PADAVINO, Giambattista
PADAVINO, Giambattista. – Nacque a Venezia nel 1560 da Nicolò di Giambattista – segretario del Senato poi del Consiglio di dieci – e da Virginia Besalù (o Bassalù) di Francesco.
Entrambe le famiglie appartenevano al ceto dei cittadini originari e da generazioni si erano illustrate al servizio dello Stato nell’ambito della Cancelleria ducale.
Il 28 marzo 1576 entrò ‘straordinario’ nei ruoli della Cancelleria, iniziando una carriera dalla rapida e non comune progressione, grazie sia alle qualità personali e alle tradizioni famigliari, sia ai legami con patrizi influenti di vario orientamento, tanto da essere nominato ‘ordinario’dopo circa due anni, il 17 dicembre 1577. Dal marzo 1577 aveva iniziato il tirocinio a Costantinopoli come ‘coadiutore’ del bailo Nicolò Barbarigo, rimanendovi tre anni. Proseguì la sua formazione nel lungo itinerario tra Spagna e Portogallo effettuato tra aprile e dicembre 1581, al seguito dell’ambasceria straordinaria di Girolamo Lippomano e Vincenzo Tron a Filippo II per festeggiare l’unione dei due regni, arricchendo il proprio bagaglio di esperienze e stringendo con alcuni dei numerosi patrizi presenti dei legami che si sarebbero rivelati preziosi, come quello con il futuro doge Francesco Contarini. Nel settembre 1583 fu inviato a Bergamo per la stipula di un accordo di confine con le autorità milanesi; al ritorno andò a Roma per sciogliere un voto pronunciato durante il movimentato viaggio in Spagna.
La nomina a segretario del Senato, il 21 gennaio 1584, introdusse Padavino nella ristretta cerchia della gerarchia cancelleresca, aperta agli incarichi più prestigiosi. Francesco Contarini lo volle suo segretario nelle due ambascerie straordinarie effettuate, prima a Mantova, nel 1588, per esprimere a Vincenzo I il cordoglio della Repubblica per la morte del padre Guglielmo e felicitarsi per la successione, poi a Firenze, nel 1589, per congratularsi delle nozze di Ferdinando I con Cristina di Lorena.
Frequentò con Paolo Sarpi il celebre ‘ridotto’ Morosini; si guadagnò la stima del capo della fazione dei ‘giovani’ Leonardo Donà, nel cui archivio sono raccolte copie delle relazioni e degli scritti di Padavino; si assicurò, soprattutto, l’appoggio dell’influentissimo capo dei ‘vecchi’, Giacomo Foscarini, che Padavino chiamò «maestro suo in politica» e suo protettore (Ridolfi Sforza, 1624, p. 137). Nel 1585 fu segretario dell’ambasceria straordinaria a Roma per congratularsi con il neoletto pontefice Sisto V e nel 1587 debuttò in diplomazia come incaricato d’affari, inviato all’arciduca Ferdinando d’Austria per la stipula di una convenzione sui banditi. Nell’agosto 1590 il Consiglio di dieci lo inviò in missione segreta presso Verona a seguito di voci su una cospirazione ai danni della Repubblica. Nel 1588 era stato nominato anche cancelliere inferiore restando segretario del Senato. Il doppio incarico, dapprima contestatogli per incompatibilità, gli fu riconfermato dopo una sua vibrata supplica al Consiglio di dieci. Nominato nel marzo 1593 residente a Milano, vi giunse il 29 settembre.
Informatissimi i suoi dispacci, sulle questioni di confine e sul banditismo, più ancora sulle aggrovigliate vicende francesi, i maneggi spagnoli e arciducali, sul ruolo della S. Sede, arricchiti dalle notizie sulla Valtellina e la Svizzera. Interessanti gli incontri con il provinciale gesuita Achille Gagliardi, legatissimo al governatore spagnolo e ostile a Enrico IV e alla politica filofrancese di Venezia, cui il prudente segretario manifestò personale devozione per l’Ordine di Ignazio di Loyola, ma pure un fermo diniego alla tesi che Venezia fosse in mano ai ‘giovani’.
Lasciò Milano il 15 novembre 1594 per tornare a Venezia, ma già nel gennaio 1595 partì per la Sicilia al recupero del prezioso carico della nave Pegolotta ivi naufragata e sequestrata dalle autorità, concludendo difficili trattative con il viceré Enrique de Guzmán conte di Olivares al prezzo di 20.000 scudi. Nel 1599 fu a Loreo (Rovigo) per riaffermare alla delegazione della S. Sede la decisione della Repubblica sul taglio del Po di Porto Viro. L’anno seguente andò in Francia, segretario dell’ambasciatore straordinario Francesco Vendramin, inviato a felicitarsi con Enrico IV per la pace di Vervins e le nozze della sorella Caterina con Enrico di Lorena.
