PASQUALI, Giambattista
PASQUALI, Giambattista. – Nacque a Venezia nel 1702 da Valerio e da Elena Calcini. La madre morì prematuramente e nel 1714 il padre provvide alla riscossione della dote della suocera per garantire ai figli ancora minorenni una piccola quota di eredità.
Le prime notizie su Pasquali risalgono al 1720, quando era apprendista nella bottega del tipografo Giacomo Valvasense come garzone e poi come lavorante, secondo quanto stabilivano le norme per la formazione dei futuri maestri librai. Nel 1729, ben oltre il settennale apprendistato richiesto, era ancora lavorante in tipografie altrui, correttore in quelle di Antonio Mora e di Carlo Pecora. Nel 1732 comparì nel ruolo di rappresentante della stamperia Giavarina, il cui titolare, Bortolo, era scomparso l’anno prima lasciando un figlio appena diciassettenne, Giuseppe, troppo giovane per diventare maestro ancorché figlio d’arte. Fu così che Pasquali, che vantava ormai esperienza nel mondo del libro, il 21 dicembre 1732 si immatricolò all’arte degli stampatori e librai per gestire una bottega altrui. I primi titoli a suo nome uscirono nel 1735, proseguendo la stampa di edizioni di pregio avviate da Bortolo Giavarina: 25 tomi in folio illustrati del Thesaurus antiquitatum Romanarum di Johann Georg Graevius e del Thesaurus Graecarum antiquitatum di Jacobus Gronovius, per i quali Pasquali strinse una società temporanea con tre finanziatori estranei all’arte, Giambattista Feltre e i fratelli Pietro e Giovan Battista Paganello.
Nel frattempo aveva sposato Vincenza Dalla Vedova, da cui ebbe otto figli, alcuni tenuti a battesimo dallo stampatore Carlo Pecora: Caterina (1728 ca.), Valerio (1730 ca.), Giannantonio (gennaio 1732), Pietro (gennaio 1734), Francesca (agosto 1735), Carlo (ottobre 1737, morto a soli 16 mesi), Anna (ottobre 1740) e Rosa (maggio 1743). Dopo la nascita dei primi due figli si stabilì in contrà S. Sofia, che a metà anni Quaranta lasciò per trasferire la famiglia notevolmente accresciuta nell’attigua parrocchia dei Ss. Apostoli, più centrale e vicina a Rialto. Qui i Pasquali pagavano 144 ducati d’affitto l’anno per un’ampia casa di proprietà Contarini e Giambattista gestiva una stamperia e libreria alla insegna della Felicità delle lettere, che gli costava altri 46 ducati annuali.
La bottega in proprio e il sensibile miglioramento del tenore di vita erano conseguenza del fatto che il 7 aprile 1736 Pasquali era entrato in società con il ricco console britannico Joseph Smith (1674 ca. - 1770), commerciante e agente d’affari, appassionato bibliofilo e collezionista d’arte, che nella sua lunga esistenza fece da tramite tra la cultura veneta e quella anglosassone. Non sono noti i termini dell’accordo, ma è evidente che Smith fornì i capitali che a Pasquali mancavano per avviare una propria impresa, ottenendo come contropartita la possibilità di operare come un vero e proprio editore, che suggeriva titoli da pubblicare e ne sorvegliava la realizzazione. Finché resse, la ditta Pasquali-Smith fu un binomio vincente, perché, ovviando alla cronica carenza di capitali che affliggeva l’arte della stampa veneziana, riuscì a immettere nel mercato librario nazionale e internazionale titoli di ampio respiro culturale.
Mentre molti stampatori lagunari continuarono a investire nel libro religioso e basarono su preziose, ma effimere pubblicazioni d’occasione il revival settecentesco del libro illustrato, Pasquali progettò collane di classici e di opere per le scienze meccaniche e fisiche, chiese la collaborazione di disegnatori e incisori della statura di Giambattista Piazzetta, Francesco Pitteri, Pietro Monaco per illustrazioni non solo esornative, ma funzionali a testi curati con rigore filologico. Grazie a Smith finanziò l’edizione e la traduzione di enciclopedie, grammatiche e dizionari d’Oltralpe. Non riuscì loro la ristampa dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert con testo italiano e francese per la lentezza con cui procedeva l’edizione parigina, ma ebbero successo con la Cyclopaedia di Ephraim Chambers, impresa ardua sia per i testi di difficile traduzione sia per il loro montaggio in un’altra lingua insieme con l’apparato illustrativo (Dizionario universale delle arti e delle scienze, 1748-1749).
