CAPASSO, Giambattista
Nacque a Grumo Nevano (presso Aversa) nell'anno 1683, terzogenito di Silvestro e di Caterina Spena. Egli compì i suoi primi studi sotto la guida del fratello Nicola, raggiungendo notevoli risultati soprattutto nelle lingue classiche. S'iscrisse, quindi, alla facoltà di medicina di Napoli, dove il fratello lo affidò al proprio amico Nicola Cirillo, che si stava affermando come uno dei più brillanti medici napoletani della scuola di Luca Tozzi. Nella Napoli di fine secolo e degli inizi del Settecento ebbe contatti e relazioni con molti amici di Nicola, da Serafino Biscardi a Gennaro D'Andrea, fratello del più famoso Francesco, a Costantino Grimaldi, a Gaetano Argento, uno dei futuri protagonisti della vita politica napoletana sotto gli Asburgo, e agli allievi ed amici di questo, Muzio de Maio e Vincenzo d'Ippolito. Conobbe altresì il filosofo e matematico Paolo Mattia Doria, Celestino Galiani, che aveva continui rapporti con Napoli, l'erudito Alessio Simmaco Mazzocchi. Anche dopo il conseguimento della laurea continuò a vivere per qualche tempo a Napoli (la sua presenza è attestata nel 1708), esercitando, accanto alla professione di medico, anche l'insegnamento del latino, del greco e della filosofia. Forse per ragioni di salute ritornò prima a Grumo e successivamente si ritirò a Frattamaggiore, dove il fratello Nicola aveva acquistato una casa. Ebbe allora l'incarico di insegnante di greco al seminario di Aversa, presso il quale si recava giornalmente a dorso di mulo. Morì poco dopo l'avvento a Napoli di Carlo di Borbone, nel 1735.
Oltre a pochi versi d'occasione scritti in vernacolo, latino e latino maccheronico, sotto l'influenza del fratello maggiore, che fu un discreto poeta dialettale, il C. compose l'Historiae philosophiae synopsis..., pubblicata a Napoli nel 1728.
Quest'opera (su cui hanno richiamato l'attenzione recentemente gli studi di Michele Rak e Paola Zambelli) nasce dopo l'Historia filosofica del Valletta (che sarà pubblicata nel 1732 dal Tartarotti), ed è impensabile senza il preciso riferimento al materiale accumulato dallo stesso Valletta nella sua ricca biblioteca. Del resto il C. stesso nella prefazione dichiarava il suo debito, confessando di aver lavorato "in celebrioribus nostris urbis bibliothecis, maxime precipue vallettiana" e di aver utilizzato i libri di storia della filosofia ivi raccolti. La Synopsis è, in sostanza, un manuale di tipo scolastico, il frutto di un lavoro didattico e di un'esigenza nata nei venti anni di insegnamento privato in cui l'autore aveva potuto verificare la mancanza di completezza delle esposizioni esistenti, soprattutto per quanto riguardava la filosofia contemporanea. Il C. aveva interrotto dapprima il suo progetto avendo sentito parlare dell'opera di Stanley (History of Philosophy, 1655-1662), ma, avendola poi letta nella traduzione di Jean Leclerc, trovatala insufficiente, aveva proseguito il suo lavoro, utilizzando soprattutto per l'ultima parte l'Historia philosophiae succincta delineatio di Johann Franz Budde. Il manuale è dedicato a Giovanni V di Portogallo, di cui era matematico di corte e precettore del figlio un altro fratello del C., il gesuita Domenico Capasso. Questi si era rivolto al C. per un buon manuale di filosofia ad usum Delphini. Per il raggiungimento di tale obiettivo didattico il C. giustifica la necessità di non offrire un solo sistema filosofico, ma un'esposizione storicistica: "Verum cum duo ad optimum principem constituendum necessaria sunt, Philosophia, quae praeceptis suis mores componat, ac sapientem efficiat; Reges enim et principes non sunt ii, qui