BIANCOLINI, Giambatista
Nacque a Verona il 10 marzo 1697 da Iacopo e Domenica Anti; il padre, che esercitava il commercio della seta, lo inviò a studiare nelle locali scuole gesuitiche e quindi lo indirizzò al commercio, tradizionale nella famiglia. La sua vita non fu segnata da vicende di qualche rilievo, finché il matrimonio dell'unica figlia rimastagli in vita, Caterina, lo liberò da ogni cura degli affari, gestiti da allora in poi dal genero e gli permise di dedicarsi pienamente agli studi. L'antiquaria e la storia erano state, infatti, sin dalla più giovane età, la passione del B., passione vivissima quanto ingenua, poiché egli, autodidatta e insieme vanitoso, pur non possedendo una seria preparazione erudita, non si peritò di pubblicare presso l'amico editore locale Ramanzini, di cui finanziò e diresse in parte l'attività, numerose e ponderose opere di storia veronese.
Il primo scritto che vide la luce fu, nel 1741, una Vita di Polibio da Megalopoli, banale quanto breve, inserita nel secondo volume della traduzione dell'opera polibiana edita dal Ramanzini e diretta dal B. (Polibio,De' fatti de' Romani, tradotto per L. Domenichi, I-II, Verona 1741; III, ibid. 1744). Ma ben presto gli interessi del B. si volsero verso la storia veronese: le antiche cronache, i documenti d'archivio, i monumenti, le istituzioni della sua città attrassero irresistibilmente l'ancora giovane mercante, che ebbe anche la fortuna di compiere alcune importanti scoperte.
Fra il 1745 e il 1749 il B. pubblicò la sua prima opera d'erudizione: l'edizione critica, commentata e farcita d'ogni genere d'annotazioni e di aggiunte, della importante cronaca volgare veronese di Pier Zagata (Cronica della città di Verona descritta da Pier Zagata ampliata e supplita,annessovi un Trattato della moneta antica veronese, I, Verona 1745; II, ibid. 1747; II, 2,Supplementi, ibid. 1749). Il testo edito nel primo volume era basato su un solo codice, del quale però veniva rispettata l'ortografia: "per nulla toglierle della pregevole e veneranda antichità" (p. X); alla narrazione, che si fermava al 1375, il B. fece seguire alcuni Supplementi, estratti di opere varie riguardanti "alcune cose giovevoli e curiose per quello riguarda le memorie della città nostra" (p. 202), e infine una lunga trattazione sulla monetazione veronese, dal titolo Osservazioni sopra le lire e monete veronesi ed altre,esposte in XLIV paragrafi (pp. 269-323).
Il B. era un isolato, un dilettante e un mercante: tre grossi difetti agli occhi della società letteraria del suo tempo, cui ne va aggiunto un quarto, e sostanziale, consistente nella sua incapacità di disporre i dati documentari raccolti in una narrazione organica, e di trarne le dovute conseguenze sul piano storico. Quando si sarà detto che Scipione Maffei lo considerava "un uomo di fontico, che non ha letteratura alcuna, che si fa dar or da uno or da un altro pezzi..." (Epistolario, a cura di C. Garibotto, II, Milano 1955, p. 1309), si comprenderà perché il primo volume della Cronica dello Zagata abbia provocato violente critiche, condensate in un libello anonimo (ma scritto dal conte A. G. C. Becelli), in cui si affermava che lo studio e la letteratura erano discipline proprie dei nobili e interdette ai mercanti (Ragionamento degli Accademici meccanici esposto dal sottomeccanico..., Verona 1746). Il B. replicò agli attacchi pubblicando nel 1747 e nel 1749 le due parti del secondo volume della Cronica, in cui condensò numerose sue brevi dissertazioni sugli argomenti più diversi (fra cui due, di un certo interesse, data la professione dell'autore, sull'arte della seta e sulle fiere) e pubblicò una Serie degli scrittori veronesi (II, 2, pp. 140-190), seguita da altri due elenchi bio-bibliografici dedicati agli artisti della sua città (ibid., pp. 191-236).
Già l'edizione della Cronica dello Zagata aveva dimostrato che il B., nella sua ansia di pubblicare documenti su documenti, dissertazioni su dissertazioni, non si faceva scrupolo di adoperare più o meno lecitamente le opere altrui. Ma la sua seconda e maggiore opera erudita, le Notizie storiche delle chiese di Verona, uscita in nove volumi fra il 1749 ed il 1771 (I-II, Verona 1749; III, ibid. 1750; IV, ibid. 1752; V, I, ibid. 1761; V, 2, ibid. 1762; VI, ibid. 1765; VII, ibid. 1766; VIII, ibid. 1771), rappresentò, secondo quanto il Simeoni è riuscito a dimostrare (Rapporti, pp. 1040-43), un vero e proprio caso di indebita appropriazione letteraria ai danni di un altro erudito locale, Ludovico Perini, morto nel 1731. Questi aveva raccolto un vastissimo materiale documentario riguardante la storia delle chiese veronesi, e aveva anche preparato i disegni e le incisioni che avrebbero dovuto illustrare una sua grande opera sull'argomento. Dopo la sua morte, i manoscritti contenenti il frutto delle sue ricerche finirono nell'archivio del monastero benedettino di S. Zeno in Verona, dove il B. ebbe la possibilità di consultarli e di utilizzarli ampiamente.
L'opera del B., pur con le inesattezze e a volte le contraddizioni che la costellano, resta comunque un contributo notevole alla conoscenza della Verona medievale e moderna, cui egli fornì, con instancabile attività, nuovi elementi in un altro volume,Dei vescovi e dei governatori di Verona (Verona 1757), in cui diede una serie completa e aggiornata dei presuli veronesi e dei governatori della città, aggiungendovi, com'era suo costume, alcune dissertazioni di diverso argomento sull'anfiteatro veronese, sul Velo di Classe, sulla storia di s. Zenone, e così via.
Il B. morì a Verona il 24 giugno 1780.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vaticana,Vat. lat. 10004, cc. 597-607 (lettere del B. a G. M. Mazzuchelli); cc. 59-66 (lettere del B. a G. B. Rodella); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1193-96; L. Simeoni,Le origini del Comune di Verona, in Nuovo Arch. Veneto, n. s., XXV, I (1913), pp. 49-51; Id.,Rapporti tra le opere dei due eruditi veronesi L. Perini e G. B. B., in Atti del R. Ist. veneto di sc., lett. ed arti, LXXXVIII (1928-29), 2, pp. 1033-48.