CASONI, Giambattista
Nacque a Bologna il 31 ott. 1830 da Giuseppe. Rimasto orfano, venne allevato, insieme con il fratello minore Giulio, dallo zio patemo Francesco, canonico di S. Petronio, vicecancelliere e, in seguito, cancelliere della Curia arcivescovile di Bologna, che fu per il C. "padre, educatore, benefattore". Frequentò il corso ginnasiale nella scuola Bellentani e il corso liceale nel seminario arcivescovile. Iscrittosi nel 1849 all'università di Bologna si laureò in legge nel 1851. Fece pratica legale presso lo studio dell'avvocato Minelli.
Cominciò presto a prendere posizioni politiche. Nel 1848, insieme con una cinquantina di studenti suoi coetanei, partecipò ad una dimostrazione per le vie di Bologna in favore di Pio IX, collocandosi così tra i costituzionali pontifici, cioè tra coloro che a Bologna ritennero opportuno sostenere il papa sul terreno costituzionale e parlamentare al fine di rendere possibili le necessarie riforme nelle strutture amministrative e finanziarie dello Stato pontificio.
Ma le speranze furono di breve durata. Il precipitare degli avvenimenti, la fuga di Pio IX a Gaeta, la proclamazione della Repubblica romana segnarono la fine di questo tentativo costituzionale e riformatore. Il partito dei costituzionali pontifici si sciolse, e dei suoi componenti, quando Pio IX rientrato a Roma non ristabilì la costituzione, la maggioranza si rivolse al Piemonte e aderì alla linea cavouriana, una esigua minoranza, tra cui il C., rimase fedele al papa.
Nel 1850 partecipò alla fondazione della Società cattolico-italiana con Giuseppe e Giovanni Bastia, Raffaele Rasori, Marcellino Venturoli e Luigi Maccaferri.
La società, tramite conferenze, dibattiti, scritti, intese "illustrare le glorie patrie, celebrare i sommi uomini, che sono la gloria della nazione, difendere la Chiesa nelle sue lotte durante le grandi epoche storiche, che sconvolsero l'Europa": ebbe breve durata e si sciolse per il distacco di alcuni dei promotori e la morte di altri.
Il C. contribuì a costituire nel 1853 un nuovo circolo, dei Filodicologi, composto di giovani avviati alla carriera forense, quindi con uno specifico fine professionale. Nello stesso anno, questa volta con Achille Sassoli Tomba, Angelo Gualandi, Marcellino Venturoli e il canonico Francesco Battaglini, che la diresse, fondò l'Accademia di S. Tomaso d'Aquino. Nel 1854 prese parte alla Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, impegnandosi in una serie di attività, tra le quali l'opera dei fornello per la distribuzione di minestre e pane ai poveri.
Poste così le premesse di un'intensa attività pratica al servizio della Chiesa, il C. ebbe modo di estrinsecare compiutamente le sue capacità, soprattutto in campo pubblicistico, con la venuta a Bologna, nel 1855, del nuovo arcivescovo, il cardinale Michele Viale Prelà, che lo nominò vicecancelliere di Curia per il foro civile. Conservò l'incarico fino al giugno 1859, quando l'ufficio, con le mutate condizioni di governo, venne soppresso.
Rimase, tuttavia, consulente legale della Curia bolognese, rendendo segnalati servizi, soprattutto nella difesa di monsignor Antonio Canzi. Nel 1858, seguendo i suggerimenti del cardinale, con i colleghi dell'Accademia di S. Tomaso, nell'intento di organizzare un partito pontificio, "bene diretto e bene affiatato", fondò L'Osservatore bolognese "un giornale schiettamente cattolico nei principii e collo scopo di combattere francamente le dottrine liberali, che a larga copia si spargevano, e di assumere una ragionata e imparziale difesa del Papa e del suo Governo".
