Giamaica
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(XVI, p. 949; App. III, i, p. 750; IV, ii, p. 59)
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Popolazione
Tra il censimento del 1982 e quello del 1991 la popolazione giamaicana è aumentata del 119%, passando da 1.079.640 a 2.366.067 abitanti; nel 1998, secondo una stima, raggiungeva i 2.538.000 abitanti. Le componenti di questa crescita sono molteplici e se il contributo dei fattori naturali è predominante (nonostante il tasso di natalità sia tra i meno elevati dell'area caribica) vanno via via acquisendo importanza anche i saldi dei flussi migratori. Ne deriva una crescente pressione demografica; la densità media è di 231 ab./km², distribuiti piuttosto irregolarmente, con massime concentrazioni nelle aree meridionali e nella fascia costiera nord-occidentale. Malgrado la popolazione urbana sia ormai pari al 55%, mancano città dotate di una buona attrezzatura di servizi, fatta eccezione per la capitale, Kingston, che nella sua agglomerazione ospita quasi 700.000 ab., pari a oltre la metà della popolazione urbana complessiva.
Condizioni economiche
Grazie all'abbondanza e alla differenziazione delle risorse, il PIL della G. e il reddito che ne deriva, pur se non equamente distribuito, sono tra i più elevati dell'area centro-americana; tuttavia questo non è stato sufficiente ad avviare un processo di crescita autonomo, fondato sull'intervento di capitali e imprese nazionali. Inoltre, a partire dalla fine degli anni Settanta e nel decennio successivo, la crisi dei prezzi dello zucchero e della bauxite sui mercati internazionali ha determinato una situazione di ristagno, con un conseguente calo produttivo e occupazionale, che ha penalizzato una larga fascia di popolazione e ha innescato gravi tensioni sociali.
L'agricoltura svolge un ruolo considerevole e assorbe circa un quinto della popolazione attiva. Banane, zucchero e rum alimentano un buon flusso di esportazione, ma la bilancia agricola si presenta ogni anno negativa, seppur con una tendenza graduale all'equilibrio. Per quanto riguarda il comparto minerario, malgrado le incertezze del mercato internazionale dell'alluminio, la G. rimane il terzo produttore mondiale di bauxite: annualmente ne vengono estratte oltre 11 milioni di t, in parte esportate, in parte lavorate nelle industrie nazionali. Dopo la bauxite, la maggiore fonte di reddito è rappresentata dal turismo, che ha registrato negli ultimi anni un notevole incremento, passando da circa 1 milione di arrivi nel 1987 a 1,75 milioni nel 1997.
Storia
di Claudio Novelli
Già prima del conseguimento della piena indipendenza, ottenuta nell'agosto 1962, il sistema politico giamaicano era caratterizzato dall'alternanza tra due poli: il Jamaica Labour Party (JLP), di origine populista successivamente trasformatosi in senso conservatore, e il People's National Party (PNP), nazionalista e progressista. Sul piano economico rimase costante la dipendenza della G. dalle esportazioni di prodotti primari e dagli investimenti stranieri (in particolare nord-americani), mentre le importazioni di beni industriali, alimentari e del petrolio mantenevano la bilancia commerciale passiva e contribuivano alla crescita di un elevato debito estero. Anche la forte disoccupazione accentuava le tensioni nel paese alimentando la protesta sociale. A migliorare la situazione dell'economia giamaicana non furono sufficienti, nel corso degli anni Ottanta e Novanta, le privatizzazioni, gli incentivi agli investimenti esteri e la riduzione della spesa pubblica e dei consumi interni. Una volta al governo, i due principali partiti furono entrambi artefici di una politica economica sostanzialmente restrittiva che si accompagnava a una politica estera imperniata sulla ricerca del sostegno degli Stati Uniti.
Dopo le dimissioni per motivi di salute di M. Manley, primo ministro dal 1989, fu un altro esponente del PNP, P.J. Patterson, a formare, nel marzo 1992, un nuovo governo, che rimase alla guida del paese per un anno. Le elezioni anticipate svoltesi nel marzo 1993 fecero registrare il netto successo del PNP, che ottenne il 60% dei voti e 52 seggi su 60, e l'affermazione personale di Patterson, attribuibile in gran parte al sostegno che questi ricevette dalla maggioranza della popolazione di origine africana. Confermato primo ministro, Patterson proseguì, negli anni seguenti, la politica del suo predecessore, mantenendo buoni rapporti con gli Stati Uniti e adottando misure restrittive in campo economico. Si trattava, nel complesso, di una politica moderata rispetto a quella dispiegata dai primi governi Manley tra il 1972 e il 1980: le condizioni economiche del paese spingevano a provvedimenti di austerità concordati con il Fondo monetario internazionale e alla ricerca dell'appoggio di Washington per rilanciare gli investimenti stranieri e ottenere un atteggiamento più favorevole dei creditori internazionali (ciò non aveva impedito nel 1990 la ripresa delle relazioni diplomatiche con Cuba, con la quale fu poi siglato, nel 1994, un trattato per la delimitazione del confine marittimo).
Nonostante la crescita del settore turistico e un certo sviluppo dell'industria manifatturiera, negli anni successivi la situazione economica rimase difficile, soprattutto a causa dell'elevato tasso di inflazione (il 19,9% nel 1995), cui si aggiungeva la disoccupazione, che riguardava circa il 16% della forza lavoro. La richiesta di un aumento degli stipendi e dei salari fu alla base, così, dei numerosi scioperi che tra il 1994 e il 1996 interessarono sia il pubblico impiego che i lavoratori dell'industria, mentre nel 1998 varie manifestazioni di protesta in tutto il paese erano indice di un crescente malessere per il continuo peggioramento delle condizioni di vita (particolarmente preoccupanti erano i fenomeni di violenza e di criminalità diffusa, connessi anche con il traffico di droga).
Il malcontento popolare non risultò però tale da rovesciare il governo: Patterson e il suo partito riportarono la vittoria anche nelle elezioni del dicembre 1997: al PNP andarono il 56% dei voti e 50 seggi, mentre il JLP ottenne il 39% dei voti e 10 seggi. A ridurre le possibilità di successo dell'opposizione fu anche la presenza del National Democratic Movement (NDM), sorto nell'ottobre 1995 per iniziativa del presidente dimissionario del JLP, B. Golding, in aperto contrasto con il segretario del partito E. Seaga. Il NDM ottenne solo il 5% dei consensi, ma l'esistenza stessa di una terza forza politica favorì l'appello di Patterson all'elettorato a evitare eccessive frammentazioni politiche e ulteriore instabilità sostenendo il partito di governo.
bibliografia
D. Panton, Jamaica's Michael Manley. The great transformation, Kingston 1993.
A. Bertram, P.J. Patterson, Kingston 1995.
A. Payne, Politics in Jamaica, New York 1995.
D. Martin, Les démocraties antillaises en crise, Paris 1996.