VACIAGO, Giacomo
VACIAGO, Giacomo. – Nacque a Piacenza il 13 maggio 1942 da Luigi e da Teresa Cavallini.
Sesto di otto figli, anche se due sorelline morirono prima della sua nascita, crebbe con i due fratelli e le tre sorelle nella città emiliana. Qui studiò fino a tredici anni dai Fratelli delle scuole cristiane e in seguito frequentò il liceo classico Melchiorre Gioia.
Avvennero tuttavia a Milano le esperienze e le amicizie che durarono per tutta la vita, fondamentali per questo stimato studioso di economia monetaria, specializzato a Oxford, dove spesso tornava come visiting fellow. Un economista che univa alla grande competenza nel campo dell’analisi monetaria una capacità divulgativa davvero fuori dal comune.
Nel capoluogo lombardo si iscrisse a diciotto anni all’Università cattolica del Sacro Cuore (corso di economia e commercio) e ottenne una borsa di studio per un posto gratuito al collegio universitario Augustinianum. Si laureò nel 1964 a pieni voti con una tesi dal titolo Il superamento della politica economica tradizionale e iniziò collaborare con il professor Giancarlo Mazzocchi, suo relatore, come assistente.
Ben presto, però, lasciò Milano e, per completare la sua preparazione universitaria postlaurea, approdò, nel 1966, a Oxford, dove frequentò il master in economia. Accolto nel Linacre College per studenti postgraduates, ebbe come supervisore John Hicks, premio Nobel per l’economia nel 1972. Nacque di qui, grazie a Hicks e a James Tobin, anch’egli Nobel nello stesso campo (1981), l’attenzione per la parte reale dell’economia a partire dalla dimensione monetaria. Un approccio che si contrapponeva fortemente all’impostazione monetarista. I suoi contributi teorici più importanti, Teoria e politica monetaria (Bologna 1981) e Congiuntura e politica monetaria (Bologna 1987), entrambi pubblicati dal Mulino, approfondiscono la struttura della domanda di moneta e il ruolo del credito totale interno, concetto sviluppato dalla Banca d’Italia per assicurare il controllo della parte reale dell’economia italiana.
Rimase a Oxford tre anni, e qui il 1° ottobre 1966 sposò Giulia Ceruti. Nel 1967 nella città inglese nacque la prima figlia, Elena; nacquero invece a Piacenza, nel periodo in cui Vaciago viveva a Milano, dove era tornato nel 1968, Teresa (1969) e Luigi (1971).
Nel 1971 trasferì anche la famiglia ad Ancona, dove restò per sette anni. Il primo incarico universitario lo portò infatti a insegnare alla facoltà di economia del capoluogo marchigiano, dove, all’età di trentatré anni, vinse il concorso a cattedra e fu chiamato da Giorgio Fuà, con il quale iniziò una collaborazione scientifica e una profonda amicizia. Fece parte del gruppo di lavoro su un modello dell’economia italiana per le previsioni di medio termine, del quale curò la parte riguardante il settore monetario. Era appena stato presentato il modello econometrico della Banca d’Italia, molto ricco in termini di equazioni di comportamento e sofisticato nell’uso delle tecniche di stima. E, quasi in contrapposizione, il lavoro di Ancona venne denominato da Fuà il ‘modellaccio’, come a indicare che per spiegare l’andamento di un sistema macroeconomico possono essere sufficienti modelli più ridotti, perché le previsioni non possono essere limitate alle elaborazioni econometriche: esse vanno corrette con l’esperienza diretta del ricercatore e comunque sono soggette ad ampi margini di errore. Da allora rimase nell’ambito della Scuola di economia diretta da Fuà e svolse la prima parte della sua carriera universitaria ad Ancona. Fuà, concentrato in quel periodo sullo studio di un modello dell’economia reale per l’Italia, gli delegò pressoché interamente le questioni di economia monetaria. Proprio in virtù di questa competenza specialistica, Vaciago collaborò, per conto del Tesoro, con la Banca d’Italia, impegnata nella realizzazione del mercato secondario telematico dei titoli di Stato, il mercato cioè dove gli operatori finanziari possono acquistare e vendere quotidianamente i titoli emessi dal Tesoro.
All’impegno accademico e all’analisi scientifica associò anche incarichi più operativi. Fu visiting scholar alla Federal Reserve di Washington, oltre che consigliere economico di Citibank e presidente di Citinvest fra il 1983 e il 1991.
Intanto, nel 1980, era nato il quarto figlio, Guido, quando la famiglia era ormai rientrata a vivere a Piacenza.
