Vedi Giamaica dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Giamaica è un’isola delle Grandi Antille,la terza per estensione dopo Cuba e Hispaniola. Il paese è abitato per il 90% da popolazione di origine africana. L’isola è formalmente una monarchia costituzionale (poiché fa parte del Commonwealth e sottostà alla Corona britannica) e il suo assetto istituzionale interno è quello di un tipico sistema democratico a struttura bicamerale. L’ordinamento giamaicano si contraddistingue per due elementi originali: una camera dei rappresentanti direttamente eletta dal popolo e un senato i cui 21 membri sono nominati dal primo ministro (13 membri) e dal leader dell’opposizione (otto membri).
Il paese è guidato dal Jamaica Labour Party (Jlp) del premier Portia Simpson-Miller che, alle elezioni del gennaio 2012, ha conquistato la maggioranza dei seggi (42 su 63 seggi) suscitando grandi speranze e aspettative. La Giamaica soffre di gravi problemi di carattere socio-economico: corruzione, debole struttura amministrativa e giudiziaria, alta disoccupazione (14,3% nel mese di aprile 2012), inflazione (prevista intorno al 7,2% per il 2014 e causata dal deprezzamento della moneta locale), nonché crescita economica debole.
La necessità di riformare la finanza pubblica e di ristrutturare l’enorme debito pubblico (sebbene in lieve calo nelle previsioni di lungo periodo, dovrebbe attestarsi al 117% del pil), ha costretto il governo a varare politiche di austerità e a richiedere l’intervento del Fondo monetario internazionale per scongiurare la bancarotta. Nel febbraio 2010 il Fondo era già intervenuto con un prestito da 1,27 miliardi di dollari, al quale recentemente si è aggiunto anche un prestito eccezionale da 932 milioni, destinato a promuovere le riforme necessarie a rilanciare l’economia. A sostegno di Kingston sono intervenute di recente anche la Banca mondiale e la Banca interamericana di sviluppo, che hanno stanziato prestiti e aiuti per 1 miliardo di dollari.
Più che sulla tradizionale produzione di zucchero, l’economia di Kingston si sostiene oggi sulle riserve di bauxite (le quarte al mondo: contribuiscono alla formazione di quasi il 30% del pil) e sul turismo (10% del pil). Entrambi i settori sono stati fortemente scossi dalla crisi internazionale del 2009, che ha abbattuto i prezzi delle materie prime e ha scoraggiato i visitatori. Anche le rimesse, che rappresentavano circa il 15% del pil (1,7 miliardi di dollari) nel 2010, hanno subito un calo dovuto alla crisi, ma stanno ricominciando ad aumentare grazie alla ripresa economica, in particolare negli Usa e in Regno Unito, dove vivono la maggioranza dei giamaicani residenti all’estero. Dal punto di vista energetico, Kingston soffre della carenza di giacimenti di idrocarburi e dipende dalle importazioni, che coprono l’84% dei suoi consumi.
Sul piano dei rapporti internazionali la Giamaica, che per tradizione mantiene un atteggiamento ‘isolazionista’, conserva una stretta dipendenza dagli Usa, a cui è legata da relazioni commerciali, turistiche e migratorie. Tanto la politica interna, tanto la politica estera nazionale risultano influenzate da un soverchiante crimine organizzato, che utilizza l’isola come punto nevralgico per il traffico internazionale di droga. Nel 2008 la Giamaica è stata il terzo paese al mondo per tasso di omicidi per numero di abitanti (40 ogni 100.000). Il dato è ancora più allarmante se si considera l’impatto del fenomeno sull’economia nazionale. Secondo la Banca mondiale la violenza produce una perdita annua del 5% del pil e il calcolo non comprende le spese affrontate dallo stato per combattere il crimine, né le perdite in termini di produzione.