De L'Osservatore bolognese, diretto da Francesco Battaglini, docente di filosofia razionale nel seminario arcivescovile di Bologna, e uscito dal 9 apr. 1858 al 10 giugno 1859, con periodicità settimanale nel primo anno e bisettimanale nel secondo, il C. fu il redattore principale. Infatti, cercò di conferirgli vivacità e tono, rimpastando le notizie raccolte in altri periodici, specialmente quelle fornitegli dai periodici tedeschi del cardinale Viale Prelà, che era stato nunzio a Vienna, e introducendovi la rubrica amena "corriere delle varietà" e la rubrica di "corrispondenza". Del resto, il C. aveva già una qualche pratica giornalistica, avendo collaborato negli anni precedenti a Il Distributore di Modena con articoli di varietà e con articoli polemici, sintesi delle questioni dibattute nell'Accademia di S. Tomaso.
Con la fine a Bologna del governo pontificio e la conseguente soppressione per decreto del governo provvisorio del periodico (13 giugno 1859), si organizzò la "resistenza passiva" dei cattolici bolognesi, guidati dopo la morte del cardinale Viale Prelà, avvenuta il 15 maggio 1860, dal vicario capitolare monsignor Antonio Canzi. Il C. ne fu uno dei promotori, soste nendo soprattutto la funzione della stampa cattolica. Alla fine del 1859 pubblicò a Bologna IlPapa e la sua potenza, un opuscolo che in tre settimane raggiunse a Bologna la ragguardevole tiratura di settemila copie. Poco dopo, nel 1860, fece seguire un nuovo opuscolo, anonimo come il primo, IlPapato e l'Italia. Pensieri di un giovane cattolico italiano (Bologna) ed iniziò a collaborare alla collana dì "Piccole letture cattoliche", fondata da G. B. Acquaderni.
I fascicoli mensili di trentadue pagine cominciarono ad uscire nel 1861ed ebbero un'ottima accoglienza. Senza escludere la redazione da parte del C. di alcuni tra gli opuscoli anonimi, certamente suoi sono: La Chiesa e lo Stato, (III, 29, maggio 1863); Il Papa-Re (III, 30, giugno 1863); Gli amici e i nemici del Papa-Re (III, 31, luglio 1863); Reminiscenze dei miei viaggi, I, Roma (III, 36, dicembre 1863); Reminiscenze dei miei viaggi, II, Malines (s. 2, I, 3, marzo 1864); Il Cardinale Nicola Wiseman (II, 8, agosto 1865); D. A. Galitzin (II, 9, settembre 1865). Il C., nei suoi Ricordi, siattribuisce inoltre: Un protestante a Roma. Frammenti di memorie inedite di un giovane inglese (I, 10, ottobre 1861); La mia conversione. Continuazione di un protestante a Roma (I, 12, dicembre 1861).
Nel 1862 il C. diresse l'Albo cattolico, mensile destinato agli studenti, uscito "di rincalzo alle Piccole Letture Cattoliche" (Berselli, Alle or;gini, p. 14) e a sostegno del potere temporale del papa. Ma per ribattere "le calunnie" della stampa liberale, il C. ritenne necessario fondare il quotidiano politico L'Eco delle Romagne, uscito dal 5 febbr. 1861 al 30 dic. 1863, che non mancò di sollevare polemiche, proteste, dimostrazioni pubbliche e di incorrere in sequestri e nella "persecuzione legale" per la sua violenza antiliberale e antirivoluzionaria e il suo clericalismo. Dopo dodici numeri la redazione, composta di cinque o sei persone, tra cui il C. era magna pars, decise di modificare, a seguito delle proteste, la testata in L'Eco. In questo periodo il C. iniziò una serie di viaggi al fine di entrare in relazione con "uomini già pratici di giornalismo e di lotte cattoliche". Oltre che a Roma, si recò a Napoli, a Genova, a Torino, a Milano, a Firenze, incontrando tra gli altri il marchese Antonio Brignole Sale, il teologo G. Margotti, il conte Clemente Solaro della Margherita, il conte Avogadro Della Motta, Cesare Cantù, Vito D'Ondes Reggio, il conte E.G. Crotti, insomma i maggiori esponenti del cattolicesimo italiano, con lo scopo di esaminare quali fossero le possibilità concrete di "formulare un programma schiettamente cattolico e ragionevolmente patriottico", per il quale, tuttavia, constatò contrarietà e difficoltà.