Già dal 1978 Vaciago aveva avviato collaborazioni e consulenze a Milano. Ordinario di politica economica prima e di economia monetaria poi all’Università cattolica di Milano, fu amico e stretto collaboratore di altri intellettuali cattolici come Beniamino Andreatta, Romano Prodi, Pippo Ranci, Andrea Monticini. Non lasciò mai cadere l’interesse per la dinamica e i problemi dell’economia italiana. Assieme a Ranci fondò a Milano l’Istituto per la ricerca sociale (IRS), che nel 2000 si sarebbe trasformato in Ricerche per l’economia e la finanza (REF), Centro studi per la congiuntura, del quale fu presidente e tra gli animatori assieme a Pia Saraceno e Mario Mariani.
A partire dal 1983 fu inoltre assiduo editorialista del Sole 24 Ore, occupandosi di temi legati alla politica economica e monetaria, al central banking, alle problematiche del sistema bancario e finanziario. L’attenzione all’attualità politico-economica lo portò a scrivere anche per numerose altre testate e a intervenire frequentemente sia alla radio sia in televisione, al telegiornale o a trasmissioni di approfondimento culturale ed economico. Fu tra i fondatori del giornale on-line Inpiù. Spesso fu chiamato a prendere parte agli incontri periodici dell’Aspen Institute e ai workshop dello Studio Ambrosetti.
In veste di consulente collaborò con diversi ministri: dal 1987 al 1989 fu consigliere economico del ministro del Tesoro Giuliano Amato e dello stesso Amato, dal 1992 al 1993, fu consigliere presso la presidenza del Consiglio. Successivamente, dal gennaio del 2003 al marzo del 2005, ricoprì la carica di consigliere scientifico del ministro per i Beni e le attività culturali Giuliano Urbani. Dal giugno del 2014 al dicembre del 2016 fornì la sua collaborazione al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Questi impegni non lo distolsero comunque dall’attività e dalla carriera accademica, la maggior parte della quale percorsa all’Università cattolica di Milano, dove divenne professore emerito e dove annoverava fra i suoi successi anche l’aver perorato l’apertura della facoltà di economia a Piacenza, che fino ad allora ospitava solo agraria.
Cionondimeno, una delle esperienze che più lo coinvolse fu, tra il 1994 e il 1998, l’impegno come primo cittadino di Piacenza, eletto alla guida di una coalizione di centrosinistra nella prima tornata di sindaci scelti direttamente subito dopo la riforma elettorale. Si gettò a capofitto nel nuovo compito con tutto il proprio rigore intellettuale e con un’enorme passione e impegno civile. Grazie anche al suo carisma riuscì a realizzare molte opere: dal termovalorizzatore, per il quale fu in grado di convincere anche i Verdi utilizzando l’esempio di Vienna, che ne aveva costruito uno senza danni ecologici, fino al polo logistico, importante strumento per lo sviluppo del territorio. I suoi concittadini videro in lui un uomo delle istituzioni, serio e onesto, ma anche disponibile e autoironico, al punto da inaugurare la piscina con un tuffo e la pista di pattinaggio con le rotelle ai piedi.
Era amante della battuta e del paradosso, che utilizzava per rendere maggiormente efficaci anche le analisi più approfondite sui fenomeni economici e sulle vicende della politica. Particolarmente legato ai figli e ai suoi quattordici nipoti, non è un caso che nel 2013 pubblicasse per Feltrinelli il libro per ragazzi L’economia è una bella storia, scritto con Marco Bosonetto, mentre con la figlia Elena aveva scritto, nel 2002, per il Mulino, La new economy, uno dei primi libri dedicati all’argomento.
Nella sua ultima monografia, Un’anima per l’Europa (Bologna 2014) sottolineò come ogni unione presupponga il desiderio di realizzare un bene che ci accomuna, cioè quanto si fa per gli altri e non solo con gli altri: senza i valori della solidarietà e della cooperazione il sogno europeo rischia di svanire.
Si occupò anche del problema principale dell’economia italiana degli anni Duemila: la mancata crescita. «Come mai – si chiese – al diminuire della crescita questa non è diventata la priorità politica del Paese? Stiamo parlando di vent’anni durante i quali l’economia italiana si è prima fermata e poi ha cominciato ad arretrare» (ibid., pp. 79 s.). Secondo Vaciago la diagnosi dei maggiori problemi italiani era nota da tempo e riguardava circostanze che erano già presenti prima dell’adozione della moneta comune e quindi ben prima anche della crisi 2008-13. L’introduzione dell’euro, insomma, aveva acuito le conseguenze negative di quei problemi rimasti irrisolti; e, infine, i rimedi dettati dall’emergenza seguita alla crisi avevano ulteriormente aggravato il quadro. La conclusione era severa: «La nostra mancata crescita è tipica di un Paese che non riesce – o più semplicemente non vuole – trarre beneficio dalle nuove opportunità del mondo globale. Non cresce perché vi rinuncia» (p. 84).
