GIAJ (Giaii, Giaij, Giay)
Famiglia di compositori attivi a Torino nel secolo XVIII.
Il primo musicista della famiglia di cui si ha notizia è Giovanni Antonio, figlio di Stefano Giuseppe e di Giovanna Francesca Arcor. Nato a Torino l'11 giugno 1690, iniziò gli studi musicali ancora fanciullo, presumibilmente nel 1700, con Francesco Fasoli, maestro di cappella, nel collegio degli innocenti della cattedrale di Torino, ove fu ammesso tra i pueri cantores. Fu poi probabilmente a Roma per perfezionare i suoi studi e intraprese intorno al 1715 la carriera di compositore, facendo rappresentare al teatro Carignano di Torino, in occasione della sua riapertura dopo la guerra di successione spagnola, l'opera Il trionfo d'Amore ossia La Fillide, scritta in collaborazione con A.S. Fiorè, maestro di cappella alla corte di Vittorio Amedeo II di Savoia. La collaborazione con Fiorè proseguì ancora con le opere Sesostri, re d'Egitto (libretto di A. Zeno e P. Pariati, Torino, teatro Carignano, carnevale 1717) e I veri amici (F. Silvani e D. Lalli, Torino, teatro Regio, 1728; 1° e 2° atto del G., 3° atto di Fiorè), in cui il celebre evirato Gaetano Maiorano detto Caffarelli sostenne il ruolo di Lagide; frattanto durante la stagione 1722-23 aveva collaborato alla revisione dell'opera Artenice di G.M. Orlandini. Nel 1726 sposò Margherita Valsecchi, appartenente alla borghesia commerciante di Torino, continuando a comporre e a far rappresentare le sue opere in varie città d'Italia. Nel 1732 alla morte di Fiorè, gli successe alla direzione della cappella reale, entrando al servizio di Carlo Emanuele III che, con un atto del 24 ott. 1738, lo nominò supervisore della musica "nella Regia nostra Cappella e Camera" con un salario annuale di 1600 lire, poi trasmesse al figlio Francesco Saverio.
La cappella reale di Torino sotto la direzione di A.S. Fiorè (1707-32) e successivamente di Giuseppe Antonio e del figlio Francesco Saverio conobbe un periodo di particolare splendore, grazie anche ai contributi della scuola violinistica piemontese, il cui capostipite fu G.B. Somis, considerato il fondatore anche della scuola violinistica francese attraverso l'allievo J.-M. Leclair, che diffuse in Francia il gusto italiano insieme con G. Pugnani e G.B. Viotti.
Giovanni Antonio morì a Torino il 10 sett. 1764.
Tra le sue opere si ricordano in particolare: Publio Cornelio Scipione (A. Salvi, Torino, teatro Regio, 1726; protagonista dell'opera fu il celebre A. Bernacchi); Il Tamerlano (A. Piovene, Milano, teatro Ducale, 28 ag. 1727); Mitridate (A. Zeno e D. Lalli, Venezia, teatro Grimani di S. Giovanni Grisostomo, carnevale 1730; interpreti i celeberrimi Francesca Cuzzoni e Carlo Broschi detto Farinelli); Demetrio (P. Metastasio, Roma, teatro Alibert o delle Dame, carnevale 1732); Idaspe (A. Zeno, Milano, teatro Ducale, carnevale 1732); Eumene (Id., Torino, teatro Regio, carnevale 1737, protagonista F. Bernardi detto il Senesino; per quest'opera fu corrisposta al G. la somma di 1000 lire); Gianguir (Id., Venezia, teatro S. Giovanni Grisostomo, carnevale 1738); Adriano in Siria (Metastasio, ibid., carnevale 1740); in occasione delle nozze del principe ereditario, il futuro re Vittorio Amedeo III di Savoia con Maria Antonia Ferdinanda, infanta di Spagna, furono rappresentati i componimenti drammatici Le tre dee riunite (Madrid, residenza dell'ambasciatore di Sardegna, 6 apr. 1750) e Fetonte sulle rive del Po (G.M. Baretti, Torino, residenza dell'ambasciatore di Spagna, giugno 1750).
Compose inoltre Pastorale per 2 flauti, violino, violoncello e basso continuo; 5 sinfonie; due serenate (Malta 1727 e 1729) e varia musica religiosa, conservata presso la cattedrale di Torino, tra cui 11 messe, 5 Kyrie e Gloria, un Requiem, 4 Dixit Dominus, 4 Beatus vir, 4 Laudate pueri, 2 Confitebor, 2 Magnificat, 7 Veni Sancte Spiritus, Antifone per la novena di Natale, Duodecima Profetia diNabucodonosor, litanie, inni, mottetti, arie e cantate varie a più voci.