Si recò anche in Francia, Inghilterra, Svizzera, Germania, Olanda, incontrando, tra gli altri, Luigi Veuillot, Carlo de Montalembert, Emilio Keller, mons. F.-A. Dupanloup, Adolfo Thiers e l'abate Mermillod e constatando le divergenze profonde esistenti tra i cattolici liberali e i "papisti", coi quali era schierato lui stesso. In particolare partecipò, in Belgio, al congresso di Malines. Nominato vicepresidente onorario, vi tenne un applaudito intervento sulle condizioni dei cattolici italiani dopo l'Unità. A conclusione di questi viaggi pubblicò due volumi di impressioni e memorie: Roma e Parigi, Bologna 1862, e Il Belgio e la Germania, ibid. 1863.
Tutti questi contatti del C. segnarono per il gruppo cattolico intransigente e bolognese il passaggio dalla "resistenza passiva" alla "resistenza attiva", "ad un'azione cioè più pronunziata e più organizzata nel campo civile e sociale, non potendo ancora apertamente e direttamente penetrare nel terreno politico parlamentare e governativo", secondo il motto: "sono cattolico e italiano". Banditore di questo programma che si propose di "porre un argine allo spirito di ribellione", di sostenere il principio di autorità e di difendere il potere temporale dei papi, fu un nuovo periodico mensile, Il Conservatore che, iniziato nel gennaio 1863, cessò le pubblicazioni nel maggio 1866. Il periodico, diretto da Giulio Cesare Fangarezzi, ebbe nel C. uno dei più assidui collaboratori. Attorno al mensile cominciò a "prendere consistenza concreta… un partito cattolico e conservatore" a base nazionale.
Per favorire questo disegno si sostituì al quotidiano L'Eco un nuovo quotidiano, Il Patriota cattolico, uscito dal 31 genn. 1864 al 15 maggio 1866, che non ebbe, tuttavia, la stessa "fortuna" del precedente, perché meno "spiritoso e spigliato". Al quotidiano e al mensile si affiancarono negli anni 1863-1864 numerose altre pubblicazioni periodiche dovute all'iniziativa di G. B. Acquaderni e, in parte, del C., che partecipò alla fondazione del settimanale umoristico La Marmitta, uscito il, 7 genn. 1865, e, come gli altri, costretto a cessare le pubblicazioni nel maggio 1866.
All'impegno nella stampa cattolica bolognese il C. unì un analogo impegno nelle associazioni cattoliche, subendo così l'attenta vigilanza della questura, che lo ritenne uno dei principali capi dei cattolici intransigenti bolognesi e "dei più validi difensori" dei preti. In occasione delle elezioni politiche del 1865, a differenza di altri del gruppo bolognese, fu favorevole alla partecipazione dei cattolici, intesa come uno dei momenti qualificanti della resistenza attiva sul terreno politico parlamentare. Si presentò candidato nei collegi di San Giovanni in Persiceto (Bologna) e dì Bettola (Piacenza), ottenendo scarsi suffragi (41 voti contro i 235 del liberale Martinelli) nel Bolognese ed entrando in ballottaggio col Bon Compagni nel Piacentino.
Nello stesso 1865 fu tra i più attivi promotori della Associazione cattolico-italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia, a base nazionale. Dopo due incontri preparatori tenuti a Firenze il 16 maggio e il 12 giugno, nella riunione costitutiva, tenuta'a Bologna il 3 dic. 1865, il C. venne nominato segretario della direzione centrale provvisoria e componente della commissione incaricata di ottenere da Pio IX l'approvazione della nuova associazione.