Circa il 15% dei titoli di Pasquali fu riservato alla cultura scientifica straniera e italiana. Alle Consultationes medicae di Herman Boerhaave (1757, 1766) accompagnò i consulti di medici italiani, compendi di medicina pratica ecc.; alle traduzioni degli studi di fisica sperimentale e di elettricità di Jean Antoine Nollet affiancò gli esperimenti di medicina elettrica eseguiti da scienziati italiani, nonché le opere di Francesco Algarotti: fra queste il Newtonianesimo per le dame (1739), il libro di divulgazione scientifica di maggior successo del secolo. I frontespizi di Pasquali, contrassegnati dal marchio inciso da Antonio Visentini – la Minerva con cartiglio e motto «Alla Felicità delle lettere» – si imposero come garanzia di qualità e conquistarono la fiducia di autori corteggiatissimi e selettivi come Lodovico Antonio Muratori, che pubblicò con lui diverse opere – a cominciare dagli Annali d’Italia del 1740-1749 fino ai Pregi dell’eloquenza popolare del 1772.
Grazie ai capitali di Smith e in virtù delle ottime relazioni che intratteneva con i revisori deputati alla censura – fra tutti l’amico Gasparo Gozzi e Angelo Calogerà – Pasquali fu in grado di soddisfare le esigenze della clientela più illuminata. Pubblicò oltre una ventina di opere con l’espediente del falso luogo di stampa, procedura con la quale gli Stati si salvaguardavano da eventuali rimostranze o ritorsioni di altri Paesi e autorità in caso di opere di contenuto politico o religioso delicato. Fra questi titoli furono il Lucrezio nella traduzione di Alessandro Marchetti (1761) e La filosofia della Natura (1776) poi messi all’Indice, il trattato di Girolamo Tartarotti contro la caccia alle streghe Del congresso notturno delle lammie (1749), l’Istoria ecclesiastica dell’abate Claude Fleury (1766-70), il Principe e la prima serie completa di opere di Machiavelli edite in Italia (1768-69), le Meditazioni sulla economia politica di Pietro Verri con note di Gianrinaldo Carli (1771), e diverse opere fra quante nel secondo Settecento iniziarono a ravvivare la tradizione sarpiana.
Uomo dall’indole moderata, Pasquali era però amico di intellettuali anticonformisti quali Angelo Querini, Carlo Antonio Pilati, Franceso Albergati Capacelli, e non rinunciò a vendere nella propria bottega titoli sospetti come l’allora anonimo Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria nell’edizione livornese del 1764. Fitti erano i suoi contatti con i librai ginevrini, punto di snodo del commercio con il Nord Europa, che apprezzavano la sua affidabilità, così che per molti anni la libreria alla Felicità delle lettere offrì agli avventori un emporio di libri non solo veneziani, ma italiani ed europei.
Negli anni, però, il rapporto tra Smith e Pasquali si incrinò. Non doveva essere facile avere a che fare con il console inglese, abituato a muoversi scaltramente negli affari come nella vita e con tendenze al protagonismo anche nell’impresa editoriale. La sua regia, che dettava contenuti, coordinava autori e incisori, non era solo dietro alcune delle operazioni editoriali più costosamente illustrate uscite dai torchi di Pasquali, come l’impressione facsimilare della princeps dei Quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, che servì a coprire una lacuna della biblioteca personale di Smith o i due volumi in folio della Dactyliotheca Smithiana, che riproducevano in sontuose incisioni di Antonio Francesco Gori le sue collezioni di pietre preziose. Pasquali figurava talvolta come mero impiegato al servizio dell’impresa libraria dell’inglese piuttosto che editore a pieno titolo. Quali che fossero le motivazioni, il 1° marzo 1760 la società si sciolse su iniziativa di Pasquali, cogliendo Smith impreparato. Il figlio Valerio stilò un inventario del contenuto di libreria e stamperia in base al quale Pasquali acquistò da Smith buona parte dei volumi e il laboratorio tipografico per la considerevole somma di 10.000 ducati da pagarsi in sei anni.
Divenuto priore dell’arte dei librai nel 1760-61, nello stesso anno avviò l’edizione delle opere di Carlo Goldoni, che produsse un connubio elegante e funzionale di testo e illustrazioni affidate al disegno di Pietro Antonio Novelli e all’incisione di Antonio Baratti. Estraneo alla crisi del libro religioso degli anni Sessanta, per almeno tre lustri Pasquali continuò a stampare una media di venti titoli l’anno sul solco della linea editoriale ormai tracciata; ricercato per l’accuratezza delle sue edizioni, gli capitava di declinare anche proposte di pubblicazione perché «affollato da stampe» (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.II.27.XXI, 25 agosto 1770). Il commercio librario con l’estero andava altrettanto bene se nel 1763 pagò cinque ducati di tassa commerciale, imposta applicata solo a chi aveva consistenti volumi d’affari.