Nel timore di colpi di mano spagnoli dal Milanese Padavino fu spedito in Lorena, nella primavera del 1601, per reclutare 2000 mercenari: compito facile, difficile invece assicurare il transito dei soldati attraverso i passi alpini. Per questo si rendeva urgente l’alleanza con i Grigioni che li controllavano. Fu questo il principale obiettivo di cinque missioni sostenute da Padavino: nei Grigioni dal 21 giugno all’8 settembre 1603, dal 10 dicembre 1603 al 26 febbraio 1604 e dal 1° marzo al 3 settembre 1604; poi dal 1° febbraio al 19 luglio 1605; e ancora in Lorena, Svizzera e Grigioni dal 10 febbraio al 29 agosto 1607 e dal 2 settembre 1607 al 22 maggio 1608. Se la prima missione portò al trattato decennale di alleanza con le Tre Leghe e a Padavino la nomina (3 ottobre 1603) a segretario dei Dieci, le successive mirarono a sventare le manovre del governatore di Milano, Pedro conte di Fuentes, tese a compromettere i rapporti tra Venezia e i suoi alleati, che poco a poco si incrinarono. Scoppiata la guerra di Gradisca nel 1615, effimero e insufficiente l’accordo con i cantoni di Berna e Zurigo, inviato Padavino Oltralpe per la quinta volta, tra febbraio 1616 e luglio 1617, in un caparbio andirivieni da un cantone all’altro, quei rapporti apparvero decisamente rotti. I maneggi spagnoli e l’ambiguità francese resero vani gli sforzi di Padavino, tanto che, per l’aperta ostilità e le minacce di morte, dovette terminare precipitosamente la missione.
Il 20 agosto 1605 presentò al Senato una Relazione de’ Grisoni, che riassumeva le prime tre missioni, seguita il 20 giugno 1608 dalla Relazione del governo et stato de’ Signori Svizzeri. Entrambe corpose e letterariamente pregevoli: ambiente, storia, costumi, religioni, istituzioni e prassi politica delle due nazioni sono descritti con finezza e con lucide valutazioni personali e sferzanti giudizi su quel «popolazzo» (Arch. di Stato di Venezia, Secreta, Materie miste notabili, reg. 98, c. 31r).
Ritornò poi al ruolo di segretario di Dieci, esercitato con scrupolo e fedeltà a un’idea tradizionale ed elitaria del ruolo cancelleresco e della gestione del potere. Per questo subì gli attacchi – peraltro innocui – di Renier Zeno, protagonista della correzione del 1628, che lo additò tra i responsabili della sua condanna al bando. Senza conseguenze fu la rischiosa partecipazione nel 1629 a una riunione irrituale – e non approvata dal Consiglio di dieci – del cancellier grande e alcuni segretari, al fine di risolvere autonomamente una questione di compensi. Il 15 novembre 1630, infatti, Padavino fu eletto cancelliere grande – aveva tentato già nel 1610 – in piena peste, tanto da sostituire, il 1° aprile 1631, il doge malato nella posa della prima pietra della erigenda basilica della Salute. Autore del Capitulare notariorum nel 1591 e degli Annali nel 1628, ebbe l’incarico di riordinare i registri della Cancelleria, assai trascurati, come scrisse nella severa relazione nel 1635.
Morì a Venezia il 12 maggio 1639.
Dopo i solenni funerali in S. Marco, pronunciato l’epicedio dal maestro della Cancelleria Cristoforo Finotti, il corpo fu trasportato nella chiesa delle Vergini e «sotterrato nella capella di S. Francesco vicino la sagrestia da lui fabbricata et nell’istesso luogo fu posto un vaso con l’interiora del corpo imbalsamato» (Cerimoniali). Accanto è sepolta la moglie, Vittoria Mazza di Antonio, che gli diede undici figli, due dei quali, Antonio e Marcantonio seguirono le orme paterne. Marcantonio fu sposato due volte, con Andriana di Marco Ottobon e con Maria di Damiano Testa, che gli diedero un figlio ciascuna.
La carriera percorsa aveva procurato a Padavino stima, onori e una decorosa agiatezza, ma niente di più. Alla sua morte lasciò agli eredi la casa a Venezia e pochi altri beni fondiari in Terraferma. Gli oneri finanziari sostenuti nel lungo servizio pesarono sull’economia familiare, spesso gravata dai debiti, negando a lui e ai congiunti quella floridezza che avrebbe permesso loro, come avvenne per i parenti Ottobon, l’accesso al patriziato.