Sue composizioni manoscritte sono conservate inoltre nella Biblioteca dell'Accademia Querini-Stampalia e nell'Archivio della Procuratoria di S. Marco a Venezia, nel conservatorio L. Cherubini di Firenze, nella British Library di Londra, nel Fitzwilliam Museum di Cambridge, a Uppsala, Dresda e in altre biblioteche europee.
Compositore fu anche il figlio di Giovanni Antonio, Francesco Saverio, nato a Torino il 27 sett. 1729. Allievo inizialmente del padre e formatosi nella cappella della cattedrale di Torino, gli venne concessa dal re di Sardegna Carlo Emanuele III una borsa di studio che gli consentì di perfezionarsi a Bologna (1759) e a Roma (1760), ove tra l'altro diresse sue composizioni in occasione d'una accademia organizzata dal cardinale Alessandro Albani, insieme con virtuosi e cantori della cappella pontificia; fu poi a Napoli nel 1761, ove fu in rapporti con Giuseppe Di Majo, maestro della cappella reale. Tornato a Torino quale successore del padre, ottenne l'interim e il 7 febbr. 1764 la nomina ufficiale di maestro della cappella reale, incarico che tenne ininterrottamente sino al 1798, anno in cui la cappella venne disciolta, avendo a disposizione un'orchestra particolarmente importante di circa sessanta elementi, tra i quali si ricordano i fratelli Alessandro e Paolo Girolamo Besozzi, Ignazio Celoniati e G.B. Viotti. Nel 1771 ebbe occasione di conoscere W.A. Mozart, recatosi a Torino per assistere alla rappresentazione dell'opera Annibale in Torino di G. Paisiello. Fu in rapporti di collaborazione con celebri musicisti del tempo, tra cui G. Pugnani e i maestri della cappella della cattedrale di Torino, Quirino Gasparini e Berardino Ottani. Dedicatosi quasi esclusivamente alla composizione di musiche religiose per il servizio liturgico della cappella, nel 1775 diresse le musiche per le nozze del principe ereditario, il futuro re Carlo Emanuele IV con Maria Clotilde di Francia. Sposò Angela Teresa Trucchi, dalla quale ebbe dieci figli.
Francesco Saverio morì a Grugliasco, presso Torino, il 12 ag. 1801.
Tra le sue composizioni di carattere religioso conservate manoscritte nella cattedrale di Torino, tutte con strumenti, si ricordano: 11 messe, 3 Requiem, 3 Magnificat, 4 litanie, 26 lezioni per la settimana santa, responsori per il Castrum doloris, Dixit Dominus, 3 Kyrie e Gloria a 4 voci, 2 Dies irae, 2 Te Deum, 3 Beatus vir, 2 Laudate Dominum, 16 Miserere; Stabat Mater, Victimae Paschali laudes, mottetti, e altre composizioni a più voci. Di dubbia attribuzione un Concerto per violino concertato con violini, violetta e basso e una pastorale per 2 flauti e archi.
Compositore e violinista fu anche il cugino di Giovanni Antonio, Michel'Antonio, figlio di Giuseppe Antonio e di Angela Maddalena Viretta, nato a Torino intorno al 1701.
Si ignora ove abbia compiuto gli studi musicali; sappiamo che tra il 1730 e il 1735 si trasferì a Lione, ove fu insegnante di violino nel collegio dei gesuiti, esibendosi nei concerti dell'Accademia di belle arti.
Autore di musica strumentale, compose 6 duos de violon (Lione 1776 ca.) e Divertimenti boscareggi. Durante il soggiorno a Lione fu anche commerciante di musica strumentale italiana.
Ignoto è l'anno della morte di Michel'Antonio, avvenuta comunque a Lione.
Fonti e Bibl.: G. Roberti, La cappella regia di Torino (1515-1870), Torino 1880, pp. 32 s., 39, 42; G. Sacerdote, Il teatro Regio di Torino. Cronologia degli spettacoli rappresentati dal 1662 al 1891, Torino 1892, p. 50; L. Vallas, Un siècle de musique et de théâtre à Lyon, 1688-1799, Lyon 1932, pp. 273 ss.; M.-Th. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1775, Torino 1968, pp. 54-57; Storia del teatro Regio di Torino, I, M.-Th. Bouquet, Il teatro di Corte dalle origini al 1788, Torino 1976, ad indicem; Id., Notizie biografiche sulla famiglia G., prefazione a F.S. Giaj, Composizioni sacre, Milano 1979; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, Firenze 1954, pp. 56 s.; C. Sartori, I libretti per musica dalle origini al 1800, Indici, I, Cuneo 1993; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 350; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, IV, pp. 293 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 187 s., e Il lessico, IV, p. 554; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 346 s.; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 403 s.