Bisso, Giambattista
Gesuita, studioso di D. (Palermo 1712 - Roma 1787). Con l'opera Introduzione alla volgar poesia (Palermo 1749) favorì la penetrazione di D. nelle scuole siciliane, contribuendo notevolmente allo sblocco di una situazione di immobilismo che era propria della cultura scolastica del tempo, ancorata a un pedantesco e sterile Umanesimo. Nel trattato D. è spesso citato, e con particolare rilievo nei capitoli relativi alle " voci poetiche " e ai tropi. Ma qua e là non mancano riserve, determinate evidentemente da un gusto raffinato e preziosistico qual era quello arcadico. Circa la scelta delle voci, ad esempio, si diffidano i giovani dall'usare parole " che possan essere, o ancora parere, disoneste, sconce e lorde, come queste di Dante: Grattar la tigna: Grattar la rogna: Taverna: e Lucerna del Mondo, invece di Sole ".
Così nella raccolta di Voci e locuzioni poetiche di D., Petrarca, Ariosto, Tasso e d'altri autori del Cinquecento (Palermo 1756), D. è chiamato " Padre della Poetica italiana ", è definito " divino "; ma si fa pure osservare che l'opera dantesca abbonda " di voci rancide e straniere, e d'oscure e strane formole ". Sono incongruenze che risentono probabilmente del clima della disputa Bettinelli-Gozzi, con appoggio forse più alle riserve e alle accuse del primo che ai consensi e alle lodi del secondo.
Bibl. - N. Tedesco, Presenza di D. nelle scuole siciliane del secondo Settecento. L'Opera del B. e del De Cosmi, in Atti del Convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 464-479.