Per conferire all'Associazione una base organizzativa a norma di statuto, cioè con almeno dieci direzioni locali, il C. si mise a viaggiare per l'Italia, riuscendo in breve e con facilità nell'intento. Si formarono direzioni locali con "cattolici d'un solo pezzo" a Parma, Modena, Milano, Firenze, Lucca, Torino, Reggio Calabria, Piedimonte d'Alife, Piacenza, Livorno, Crema. Ma l'Associazione ebbe breve vita. Anche se si mantenne nella legalità, fu costretta il 12 maggio 1866 a sospendere la propria attività, così come cessarono le pubblicazioni pochi giorni dopo Il Patriota cattolico, La Marmitta e Il Conservatore, per non incorrere nel provvedimenti previsti dalla legge Crispi, sul domicilio coatto.
Il governo infierì ugualmente sui cattolici intransigenti bolognesi, soprattutto quelli ritenuti più pericolosi, con perquisizioni domiciliari e arresti. Un'attenzione particolare fu riservata al C., ritenuto il capo del partito cattolico, che tuttavia riuscì a rifugiarsi a Roma, entrando nella redazione de L'Osservatore romano. Vi rimase diciotto mesi, fino all'ottobre 1867, assumendo, in breve, una posizione di primo piano in seno alla redazione. In quel periodo Collaborò, come corrispondente da Roma, a L'Unità cattolica di Torino.
Rientrato a Bologna, si pose a disposizione della neonata Società della gioventù cattolica. Nel gennaio 1868 fu lui a presentare gli statuti della Società al papa. Partecipò alla fondazione de L'Ancora (2 maggio 1868-30 apr. 1879). collaborandovi con continuità in seguito.
Venne nominato, nel giugno 1869, presidente del comitato diocesano per la redenzione dei chierici poveri dalla leva militare. Fece parte, nel dicembre 1869, della commissione promotrice della Società operaia di mutuo soccorso. Scrisse, nell'aprile 1879, l'indirizzo di protesta contro la progettata distruzione delle immagini sacre in Bologna., che fu sottoscritta da un buon numero di cittadini. Propose al Circolo di S. Petronio e alla Conferenza di S. Vincenzo, sempre nel 1870, di dare "sussidi alle famighe, perché possano inviare alle scuole private i loro figli".
Non mancò, naturalmente, di occuparsi in via prevalente del campo pubblicistico, scrivendo opuscoli su questioni dì attualità e dirigendo, prima con il fondatore padre Ignazio Lanzarini, nel 1870, e, dopo la morte di questo, da solo per altrI sette anni il collegio dell'Immacolata, istituendovi una tipografia, scuole diurne e serali "per i poveri artigianelli, figli del popolo", nelle quali "furono messe in pratica non poche delle irtuizioni di economia sociale cristiana".Fondò e diresse, nel 1875, un nuovo periodico settimanale, la Rivista felsinea, che durò per tutto l'anno e venne sostituito da L'Araldo (1876-1878). La rivista, che venne pubblicata per "somministrare una lettura cattolica ed onesta nel lunedì, in cui non viene alla luce nessun giornale cattolico d'Italia", tenne una posizione rigidamente intransigente, differenziandosi dalle posizioni "elezioniste" assunte da L'Ancora, diretta da Alfonso Rubbiani. Operò, quindi, come organo di una delle due tendenze presenti all'interno del gruppo cattolico bolognese, in quegli . alla direzione dell'Opera dei congressi. Lo stesso gruppo diede vita, nel dicembre 1878, al nuovo quotidiano bolognese L'Unione (24 dic. 1878 - 31 ott. 1896), di cui il C. fu magna pars fino alla sua chiamata alla direzione de L'Osservatore romano e, in seguito, ascoltato consulente politico.
