DELLA PORTA, Giambattista
Nato a Napoli nel 1535 da Leonardo Antonio e da una Spadafora, morto ivi il 4 febbraio 1615 e sepolto in San Lorenzo Maggiore, ebbe ingegno vivace, precoce, fin troppo versatile: poco critico, al certo, e disordinato (donde la credulità puerile e quell'alcunché di caotico che s'incontrano nelle sue opere), ma inventivo e assillato da inappagata curiosità scientifica (donde, oltre le sue diuturne ricerche sperimentali, i suoi numerosi viaggi in Italia, Francia e Spagna). A quindici anni, precorrendo Francesco Bacone, che nel Novum Organum s'ispirò a un suo precetto, studiava già la magia naturale, intesa da lui quale naturalis philosophiae consummatio, e nel 1958 pubblicò i Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri IV, che, più volte ristampati e tradotti in italiano, francese e tedesco, valsero all'autore notorietà europea, ma anche l'accusa di stregoneria, che, quantunque riconosciuta infondata dall'Inquisizione, presso cui dové scolparsi, fu ripetuta violentissimamente nel 1581 da Jean Bodin. Sospetta del pari, e perciò soppressa, fu l'Accademia dei Segreti, fondata da lui a Napoli e a cui era ammesso soltanto chi avesse scoperto qualche segreto naturale; e sospetta altresì la sua bravura criptografica, che gl'ispirò nel 1563 i quattro libri De furtivis literarum notis, vulgo de ziferis. Ciò non ostante, fu in carteggio e dimestichezza col cardinale Luigi d'Este, presso cui si recò più volte a Modena, Ferrara, Roma, e per il quale lavorò nel 1580 a Venezia uno specchio parabolico e poi a Napoli intorno a molte ricerche chimiche (compresa quella della pietra filosofale). Nel 1586 pubblicò a Vico Equense i quattro libri De humana physiognomonia, composti fin dal 1583 e nei quali precorse in qualche guisa le teorie del Lavater; nel 1589 stampò a Napoli la seconda edizione, ampliata in venti libri e totalmente rifatta, della Magia naturalis, nella quale si trovano, fra l'altro, una confutazione della demonologia e della credenza nelle streghe, un compiuto trattato di magnetismo e le sue famose osservazioni sulla camera oscura, di cui è riconosciuto concordemente scopritore; nel 1590 ebbe a Napoli (nell'Accademia degli Oziosi?) una pubblica disputa col Campanella; nel 1592 pubblicò a Francoforte le Villae, enciclopedia de re rustica, con qualche etimologia di voci dialettali di piante e frutti; nel 1593, a Napoli, i De refractione, optices parte, notevole tentativo di congiungere le dottrine matematiche con le osservazioni naturalistiche; nel 1601 ebbe a Napoli una visita dell'allora giovane Nicolas de Peiresc, descritta poi dal Gassendi; nel 1602 mise fuori l'Ars reminiscendi, in cui è una coperta allusione al da poco bruciato Giordano Bruno (autore anche egli di un'Ars memoriae), e i Pneumaticorum libri III cum II libris curvilineorum elementorum; nel 1603 i Caelestis physiognomoniae libri VI, ove confuta l'astrologia giudiziaria, che da giovane aveva professata; nel 1606 fornì parecchie aggiunte alla traduzione italiana, allora apparsa, dei suoi tre libri De' spiritali, e, tra le altre, una sulla forza elastica del vapore, che viene a fare di lui il primissimo precursore della scoperta della macchina a vapore; nel 1608 i De munitione libri III, mediocre trattato di fortificazione; nel 1609 il De distillatione, tradotto anche in tedesco e contenente parecchie scoperte chimiche; nel medesimo anno, in una lettera, cominciò a rivendicare a sé la tanto discussa priorità della scoperta del telescopio, che il Keplero, il Fabro e altri contemporanei gli attribuiscono; nel 1610, ripubblicando a Roma gli Elementa curvilinea, vi aggiunse uno studio sulla quadratura del circolo; nello stesso anno ebbe parte preponderante nella ricostituzione dell'Accademia dei Lincei, della quale fondò a Napoli un "liceo", di cui egli medesimo fu "vice-principe". Scrisse inoltre un trattato sulla chiromanzia, pubblicato postumo, in una traduzione italiana e col titolo Della chirofisonomia, da Pompeo Sarnelli (Napoli 1677); un altro ancora di Taumatologia, che giace inedito nel codice H. 169 della biblioteca pubblica di Montpellier; e, opere oggi disperse, parecchie orazioni latine e volgari, i Theologumena sive de numeris, una Scientiarum omnium synopsis e anche un trattato De arte componendi comoedias. A quest'arte consacrò, dalla gioventù alla vecchiezza, tutti i momenti d'ozio, ed essa gl'ispirò tre tragedie (di cui è giunta a noi soltanto Giorgio, posta a stampa nel 1611), la tragicommedia Penelope (Napoli 1611) e ventinove commedie, di cui superstiti soltanto quattordici, pubblicate via via dall'autore (La sorella, 1589; La fantesca, 1592; La Trappolaria, 1596; La furiosa, 1600; Cintia, 1601; I fratelli rivali, 1601; Olimpia, 1604; I fratelli simüi, 1604; La Carbonaria, 1606; La Turca, 1606; L'astrologo, 1606: Il moro, 1607; La Chiappinaria, 1609; La Tabernaria, 1612), raccolte poi in quattro volumetti (Napoli 1714) e delle quali, a cura dello Spampanato, si sono pubblicati negli Scrittori d'Italia del Laterza due volumi (1910-1911) d'una edizione critica. Generalmente, sono imitazioni della commedia latina: tuttavia i nodi, le situazioni, i caratteri sono ricreati e fecondati dalla fantasia dell'autore, che seppe produrre opere franche, spigliate, vivaci, in cui l'intrigo si avvolge e si svolge con facilità, l'azione fila diritta e il dialogo è chiaro.
Bibl.: Tra le vecchie biografie, fondamentale: P. Sarnelli (Napoli 1677); tra i lavori più recenti: F. Fiorentino, Sulla vita e el opere di G. B. Della Porta, in Studi e ritratti della Rinascenza, Bari 1911, pp. 235-340. Delle sue scoperte non c'è trattazione storica delle scienze matematiche, fisiche e naturali che non discorra; v. R. Caverni, St. del metodo sperim. in Italia, Firenze 1891 segg., voll. 6. Cfr. inoltre G. Rossi, G. B. Della Porta e la fil. nat. del suo tempo, in Cron. Liceo Benevento, 1880-82; C. Fornari, Di G. B. D. P. e delle sue scoperte, Napoli 1900; V. Spampanato, Quattro filosofi napolitani nel carteggio di Galileo, Portici s. a., pp. 61-68; A. Favaro, Antichi e moderni detrattori di Galileo, in Rassegna nazionale, 16 febbraio 1907. Sulle commedie, B. Croce, Teatri di Napoli, 3ª ed., Bari 1927, cap. 4°; V. Rossi, Una commedia di G. B. D. P. ed un nuovo scenario, in Rendiconti del R. Ist. lombardo, XXIX (1896); F. Milano, Le commedie di G. B. D. P., in Studi di lett. ital. diretti da E. Pèrcopo e N. Zingarelli, II (1900), fasc. 2°, pp. 311-411.