ALBERTINI, Giambattista
Primogenito ed erede (8 nov. 1753) di Giuseppe, principe di Cimitile e di San Severino di Camerota, nonché marchese di San Marzano, nacque poco prima del 1715. Nel 1752 fu nominato, con un assegno annuo di 10.000 ducati (42.500 lire-oro), inviato straordinario napoletano a Londra, ove giunse il 10 maggio 1753 e ove, il 24 giugno 1754, fu anche facultato, giusta una consuetudine invalsa tra i diplomatici napoletani, ad aprire una cappella cattolica pubblica. Incaricato, in un primo momento, d'intavolare trattative per la stipulazione d'un trattato di commercio, attese dal 1757 a indurre l'Inghilterra a porre ostacoli a certi atteggiamenti antinapoletani, che, incoraggiato dalla Francia, andava assumendo Carlo Emanuele III di Savoia.
Per questo motivo, o per altre ragioni, divenne inviso a Luigi Borbone Mancini, duca di Nivernais, ambasciatore francese a Londra, il quale, d'accordo col balì Ignazio Solar de Beuille, rappresentante dell'Ordine gerosolimitano a Parigi, ordì una così fitta rete d'intrighi da far chiedere dalla corte inglese, a ciò sollecitata da quella francese, il richiamo dell'Albertini. Indignata da questa "grave mortificazione", come la qualificava B. Tanucci, la nobiltà napoletana s'astenne per qualche tempo dal frequentare e dal ricevere l'ambasciatore francese a Napoli, marchese Amerigo Giuseppe di Durfort.
L'A., frattanto, trasferito a Lisbona col grado di ministro plenipotenziario, lasciava Londra (4 maggio 1763) e si fermava a Parigi, ove i buoni uffici di don Giuseppe Baeza conte di Cantillana, ambasciatore napoletano, e del suo segretario Ferdinando Galiani, gli valevano una cordiale udienza privata dal ricreduto Luigi XV. Raggiunta poi, nell'agosto 1763, la sua nuova residenza, restava colà, quanto meno, sino al maggio 1766. Per qualche anno si perdono le sue tracce, ma il 19 ott. 1775 era nominato ministro plenipotenziario a Roma, ove giungeva il 10 dicembre. Il 21 nov. 1782 lasciava Roma per prendere possesso in Napoli, premio "per i fedeli e plausibili [degni di plauso] servizi che per lunga serie di anni ha reso alla corona", delle cariche di presidente del Real Consiglio di Azienda e direttore delle Reali Finanze, col grado di segretario di stato e l'annuo stipendio di 4500 ducati. Collocato a riposo il 3 ag. 1784, cessava di vivere poco prima del 12 maggio 1788.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Scrivania di razione, vol. 33, f. 239; vol. 46, ff. 13-18, 298, 299; vol. 71, ff. 3, 57-58, 146; vol. 81, ff. 5-6; vol. 82, f. 620; vol. 84, f. 67; vol. 90, f. 450; vol. 93, f. 3; Cedolari, vol. 9, ff. 804 v - 805, 853-857; Carteggio diplomatico tra il marchese Tanucci e il principe A., a cura di G. Carignani, in Arch. stor. per le prov. napol., III (1878), pp. 102-126, 211-232; IV (1879), pp. 365-376, 497-515; B. Tanucci, Lettere a Ferdinando Galiani, a cura di F. Nicolini, Bari 1914, I, pp. 1, 19, 34, 35, 54, 61, 148, 175; II, p. 345; M. Schipa, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, II, Napoli 1923, pp. 46 s., 66 s.