L'attività pubblicistica del C. negli anni Settanta-Ottanta andò di pari passo Con l'impegno alla direzione, dell'Opera dei congressi. Nominato nel 1873 membro straordinario del Consiglio superiore della Società della gioventù cattolica, contribuì a preparare, quale membro del comitato promotore, i congressi dell'Opera di Venezia (1874), durante il quale. fu relatore della seconda sezione, e di Firenze (1875). Nominato nel 1876 vicepresidente della Lega O'Connell per la libertà d'insegnamento in Italia, il 12 dicembre venne chiamato a far parte del Comitato permanente dell'Opera dei congressi e il 5 ott. 1877 eletto segretario, succedendo ad Alfonso Rubbiani e a Ugo Flandoli. Mantenne l'incarico fino al 1889, curando, tra l'altro, la redazione dei verbali delle riunioni dell'organismo di direzione dell'Opera dei congressi.
Fedele agli indirizzi del gruppo bolognese guidato da Marcellino Venturolì, il C. fu abile esecutore, ma non seppe dare all'azione delle forze cattoliche lo slancio che sarebbe stato necessario, dovendo tra l'altro nel periodo di maggiore crisi dell'Opera, sostenerne quasi tutto il peso.
Così nel dicembre 1881 venne nominato con Marcellino Venturoli, Giambattista Paganuzzi e Claudio Boschetti membro della commissione incaricata di formulare un in.: dirizzo politico all'azione dell'Opera dei congressi; nel dicembre 1884 presentò due ordini del giorno relativi alla diffusione dei comitati regionali e diocesani e al modo di aumentare il numero dei soci e delle società aderenti all'Opera; nel 1886 fece parte della quarta sezione sui problemi della stampa, costituita a Modena. Si interessò, inoltre, di problemi sociali: sostenne, nel 1874, le società di mutuo soccorso "modellate alle antiche corporazioni d'arte" (Gambasin, p. 132); nel 1885 venne nominato componente della seconda sezione dell'Opera; nel 1888 partecipò a Bologna alla riunione costitutiva della Società per gli studi sociali; nel 1890 stese la memoria sulle associazioni operaie e sulla questione sociale e partecipò, all'VIII congresso di Lodi, alla discussione sul lavoro femminile.
Dal 1876 al 1887, per ragioni di carica, svolse un oscuro lavoro organizzativo teso a costituire in vari centri i comitati regionali; tra l'altro, seguì la scarsa attività del comitato regionale romagnolo dell'Opera dal 1881 al 1890, proponendo nel 1885 di costituire una società per la stampa cattolica regionale. Dopo essere stato eletto, il 22 sett. 1889, vicepresidente dell'Opera a fianco del nuovo presidente Paganuzzi, fu nominato (1890) anche presidente del Comitato diocesano di Bologna.
Il 24 ott. 1890 venne eletto membro del Consiglio direttivo dgll'Opera dei congressi, ma non prese parte alle riunioni. Intervenne ancora alla prima adunanza dei cattolici romagnoli, l'8 giugno 1891 a Bologna ove ebbe occasione di sottolineare che "Bologna, fonte quasi ed origine del movimento cattolico se'Inolto fece per fuori, nulla seppe fare per sé", chiudendo così un lungo periodo, nel quale fu tra gli esponenti più in vista. infatti, l'impegno del C. nell'Opera dei congressi, pur conservando le cariche di prestigio e una serie di relazioni e di influenze, cessò quasi del tutto con il suo passaggio, il 16 giugno 1890, alla direzione de L'Osservatore romano.
Il C. testimonia che Leone XIII lo chiamò alla direzione, "non solo in considerazione dei servigi da lei resi alla causa cattolica e della fermezza dei suoi principi, ma ben anche pel modo corretto e dignitoso, col quale ella ha sempre difesa quella causa e propugnati questi principi", e lo sollecitò a rendersi "indipendente da tutti; non deve dipendere che da me e dal mio Segretario di Stato".