Tra i suoi molteplici interessi non va dimenticata la partecipazione attiva alla vita dell’Associazione Il Mulino e all’omonima società editrice, alla quale si avvicinò nel 1989 e dove rimase fino al 2012: dal 1999 al 2006 fu membro del consiglio editoriale e nel triennio 2006-08, con Edmondo Berselli, fece parte del comitato di direzione della rivista Il Mulino.
La malattia che lo aveva colpito negli ultimi anni di vita non gli impedì di continuare fino all’ultimo l’attività di docente e di studioso. E per questo la sua scomparsa, avvenuta a Piacenza il 24 marzo del 2017, suonò dolorosamente inaspettata per numerosi amici e colleghi.
Opere. Vaciago pubblicò numerosi volumi, ai quali si aggiungono molteplici articoli su riviste accademiche e scientifiche. Di seguito si riporta una selezione dei suoi principali contributi: Settore monetario, Roma 1971; Teoria e politica monetaria, Bologna 1987; Efficienza dei mercati e politica monetaria. Atti del seminario, Perugia..., Milano 1991; Un’economia guidata dal sapere, prolusione presentata all’inaugurazione dell’anno accademico 1999-2000, Milano 2000; La new economy, Bologna 2001 (con E. Vaciago); Un’anima per l’Europa, Bologna 2014; Dopo le crisi: come tornare a crescere. Atti della dodicesima lezione Mario Arcelli, Piacenza..., a cura di F. Timpano - A. F. Arcelli, Soveria Mannelli 2016. Debito pubblico e mercati finanziari, in Politica monetaria e debito pubblico negli anni Ottanta in Italia, a cura di M. Arcelli, Torino 1990, pp. 199-214; Banca centrale tra governo e mercato, in Il ruolo della Banca centrale nella politica economica, a cura di M. Arcelli, Bologna 1992, pp. 61-70; Italy, EMS discipline, fiscal imbalance, in The European Union and national macroeconomic policy, a cura di J. Forder - A. Menon, London 1998, pp. 119-128. Sviluppo della produttività e ‘legge di Verdoorn’ nell’economia italiana, in Moneta e credito, XXI, 83, settembre 1968, pp. 326-346; Alternative theories of growth and the italian case, in BNL Quarterly Review, giugno 1970, pp. 180-211; Obiettivi e strumenti della programmazione a breve in Italia, in Moneta e credito, XXVI, 101-102, maggio-giugno 1973, pp. 76-100 (con M. Crivellini); Monetary analysis and policy: an aggregated model for the Italian economy, in BNL Quarterly Review, giugno 1973, pp. 84-108; Credito totale interno e offerta di moneta, in Rivista internazionale di scienze sociali, settembre-dicembre 1975, pp. 563-595; Increasing returns and growth in advanced economies: a re-evaluation, in Oxford economic papers, luglio 1975, pp. 232-239; Monetary policy with credit targets: the Italian experience, in Greek economic review, VII, 1, aprile 1985, pp. 1-33; A note on credit aggregates as targets or indicators of monetary policy, in BNL Quarterly Review, giugno 1985, pp. 155-172; Il nuovo mercato dei titoli di Stato: efficienza e liquidità, in Economia italiana, gennaio-aprile 1989, pp. 47 ss.; Stabilità del cambio e aspettative del mercato: la crisi dello SME, ibid., gennaio-aprile 1993, pp. 11-31; Lessons from the ECB experience: Frankfurt still matters!, in Economic notes, 2007, n. 2, pp. 147-170 (con Z. Rotondi). Pubblicazioni a cura di Vaciago sono: The econometric approach to developement planning, Amsterdam 1965 (con P. Giarda); Congiuntura e politica monetaria, Bologna 1981; La riforma della Consob nella prospettiva del mercato mobiliare europeo, Bologna 1984 (con G. Nardozzi).
Fonti e Bibl.: P. Alessandrini, Nota di referenza a Domenico Bodega in occasione alla nomina di G. V. a professore emerito dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, 2016; R. Bocciarelli, Addio a G. V. Come faremo adesso a raccontare che «l’economia è una bella storia?», in Il Sole 24 ore, 24 marzo 2017; A. Merli, V., economista e sindaco ‘al quadrato’, ibid., 25 marzo 2017; A. Baglioni - M. Lossani, G. V., un economista concreto, in lavoce.info, 27 marzo 2017; M. Baussola, Introduction, in Rivista internazionale di Scienze sociali, 2018, n. 4, An issue in honour of G. V., pp. 333 s.
Si ringraziano per la collaborazione Piero Alessandrini, Pierluigi Ciocca, Gianbattista Pittaluga, Teresa Vaciago.