ALBANESE, Giambattista
Scultore. Francesco Albanese, i figli Giambattista e Girolamo, e Francesco figlio di Girolamo, come i Maganza per la pittura, formano a Vicenza, dalla seconda metà del '500 fin verso la fine del '600, una famiglia di fecondi scultori e architetti. Giambattista è la figura più eminente del gruppo. Nato nel 1573, quando la città si vestiva delle magnificenze di Andrea Palladio, egli poté legare il proprio nome a quello di Andrea, ornando di sculture talune delle fabbriche di lui. Sue sono infatti le migliori statue che coronano a Vicenza, verso la Piazza dei Signori, la fronte della basilica palladiana; e cinque ne alzò nel 1619 a Venezia sulla facciata di S. Giorgio Maggiore. Anche a Vicenza, altre ne scolpì per le cappelle del Rosario in S. Corona e di S. Giuseppe in Duomo, per l'altare dei Capra, in S. Lorenzo, per una delle colonne veneziane di Piazza; e una Pietà per la facciata della chiesa di S. Vincenzo, ch'è la sua opera più ardita ed espressiva. L'architettura di tale chiesa, a lui attribuita dalla tradizione, gli fu tolta per documenti da poco scoperti: egli non vi operò che come scultore. Ma altri edifici sono stati sicuramente architettati da lui in Vicenza: il sereno oratorio del Crocefisso detto dei Servi, la fastosa cappella del Rosario in S. Corona, l'arco trionfale di classico stile ai piedi di un'altissima scala che sale al santuario di monte Berico. È questa la riduzione di un disegno del Palladio, o una costruzione dell'Albanese sotto la ispirazione palladiana? Il dubbio è, comunque, l'indizio di una non pedissequa derivazione dell'A. dallo spirito del Palladio, nel cui ambiente s'ispirò e crebbe, traendo dal maestro una classica dignità, che seppe conservare nell'adattare il suo ingegno alle nuove forme dell'arte. Egli morì di peste nel 1630.
Di Girolamo A. non si conosce l'anno di nascita. Il suo nome restò nella cerchia della sua città, dove rimangono numerose opere sue di soggetto mitologico e sacro in palazzi, in chiese, nella Rotonda e sulla basilica palladiana. Lavorò in collaborazione col fratello. I due artisti sono celebrati in un'iscrizione altra volta sulla casa di via S. Biagio, dove abitavano, ed ora in S. Lorenzo, dove sono sepolti o ricordati da cenotafî i più illustri vicentini, e nella quale, a dimostrare la grandissima stima in cui essi erano tenuti, sono paragonati a Fidia e Policleto: Ille alter Phidias; hic Policletus erat. Girolamo fu l'architetto dell'oratorio del Gonfalone, al Duomo, nell'interno del quale, sui sostegni dell'attico, modellò con vigore decorativo Profeti e Sibille. Morì nel 1660.
Bibl.: C. Molini, Lacrime di Parnaso in morte di Girolamo Albanese, Vicenza 1663; P. Marasca, Vicentini illustri, Vicenza 1876; M. Vendramin, Descrizione delle architetture pitture e scolture di Vicenza, Vicenza 1779; L. Ongaro, Il Monte di Pietà di Vicenza, Vicenza 1909; S. Rumor, S. Lorenzo, Vicenza 1928; D. Bortolan e S. Rumor, Guida di Vicenza, Vicenza 1919.