Conservò la direzione de L'Osservatore romano fino al 1901, cercando di accrescere il prestigio del quotidiano quale "espressione di una attitudine più attiva e più decisa" della S. Sede; accentuando lo spazio e i commenti dedicati agli avvenimenti di carattere internazionale; curando una maggiore "spigliatezza nella forma".Rientrato a Bologna, per breve tempo, nonostante l'età avanzata, operò ancora nell'Opera dei congressi. Membro del Comitato regionale, presidente dei Comitato diocesano di Bologna negli anni 1902-1903, pubblicò ancora un mensile, l'Opuscolo Giornale. Fu, tuttavia, costretto a dimettersi il 19 maggio 1903 a seguito delle dure critiche ricevute, nel corso della adunanza diocesana, dalla sua relazione organizzativa "più burocratica che di azione". Ma era, in complesso, la sua concezione del movimento cattolico ad essere ormai superata. Dopo il 1904, negli anni della lunga vecchiaia, il C. continuò a dedicarsi ad opere di carità e di assistenza sociale. Venne nominato cavaliere da Pio IX e commendatore dell'Ordine Piano da Leone XIII.
Il C. morì a Bologna il 4 ag. 1919.
Oltre alle opere citate, si ricordano del C.: La Madonna di S. Luca. Scene storiche, Bologna 1863; La libertà della Chiesa in Italia. Osservazioni e avvertenze, ibid. 1863; M. Minghetti e i moderati. Osservazioni, ibid. 1865; I campioni del cattolicismo nel sec. XIX. Daniele O'Connell, ibid. 1866; Ipoveri di Londra, ibid. 1869; Un nuovo trionfo della Chiesa e dei Papato nell'11 apr. 1869. Considerazioni, ibid. 1869; Le feste dell'11 apr. 1869. Impressioni e memorie, ibid. 1869; La devozione di s. Giuseppe. Pensieri ed affetti, ibid. 1869; 1 doveri della gioventù cattolica..., ibid. 1869; Un patibolo e due bare, ossia il giuocatore e la sua famiglia..., ibid. 1870; La Madonna di S. Luca..., ibid. 1870; La santificazione della festa. Considerazioni, ibid. 1870; L'inauguraz. del Concilio Ecumenico Vaticano. Impressioni e memorie, ibid. 1870; S. Giuseppe protettore della Chiesa. Considerazioni, ibid. 1871; Il Papa non muore. Racconto storico, ibid. 1871; Il Papa è sempre il Papa. Racconto storico, ibid. 1871; Viaggi in Europa, ibid. 1871; Il giubileo pontificale di Pio IX. Invito ai cattolici, ibid. 1871; Il primo Papa. Racconto storico, ibid. 1872; Il Sommo Pontefice Pio IX. Cenni biografici, ibid. 1872; Il mio Convento, ibid. 1875; Il Papato e l'indipendenza d'Italia. Considerazioni, ibid. 1875; La sovranità temporale del Papa e l'unità nazionale d'Italia. Brevi considerazioni, ibid. 1886; Pio IX e Vittorio Emanuele II. Ricordi personali, ibid. 1910.
