giuseppe Sacchetti o Giovanni Battista Paganuzzi. Basterebbero le giovanili simpatie rosminiane per rivelare attitudini intellettuali ben diverse da quelle di chi era cresciuto senza ripensamenti nello spirito del Sillabo. Defilato rispetto all’Opera dei congressi, fondò a Rovigo un circolo giovanile intitolato a s. Francesco che poi si estese a Padova nel 1884, dando vita a un’associazione cattolica universitaria, probabilmente la seconda in Italia dopo quella di Pavia, nata nel 1881. Da questa fucina uscirono personaggi di rilievo (fra questi Umberto Merlin, Guido Negri, Italo Rosa, Italico C. Cappellotto) che mantennero un ricordo indelebile del suo influsso, come attesta il numero unico del periodico rodigino La Settimana cattolica del 4 luglio 1936, interamente dedicato alla sua memoria nel venticinquesimo anniversario della morte, con lunghi interventi, fra gli altri, di Merlin, Rosa e Cappellotto. Non meno forte fu il suo ascendente su almeno due generazioni di sacerdoti polesani.
La povertà e l’arretratezza della provincia di Rovigo, nella quale aveva scelto di rimanere, non accogliendo vari inviti di trasferirsi a Roma o altrove per ricoprire ruoli accademici, lo avvicinarono progressivamente alla questione sociale (diede vita nel seminario rodigino a una cattedra di economia sociale e agricoltura) e a Giuseppe Toniolo, con il quale fu sempre in perfetta sintonia. Il copioso epistolario intercorso tra i due (cfr. Lettere inedite di Giuseppe Toniolo..., 1943) attesta l’alta considerazione in cui lo tenne l’economista pisano. Su sua sollecitazione Sichirollo aderì perciò nel 1889 all’Unione cattolica per gli studi sociali, nata a Padova, e nel 1898 alla Società italiana per gli studi scientifici, di cui fu un attivo collaboratore, come lo fu della Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie. Nel 1906 Toniolo l’avrebbe voluto a capo di un Ufficio di cultura e di azione sociale da costituirsi a Firenze all’interno della neonata Unione popolare, una delle tre branche dell’Azione cattolica rifondata da Pio X con l’enciclica Il fermo proposito (1905), ma il progetto, che avrebbe finalmente riconosciuto a Sichirollo un ruolo nazionale, non si realizzò, probabilmente a causa delle sue ormai precarie condizioni di salute.
Dopo la promulgazione dell’enciclica Rerum Novarum (1891) Sichirollo dedicò le sue energie a promuovere iniziative in grado di migliorare le condizioni di vita delle campagne polesane, in particolare con l’attivazione delle casse rurali, che conobbero nel Rodigino una grande fortuna. Alla vigilia della guerra saranno oltre 60 e Rovigo si affermerà come la provincia con il maggior numero di casse rurali in rapporto agli abitanti, suscitando attenzione e rispetto anche in ambienti laici (Diocesi di Adria-Rovigo, 2002, p. 276). Da quel ceppo nacquero nel capoluogo la Banca cattolica del Polesine (1901), l’Unione agricola polesana (1905) e poi l’Ufficio del lavoro (1908). Di tutte queste iniziative sociali Sichirollo (che dal 1900 fece parte per qualche anno del Consiglio provinciale) fu il garante e l’ispiratore, anche con pubblici interventi sull’idea cristiana di democrazia (Conferenze..., 1899). Alla sua guida e al suo ascendente si deve perciò il profondo rinnovamento del movimento cattolico polesano, prima quasi inesistente, che fu in grado di ritagliarsi un proprio spazio in contrapposizione al socialismo, sempre egemone nel Polesine (Rovigo è la provincia di Nicola Badaloni e Giacomo Matteotti). Fra i giovani cresciuti alla sua scuola emerse soprattutto Umberto Merlin, poi tra i firmatari dell’appello sturziano Ai liberi e forti con cui nel 1919 nacque il Partito popolare.
