Letterato (Ferrara 1504 - ivi 1573). Dapprima professò medicina e filosofia; poi lettere a Ferrara, Mondovì, Torino e Pavia. Fu uno dei maggiori assertori dell'aristotelismo letterario: propugnò un teatro tragico costruito secondo le regole aristoteliche, ma con fini morali, quali la riforma cattolica esigeva. Si ispirò soprattutto a Seneca nelle sue nove tragedie, tra cui più famosa è la prima, l'Orbecche. In esse, poeticamente mediocri, il G. portò sulla scena casi orribili e paurosi, appunto nell'illusione che essi rendessero più persuasiva la moralità. Moraleggianti anche gli Ecatommiti (1565), raccolta di cento novelle (113 con le 10 dell'esordio e 3 incidentali) raccontate da una brigata mentre fugge sopra una nave dal sacco di Roma: due di esse offrirono a Shakespeare le trame dell'Otello e di Misura per misura. Scrisse anche un poema in ottave, Ercole, e una favola pastorale, Egle.