Brocchi, Giambattista
Scienziato (Bassano del Grappa 1772 - Khartum 1826); rivolse i suoi studi alla mineralogia, alla geologia e all'archeologia; fu viaggiatore e ricercatore infaticabile, ispettore delle miniere del regno italico, autore di ponderose pubblicazioni scientifiche; dal 1822 passò al servizio dei vicerè d'Egitto, per conto dei quali compì esplorazioni in Siria, in Libano, nella Nubia e nel Sudan. Le sue Lettere sopra D. a Miledi W. Y. (apparvero a Venezia nel 1797, in edizione rara e poco nota; il Rusconi le ripubblicò a Milano nel 1835; cfr. Batines, I 446) costituiscono un'altra testimonianza, non trascurabile, dei modi settecenteschi dell'interesse per D.; " siccome il poema non è molto atto onde servire di trattenimento alle persone del gentil sesso ", l'autore, nella prima lettera, dichiara di voler cogliere " le rose in mezzo a tante spine ", seguendo l'esempio dell'Addison che, nel suo Spettatore, aveva presentato nella migliore luce i più interessanti squarci del Paradise Lost di Milton (Lettere..., ediz. 1835, VII 3).
E per il B. le rose abbondano nell'Inferno e diradano via via nelle altre due cantiche, alle quali, su dieci, riserva soltanto tre lettere, lamentando che la poesia sia spesso sacrificata alla filosofia (ibid. 149). Il gusto dell'epoca non gli consente d'intendere la complessa genesi dell'arte dantesca e ancor meno la vita e la scienza del Medioevo, ma neppure gl'impedisce di esaltare lo " spirito pensatore, vivace fantasia, ed occhio finissimo osservatore della natura " (p. 6), lo stile originale, il verso grave e solenne, la sublimità delle immagini, la semplicità e la naturalezza " che sono come la divisa della verità, la quale solo è bella, ed a cui siamo naturalmente inclinati ", secondo il principio che " rien n'est beau que le vrai, le vrai seul est aimable " (p. 15). Né manca significativamente, nell'ultima lettera, un cenno allo " spirito ingombrato da luttuosi fantasmi, da immagini tetre e lugubri ", proprio della svolta preromantica dello scorcio del secolo, cui il B. contrappone la " fantasia lieta e brillante " del poeta, in una sorta di confusa schermaglia di difesa classicistica e mediterranea del poema (p. 123).
Bibl. - J. Ferrazzi, Manuale dantesco, IV, Bassano 1871, 361; G. Zacchetti, La fama di D. in Italia nel sec. XVIII, Roma 1900; Barbi, Problemi I 459-461.