CAPIZUCCHI, Giambattista Prospero Giuseppe
Nacque a Torino il 12 dic. 1738 da Giambattista, conte di Cassine di Stra (Vercelli), e da Barbara Teresa Melano di Portula. Era già laureato in utroque iure all'università di Torino, quando entrò tra i ministri degli infermi nel 1759. Fece il noviziato a Milano dall'agosto 1759 al settembre 1760. Gli fu difficile l'inserimento tra i figli di S. Camillo per la mentalità critica, acquisita nell'ambiente universitario, nel confronti del molinismo e del benignismo probabilista.
Inviato a Roma come studente di teologia, fu in urto con il lettore di teologia morale, Bonaventura Amici (poi generale dell'Ordine dal 1782 al 1788), da lui definito "marcio molinista". Non meno in disaccordo fu con i lettori di teologia dello scolasticato di Milano, dove venne rinviato a compiere gli studi. Ordinato sacerdote nel 1762, venne destinato a Genova e poi a Torino, nel 1764. Ma il fronte antimolinista e antigesuita, che in Piemonte aveva come epicentro l'università di Torino, cominciava a manifestare la propria eterogeneità. Nell'interno della comunità camilliana il C. trovò appoggio quasi soltanto in Ignazio Porro, antico discepolo di Girolamo Tagliazucchi; fu invece presto in urto con altri, come Amedeo Roffredi, favorevoli all'indirizzo universitario, interessati alla letteratura portorealista, ma non inclini ad atteggiamenti di rottura. Nel 1766, non autorizzato dalla censura piemontese e da quella del proprio Ordine, stampò anonima a Venezia presso Nicolò Pezzana l'opera dell'appellante Nicolò Hugot, Le verità della grazia e della predestinazione.
L'opera, derivata da scritti di A. Arnauld, P. Nicole, M. de Barcos, Pavie de Fourqueveaux, fu posta all'Indice con decreto 1º marzo 1768. Adenunziarla fu l'arcivescovo di Torino, Francesco Lucerna Rorengo di Rorà, che in tal modo deludeva ancora una volta le speranze riposte in lui dai giansenisti torinesi. L'opera tuttavia penetrò nell'ambiente italiano. Se ne trovano infatti esemplari anche in biblioteche dell'Italia meridionale e della Sicilia. Come ebbe a dichiarare in una lettera a G. Du Pac de Bellegarde, Martino Natali vi si ispirò nel comporre Sentimenti d'un cattolico sulla predestinazione dei santi…, Genova 1782 (cfr. Nouvelles ecclésiastiques, 9 genn. 1785;Codignola, I, p. 208).
Senza l'approvazione dei camilliani, ma con quella del vicario del S. Uffizio torinese, il C. pubblicò a Torino nel 1768 e poi a Venezia nel 1771 le Riflessioni del signor Nicole sopra i principali punti della religione e de' costumi, versione di una silloge compilata da René Cerveau (L'esprit de monsieur Nicole, Paris 1765). Non riuscì a pubblicare nel 1773 una versione del Catéchisme des indulgences et du jubilé di Nicolas Le Tourneux, perché contrastato soprattutto dall'abate Pietro Caissotti di Chiusano, allora priore della facoltà teologica torinese. Nel frattempo si manifestò sostenitore della Chiesa di Utrecht, vantando che in scritti filo-ultraiettini erano nominati come fautori i Ministrantes infirmis.
In rotta quasi totale con i suoi confratelli e ridotto quasi a cecità, dovette abbandonare l'attività di traduttore di opere gianseniste. Morì a Torino, ormai secolarizzato, il 25 luglio 1805.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio della parrocchia Corpus Domini, Liber mortuorum della soppressa parrocchia dei SS. Stefano e Gregorio, detta anche di S. Rocco; Roma, Arch. gen. dei Ministri degli infermi, n. 1532, f. 252; n. 1604/8; H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, II, Bonn 1885, p. 766; Carteggi di giansen. liguri, a cura di E. Codignola, I, Firenze 1941, p. 208; III, ibid. 1942, p. 286; P. Sannazzaro, P. G. C., traduttore di testi giansenistici, in Nuove ricerche stor. sul giansenismo, Roma 1954, pp. 267-271; P. Stella, Il giansenismo in Italia, I, 2, Piemonte, Zürich 1970, pp. 301-305; A. Manno, Il patriziatosubalpino, II, Firenze 1906, p. 351 (s. v. Bologna Capizucchi).