Di Padavino sono a stampa: Capitulare Notariorum…, Venetiis, Rampazettus, 1591 (con aggiunte Venezia, Pinelli, 1632); Del governo e stato dei… Svizzeri. Relazione…, a cura di F. Ceresole, Venezia 1874; Relazione de… Grisoni (1605), a cura di A. Giussani, Como 1904.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di comun, bb. 366, 374; Provveditori alla sanità, Necrologi, regg. 825, 901; Notarile, Testamenti, b. 1170/255; Atti, 4902; Dieci savi alle decime, reg. 1259; Cancellier grande, reg.1; Inquisitori di Stato, b. 1053; Senato, Dispacci ambasciatori, Francia, ff. 10, 30bis (Lorena), 48, 49; Milano, ff. 17,18; Napoli, f. 11; Grisoni, ff. 2-4, 9-12; Svizzeri, ff. 1, 2, 6; Secreta, Archivi propri, Milano, reg. 4; ibid., Germania, f. 11ter; Senato secreta deliberazioni, regg. 86, 94 s., 99, 117; Consiglio di Dieci, Comuni, regg. 32, 33, 37, 39, 41, 42, 47, 48, 60, 61, 80, 82, 90, f. 278; Secreta, ff. 24, 38, 40, 46, 47, 51, 59, 69; Criminal, f. 37; Secreta, Comunicate del Consiglio di dieci, f. 1; Secreta, Materie miste notabili, regg. 85, 86, 90, 98; Misc. Atti diplomatici e privati, b. 60; Collegio, Relazioni…, b. 30; Cerimoniali, reg. 3, c. 104; Venezia, Arch. storico del Patriarcato, S. Antonin, Morti, reg. 1; Battesimi, reg. 2; Baptisimorum Ecclesiae S. Antonini…, reg. 1; S. Severo, Morti, reg. 3; Matrimoni, reg. 3; Battesimi, reg. 3; Arch. Parrocchia S. Giacomo dall’Orio, S. Stae, Battesimi, reg. 1; Bibl. nazionale Marciana, Mss. it., VII 166 (=7307); 214 (=8163), 267 (=8459), 1667 (=8459), 1980 (=9114); Ibid., Civico Museo Correr, Cicogna, 1720/1, 2557, 2790; Morosini - Grimani, 317; P.D., c. 4/IV; Donà dalle Rose, bb. 51, 139, 210, 216, 385. C. Finotto, Jo. Baptistae Padavini… epicedium, Venezia 1639; G.A. Ridolfi Sforza, I. Foscareni… vita…, Venezia 1623 (trad. it. di B. Ridolfi Sforza, Venezia 1624, pp. 128, 137); E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1824, ad ind.; M. Foscarini, Della letteratura…, Venezia 1854, p. 454; F. Pigafetta, Descrizione… ambasceria… a…Sisto V… MDLXXXV, Padova 1854, pp. 21, 31; V. Ceresole, La République de Venise et les Suisses, Venise 1864, pp. 10 s., 35-45, 49-52; Id., Les depeches… 1607-1608, Bȃle 1878; Id., Relevé des manuscrits des archives de Venise…, Venise 1890, ad ind.; E. Rott, Henri IV…, Paris 1882, ad ind.; Id., Histoire…, III, L’affaire de la Valteline, Berne 1906, ad ind.; I libri commemorali…., a cura di R. Predelli, VII, Venezia 1907, ad ind.; F. Seneca, Relazioni degli ambasciatori…, I, Ferrara, Mantova, Monferrato, a cura di A. Segarizzi, Bari 1912, pp. 85, 129; III, 2, ibid. 1916, p. 199; Id., Le relazioni veneto-svizzeri nel 1616-1617…, in Miscellanea in onore di R. Cessi, II, Roma 1958, pp. 365-385; P. Sarpi, Opere, a cura di G.-L. Cozzi, Milano-Napoli 1969, ad ind.; G. Trebbi, La cancelleria…, in Annali… Einaudi, XIV (1980), pp. 95, 113, 124; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini, Venezia Roma 1958, pp. 86, 266; Id., Gesuiti e politica…, in Rivista storica italiana, LXXV (1963), pp. 477-537; Id., Giustizia “contaminata”, Venezia 1996, ad ind.; A. Zannini, Burocrazia e burocrati…, Venezia 1993, ad indicem.