Fonti e Bibl.: Per ricostruire l'attività del C. è essenziale il volume autobiogr., Cinquant'anni di giornalismo (1846-1900). Ricordi personali, Bologna 1907 (dal quale sono tratte le citazioni nel testo). Tutte le storie generali sul movimento cattol. in Italia contengono notizie sul C.; vedi ad esempio: F. Olgiati, La storia dell'Azione Cattolica in Italia (1865-1904), Milano 1922, passim; E. Vercesi, Il movimento cattol. in Italia (18701922), Firenze 1923, passim; F. Magri, L'azione cattolica in Italia, I (1775-1939), Milano 1953, ad Indicem; F. Fonzi, I cattol. e la società ital. dopo l'Unità, Roma 1953, passim; L. Civardi, Compendio di storia della Azione Cattol. italiana, Roma 1956, p. 62; P. Scoppola, Dal neoguelfismo alla democrazia cristiana, Roma 1957, ad Ind.; A. Gambasin, Il movimento sociale nell'Opera dei Congressi (1874-1904), Roma 1958, ad Indicem; G. De Rosa, Storia del movimento cattol. in Italia, I, Dalla Restauraz. all'età giolittiana, Bari 1966, ad Indicem; G. Candeloro, Il movimento cattol. in Italia, Roma 1972, ad Indicem; G. Spadolini, L'opposizione cattol. da Porta Pia al '98, Milano 1976, pp. 46-51 Inoltre, vedi il profilo biografico di R.. Della Casa, I nostri. Quelli d'ieri e quelli d'oggi. Treviso 1903, pp. 204-210; e le necrologie ne L'Osservatore romano, 5 ag. 1919 e ne L'Avvenire d'Italia, 5 ag. 1919. A questi si aggiungano i seguenti saggi e articoli: articoli contenuti nei numeri speciali commemorativi de L'Osservatore romano, 31 maggio 1936 e C luglio 1961; N. Fabrini, Il conte G. Acquaderni, Roma 1945, passim; A. Berselli, Alle origini del movim. cattolico intransigente (1858-1866), Livorno 1954, passim; Id., Le relazioni fra i cattolici francesi ed i cattol. conservatori bolognesi dal 1858 al 1866, in Rass. stor. del Risorg., XLI (1954), pp. 269-281; Id., A. Rubbiani e l'Opera dei congressi, in Quaderni di cultura e storia sociale, III (1954), pp. 55-60; L. Bedeschi, Le origini dellq gioventù cattolica. Dalla caduta del governo pontificio al primo congresso cattol. di Venezia, Bologna 1959, ad Indicem; A. Berselli, Movim. Polit. a Bologna dal 1815 al 1859, in Boll. del Museo del Risorg. (Bologna), V (1960), 1, pp. 201-254; R. Fantini, Scontri tra autorità eccles. e civ. di Bologna nei primi anni dell'Unità, ibid., 3, pp. 3-34; I. Zanni Rosiello, Note intorno al giorn. polit. bolognese degli anni 1859-1860, ibid., 2, pp. 1211-1241; A. Berselli, La situazione polit. a Bologna e nelle Legaz. dal 1857 al 12 giugno 1859, in Il 1859-60 a Bologna, Bologna 1961, pp. 79-91; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di A. Berselli, Bologna 1961, II, (1849-1859), p. 75; III, (1860-1867), p. 164; L. Bedeschi, I cattol. ubbidienti, Napoli-Roma 1962, pp. 4, 13 s., 49-52, 56, 58, 60 ss., 94, 126; R. Fantini, M. Venturoli e il suo diario, in Bollettino del Museo del Risorgimento (Bologna), VII (1962), pp. 111-127; G. Dalla Torre, I cattol. e la vita pubbl. ital. Articoli saggi e discorsi, a c. di G. De Rosa, II, Roma 1962, ad Indicem; R. Fantini, Echi in Bologna del Concilio Vaticano I e dell'Anticoncilio, in L'Archiginnasio, LVIII (1963), pp. 475-487; P. Neri, Il giornalismo bolognese nel Piriodo, post-unitario, ibid., pp. 250-396; G. Licata, Giornalismo cattol. ital., Roma 1964, pp. 19 ss.; R. Aubert, Il pontificato di Pio IX, Torino 1964, p. 175; F. Malgeri, La stampa cattol. a Roma dal 1870 al 1915, Brescia 1965, ad Indicem; L. Bedeschi, L'epispolario Acquaderni e il Movimento cattol. italiano, in Rass. di Politica e di storia, aprile-maggio 1965, pp. 97-109, 135-43; G. Zeccaroni, L'opposiz. cattol. nel 1861 a Bologna attraverso la prima annata del quotidiano "L'Eco delle Romagne", in Il giornalismo ital. dal 1861 al 1870, Torino 1966, pp. 145-149; G. Licata, Il giornalismo cattol. ital. nel decennio 1860-70, ibid., pp. 161-169; Andrea Lazzanni, Note sul giorn. cattol. fra il 1860 e il 1870, ibid.., pp. 171-173; P. 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