BENEDETTI, Giambattista
Matematico, nato a Venezia nel 1530. Apprese Euclide alle lezioni di Tartaglia. Pubblicò a ventitré anni un opuscolo: Resolutio omnium Euclidis problematum aliorumque, Venezia 1553, nel quale insegna a risolvere tutti i problemi della geometria con un compasso ad apertura fissa. La ricerca era già stata compiuta nel Quinto cartello di Lodovico Ferraro contr'a messer Nicolò Tartaglia, Milano 1547, p. 25. L'anno successivo pubblicò una Demonstratio proportionum motuum localium contra Aristotelem et omnes philosophos, Venezia 1554, nella quale cominciò gli studî di meccanica.
Venne a Torino nel 1567, ove fu nominato matematico alla corte del duca di Savoia: tenne questa carica fino alla sua morte nel 1590. Pubblicò un trattato De gnomonum umbrarumque solarium usu (Torino 1574), in cui è notevole l'uso delle coniche di Apollonio, citate nella versione latina di G. B. Memo (Venezia 1537) e la descrizione di varî strumenti meccanici per descriverle.
La sua opera più importante è il Diversarum speculationum mathematicarum et physicarum liber (Torino 1580) in cui chiarisce il concetto di momento d'una forza rispetto a un punto, che già si trova in Archimede. Il B. è stato considerato, per quest'opera, come un precursore di Galileo nella dinamica. Ma ciò che vi dice del moto curvilineo dei gravi (p. 160) è una descrizione prolissa e incerta del fenomeno, assai lontana dall'incisiva ed esatta affermazione di Galileo nel 1638 (Opere, t. XIII, p. 222). Le sue esercitazioni geometriche sono spesso originali. Egli calcola le diagonali di un quadrilatero iscritto in un cerchio, dati i quattro lati, quindici anni prima del Vieta. Importante è la corrispondenza scientifica che occupa la seconda parte del volume. Si nota, per es. (p. 255), una ragionevole e chiara esposizione del sistema copernicano e di alcuni argomenti che lo rendono verosimile; e così pure (p. 287) una teoria semplice dell'equilibrio dei liquidi nei vasi comunicanti e la teoria del torchio idraulico (De machina quae aquam impellit et sublevat), formulata sei anni prima di Stevino. Egli conosceva alcuni scritti di Cardano che già avevano accennato al problema.
Si occupò altresì di astrologia e di astronomia, e scrisse: De coelo et elementis, Parigi 1585, ristampato a Ferrara nel 1591.
Bibl.: La più completa biografia è quella di G. Bordiga, in Atti del R. Istituto Veneto, 1925-26, pp. 585-784. Si veda altresì lo studio di G. Vailati, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, XXXIII (1897-98), p. 559, e infine il Bullettino di Boncompagni, I, p. 152.