Alighieri, Giadra (cioè Zara)
Figlia di Cione di Brunetto; sposa del notaio Nicola di Giovanni da Vascappo oriundo dalla diocesi teatina, ebbe parte predominante nelle vicissitudini finanziarie che colpirono la sua famiglia paterna.
Il 3 gennaio 1318, infatti, Nicola dette in deposito al suocero Cione e al cognato Giorgio, detentori di una non florida azienda lanaria, 200 fiorini d'oro, col patto di poterli richiedere dopo che fossero trascorsi quattro anni e se così avessero desiderato G. e Giorgio, danaro che, probabilmente, rappresentava la dote della donna. Questa infatti, l'ultimo giorno dell'anno 1322, dette il proprio consenso al marito perché potesse chiedere il rimborso del deposito. Nicola, il 10 gennaio, si lamentò davanti al tribunale della Mercanzia di Firenze che sua moglie G. aveva mutuato al padre e al fratello 59 fiorini, di cui Cione diceva di aver restituito 48 fiorini e 46 soldi, avendo quindi come debito ancora 10 fiorini d'oro, 19 soldi e 6 denari. I due coniugi negarono questa prima restituzione e, nel richiedere anche il deposito dei 200 fiorini, il notaio dichiarò che nel patrimonio di quei suoi parenti non c'era di che bastasse per restituirgli il deposito, e inoltre, c'era rischio di una fuga dei due debitori. Giorgio si allontanò da Firenze e dal suo distretto e quando, nei primi giorni del gennaio 1323, venne cercato perché desse il suo consenso alla restituzione del deposito, fu sua madre Tessa a dare il consenso per lui; subito dopo anche Bartolo del fu Berto, nipote di Cione, dette il suo consenso. La sentenza del giudice, pronunziata il 17 gennaio, condannò i prevenuti a pagare 218 fiorini d'oro: 200 fiorini del deposito, 10 della rimanenza del mutuo, e 8 delle spese di giudizio. Trascorsi invano i 3 giorni concessi dalla sentenza ai debitori, Nicola chiese l'esecuzione sulle proprietà dei congiunti, e il giorno appresso cominciò l'inchiesta sui beni; essi consistevano nei due terzi di una casa nel popolo di S. Martino del Vescovo (una delle due vecchie case degli Alighieri) e in un podere nel popolo di S. Gervasio. Tra i testimoni chiamati per quei beni, fu Pietro di D. Alighieri, il quale giurò il 22 gennaio 1323. V. anche la voce Alighieri, Cione.
Bibl. - E. Casanova, Nuovi documenti sulla famiglia di D., in " Riv. delle Biblioteche e degli Archivi " X (1899) 82-95; Piattoli, Codice 119, 133-138.