Tuttavia, con il volgere degli anni, la generale congiuntura negativa per l’editoria veneziana e insieme il destino particolare della famiglia, ebbero la meglio sulla Felicità delle lettere. Nel 1770 morì prematuramente il figlio Valerio, forse il candidato più adeguato alla successione. I titoli iniziarono a diminuire a metà degli anni Settanta, fino a diventare meno di una decina l’anno.
Pasquali perdurò tuttavia nelle sue ambiziose scelte di qualità, come il progetto della prima rivista medica professionale, il Giornale per servire alla storia della medicina di questo secolo, promosso poco prima di morire, a Venezia, il 14 settembre 1784.
Il figlio Pietro divenne proto e insieme gestore della stamperia paterna, mentre l’altro figlio, Giannantonio, si occupava della libreria e delle vendite, benché confessasse all’amico Agostino Carli (figlio di Gianrinaldo) che avrebbe preferito dirigere le miniere dello Stato milanese piuttosto che fare il libraio. Giannantonio morì nell’aprile 1805; Pietro fece uscire sporadicamente qualche edizione fino al 1808 per poi abbandonare la professione; morì il 12 gennaio 1814, in servizio come scritturale presso l’amministrazione austriaca.
Fonti Bibl.: Venezia, Archivio storico della Curia patriarcale, S. Sofia, Battesimi, reg. 16 (nascita dei figli); S. Sofia, Morti, reg. 9; SS. XII Apostoli, Indice dei repertori dei morti, 1720-1817; Archivio di Stato di Venezia, Giudici del Proprio, Vadimoni, reg. 284, c. 116; Notarile, Atti, regg. 2241, cc. 430r, 435v; 9911, c. 151v; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss., Gozzi, 2.1/2: Tipografi attivi nella seconda metà del Settecento a Venezia; Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.I.1/27, 28, 30; B.II.27.XXI-XXII, XXVIII, XXXI-XXXIV (50 lettere di P. ad A.M. Bandini); B.VII.22 (145 lettere di P. ad A.F. Gori); Modena, Archivio Muratori, ff. 74 n. 47; 57 n. 48; Rimini, Biblioteca comunale, Lettere a Giovanni Bianchi, 2 gennaio 1751; Trento, Biblioteca civica, Mss., 2454, n. 70; 2433: Lettere di vari a C.A. Pilati; M. Infelise, L’editoria veneziana nel ’700, Milano 1989, ad ind.; F. Montecuccoli degli Erri, Il console Smith. Notizie e documenti, in Ateneo Veneto, CLXXXII (1995), pp. 111-182; R. Nuti, Lettere di Giambattista [ma Giannantonio] Pasquali libraio editore in Venezia, in La Bibliofilia, XLIII (1941), pp. 193-200; M.P. Niccoli, Epistolario tra Agostino Carli-Rubbi e Giovanni Antonio Pasquali (1770-1782, 1787). Una corrispondenza d’amicizia nella seconda metà del Settecento, in Annales. Annali di studi istriani e mediterranei, XIV (1998), pp. 129-140; I carteggi delle biblioteche lombarde: censimento descrittivo, II, Province, Milano 1991, p. 4; C. Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio bibliografico, Verona 2004-08, nn. 1118.10, 1122.14, 1125.6, 1580.9; Primo supplemento), Verona 2008, nn. 1125.1 bis, 1540.3; F. Haskell, Mecenati e pittori. L’arte e la società italiana nell’età barocca, Torino 2000, ad ind.; F. Vivian, Il console Smith mercante e collezionista, Vicenza 1971, passim; M. Donaggio, Per il catalogo dei testi stampati da Giovan Battista Pasquali (1735-1784), in Problemi di critica goldoniana, II (1994), pp. 9-95; False date. Repertorio delle licenze di stampa veneziane, a cura di P. Bravetti - O. Granzotto, Firenze 2008, ad ind.; Libri in vendita: cataloghi librari nelle biblioteche padovane, 1647-1850, a cura di S. Bergamo - M. Callegari, Milano 2009, nn. 418, 420-423; Da Carlevarijs ai Tiepolo: incisori veneti e friulani del Settecento. Catalogo della mostra, a cura di D. Succi, Venezia 1983, ad ind.; C. Farinella, Le traduzioni italiane della Cyclopaedia di Ephraim Chambers, in Studi settecenteschi, XVI (1996), 97-160; Art in Venice in the 17th and 18th centuries. Passion and commerce, Barcelona 2007, ad indicem.