Aperto a ogni iniziativa sociale utile alle classi popolari, Sichirollo era però attentissimo a tenere il movimento rodigino dentro l’alveo della disciplina papale, tanto di fronte alla questione modernista (con Lettere critiche, del 1904, prese le distanze dalle idee di Giovanni Semeria), quanto rispetto alle iniziative di Romolo Murri, al quale andavano le simpatie della generazione più giovane. Fu Sichirollo a impedire che l’importante raduno regionale democratico cristiano tenutosi a Rovigo il 24 aprile 1904 si concludesse con un successo dei murriani. A lui fecero riferimento anche diverse altre importanti iniziative locali, come la nascita nel 1892 del collegio Angelo custode, un istituto scolastico sopravvissuto fino alla fine del secolo successivo e, nel 1901, del settimanale diocesano La Settimana (tuttora esistente). Fu in stretta amicizia con don Luigi Guanella, prete e filantropo lombardo canonizzato nel 2011, fondatore a Como della Casa della divina provvidenza, che nel seminario di Rovigo fece studiare i suoi primi chierici. Questo rapporto favorì la nascita in Polesine di due rilevanti iniziative guanelliane, tuttora in funzione: gli istituti di assistenza per orfani, disabili, psicolabili e anziani sorti a Fratta Polesine e a Trecenta ai primi del Novecento.
Sichirollo morì, assistito proprio da don Guanella, il 18 maggio 1911. Nel trigesimo della morte fu commemorato da Giuseppe Toniolo, giunto appositamente a Rovigo.
Opere. Tra le principali: I tre libri di Marco Tullio Cicerone intorno alle Leggi. Testo colla versione e il commento, Padova 1874-1885; Compendio della storia d’Italia. Medio Evo, Padova 1885 (nuova edizione Lendinara 1890); La mia conversione dal Rosmini a S. Tommaso. Rimembranze di studi filosofici, Padova 1887; Il Positivismo e la Scolastica nella teorica del libero arbitrio, in Atti del primo Congresso cattolico Italiano degli studiosi di scienze sociali, Genova... 1892, II, Padova 1894, pp. 73-138; Conferenze sulla Democrazia cristiana. La Democrazia socialista e la Democrazia cristiana. I ricchi nella Democrazia cristiana. I poveri nella Democrazia cristiana, Rovigo 1899; Lettere critiche al prof. Italo Rosa sul libro “Scienza e fede” del padre Giovanni Semeria, Treviso 1904.
Fonti e Bibl.: La documentazione archivistica su Sichirollo si conserva presso la Biblioteca del seminario di Rovigo. Le lettere a Toniolo sono nella Biblioteca apostolica Vaticana (Fondo Carteggi Toniolo). Altra documentazione si può trovare nell’Archivio regionale veneto dell’Opera dei congressi presso il seminario patriarcale di Venezia e nell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia Mario Romani all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. In occasione dei 25 anni della morte di Sichirollo apparve a Rovigo un numero unico della Settimana cattolica (4 luglio 1936), interamente dedicato a lui, che contiene notizie, ricordi, valutazioni, giudizi.
F. Giavarini, Monsignor G. S., Rovigo 1936 (con l’elenco completo degli scritti di Sichirollo alle pp. 267-270); Id., S. e Rosmini, Rovigo 1939; Lettere inedite di Giuseppe Toniolo ai monsignori G. S. e Enrico Bonincontro, a cura di F. Giavarini, Rovigo 1943; Le visite pastorali di Antonio Polin nella diocesi di Adria (1884-1899), a cura di F. Lucchiari, Roma 1981; Chiesa e società nel Polesine di fine Ottocento. G. S. (1839-1911). Atti del Convegno organizzato a Rovigo all’Accademia dei Concordi... 1989, a cura di G. Romanato, Rovigo 1991 (in partic. U. Muratore, S. e Rosmini, pp. 7-18; l’elenco completo degli scritti di e su di lui alle pp. 427-436); P. Bagatin, Da casse rurali a banche di credito cooperativo. Cento anni di vita delle Casse rurali e artigiane di Lentinara e Badia Polesine, Lendinara 1994, pp. 49-174; Diocesi di Adria-Rovigo, a cura di G. Romanato, Padova 2002, pp. 253-332. Per il coinvolgimento di Sichirollo nel modernismo: Analecta Bollandiana, 1906, vol. 25, pp. 339 s.; B. Joassart, Hippolyte Gelehaye. Hagiographie critique et modernisme, I-II, Bruxelles 2000, pp. 187, 208 s., 534, 575 s. Suoi essenziali profili biografici si possono leggere nell’Enciclopedia cattolica, Città del Vaticano 1948-1954, e nel Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, 2, Casale Monferrato 1984, s.v.