sceptra tenent, sed qui imperare sciunt; Historia, quae virtute praestantium actiones mutandas proponens, prudentiam, quae omni principi, ut anima corpori necessaria est, doceat; historia enim si adsit, ex pueris facit senes; sin absit, ex senibus pueros...". L'opera, divisa in quattro libri, espone nei primi tre la filosofia ebraica, quella del mondo orientale e la filosofia greca e romana. Il quarto libro è naturalmente il più interessante perché l'autore vi compie, attraverso diverse fonti, un excursus storico della filosofia medioevale e moderna. L'ordine seguito non è cronologico, ma procede per scuole. Fra gli antiscolastici il C. include L. Valla, J. L. Vives, P. Ramo, B. Telesio. Seguono gli eclettici e i chimici, fra i quali egli colloca R. Lullo, Paracelso, D. Sennert, J. B. Helmont, R. Fludd e il Bruno. Quest'ultimo (per il quale si cita come fonte il Dictionnaire del Bayle) è indicato come ispiratore del Cartesio per la teoria dei vortici (pp. 363-377).Filosofi matematici sono definiti N. Copernico, T. Brahe, G. Galilei, G. B. Della Porta, R. Boyle, G. A. Borelli, C. Perrault e infine Newton, alla ricostruzione del cui pensiero dedica alcune pagine che mostrano una conoscenza diretta (pp. 387 ss.) della sua opera. Filosofi di incerta collocazione il C. giudica il Campanella, J. Leclerc e soprattutto Spinoza. A quest'ultimo attribuisce l'opera L. Antistii Constantis De iure ecclesiasticorum, cara ai giurisdizionalisti napoletani, ma offre altresì un preciso ed analitico riassunto delle opere autentiche, compresa l'Ethica, aggiungendo una bibliografia essenziale sulle polemiche che avevano suscitato (pp. 394-399).Fra gli epicurei "emendati" sono posti P. Gassendi, N.-C. Fabri de Peiresc, F. Bernier, T. Hobbes (pp. 399-406), il quale ultimo viene difeso dall'accusa di ateismo. Seguono finalmente i cartesiani (pp. 406-446), con un'ampia esposizione del sistema di Descartes e dei suoi seguaci più recenti. L'ultimo capitolo è dedicato alle accademie, come forme di organizzazione della nuova cultura filosofica e scientifica, secondo il modello di Parigi e soprattutto di Londra. Nel valutare l'opera non si deve dimenticare che essa, scritta per un sovrano, proponeva, implicitamente, un modello di politica culturale illuminata; nel suo complesso testimonia, inoltre, pur con le sue caratteristiche di manuale, l'apertura della cultura napoletana ai contemporanei dibattiti europei, dall'evoluzione del cartesianesimo (a cui l'autore è ancora profondamente legato) a Newton. La Synopsis, inviata dal C. a Vienna al Giannone, venne segnalata ai Mencken e recensita sugli Acta eruditorum di Lipsia. La sua fortuna "didattica" è testimoniata anche dalla lettura fattane nel 1734, quando, il C. era ancora vivo, dal giovane Antonio Genovesi, a cui l'aveva prestata un amico napoletano.
Bibl.: G. De Micillis, Vita di N. Capasso, in N. Capasso, Opere, Napoli 1811, I, pp. XI ss.; P. E. Tulelli, Intorno alla vita e alle opere filosofiche di G. B. C. e di T. Rossi, discorsi due, Napoli 1857; V. Lilla, Un italiano scrisse il primo trattato di storia della filosofia universale, in Arti della R. Accademia Peloritana, XX (1905-1906), pp. 221-227; G. Natali, Il Settecento, Milano 1936, pp. 246, 371 s., 469; G. Ricuperati, L'esperienza civile e religiosa di P. Giannone, Milano-Napoli 1970, p. 371; M. Rak, La parte istorica. Storia della filosofia e libertinismo erudito, Napoli 1971, p. 123; G. Ricuperati, Napoli e i viceré austriaci 1707-1734, in Storia di Napoli, VII, Napoli 1972, p. 369; P. Zambelli, La formazione filosofica di A. Genovesi, Napoli 1972, pp. 32, 95-104 e passim.