BAZZONI, Giambattista
Nato a Novara il 12 febbrato 1803 da famiglia milanese, visse la sua operosa esistenza a Milano, e a Milano si spense il 9 ottobre 1850. Percorse la carriera della magistratura fino al grado di consigliere del tribunale criminale, meritandosi, come giudice al servizio del suo paese e non dell'Austria, la stima e le lodi di patrioti insigni. Dopo le Cinque Giornate fece parte, con Giunio Bazzoni (v.) e altri valentuomini, d'una commissione giudiziaria nominata dal governo provvisorio, e qui dimostrò una rettitudine, che anche Carlo Cattaneo, processato e assolto per i fatti del 29 maggio 1848, lodò per le stampe. Fra i primi cultori del romanzo storico il B. tiene un posto onorevole, se non per valore d'arte, almeno per nobiltà d'intenti e per amore alle patrie tradizioni. A vent'anni ideò, e tra il 1825 e il 1826 scrisse, pubblicandolo l'anno seguente nel Nuovo Ricoglitore, Il Castello di Trezzo, in cui intreccia alla narrazione della prigionia e della morte di Bernabò Visconti gli amori a lieto fine d'una figlia di lui con un prode cavaliere. Questo romanzo, di schietta imitazione scottiana nel disegno generale, nei caratteri, nelle descrizioni e perfino nell'azione, piacque moltissimo, ed ebbe più d'una dozzina di edizioni, senza contare le adespote. Al Tommaseo parve, ed era, una buona promessa, che il B. attenne solo in parte, dando in luce, nel 1828-29, un secondo romanzo storico, Falco della rupe o la guerra di Musso, che supera il primo nella pittura dei costumi, nell'interesse dell'intreccio, nella grazia degli episodî e nella tinta di liberalismo, ma continua a mostrare un'eccessiva aderenza alle forme scottiane, non senza qualche ricordo della grande arte dei Promessi sposi. Povera cosa, invece, un terzo romanzo, La Bella Celeste degli Spadari (1830); né molto migliore il quarto ed ultimo, Zagranella (1845), nel quale all'influenza dei racconti dello Scott si mescola quella di Notre-Dame de Paris. Notevoli fra i numerosi scritti minori, due volumi di Racconti storici (1832 e 1839): ligio alle mode del peggiore romanticismo, il primo; di gran lunga superiore il secondo, che mira ad una sana e utile divulgazione della storia patria.
Bibl.: L. Fassò, G. B., Città di Castello 1906; A. Viglio, Un manipolo di mss. bazzoniani inediti, in Bollett. stor. per la prov. di Novara, VIII (1914); A. Monti, G. B. B. e il suo romanzo "Il Castello di Trezzo" in una lett. ined. di Gius. Ferrari, in Il libro e la stampa, n. s., VIII (1914); M. Cerini, Il manzonismo di G. B. B., in Rassegna nazionale, 1919.